Lo spirito e la lettera

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1.1 - Non tutto quello che è possibile, è anche reale

Vedo che hai letto, carissimo figlio Marcellino, i libri che ho compilato recentemente per te, sul battesimo dei bambini e sulla perfezione della giustizia dell'uomo, che sembra che in questa vita non sia stata mai raggiunta o non sarà mai raggiunta da nessuno, eccettuato soltanto il Mediatore, il quale ha sofferto le condizioni umane nella somiglianza della carne del peccato senza nessun peccato.

Ora mi scrivi di nuovo che ti ha sorpreso l'affermazione da me fatta nel secondo dei due libri ove dico che in teoria è possibile l'esistenza di un uomo senza peccato, se non manca la volontà umana aiutata dalla grazia divina, ma di fatto nego che sia esistito o sia per esistere qualcuno con tale perfezione in questa vita, eccettuato solo colui nel quale tutti risorgeranno. ( 1 Cor 15,22 )

Ti sembra assurdo che si dica possibile ciò che nella realtà è senza esempi, mentre non dubiti, come credo, che non sia mai accaduto a un cammello di passare per la cruna di un ago e tuttavia Gesù l'ha detto possibile a Dio. ( Mt 19, 24.26 )

Potresti leggere pure che dodicimila legioni di angeli avrebbero potuto combattere a favore del Cristo perché non patisse, ( Mt 26,53 ) e tuttavia non si è avverato.

Potresti leggere che era possibile lo sterminio in una sola volta di tutte le genti della terra che veniva data ai figli d'Israele, ( Dt 31,3 ) e tuttavia Dio volle che avvenisse a poco a poco; ( Gdc 2,3 ) e altri infiniti esempi possono presentarsi di eventi che diciamo possibili nel passato o nel presente e di cui tuttavia non siamo in grado di addurre nessun esempio di realizzazione.

La possibilità dunque che l'uomo sia senza peccato non la dobbiamo negare per il fatto che non esiste nessuno fra gli uomini, all'infuori di colui che non è uomo soltanto ma è per sua natura anche Dio, nel quale la possiamo dimostrare realizzata.

2.2 - Le buone opere dell'uomo sono insieme opere di Dio

Ora forse mi risponderai che nel caso di questi eventi da me ricordati come non avvenuti, pur essendo stati possibili, si tratta di opere di Dio e che invece essere senza peccato è per l'uomo opera dell'uomo stesso ed è precisamente la sua opera migliore che lo mette in possesso della giustizia piena e perfetta e assoluta proprio sotto tutti gli aspetti, e che quindi non è credibile che nessuno o sia esistito o esista o sia per esistere in questa vita che abbia compiuto quest'opera, se può essere compiuta da un uomo.

Devi però riflettere che tale risultato, sebbene sia opera dell'uomo, è altresì un dono di Dio e quindi non devi dubitare che sia insieme opera divina.

L'Apostolo dice appunto: È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. ( Fil 2,13 )

2.3 - È un errore di ottimismo, ma non un grave errore, credere alla esistenza di uomini esenti assolutamente da ogni peccato

Perciò non sono persone che diano tanta noia quelle che affermano tale esistenza e bisogna insistere con loro che documentino, se possono, per il presente e per il passato l'esistenza qui di uomini senza peccati di nessuna specie.

Infatti ci sono le testimonianze delle Scritture, come per esempio: Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto, ( Sal 143,2 ) e tutti gli altri testi simili che, mi sembra, dànno per definito che nessun uomo vivente quaggiù, benché abbia l'uso del libero arbitrio, si trova senza peccato.

Ora se qualcuno riuscisse ad insegnare che si devono intendere diversamente da come suonano queste testimonianze, se dimostrasse che taluno o taluni sono vissuti qui senza peccato, la persona che, oltre a non opporsi minimamente a costui, non si congratulasse moltissimo con lui, sarebbe vittima di notevole malevolenza.

Anzi, anche se, ed io ci credo di più, nessuno esiste o è esistito o esisterà con tale perfetta purezza e tuttavia qualcuno insiste a credere che esista o sia esistito o esisterà, in questo caso, per quanto ne posso giudicare io, non si sbaglia né grossolanamente né pericolosamente, quando ci si inganna per un certo ottimismo.

Purché chi lo crede non lo creda di se stesso, a meno che non sia venuto a saperlo con tutta serietà e limpidità.

2.4 - Più grave è l'errore che nega nell'uomo la necessità della grazia divina per fare il bene

Viceversa ci si deve opporre con la massima decisione ed energia a coloro che attribuiscono alla forza della volontà umana da sola senza l'aiuto di Dio la possibilità o di raggiungere la perfezione della giustizia o di tendere ad essa con profitto.

Quando costoro sono incalzati a dire per quale ragione presumono che ciò avvenga senza l'aiuto di Dio, si tirano indietro e non sanno fare più tale affermazione, rendendosi conto quanto sia empia ed insopportabile.

Quanto però alla ragione per cui tali risultati non si ottengono di fatto senza l'aiuto di Dio, affermano che è duplice: perché è Dio che ha creato l'uomo con il libero arbitrio della volontà e perché è Dio stesso che con i suoi precetti insegna all'uomo come deve vivere e certamente l'aiuta sottraendolo all'ignoranza con i suoi insegnamenti.

In tal modo l'uomo nel suo operare saprà che cosa deve evitare e a che cosa deve mirare, e quindi per mezzo del libero arbitrio che gli è innato per natura, imboccando la strada indicatagli e vivendo nella continenza e nella giustizia e nella pietà, meriterà d'arrivare alla vita beata e insieme eterna.

3.5 - L'uomo non fa il bene senza la carità soprannaturale che gliene dà l'amore e il diletto

Noi al contrario diciamo che la volontà umana viene aiutata da Dio a compiere le opere della giustizia nel modo seguente: oltre ad essere stato creato con il libero arbitrio [ della volontà ], oltre a ricevere la dottrina che gli comanda come deve vivere, l'uomo riceve fin d'ora, mentre cammina nello stato di fede e non di visione, lo Spirito Santo, il quale suscita nel suo animo il piacere e l'amore di quel sommo e immutabile bene che è Dio. ( 2 Cor 5,7 )

Egli allora in forza di questa specie di caparra che gli è stata data della gratuita munificenza divina arde dal desiderio d'obbedire al Creatore e s'infiamma nel proposito d'accedere alla partecipazione della vera luce di Dio, ( Gv 1,9 ) cosicché da dove gli viene l'essere gli viene anche il benessere.

Infatti anche il libero arbitrio non vale che a peccare, se rimane nascosta la via della verità.

E quando comincia a non rimanere più nascosto ciò che si deve fare e dove si deve tendere, anche allora, se tutto ciò non arriva altresì a dilettare e a farsi amare, non si agisce, non si esegue, non si vive bene.

Ma perché tutto ciò sia amato, la carità di Dio si riversa nei nostri cuori non per mezzo del libero arbitrio che sorge da noi, bensì per mezzo dello Spirito Santo che è stato dato a noi. ( Rm 5,5 )

4.6 - La lettera a volte è il senso materiale, a volte la legge senza la grazia

La dottrina appunto dalla quale riceviamo il comandamento di vivere sobriamente e rettamente è lettera che uccide, se non ci assiste lo Spirito che vivifica.

Infatti le parole: La lettera uccide, lo Spirito dà vita, ( 2 Cor 3,6 ) non si devono intendere soltanto come ammonizione a non prendere in senso letterale ciò che è stato scritto in senso figurato e di cui sarebbe assurdo il senso letterale; ma, intuendo il loro significato simbolico, cerchiamo di nutrire l'uomo interiore con una interpretazione spirituale, perché la sapienza della carne porta alla morte, mentre la sapienza dello Spirito porta alla vita e alla pace. ( Rm 8,6 )

Ad esempio, se uno prendesse materialmente molte delle cose che sono state scritte nel Cantico dei cantici, non per gli effetti prodotti dalla luminosa carità, ma per gli affetti illeciti di una libidinosa voluttà.

Non dunque nel solo modo suddetto sono da intendersi le parole dell'Apostolo: La lettera uccide, lo Spirito dà vita, ma anche e principalmente nel senso in cui dice in un altro passo: Non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. ( Rm 7,7 )

E poco più sotto dice: Il peccato, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. ( Rm 7,11 )

Ecco che cosa significa: La lettera uccide.

E certamente quando si dice: Non desiderare, non si dice qualcosa di figurato da non prendere letteralmente, ma è un precetto apertissimo e salutarissimo, adempiendo il quale non si avrà più nessun peccato.

Ecco perché l'Apostolo ha scelto il comandamento: Non desiderare a principio generale in cui abbraccia tutto, come se esso fosse la voce della legge che tiene lontani da ogni peccato, e di fatto nessun peccato si commette se non per concupiscenza: perciò è buona e lodevole la legge che comanda così.

Ma quando non aiuta lo Spirito Santo, suscitando al posto della concupiscenza cattiva la concupiscenza buona, ossia riversando nei nostri cuori la carità, allora quella legge, per quanto buona, con la sua proibizione accresce il desiderio del male.

Come l'impeto dell'acqua che non cessa di riversarsi in una direzione, se viene ostacolato, diventa più forte e, travolto l'ostacolo, precipita in basso con maggior massa e violenza.

Non so infatti per quale ragione, ma ciò che si desidera, si fa con più piacere se è vietato.

Ed è così che il peccato mediante il comandamento seduce e uccide, se al comandamento accede anche la trasgressione, che non c'è dove non c'è la legge. ( Rm 4,15 )

5.7 - Prendo la lettera nel senso di pura legge

Ma, se piace, esaminiamo tutto questo passo della Lettera dell'Apostolo e spieghiamolo con l'aiuto del Signore.

Voglio dimostrare, se ci riuscirò, che le parole dell'Apostolo: La lettera uccide, lo Spirito dà vita, ( 2 Cor 3,6 ) non vanno riportate alle locuzioni figurate, benché anche a queste si possano ben adattare, ma vanno intese piuttosto della legge che espressamente proibisce il male.

Quando l'avrò dimostrato, allora apparirà meglio che vivere bene è un dono di Dio: non solo perché Dio ha dato all'uomo il libero arbitrio senza il quale non si vive moralmente né male né bene, non solo perché Dio ha dato la legge con la quale c'insegna come si deve vivere, ( Rm 5,5 ) ma perché mediante lo Spirito Santo diffonde la carità nel cuore di coloro ( Rm 8,29-30 ) che ha preconosciuti per predestinarli, ha predestinati per chiamarli, ha chiamati per giustificarli, ha giustificati per glorificarli.

Quando questo sarà chiaro, vedrai, come spero, la falsità di affermare che soltanto le opere di Dio sono possibili senza nessun esempio di realizzazione, come dicevamo del passaggio d'un cammello per la cruna d'un ago e di tutte quelle operazioni che per noi sono impossibili, ma facili a Dio; vedrai quindi la falsità di non annoverare tra queste opere di Dio la giustizia umana, perché non dovrebbe computarsi come opera di Dio, bensì come opera dell'uomo, e infine vedrai la falsità di dire che, se la perfezione della giustizia umana è possibile in questa vita, non c'è ragione di credere che essa sia senza nessun esempio di realizzazione.

Che dunque tutto ciò sia detto senza verità risulterà sufficientemente chiaro, quando apparirà evidente da una parte che la stessa giustizia umana deve attribuirsi ad operazione di Dio, sebbene non si attui senza la volontà dell'uomo, e che d'altra parte non possiamo negare che la perfetta realizzazione della giustizia è possibile anche in questa vita, perché tutte le cose sono possibili a Dio, ( Mc 10,27 ) tanto quelle che fa con la sua sola volontà, quanto quelle che ha stabilito di fare con la cooperazione della volontà della sua creatura.

Perciò ogni cosa che Dio non fa tra quelle che gli sono possibili, rimane certamente senza esempio tra le opere fatte, ma ha presso Dio la causa della sua possibilità nella potenza divina e la causa della sua mancata realizzazione nella sapienza divina.

E anche se questa causa rimane nascosta all'uomo, egli non si dimentichi che è un uomo e non attribuisca a Dio mancanza di sapienza per il fatto che non comprende appieno la sua sapienza.

5.8 - La legge uccide

Ascolta dunque attentamente l'Apostolo che nella Lettera ai Romani spiega ed evidenzia sufficientemente che le parole dette ai Corinzi: La lettera uccide, lo Spirito dà vita ( 2 Cor 3,6 ) vanno intese preferibilmente nel senso detto sopra, perché la lettera della legge che insegna a non peccare uccide, se manca lo Spirito che dà vita: essa in realtà fa conoscere il peccato invece di farlo evitare e quindi fa addizione di peccato invece che sottrazione, accedendo alla concupiscenza cattiva anche la trasgressione della legge.

6.9 - Le parole dove abbondò la colpa, ivi sovrabbondò la grazia non premiano il peccato

L'Apostolo dunque volendo caldeggiare la grazia che è venuta a tutte le genti per mezzo di Gesù Cristo, perché i Giudei non si insuperbissero contro gli altri popoli d'aver ricevuto la legge, dopo aver detto che la colpa e la morte erano entrate nel genere umano a causa di un solo uomo e altresì la giustizia e la vita eterna per mezzo di un solo uomo, ( Rm 5, 12.21 ) indicando apertissimamente prima Adamo e poi il Cristo, scrive: La legge sopraggiunse, perché abbondasse la colpa, ma laddove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia, perché, come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 5,20-21 )

Poi facendosi da sé un'obiezione scrive: Che diremo dunque?

Continuiamo a restare nel peccato, perché abbondi la grazia? È assurdo. ( Rm 6,1-2 )

Si accorge infatti che in modo perverso poteva essere inteso da persone perverse quanto aveva detto con le parole: La legge sopraggiunse, perché abbondasse la colpa, ma laddove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia, ( Rm 5,20 ) come se avesse detto che il peccato giova alla sovrabbondanza della grazia.

Per risolvere la difficoltà risponde: È assurdo! e soggiunge: Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? ( Rm 6,2 )

Cioè: "Avendoci la grazia fatto morire al peccato, se vivessimo in esso, che altro faremmo se non essere ingrati alla grazia?".

Chi loda i benefici di una medicina non dice che giovano le malattie e le ferite che essa fa guarire nell'uomo, ma quanto più si
esalta una medicina, tanto più si fa risaltare la gravità e l'orrore delle ferite che la medicina così lodata manda via.

Ugualmente la lode e l'esaltazione della grazia sono biasimo e condanna dei peccati.

Doveva essere mostrata la bruttezza del suo male all'uomo, al quale non giovò contro il suo peccato nemmeno la legge santa e buona, che invece di diminuire fece aumentare il peccato, essendo la legge sopraggiunta perché abbondasse la colpa.

Convinto e confuso in tale maniera, l'uomo doveva sentire la necessità d'avere in Dio non solo un dottore, ma anche un soccorritore, che rendesse saldi i suoi passi, perché non prevalesse su di lui il male ( Sal 119,133 ) ed egli guarisse ricorrendo all'aiuto della misericordia [ divina ] e così laddove abbondò la colpa sovrabbondasse la grazia, non per merito del peccatore, ma per aiuto del soccorritore.

6.10 - Opere dello Spirito sono la morte e la risurrezione di Gesù

Con logica conseguenza l'Apostolo indica la medesima medicina misticamente presente nella passione e risurrezione del Cristo, scrivendo subito dopo: O non sapete che quanti siamo stati battezzati nel Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché, come il Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.

Se infatti siamo completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.

Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato.

Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.

Ma se siamo morti con il Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che il Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.

Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.

Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, nel Cristo Gesù. ( Rm 6,3-11 )

Risalta bene che il mistero della morte e risurrezione del Signore simboleggia il tramonto della nostra vita vecchia e il sorgere della nostra vita nuova, e indica l'abolizione dell'iniquità e la rinnovazione della giustizia.

Da dove se non solamente dalla fede in Gesù Cristo potrebbe venire all'uomo questo così grande beneficio attraverso la lettera della legge?

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