Padri/Agostino/DisTL/210.txt Quaresima 1.1 - Alcune domande È arrivato il tempo sacro che ci esorta ad umiliare la nostra anima con le preghiere e con i digiuni e a castigare il nostro corpo più che negli altri tempi dell'anno. Ma perché questo tempo si celebra all'approssimarsi della solennità della passione del Signore? E quale mistero racchiude il numero quaranta? Poiché alcuni solitamente si pongono queste domande, doverosamente ci accingiamo a parlarvi di questo argomento, dato che il Signore si è degnato di farci il dono di parlarne alla vostra Carità. Sappiamo che essi desiderano apprendere queste cose non per farne delle dispute ma con l'unico scopo di conoscerle: la loro fede e la loro pietà ci aiuteranno molto ad impetrare quanto dovremo dire. 1.2 - Perché il digiuno quaresimale prima del Battesimo? Si è soliti porre la questione: perché il Signore Gesù Cristo - il quale, assunto un corpo umano e fattosi uomo, è apparso in mezzo agli uomini proprio per darci l'esempio di come vivere, come morire e come risorgere - digiunò non prima di battezzarsi ma dopo il battesimo? Così è scritto infatti nel Vangelo: Appena battezzato Gesù uscì subito dall'acqua ed ecco si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio scendere e venire sopra di sé. Ed ecco una voce dai cieli che diceva: questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Egli, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame. ( Mt 3,16-17; Mt 4,1-2 ) Noi invece, insieme a coloro che dovranno ricevere il battesimo, digiuniamo prima che arrivi il giorno del loro battesimo, che coincide con il giorno di Pasqua; dopo Pasqua invece per cinquanta giorni mitighiamo i nostri digiuni. Questo fatto giustamente susciterebbe una certa inquietudine se fosse lecito battezzare o farsi battezzare soltanto nel solennissimo giorno di Pasqua. Mentre però in nessun giorno dell'anno è proibito amministrare il battesimo secondo la necessità e la volontà di ciascuno - così ha concesso colui che diede loro il potere di diventare figli di Dio, ( Gv 1,12 ) è lecito celebrare l'anniversario della passione del Signore soltanto in un determinato giorno dell'anno che si chiama Pasqua. Ne consegue che non bisogna assolutamente identificare il sacramento del battesimo con la Pasqua. Il battesimo lo si può ricevere in qualunque giorno; la Pasqua invece la si può celebrare soltanto in un solo e determinato giorno dell'anno. Il battesimo è dato per ricevere la vita nuova; la Pasqua serve per ricordare un fatto importante della nostra fede. Che la maggior parte dei battesimi che si debbono conferire confluisca nel giorno di Pasqua dipende non dal fatto che in quel giorno la grazia della salvezza è più abbondante, ma li attira la maggiore gioia di quella festa. 2.3 - Il Battesimo di Gesù e quello di Giovanni Che cosa si può dire anche sul fatto che bisogna distinguere il battesimo di Giovanni che Cristo ricevette dal battesimo di Cristo che i suoi fedeli ricevono? Infatti, per il fatto che Cristo è migliore del cristiano, il battesimo con cui è stato battezzato Cristo non è migliore di quello con cui viene battezzato il cristiano. Ma proprio perché è di Cristo, questo battesimo va preposto a quello che ha ricevuto Cristo. Giovanni infatti battezzò Cristo riconoscendo di essere inferiore a Cristo; Cristo invece battezza il cristiano, mostrando di essere più grande di Giovanni. Così come migliore della circoncisione della carne, che anche Cristo ha ricevuto ma che nessun cristiano oggi riceve, è il sacramento della risurrezione di Cristo. Con questo il cristiano viene come circonciso per spogliarsi della vita vecchia vissuta secondo la carne, seguendo la raccomandazione dell'Apostolo: Come Cristo risuscitò dai morti per la gloria del Padre, cosi anche noi camminiamo in una vita nuova. ( Rm 6,4 ) Così come la stessa antica Pasqua, che è prescritto di celebrare con l'uccisione di un agnello, ( Es 12,1ss ) non per il fatto che Cristo l'ha celebrata insieme ai suoi discepoli ( Mt 26,17ss ) è migliore della nostra Pasqua nella quale Cristo è stato immolato. Fu necessario infatti, per dare a noi un esempio di umiltà e di pietà, che Cristo venendo sulla terra si degnasse di accettare anche quei sacramenti che preannunciavano la sua futura venuta; con questo ci ha mostrato con quali sentimenti di devozione noi ora dobbiamo accogliere i sacramenti della nostra fede che ci annunciano la sua già realizzata venuta. Pertanto per il fatto che Cristo subito dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni iniziò il digiuno, non bisogna pensare che con ciò abbia voluto darci come una regola di condotta, come se si dovesse cominciare a digiunare subito dopo aver ricevuto il battesimo di Cristo. Semplicemente con questo esempio ci ha insegnato che bisogna digiunare quando la lotta con il tentatore si fa più aspra. Infatti Cristo, che si è degnato di nascere come uomo, non ricusò neanche di essere tentato come uomo, affinché il cristiano, ammaestrato dal suo esempio, potesse non essere superato dal tentatore. Quando l'uomo deve sostenere una simile lotta nella tentazione sia subito dopo il battesimo, sia anche dopo qualunque periodo di tregua, bisogna digiunare: affinché il corpo, mortificandosi, sia in grado di portare a termine la sua lotta e l'anima, umiliandosi, possa impetrare la vittoria. Nel caso del Signore la causa del suo digiuno non è stata dunque il battesimo nel Giordano ma la tentazione del diavolo. 3.4 - Perché il digiuno quaresimale prima della Pasqua Ed eccovi il motivo per cui noi digiuniamo nel tempo che precede la festa della passione del Signore e il motivo per cui dopo cinquanta giorni ( da quella festa ) termina il periodo in cui limitiamo i nostri digiuni. Chiunque vuol fare un vero digiuno o mortifica la propria anima con fede sincera ( 1 Tm 1,5 ) gemendo nella preghiera e castigando il proprio corpo; oppure, avendo sofferto un certo impoverimento spirituale di verità e di sapienza a causa delle lusinghe della carne, si mette in condizione di sentirne nuovamente fame e sete. A quelli che gli chiedevano come mai i suoi discepoli non digiunassero, il Signore rispose parlando di ambedue queste specie di digiuno. Della prima specie, quella in cui l'anima si umilia, disse: Gli amici dello sposo non possono essere afflitti mentre lo sposo è con loro. Verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. ( Mt 9,15 ) Della seconda specie di digiuno invece, che consiste nel nutrire abbondantemente l'anima, disse continuando a parlare: Nessuno cuce un pezzo di panno nuovo su un abito vecchio, perché lo strappo non diventi maggiore; né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti gli otri si rompono e il vino si versa; ma si mette vino nuovo in otri nuovi, cosi l'uno e gli altri si conservano. ( Mt 9,16-17 ) Quindi poiché lo sposo ora ci è stato tolto, certo noi, amici di quel bello sposo, dobbiamo essere afflitti. Infatti il più bello d'aspetto tra i figli dell'uomo, sulle cui labbra era diffusa la grazia, ( Sal 45,3 ) tra le mani dei persecutori non ebbe né grazia né bellezza e la sua vita fu tolta dalla terra. ( Is 53,2.8 ) E il nostro pianto è sincero se siamo accesi d'amore verso di lui. Fortunati coloro ai quali fu concesso di averlo davanti a loro prima della sua passione, di interrogarlo su ciò che volevano, di ascoltare quanto dovevano da lui ascoltare. I loro padri, prima della sua venuta, desiderarono vedere quei giorni e non li videro, perché erano stati destinati ad un altro compito: essere i suoi profeti, non i suoi ascoltatori. Di loro parla Gesù quando dice ai suoi discepoli: Molti giusti e molti profeti desiderarono vedere quello che voi vedete e non lo videro; udire quello che voi udite e non lo udirono. ( Mt 13,17 ) In noi invece si è adempiuto quanto ugualmente Gesù disse: Verrà un tempo in cui desidererete vedere uno solo di questi giorni e non potrete vederlo. ( a href="../../../Bibbia/NuovoTest/VangeliAt/Luca/Luca17.htm#V22" target="CIT6" onclick="Vedi(ff6)">Lc 17,22 ) 4.5 - Chi non brucia della fiamma di questo santo desiderio? Chi non piange? Chi non si rattrista gemendo? Chi non dice: Le mie lacrime sono il mio pane giorno e notte mentre mi dicono sempre: dov'è il tuo Dio? ( Sal 42,4 ) Noi crediamo infatti in lui che è già glorioso alla destra del Padre; tuttavia finché viviamo in questo corpo siamo pellegrini lungi da lui ( 2 Cor 5,6 ) e non possiamo mostrarlo a quelli che dubitano di lui o lo negano e dicono: Dov'è il tuo Dio? Giustamente il suo Apostolo desiderava morire per essere con lui e pensava che il rimanere nella carne non era cosa migliore per lui ma necessaria per noi. ( Fil 1,23-24 ) Timidi sono i pensieri dei mortali e poco stabili i nostri disegni; ( Sap 9,14 ) poiché la nostra dimora terrena grava l'anima nei suoi molti pensieri. ( Sap 9,15 ) Per questo è una lotta la vita dell'uomo sulla terra ( Gb 7,1 ) e nella notte di questo mondo il leone si aggira cercando chi divorare ( 1 Pt 5,8 ): non il leone della tribù di Giuda, il nostro re, ( Ap 5,5 ) ma il leone diavolo, nostro avversario. Il nostro re, condensando nella sua persona le figure dei quattro animali dell'Apocalisse di Giovanni, nacque come uomo, operò come leone, venne sacrificato come vitello, volò come aquila. ( Ap 4,7 ) Si librò sulle ali dei venti e fece delle tenebre un velame per sé. ( Sal 18,11-12 ) Egli distese le tenebre e si fece notte e in essa s'aggirano tutte le fiere della selva. ( Sal 104,20 ) I leoncelli ruggiscono, cioè i tentatori attraverso i quali il diavolo cerca di divorare; tuttavia non hanno potere se non sopra coloro che riescono a prendere. Lo stesso Salmo così continua: e chiedono a Dio il loro cibo. ( Sal 104,21 ) Nella notte di questo mondo, così pericolosa e così piena di tentazioni, chi non teme, chi non paventa nel più profondo di se stesso di venir giudicato degno di essere abbandonato nelle fauci di un nemico tanto crudele per essere divorato? Per evitare questo è necessario digiunare e pregare. 5.6 - Perché dobbiamo digiunare in questa vita Tanto maggiore e tanto più frequente deve essere il nostro digiuno, quanto più si avvicina la solennità della passione del Signore. Con questa celebrazione annuale in certo modo si rinnova in noi la memoria di quella notte; evitiamo così di dimenticarcene, evitiamo che quel divoratore ruggente ci trovi addormentati non nel corpo ma nell'anima. La stessa passione del Signore infatti che cos'altro anzitutto ci insegna, nelle vicende del nostro capo Cristo Gesù, se non che questa vita è una tentazione? Per questo, quando ormai si stava avvicinando il tempo della sua morte, Cristo disse a Pietro: Satana ha chiesto che gli foste consegnati per vagliarvi come il grano. Ma io ho pregato per te, Pietro, affinché la tua fede non venga meno; va' e conferma i tuoi fratelli. ( Lc 22,31-32 ) E difatti poi Pietro ci ha confermato nella fede con la sua attività apostolica, con il suo martirio, con le sue lettere. In una di queste lettere ci esorta anche a temere assai questa notte di cui sto parlando e ci ha insegnato a vigilare guardinghi alla luce consolante delle profezie, come di un lume nella notte: Noi teniamo come più ferma - dice - la parola dei profeti, alla quale fate bene a prestare attenzione, come a lampada che splende in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino. ( 2 Pt 1,19 ) 5.7 - Perché è bene digiunare prima della Pasqua Teniamo dunque i fianchi cinti e le lucerne accese, e siamo come quegli uomini in attesa del ritorno del loro padrone dalle nozze. ( Lc 12,35-36 ) Non diciamoci vicendevolmente: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo. ( 1 Cor 15,32 ) Ma proprio perché è incerto il giorno della morte e penosa la vita, digiuniamo e preghiamo ancor più: domani infatti moriremo. Un poco - disse Gesù - e non mi vedrete un poco ancora e mi vedrete. ( Gv 16,19 ) Questo è il momento di cui ci disse. Voi sarete nell'afflizione mentre il mondo godrà; ( Gv 16,20 ) cioè: questa vita è piena di tentazioni e noi siamo pellegrini lungi da lui. ( 2 Cor 5,6 ) Ma io vi vedrò di nuovo - aggiunse - e ne gioirà il vostro cuore e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. ( Gv 16,22 ) Godiamo anche ora in questa speranza, nonostante tutto - poiché è fedelissimo chi ce lo ha promesso - nell'attesa di quella sovrabbondante gioia, quando saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è, ( 1 Gv 3,2 ) e nessuno ci potrà togliere la nostra gioia. ( Gv 16,22 ) Di questa speranza abbiamo anche ricevuto il pegno amabile e gratuito dello Spirito Santo, ( 2 Cor 1,22 ) il quale emette dai nostri cuori gemiti inenarrabili di santi desideri. ( Rm 8,26 ) "Abbiamo concepito infatti - dice Isaia - e abbiamo partorito lo spirito di salvezza". ( Is 26,18 ) E "la donna quando partorisce - dice il Signore - è nel dolore perché è giunta la sua ora; ma quando ha partorito si fa grande festa perché è venuto al mondo un uomo". ( Gv 16,21 ) Questa sarà la gioia che nessuno potrà toglierci. ( Gv 16,22 ) Con questa gioia saremo immersi, dalla vita presente nella quale dobbiamo concepire la fede, alla luce eterna. Ora dunque digiuniamo e preghiamo, perché è il tempo del parto. 6.8 - Digiuniamo e preghiamo perché è il tempo della prova Questo sta facendo l'intero corpo di Cristo che è diffuso per tutto il mondo, cioè la Chiesa intera, quell'unità che nel Salmo prega: Dai confini della terra ti invoco, col cuore prostrato nel dolore. ( Sal 61,3 ) Di qui ci si manifesta già chiaramente perché sia stato istituito un tempo sacro di quaranta giorni destinato a questa umiliazione. Colei infatti che invoca Dio dai confini della terra col cuore prostrato dal dolore lo invoca dalle quattro parti del mondo, nominate spesso anche dalla Scrittura: oriente, occidente, settentrione e mezzogiorno. Per tutta l'estensione di queste quattro parti del mondo è stato promulgato quel decalogo della legge, che ora non si deve soltanto temere osservandolo nella lettera, ma che si deve adempiere con la grazia della carità. Sappiamo che quattro per dieci fa quaranta. Ma ancora ci troviamo nella fatica della tentazione, nella necessità del perdono dei peccati. Chi può infatti adempiere perfettamente il comandamento: Non desiderare? ( Es 20,17 ) Perciò è necessario digiunare e pregare, senza smettere di fare le opere buone. Di questo lavoro verrà data alla fine la paga, che nel Vangelo viene chiamata denario. ( Mt 20,2-13 ) Come il ternario prende nome dal numero tre, il quaternario dal numero quattro, così il denario dal numero dieci. Questo denario unito al numero quaranta ci viene reso come ricompensa della nostra fatica. Il numero cinquanta simboleggia il tempo di quella gioia che nessuno potrà toglierci. ( Gv 16,22 ) In questa vita ancora non ne abbiamo il pieno possesso; tuttavia lo celebriamo nelle lodi del Signore col canto dell'Alleluia per cinquanta giorni dopo la solenne celebrazione della passione del Signore, a partire dal giorno della risurrezione; durante quei giorni diminuiamo i nostri digiuni. 6.9 - Simbologia dei numeri quaranta e cinquanta Ora dunque, carissimi, in nome di Cristo vi esorto a propiziarvi Dio con digiuni quotidiani, elemosine più generose, preghiere più fervorose, perché non veniate circuiti da satana. Questo è un tempo nel quale anche gli sposati sono esortati ad astenersi dai rapporti con le mogli e le sposate dai rapporti con i propri mariti, per attendere alle preghiere, ( 1 Cor 7,5 ) anche se in tutto l'arco dell'anno in determinati giorni dovrebbero farlo. Quanto più frequentemente lo si fa, meglio è: perché anche ricercando in modo immoderato le cose concesse si offende chi le ha concesse. La preghiera è una cosa spirituale e quindi tanto più è gradita quanto più pienamente la si compie secondo la propria natura. Ma tanto più la preghiera si spiritualizza quanto più il cuore di chi prega è libero dalla passione carnale. 7 - Continenza e preghiera. Quaranta giorni digiunò Mosè, autore della legge, ( Es 24,18 ) quaranta giorni Elia, il più grande dei profeti, ( 1 Sam 19,8 ) quaranta giorni il Signore stesso, ( Mt 4,2 ) testimoniato dalla legge e dai profeti. Perciò si mostrò sul monte con questi due personaggi. ( Mt 17,3 ) Noi, benché non possiamo sostenere senza interromperlo un digiuno così lungo, così da non prendere nessun alimento per tanti giorni e tante notti come hanno fatto essi, almeno facciamolo secondo le nostre forze; in maniera che, esclusi quei giorni nei quali per motivi determinati la tradizione della Chiesa proibisce di digiunare, possiamo diventare graditi al Signore nostro Dio con un digiuno quotidiano o almeno frequente. Però, come non ci si può astenere per tanti giorni senza interruzione dal cibo e dalla bevanda, forse non ci si potrà astenere neanche dai rapporti matrimoniali? Mentre vediamo che in nome di Cristo molti, appartenenti ad ambedue i sessi, conservano i loro corpi consacrati a Dio del tutto liberi da tale prestazione. Penso non sia molto difficile per gli sposati astenersi fino alla festa di Pasqua dai rapporti coniugali, se i vergini lo possono per tutta la vita. 8.10 - Alcuni osservano la quaresima più voluttuosamente che religiosamente Ormai non occorrono altre raccomandazioni, dato che vi ho spiegato meglio che ho potuto, con massima sollecitudine, che questo è tempo utile per esercitare l'umiltà dell'anima; tuttavia non posso non accennare ad una cosa, a motivo dell'errato comportamento di alcuni i quali con le loro menzognere seduzioni e le loro perverse abitudini non cessano di renderci difficile il nostro compito nei vostri confronti. Ci sono alcuni che praticano la quaresima più con voluttà che con devozione; invece di mortificare le vecchie passioni vanno in cerca di nuovi piaceri. Tutta la loro preoccupazione è quella di fare, sì, a meno degli usuali tipi e sapori di pietanze, ma con provviste abbondanti e costose di molteplici frutti; paventano il contatto dei recipienti nei quali sono state cucinate le carni considerandoli immondi, e non temono nel proprio corpo l'intemperanza del ventre e della gola; digiunano non per frenare con la temperanza l'usuale ingordigia, ma per aumentare, cambiando il modo, la smodata cupidigia. Infatti quando arriva il tempo della refezione si buttano sulle ben fornite mense come gli animali sulla greppia; rimpinzano lo stomaco di più numerose portate e se ne gonfiano il ventre; stimolano la gola con diverse specie di condimenti, fatti appositamente ed esotici, perché non si nausei dell'abbondanza dei cibi. Insomma mangiano con tanta avidità che poi neanche digiunando riescono a digerire! 9.11 - La quaresima occasione di nuovi piaceri Ci sono anche di quelli che non bevono vino però si procurano, non per motivi di salute bensì per piacere, altre bevande ricavate dalla spremuta di frutti diversi; così la quaresima non è più la ricerca di una devota umiltà ma diventa occasione di nuovi piaceri. Che cosa di più confacente, qualora la debolezza di stomaco non permettesse di bere acqua, che sostenerlo con un poco di vino usuale anziché andare in cerca di vini che non hanno conosciuto vendemmia, che non hanno visto torchi? E si fa così non per andare in cerca di una bevanda più monda, ma perché si rifiuta una bevanda più frugale. Al contrario che cosa di più assurdo che, nel tempo in cui il corpo va tenuto a freno con maggiore sollecitudine, si procurino al corpo tanti piaceri, tanto che la stessa concupiscenza della gola ci tiene a non perdere l'occasione della quaresima? C'è incongruenza maggiore che proprio nei giorni in cui bisogna mortificarsi, quando tutti debbono uniformarsi al vitto usuale dei poveri, si viva in maniera tale che, se si vivesse così per sempre, si e no i ricchi con i loro patrimoni se lo potrebbero permettere? Guardatevi da tutte queste cose, carissimi. Riflettete su questo passo della Scrittura: Non andare dietro alle tue voglie. ( Sir 18,30 ) È necessario accogliere sempre questa utilissima esortazione; quanto più lo è in questi giorni nei quali, se giustamente si condanna chi non limita i suoi piaceri abituali, tanto più infame sarebbe che la nostra cupidigia si soddisfi con piaceri non abituali? 10.12 - Elemosina e perdono Soprattutto ricordatevi dei poveri: cosicché quanto risparmiate vivendo con maggiore parsimonia, possiate riporlo nel tesoro del cielo. ( Mt 19,21 ) Riceva il Cristo che ha fame quanto risparmia il cristiano che digiuna. La mortificazione volontaria diventi il sostentamento del bisognoso. La povertà volontaria di chi ha in abbondanza diventi l'indispensabile sostentamento di chi non possiede. Inoltre il vostro cuore mite e umile sia disposto a perdonare con misericordia. Chieda perdono chi ha recato ingiuria, conceda il perdono chi ha ricevuto l'offesa; affinché non cadiamo sotto il dominio di satana, il cui trionfo è la divisione dei cristiani. È una elemosina che apporta un grande vantaggio quella di perdonare il debito al tuo conservo affinché il Signore perdoni a te. ( Mt 18,35 ) Il divino maestro raccomandò ai discepoli ambedue queste opere buone, dicendo: Perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato. ( Lc 6,37-38 ) Ricordatevi di quel servo dal quale il padrone si fece restituire tutto il debito che gli aveva condonato, perché egli non usò uguale misericordia con un suo conservo che gli doveva cento denari; mentre a lui era stato condonato un debito di diecimila talenti. ( Mt 18,26-35 ) Non c'è scusa che tenga per esimersi da questo genere di opere buone, perché in questo caso tutto dipende dalla buona volontà. Uno potrebbe dire: Non posso digiunare perché lo stomaco è debole. Può anche dire: Vorrei dare qualcosa al povero ma non ho niente da dargli; oppure: Ho così poco che se lo do a lui ho paura di rimanerne senza io. Benché anche in questo genere di opere buone per lo più gli uomini portano giustificazioni false, non potendone trovare di valide. Comunque chi potrà dire: Non ho perdonato a chi mi chiedeva scusa perché non me lo ha permesso la salute, oppure: Perché non avevo la mano con cui porgere? Perdona per essere perdonato. Per compiere questo atto che ti è chiesto non c'è bisogno di nessuna azione corporea e nessuna parte del tuo corpo viene richiesta in aiuto all'anima. Lo si fa con la volontà, lo si compie con la volontà. Fallo con tutta sicurezza, concedi il perdono con tutta sicurezza: non ti cagionerà nessun dolore nel corpo, niente ti verrà a diminuire nella tua casa. E inoltre, fratelli, vedete che grande male è il non perdonare a un fratello pentito da parte di chi ha l'obbligo di amare anche i nemici. ( Mt 5,44 ) Se le cose stanno così e trovando scritto: Il sole non tramonti sulla vostra ira, ( Ef 4,26 ) considerate, carissimi, se possa dirsi cristiano chi, almeno in questi giorni, non è disposto a porre fine a quelle inimicizie che mai avrebbe dovuto aprire.