Discorsi sui tempi Liturgici

Indice

Ascensione del Signore

1 - Cristo nostro fratello
2 - La diversa figliolanza di Cristo e degli uomini
3 - Facciamo parte di una grande famiglia
4 - Conclusione esortativa

1 - Cristo nostro fratello

In questo giorno, fratelli, come sapete, celebriamo la solennità dell'ascensione del Signore.

Come avete udito, Cristo è asceso al Padre suo e Padre nostro, al Dio suo e Dio nostro. ( Gv 20,17 )

Come abbiamo meritato, di diventare fratelli di Cristo?

In nessun modo avremmo potuto sperare di diventare suoi fratelli se egli non avesse assunto la nostra debolezza.

Noi siamo diventati suoi fratelli perché egli è diventato uomo.

Colui che era nostro Signore si è degnato di essere nostro fratello; nostro Signore da sempre, nostro fratello da un certo momento; nostro Signore nella natura di Dio, nostro fratello nella natura di servo.

Infatti, pur possedendo la natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio: ecco il Signore.

Come divenne nostro fratello? Annientò se stesso, prendendo la natura di servo. ( Fil 2,6 )

Se fosse diventato soltanto nostro fratello, sarebbe già tanto.

Ma prese la natura di servo, si è degnato di essere servo.

Servo nostro o no? Anche nostro.

Di se stesso infatti Cristo disse: Non sono venuto per essere servito ma per servire. ( Mt 20,28 )

Di lui, il Profeta preannunziò che il giusto avrebbe giustificato le moltitudini con il suo servizio. ( Is 53,11 )

Ma non insuperbiamoci per questo.

In genere qualunque padrone si mette a servire i suoi servi ammalati, per poter riavere dei servi sani che gli prestino i loro servizi.

Si mette a servire i suoi servi ammalati per farli guarire.

Nostro Signore ha servito degli ammalati.

Non ha confezionato con la sua infermità delle medicine per degli ammalati?

Per degli ammalati ha effuso il suo sangue, con il collirio del suo sangue ha spalmato, gli occhi di ciechi.

2 - La diversa figliolanza di Cristo e degli uomini

È diventato dunque per bontà nostro fratello colui che per natura è nostro Signore.

Disse: Ascendo al Dio mio e Dio vostro, al Padre mio e Padre vostro. ( Gv 20,17 )

A quali persone. Cristo, comandò di riferire queste sue parole?

Va' - disse - di' ai miei fratelli, e poiché sono loro fratello, ascendo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro.

Non disse: "Ascendo al Padre nostro ", né: " Ascendo al Dio nostro ".

Non è priva di significato ben preciso la frase: Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.

Questa distinzione indica qualcosa che non debbo lasciare sotto silenzio.

Padre mio perché sono il Figlio unigenito; Padre vostro perché per mio mezzo siete stati adottati.

Ma perché Dio mio? Cristo non è stato creato, ma è l'Unigenito.

Perché allora Dio mio? Lo spiega il Salmo.

Dio mio perché ha assunto la natura di servo: Dal grembo di mia madre tu sei il mio Dio. ( Sal 22,11 )

Se prescindi dal grembo della madre nel quale è diventato uomo, colui al quale ascende non è il suo Dio ma il suo Padre.

Padre suo lo è sempre, eterno Padre dell'eterno Figlio, Ma perché potesse essere anche Dio suo fu necessario che, ci fosse di mezzo un grembo materno; così il Profeta poté dire: Tu sei il mio Dio. ( Sal 22,11 )

Tuttavia non alla stessa maniera come lo è per noi.

Infatti Dio è Dio nostro perché, pur essendo noi peccatori, ci ha salvati; è Dio suo invece perché egli divenne uomo, pur senza peccato.

Perciò Cristo, arrivato al punto della frase: ascendo a Dio fece la distinzione: … al Dio mio e al Dio vostro.

Dio mio in che senso? Perché sono uomo.

Perché allora non dici una volta sola " nostro " se anche tu sei uomo come noi siamo uomini?

Ma una cosa è l'uomo senza peccato, venuto a togliere i peccati, un'altra è l'uomo con il peccato, presso il quale [ l'uomo senza peccato ] è venuto per liberarlo dal peccato.

Si tratta qui di una distinzione, non di una separazione.

Abbiamo tutti un Padre nei cieli, ma Cristo in modo diverso perché, Figlio unico senza peccato, ci ha adottati.

Abbiamo tutti un Dio nei cieli, ma Cristo in modo diverso perché egli è senza peccato mentre noi siamo peccatori.

3 - Facciamo parte di una grande famiglia

[ Pur peccatori ], siamo stati trattati con quella benevolenza di cui parla l'Apostolo: Eredi di Dio e coeredi di Cristo. ( Rm 8,17 )

Abbiamo un Padre nei cieli, facciamo parte di una grande famiglia.

Di lì il Figlio scese fino a noi per diventare nostro fratello.

Non lasciò il Padre quando venne in mezzo a noi né abbandonò noi quando ritornò al Padre.

Crediamo in Cristo asceso al cielo, crediamolo presente in mezzo a noi.

In che modo è in cielo se è rimasto con noi? In quanto Dio.

La mia parola è con me ed è con voi; è con me nella mia mente ed è con voi nelle vostre orecchie.

Se la mia parola ha questa possibilità, non la poté avere la Parola di Dio?

Discese certo, quando era qui sulla terra.

Che cosa significa che discese? Che si mostrò Cristo Gesù.

In che modo Gesù si mostrò? Facendosi uomo.

Che cosa significa dunque che ascese?

Che il corpo di Cristo è stato innalzato in cielo, non che la divinità ha cambiato posto.

Dove ascese, di lì discenderà di nuovo; e come è asceso così discenderà.

Lo affermano gli angeli, non noi.

I discepoli stavano guardandolo mentre Gesù ascendeva e veniva sottratto al loro sguardo.

Dissero loro degli angeli: Uomini di Galilea, perché state a guardare?

Questo Gesù ritornerà allo stesso modo come lo avete visto salire in cielo. ( At 1,11 )

Che cosa significa: ritornerà allo stesso modo?

Verrà a giudicare nella stessa natura nella quale è stato giudicato.

Si è reso visibile ai giusti e anche agli empi, e verrà per essere visto e dai giusti e dagli empi.

Gli empi potranno vederlo, ma non potranno regnare con lui.

4 - Conclusione esortativa

Festeggiamo dunque questo santo giorno dell'Ascensione a quaranta giorni dalla Risurrezione; insieme a noi lo celebra infatti il mondo intero.

E anche la Pentecoste, a cinquanta giorni dalla risurrezione, viene celebrata insieme a noi dalla Chiesa intera sparsa in tutto il mondo.

Le celebrazioni che si fanno a venti e a trenta giorni dalla risurrezione sono dunque una consuetudine africana, non hanno un significato liturgico riconosciuto dalla Chiesa intera.

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