S. Policarpo

Opere

Lettera ai Filippesi

Martirio di S. Policarpo

Mentre si ignora il luogo di origine di Policarpo, si conosce invece con una certa precisione il periodo in cui nacque: intorno al 69 d.C.

Fu educato dagli Apostoli, specialmente da Giovanni , come attestano Ireneo ed Eusebio: "Policarpo non solo fu educato dagli Apostoli e visse con molti di quelli che avevano visto il Signore; ma fu anche dagli Apostoli stabilito nell'Asia come vescovo di Smirne".

Durante il suo lungo episcopato, Policarpo si distinse per il suo zelo nel conservare fedelmente la dottrina degli Apostoli, nel diffondere il Vangelo tra i pagani e nel combattere le nascenti eresie.

Nel 107 accolse a Smirne Ignazio, vescovo di Antiochia, mentre stava per essere condotto a Roma, onde subire il martirio.

Più tardi ma sempre nello stesso anno, Policarpo raccolse e mise insieme, ad istanza dei Filippesi, le lettere di Ignazio e fu in tale occasione che egli scrisse una lettera ai Filippesi stessi, esortandoli a servire Dio nel timore, a credere in lui, a sperare nella resurrezione, a camminare nella via della giustizia, avendo sempre innanzi agli occhi l'esempio dei gloriosi martiri e principalmente di Ignazio, di cui egli univa le lettere in suo possesso.

Agli inizi del pontificato di Aniceto e precisamente verso la fine dell'anno 154, Policarpo venne a Roma onde trattare con il Papa di diverse questioni, ma principalmente di quella che riguardava la data della celebrazione della Pasqua, data sulla quale però essi non riuscirono a trovare un accordo.

Malgrado ciò essi rimasero uniti tra loro e nell'assemblea dei fedeli Aniceto a titolo di onore concedette a Policarpo di celebrare l'Eucaristia e si separarono l'un dall'altro in pace, dando così a vedere che la differenza delle consuetudini poteva essere tollerata quando non intaccava l'unità fondamentale della Chiesa.

Non tolleranza, ma assoluta inflessibilità era invece usata nei riguardi dei movimenti eretici.

Appena ritornato da Roma a Smirne, Policarpo vi subì il martirio, e precisamente il 23 febbraio dell'anno 155, verso le due del pomeriggio.

I particolari della sua gloriosa fine ci sono dati dal Martyrium Polycarpi, che è il più antico esempio di Acta Martyrum autentici, e che fu inviato dalla Chiesa di Smirne "a tutte le comunità cristiane della santa Chiesa cattolica, che sono in ogni luogo" ( Martyr. Polyc., saluto ).

La gloriosa morte di Policarpo ci rende più preziosa la sua Lettera ai Filippesi, che è l'unico scritto autentico rimastoci di lui, di cui larghi tratti furono riportati da Eusebio ( Hist. Eccl. 3,36 ).

In questa lettera Policarpo loda i Flippesi perché la salda radice della loro fede, annunziata fin dai primi tempi, finora persevera e fruttifica nel Signore nostro Gesù Cristo ( 1,2 ).

Per quanto breve, la lettera di Policarpo non manca di contenuto Dottrinale, così Cristo è detto aver Dio per Padre ( 12,2 ) ed in conseguenza è Figlio di Dio; è però anche uomo; egli per noi morì e per noi fu da Dio resuscitato ( 9,2 ).

La Chiesa è un corpo che contiene assieme a membra sane anche membra inferme, è organizzata gerarchicamente ed alla gerarchia i fedeli devono essere sottoposti come a Dio ed a Gesù Cristo ( 5,3 ).

Chiari accenni si hanno riguardo alla risurrrezione dei morti: Colui che risuscitò Cristo dai morti risusciterà anche noi ( 7,1 ); tutti dobbiamo comparire al tribunale di Cristo e ciascuno dar conto di se stesso ( 6,2 ).

La lettera termina con l'assicurazione che egli, Policarpo, spedirà ai Filippesi, che ne avevano fatta richiesta, la raccolta delle lettere di Ignazio.