Teologia dei Padri

Indice

La preghiera

1. - La tua vita sia una preghiera incessante

La preghiera è la domanda di un bene rivolta dai fedeli a Dio.

Questa domanda non è limitata, secondo noi, alle parole.

Non riteniamo infatti che Dio abbia bisogno di parole per ricordarsi, perché egli sa, anche se non lo preghiamo, ciò di cui abbiamo bisogno.

Ma che intendiamo con ciò dire?

Che non si deve far consistere la preghiera solo nelle sillabe, ma se ne deve riporre la forza piuttosto nelle scelte dell'anima, e nella pratica delle virtù estesa a tutta la vita.

Sia che mangiate, dice l'Apostolo, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi cosa, fate tutto a gloria di Dio! ( 1 Cor 10,13 ).

Sedendo a tavola, prega; prendendo il pane ringrazia chi te lo dona; rinfrancando col vino il corpo estenuato, ricorda chi ti porge questo dono per rallegrare il tuo cuore e rinfrancare la tua debolezza.

É finito il pranzo? Non cessi il ricordo del tuo benefattore.

Se indossi l'abito, ringrazia chi te lo ha dato; se ti getti sulle spalle il mantello, cresci nell'amore di Dio il quale ci provvede d'estate e d'inverno degli abiti adatti per proteggere la nostra vita e nascondere le nostre vergogne.

É finito il giorno? Ringrazia colui che ci dona il sole per lo svolgimento delle opere diurne e ci elargisce il fuoco per illuminare la notte e servire agli altri bisogni della vita.

La notte poi ti porti altri motivi per pregare.

Quando innalzi gli occhi al cielo e fissi la bellezza delle stelle, prega il Padrone di tutte le cose visibili, adora Dio, sublime artefice dell'universo, che ha creato tutto con sapienza.

Quando vedi tutti i viventi giacere nel sonno, adora ancora colui che col sonno interrompe, anche nostro malgrado, la serie delle nostre fatiche, e con un breve riposo reintegra il vigore delle nostre forze.

La notte, dunque, non sia, per così dire, proprietà piena e assoluta del sonno: non permettere che metà della tua vita sia inutile per l'incoscienza del sonno, ma dividi il tempo della notte tra il riposo e la preghiera; anzi, il sonno stesso sia per te esercizio di pietà.

Le fantasie notturne, infatti, sono ordinariamente quasi l'eco delle nostre preoccupazioni diurne: quali sono le nostre occupazioni nella vita, tali sono necessariamente anche i nostri sogni.

In questo modo « pregherai senza interruzione », se non limiterai la tua prece alle sole parole, ma ti unirai a Dio in tutta la condotta della tua vita, sicché il tuo stesso vivere sia una preghiera continua e incessante.

Basilio il Grande, Omelia per la martire Giuditta, 3-4

EMP U-1. - La preghiera continua

Il Signore, fonte d'inviolabile santità, per radicarsi in una perfetta purezza, non aveva alcun bisogno di quei mezzi esteriori che per noi sono l'allontanamento dagli uomini e la solitudine …

Eppure anche Gesù si ritira, solo, sul monte a pregare ( Mt 14,23 ), per insegnarci col suo esempio che anche noi, se vogliamo pregare Dio con cuore puro e indiviso, dobbiamo separarci come lui dal disordine e dalla confusione della folla.

Solo così, pur restando ancora in questa vita, potremo in qualche modo conformarci alla beatitudine promessa ai santi nell'eternità e potremo far sì che anche per noi Dio sia tutto in tutti ( 1 Cor 15,28 ).

In tal modo si realizzerà in noi la preghiera che il Salvatore rivolse al Padre in favore dei suoi discepoli: L'amore con cui mi hai amato sia in essi e io in loro ( Gv 17,26 ); e ancora: Siano tutti uno come tu Padre sei in me e io sono in te, anch'essi siano uno in noi ( Gv 17,21 ).

Quando si sarà avverata questa preghiera del Signore - che non può essere annullata - allora quell'amore perfetto col quale Dio per primo ci ha amato ( 1 Gv 4,10 ), si trasmetterà anche ai nostri cuori.

Ciò avverrà quando ogni nostro amore, ogni desiderio, sforzo, ricerca, pensiero, ciò di cui viviamo, parliamo, respiriamo, non sarà altro che Dio; quando l'unità che regna tra il Padre e il Figlio e tra il Figlio e il Padre si trasfonderà nel nostro cuore e nella nostra anima, cioè quando, imitando l'amore puro e indissolubile col quale Dio ci ama, a nostra volta lo ameremo con un amore perpetuo e inseparabile e saremo talmente uniti a lui, che ogni nostro respiro, ogni pensiero, ogni parola, non saranno che lui.

Così giungeremo al fine di cui abbiamo parlato e che il Signore chiede per noi nella sua preghiera: Siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell'unità ( Gv 17,22-23 ); e ancora: Padre, io voglio che quelli che tu mi hai dato, siano anch'essi con me dove sono io ( Gv 17,24 ).

Questo è l'ideale del solitario, a questo deve tendere ogni suo sforzo: avere la grazia di possedere, fin da questa vita, una somiglianza della beatitudine eterna e gustare in questo mondo un'anticipazione della vita e della gloria celeste.

Giovanni Cassiano, Conferenza, 10,6-7

2. - Gli angeli pregano con noi

Uno solo è colui che dobbiamo placare e supplicare di esserci propizio: il Dio sommo, che possiamo placare con la pietà e ogni virtù.

Se poi [ Celso ] ritiene che, dopo il sommo Iddio, dobbiamo ricercare il favore di qualche altro, consideri che, come il corpo in movimento è accompagnato dal movimento della sua ombra, così al favore del sommo Iddio segue continuamente la benevolenza degli angeli, delle anime e degli spiriti che a lui sono amici.

Anch'essi conoscono infatti gli uomini degni della divina benevolenza e a questi non solo sono favorevoli, ma anche li aiutano nella loro intenzione di adorare il sommo Iddio, di placarlo, e con loro pregano, e con loro implorano.

Tanto che osiamo dire che insieme con gli uomini, i quali con scelta decisa tendono al meglio e si dedicano alla preghiera, vi sono mille potenze celestiali, che pregano anche non chiamate; offrono il loro aiuto alla nostra schiatta mortale e, per così dire, sono in ansia vedendo i demoni che si oppongono e combattono la salvezza, soprattutto di coloro che si consacrano a Dio e non si curano dell'inimicizia demoniaca.

E i demoni sono esasperati contro l'uomo che rifugge dal culto dei sacrifici e del sangue, che con i discorsi e le azioni cerca in ogni modo di riconciliarsi e unirsi al sommo Iddio per mezzo di Gesù; il quale sconfisse miriadi di demoni, quando passava sanando e convertendo gli oppressi dal diavolo ( At 10,38 ).

Origene, Contro Celso, 8,64

3. - Il contenuto della preghiera

All'inizio, cominciando la preghiera, si devono elevare con tutte le proprie forze lodi a Dio, per mezzo di Cristo, glorificato nello Spirito Santo, che è con lui.

Dopo di ciò, ognuno farà seguire ringraziamenti generali, pensando ai benefici elargiti a tanti uomini e quelli personali ricevuti da Dio.

Dopo il ringraziamento, mi sembra che si debbano accusare con severità, davanti a Dio, i propri peccati, supplicando lui di salvarci e liberarci dallo stato in cui quelli ci hanno condotto, e anche di perdonarci le colpe commesse.

Dopo la confessione dei peccati, si chiederanno i doni sublimi, celesti, particolari e collettivi, per i parenti e gli amici.

E in tutto ciò la preghiera deve risuonare come lode continua a Dio per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.

Origene, La preghiera, 33,1

4. - Ovunque puoi invocare Dio

Educhiamo noi stessi ad essere irremovibili, ad applicarci incessantemente alla preghiera, sia di giorno, sia di notte; anzi, più di notte, quando nessuno ci disturba, quando la quiete dei pensieri è profonda, quando vi è tanta pace e in casa non c'è più confusione e nessuno può incalzarci, impedendoci l'unione a Dio; quando il cuore si eleva e può dedicarsi tutto, con diligenza, al medico delle anime.

Se lo stesso beato Davide, re e insieme profeta, occupato da tanti impegni, cinto di diadema e di porpora diceva: Nel cuore della notte mi sono alzato per lodarti a motivo dei giudizi della tua giustizia ( Sal 119,62 ), cosa diremo noi, che conduciamo una vita privata e libera da impegni, e non compiamo certo le opere da lui compiute?

Molte erano le sue distrazioni durante il giorno, grande era il mucchio delle sue occupazioni e l'agitazione assillante: non trovava tempo per unirsi a Dio.

Perciò di questo tempo - che gli altri dedicano al sonno, giacendo in molli coltrici e rivoltandosi di qua e di là - egli ne faceva un tempo di preghiera a Dio; egli, il re, stretto da tante cure, parlava tutto solo a Dio e, dandosi tutto a una preghiera fervida e sincera, otteneva ciò che voleva: con le sue preci combatteva le sue guerre, otteneva trofei e univa vittorie a vittorie.

Aveva infatti un'arma invincibile: l'aiuto dall'alto, che basta a superare non solo le guerre degli uomini, ma anche le falangi dei demoni.

Costui imitiamo dunque: noi che siamo dei privati, lui che era re; noi che conduciamo una vita tranquilla e priva di preoccupazioni, lui che cinto di corona e porpora superò la vita monastica.

Ascoltalo ancora, anche altrove dice: Le mie lacrime sono diventate mio pane, giorno e notte ( Sal 42,4 ): vedi un'anima immersa in compunzione continua?

Il mio cibo, egli dice, il mio pane, il mio pranzo altro non sono che le mie lacrime, giorno e notte.

E ancora: Sono spossato per il mio gemere, inondo ogni notte il mio letto ( Sal 6,7 ).

Che diremo noi? Che scusa addurremo, che non vogliamo dimostrare una compunzione simile a questa di un re, pur sommerso in tante preoccupazioni?

Che c'è di più bello, dimmi, di questi occhi di Davide adorni di lacrime incessanti, come di gemme?

Hai visto un re che si dà giorno e notte alle preghiere e al pianto; guarda ora il maestro di tutto il mondo che, chiuso in carcere, con i piedi stretti nei ceppi, insieme con Sila prega tutta la notte; e il dolore e le catene non gli sono di impedimento, che anzi più caldo e più intenso è l'affetto che egli mostra al Signore.

Paolo, dice infatti la Scrittura, e Sila, nel cuore della notte pregavano e inneggiavano a Dio ( At 16,24 ).

Davide, con la sua dignità regale, con la sua corona, consumava la sua vita nelle lacrime e nelle preci; l'Apostolo, che era stato rapito al terzo cielo ed era stato degno di conoscere misteri ineffabili, pregava, incatenato, nel cuore della notte e innalzava inni al Signore; il re si alzava di notte a pregare; gli apostoli innalzavano di notte preci e inni incessanti.

Costoro imitiamo dunque e con le nostre continue preghiere costruiamo un muro intorno alla nostra vita: nulla ci sarà di impedimento.

Nulla infatti può impedircelo, se pur siamo vigilanti.

Ma non abbiamo bisogno di tempo e di luogo?

Ogni tempo, ogni luogo è adatto per unirci a Dio.

Ascolta ancora il maestro del mondo che ci dice: In ogni luogo innalzate le mani pure, senza ira e contese ( 1 Tm 2,8 ).

Se hai purificato l'anima dai desideri perversi, anche se sei in piazza, anche se sei in casa, anche se sei sulla strada o in tribunale o in mare o in albergo o in officina, ovunque tu sia ti è sempre possibile invocare Dio e ottenere ciò che gli chiedi.

Giovanni Crisostomo, Omelie sul Genesi, 30

EMP D-13. - Nel Cristo, eri tu a conoscere la tentazione

Questo corpo di Cristo, questa unica Chiesa di Cristo, questa unità che noi siamo grida dai confini della terra: O Dio, ascolta il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco ( Sal 61,2-3 ).

Dai confini della terra, cioè da ogni parte del mondo.

Ma perché ho gridato? Perché il mio cuore era nell'angoscia.

Pregando così, la Chiesa diffusa su tutta la terra mostra di essere, nella speranza, partecipe della gloria di Cristo, e insieme oppressa da una grande tentazione.

Infatti la nostra vita durante il viaggio terreno non può non esservi soggetta: il nostro progresso si compie attraverso la nostra tentazione.

Nessuno conosce se stesso se non è tentato.

La ricompensa è solo per colui che ha vinto; ma può vincere solo chi ha combattuto, e può combattere solo chi ha un nemico, una tentazione a cui opporsi.

Colui che grida dai confini della terra è dunque nell'angoscia, ma non è abbandonato.

Infatti noi, suo corpo, siamo stati prefigurati in quel suo corpo che è morto, risorto e salito al cielo, perché le membra abbiano la certezza di giungere là dove il capo le ha precedute.

Quando dunque Cristo ha voluto essere tentato da Satana, si è posto come figura di tutti noi.

Abbiamo letto nel Vangelo che il Signore Gesù Cristo fu tentato dal diavolo nel deserto.

Sì, Cristo fu tentato dal diavolo perché nel Cristo eri tu a conoscere la tentazione:

egli aveva preso da te il suo corpo per renderti partecipe della sua salvezza;

da te aveva preso la morte per chiamarti nella sua vita;

da te gli oltraggi per unirti ai suoi onori,

da te dunque anche la tentazione per renderti partecipe della sua vittoria.

Se siamo tentati in lui, in lui riportiamo vittoria sul diavolo.

Se ti riguarda il fatto che è stato tentato, non ti dovrebbe riguardare che egli abbia vinto?

Come ti riconosci tentato in Cristo, riconosciti anche vittorioso in lui.

Egli avrebbe potuto impedire che il diavolo gli si avvicinasse; ma se non fosse stato tentato, non avrebbe potuto insegnarti la maniera di vincere nella tentazione.

Non c'è dunque da meravigliarsi se, tormentato dalle tentazioni, grida dai confini della terra.

E come mai non è vinto? Mi hai stabilito sulla roccia ( Sal 61,4 ).

Qui possiamo sapere chiaramente chi è colui che grida dai confini della terra.

Richiamiamoci alla mente il Vangelo: Su questa roccia edificherò la mia Chiesa ( Mt 18,18 ).

É dunque la Chiesa colei che grida dai confini della terra, quella Chiesa che egli ha voluto edificare sulla roccia.

E chi si è fatto roccia, perché la Chiesa potesse esservi costruita?

Ce lo dice san Paolo: La roccia era Cristo ( 1 Cor 10,4 ).

É dunque su Cristo che noi siamo edificati.

Ecco perché questa roccia sulla quale siamo costruiti è stata la prima ad essere battuta dai venti, dai torrenti e dalla pioggia, quando Cristo era tentato dal diavolo.

Ecco l'incrollabile fondamento su cui ha voluto stabilirti.

La nostra voce dunque non grida invano, ma è ascoltata.

Noi siamo fondati nella speranza: « Mi hai stabilito sulla roccia ».

Agostino, Esposizioni sui Salmi, 61,2-3

EMP A-12. - Il desiderio è già preghiera

Ogni mio desiderio è davanti a te, Signore ( Sal 38,10 ).

Non davanti agli uomini, che sono incapaci di vedere il cuore, ma davanti a te, mio Dio.

Metti davanti a lui il tuo desiderio: il Padre che vede nel segreto lo riconoscerà ( Mt 8,6 ).

Il tuo desiderio è già preghiera; se il desiderio è continuo, continua è la preghiera.

Quando l'apostolo raccomanda: Pregate senza interruzione ( 1 Ts 5,17 ), non dice certo parole vane.

Ma è forse vero che noi, per adempiere a questo consiglio, dobbiamo stare continuamente in ginocchio, o prostrati, o a mani levate?

Se per noi la preghiera consiste in questo, ebbene, io credo che non possiamo pregare senza interruzione.

Ma c'è un'altra preghiera, che è interiore e non si interrompe mai: il desiderio.

Qualunque cosa tu faccia, se desideri la pace di Dio, in realtà preghi continuamente.

Se non vuoi smettere di pregare, non smettere di desiderare.

Se il tuo desiderio è continuo, continua è la tua voce.

Taci solo quando smetti di amare.

Hanno taciuto coloro dei quali è scritto: A motivo della crescente iniquità, in molti si raffredderà l'amore ( Mt 24,12 ).

Il gelo della carità è il silenzio del cuore, l'ardore ne è il grido.

Se la carità rimane sempre salda, il tuo grido non si spegne; se il grido non si interrompe, il desiderio è continuo, e se questo desiderio lo hai sempre, vuol dire che non ti dimentichi della pace di Dio.

É necessario capire bene chi è colui al quale il tuo cuore rivolge il suo gemito.

Pensa a come deve essere un desiderio che si esprime a Dio.

Dobbiamo forse desiderare che muoiano i nostri nemici, come sembra giusto agli uomini?

A volte infatti nella preghiera chiediamo quel che non dovremmo …

Quelli che chiedono la morte dei loro nemici, ascoltino questa parola del Signore: Pregate per i vostri nemici ( Mt 5,44; Lc 6,27 ).

Bisogna dunque pregare non perché i nemici muoiano, ma perché si convertano: ed essi moriranno, sì, ma solo perché, convertiti, non saranno più tuoi nemici.

Ogni mio desiderio è davanti a te.

Se il desiderio è davanti al Signore, come potrebbe non esserlo anche il nostro gemito?

Il gemito infatti è proprio l'espressione del desiderio.

Perciò il salmo continua così: E il mio gemito non ti è nascosto.

A te non è nascosto, ma può esserlo agli occhi degli uomini.

Infatti, mentre a volte l'umile servo di Dio dice: E il mio gemito non ti è nascosto, altre volte sembra che sia pieno di gioia; dovremmo forse pensare che quel desiderio è morto nel suo cuore?

E invece il desiderio c'è, e c'è anche il gemito, che, se talvolta non giunge alle orecchie degli uomini, è sempre presente all'attenzione di Dio.

Agostino, Esposizioni sui Salmi, 38,10

5. - Come e dove pregare

Ritengo che chi si reca a pregare, se si ferma un istante e si compone, sarà più fervente e raccolto per tutto il tempo della preghiera; e così se allontana ogni sollecitudine e ogni pensiero perturbante, se richiama alla mente con tutte le sue forze la maestà a cui si avvicina e quanto sia empio presentarlesi vuoto e distratto, quasi direi con disprezzo; e che ci si deve recare alla preghiera deponendo ogni altro pensiero, porgendo quasi l'anima sulle proprie mani, dirigendo quasi in modo visibile la propria mente a Dio e, prima di mettersi in posizione adatta, elevando dalla terra la parte superiore dell'anima alla presenza del Signore di tutte le cose, allontanando il pensiero delle offese subite, tanto quanto ciascuno vuole che Dio non si ricordi delle azioni malvagie da lui perpetrate, dei suoi molti peccati commessi contro il prossimo e di tutte le azioni contrarie alla retta ragione che ciascuno è conscio di aver compiuto.

E non è il caso di dubitare che tra le mille posizioni che si possono assumere, stare eretti con le mani tese e gli occhi elevati è senz'altro da preferirsi a tutte: si assume anche col corpo l'immagine dell'attitudine che più si addice all'anima durante la preghiera.

Posizione che si deve mantenere, lo notiamo, purché non vi sia qualche circostanza particolare; in qualche caso, infatti, si può pregare convenientemente stando seduti, come quando si soffra una malattia ai piedi non trascurabile; oppure stando a letto a causa della febbre o di qualche altra infermità.

E in particolari circostanze, come, per esempio, se stiamo navigando o se le nostre occupazioni non ci permettono di ritirarci a fare le nostre devozioni, è ammesso pregare senza darlo a vedere.

Si deve poi sapere che la genuflessione è necessaria quando uno si accinge a confessare a Dio le proprie colpe, supplicandone la guarigione e la remissione; è simbolo infatti di sottomissione e umiltà, come dice Paolo: Per questo piego le mie ginocchia davanti al Padre, da cui ogni stirpe prende nome in cielo e sulla terra ( Ef 3,14-15 ).

La genuflessione spirituale poi, detta così perché ci si umilia davanti a Dio nel nome di Gesù, perché ogni creatura si abbassa davanti a lui, mi sembra chiaramente espressa dall'Apostolo nella frase: Affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di tutti quelli che sono in cielo, in terra e sotto la terra ( Fil 2,10 ) …

Riguardo al posto dove pregare, si sappia che, se si prega bene, ogni luogo è adatto alla preghiera: In ogni luogo, infatti, offritemi l'incenso, dice il Signore ( Ml 1,11 ).

E: Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo ( 1 Tm 2,8 ).

Ma perché possa compiere le proprie preghiere nella pace e senza distrazioni, ognuno può scegliere un luogo particolare e predisposto nella sua abitazione se vi è spazio, per così dire, più santo, e ivi pregare.

Origene, La preghiera, 31,2-4

6. - Pregare in ogni tempo

É notte, perché va brancolando quaggiù il genere umano.

É notte, perché non è ancora giunto il giorno non coartato dall'oggi e dal domani, il giorno eterno, senza alba perché senza tramonto.

Dunque, è notte quaggiù; ma questa notte ha quasi la sua luce, e le sue tenebre.

Se la chiamiamo notte in generale, qual è la sua luce?

La prosperità e la felicità di questo mondo, la gioia temporale, l'onore temporale è quasi la luce di questa notte.

Ma l'avversità e l'amarezza delle tribolazioni o del disonore, sono le tenebre di questa notte.

In questa notte, in questa vita mortale, gli uomini hanno la luce, gli uomini hanno le tenebre: la luce è la prosperità, le tenebre sono le avversità.

Ma se viene Cristo il Signore e abita nell'anima per la fede, e le promette un'altra luce e le ispira e le dona la pazienza, ed esorta l'uomo a non dilettarsi delle prosperità, a non abbattersi per le avversità, allora l'uomo fedele comincia a essere indifferente a questo mondo, a non innalzarsi quando le cose vanno bene, a non abbattersi quando vanno male, ma a benedire ovunque il Signore: non solo quando è nell'abbondanza, ma anche quando perde; non solo quando è sano, ma anche quando è ammalato.

Allora saranno in lui realtà le parole del canto: Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre la sua lode sarà sulla mia bocca ( Sal 34,2 ).

Se sempre; anche quando questa notte è illuminata, anche quando questa notte è oscura: quando arride la prosperità e quando l'avversità è più nera, sempre vi sia la sua lode sulla tua bocca.

Si avvererà allora ciò che abbiamo detto or ora: Come le sue tenebre, così la sua luce ( Sal 139,12 ).

Non mi opprimono le sue tenebre, perché non mi innalza la sua luce.

Agostino, Esposizioni sui Salmi, 139,16

7. - Pregare ad ogni ora

Oltre alle ore osservate dagli antichi, ora per noi, fratelli carissimi, è aumentato il tempo dell'orazione con i suoi sacri simboli.

Infatti dobbiamo pregare anche al principio del giorno, per celebrare con l'orazione mattutina la risurrezione del Signore.

Lo presignava già lo Spirito Santo nei salmi dicendo: Mio re e mio Dio!

A te rivolgerò la mia preghiera, e alla mattina esaudirai la mia voce; alla mattina mi presenterò a te e ti contemplerò ( Sal 5,4 ).

E ancora per bocca del profeta dice il Signore: All'aurora si sveglieranno per venir da me, dicendo: Andiamo e ritorniamo al Signore Dio nostro ( Os 6,1 ).

Al tramonto del sole, quando il giorno se ne va, dobbiamo ancora pregare.

Infatti, essendo Cristo il vero sole e il vero giorno, quando tramonta il sole, il giorno mondano, mentre preghiamo e chiediamo che ritorni su di noi la luce del giorno, supplichiamo anche il ritorno di Cristo che ci elargirà la grazia dell'eterna luce.

Che Cristo sia il giorno, lo dichiara lo Spirito Santo nei salmi: La pietra che i costruttori scartarono, è diventata pietra angolare.

Il Signore ha operato questo prodigio, che è una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: allietiamoci e banchettiamo in esso ( Sal 118,22-23 ).

Così, che Cristo sia stato chiamato sole, ce lo attesta il profeta Malachia dicendo: Per voi che temete il nome del Signore sorgerà il sole di giustizia, e sotto le sue ali vi sarà la vostra salvezza ( Ml 3,19 ).

Perciò, se secondo le sacre Scritture Cristo è il vero sole e il vero giorno, i cristiani non possono lasciar trascorrere nessuna ora senza adorare Dio.

Noi che siamo in Cristo, cioè nel sole e nel giorno vero, dobbiamo dedicarci tutto il giorno alla preghiera, e quando per legge cosmica ritorna la notte succedendo al giorno, le tenebre notturne non devono recare danno alla nostra orazione perché per i figli della luce anche la notte è giorno.

Quando è privo di luce colui che ha la luce in cuore?

Quando non c'è sole, quando non è giorno per chi ha Cristo quale sole e quale giorno? …

Non stiamo a guardare i pagani, che ancora non hanno la luce, né i giudei, che l'hanno abbandonata restando nelle tenebre.

Noi, fratelli carissimi, che siamo sempre nella luce del Signore, che teniamo presente e conserviamo sempre ciò che abbiamo cominciato ad essere col dono della grazia, consideriamo giorno la notte.

Pensiamo con fede che camminiamo sempre nella luce e non lasciamoci affatto ostacolare dalle tenebre da cui siamo fuggiti.

Nessun danno arrechino alla nostra preghiera le ore notturne; la pigrizia e l'ignavia non ci distolgano mai dall'orazione.

Rigenerati e rinati spiritualmente per bontà di Dio, imitiamo ciò che un giorno saremo.

Abiteremo in un regno ove ci sarà solo giorno senza interruzione notturna: perciò vigiliamo la notte come fosse giorno; pregheremo sempre e ringrazieremo Dio: perciò anche quaggiù non cessiamo di pregarlo e ringraziarlo.

Cipriano, La preghiera del Signore, 35-36

8. - L'esempio di Cristo orante

E passò la notte in preghiera a Dio ( Lc 6,12 ).

Ecco che ti viene indicato un esempio, ti viene offerto un modello da imitare.

Cosa non dovrai tu fare per la tua salvezza, mentre per te Cristo passa la notte in preghiera?

Cosa ti conviene fare, quando vuoi intraprendere qualche opera buona, se consideri che Cristo, al momento di inviare gli apostoli, ha pregato, e ha pregato da solo?

Se non mi sbaglio, in nessun luogo si trova che egli abbia pregato insieme con gli apostoli: ovunque egli prega da solo.

Il disegno di Dio non può essere disturbato da desideri umani, e nessuno può essere partecipe dell'intimo pensiero di Cristo.

Ambrogio, Commento al Vangelo di san Luca, 5,43

EMP U-14. - La preghiera è la luce dell'anima

Il bene supremo è la preghiera, il rapporto intimo di amicizia con Dio: essa è comunione con Dio, e ci rende una sola cosa con lui.

Come gli occhi del corpo sono illuminati dalla luce, così l'anima che è tutta tesa verso Dio viene investita e penetrata dalla sua ineffabile luce.

La preghiera non è un atteggiamento esteriore, ma viene dai cuore, non è limitata a ore o tempi determinati, ma si attua ininterrottamente di giorno e di notte.

Non basta infatti dirigere prontamente il pensiero a Dio solo nei momenti dedicati alla preghiera; ma anche quando si è impegnati in altre occupazioni, come l'assistenza ai poveri o altri doveri e opere che arrechino aiuto alle persone, è necessario mettervi dentro il desiderio e la memoria di Dio, perché queste occupazioni, rese gustose col sale dell'amore di Dio, diventino per il Signore un cibo piacevolissimo.

La preghiera è la luce dell'anima, la vera conoscenza di Dio, la mediatrice tra Dio e gli uomini …

Con la preghiera l'anima si innalza verso il cielo e si unisce al Signore con un ineffabile abbraccio: come un bambino chiama piangendo sua madre, essa grida verso Dio bramosa del cibo che viene da lui.

Esprime i suoi desideri intimi, e riceve doni infinitamente superiori alla natura.

La preghiera, con cui ci presentiamo rispettosamente al Signore, è la gioia del cuore e la pace dell'anima …

Mentre il corpo resta sulla terra, la preghiera conduce l'anima alla sorgente celeste e la disseta con quell'acqua che diverrà in lei una fonte zampillante per la vita eterna ( Gv 4,14 ).

Essa ci dà la vera sicurezza dei beni futuri e, nella fede, ci fa conoscere meglio il dono di Dio …

Quando dico preghiera, non pensare che si tratti di parole.

Essa è desiderio di Dio, amore ineffabile che non viene dagli uomini, ma è operato dalla grazia di Dio.

L'apostolo dice infatti: Noi non sappiamo pregare come dovremmo, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti ineffabili ( Rm 8,26 ).

Questa preghiera, quando il Signore la concede a qualcuno, è una ricchezza che nessuno può portar via, è un cibo celeste che sazia l'anima.

Colui che l'ha gustata, è posseduto da un desiderio eterno di Dio, simile a un fuoco violento che gli infiamma il cuore.

Lascia che si compia in te nella sua pienezza, e, per decorare la tua casa di dolcezza e di umiltà, illuminala con la luce della giustizia, rivestila di buone opere come di una superficie lucente.

Al posto dei mosaici, metti la fede e la grandezza d'animo.

Per compiere l'edificio, poni ancora la preghiera alla sua sommità.

Così la casa che preparerai per il Signore sarà completa: lo potrai dunque accogliere come in una splendida reggia, e ne possederai la gloria, per sua grazia, nel tempio della tua anima.

Giovanni Crisostomo, Omelia 6 ( sulla preghiera )

9. - Certezza di essere esauditi

Risveglia la tua attenzione, o anima fedele, e ascolta con discernimento quanto egli dice nella promessa, e cioè: « In nome mio »; egli non ha detto: « Tutto ciò che chiederete in qualsiasi modo », ma: Tutto ciò che chiederete in nome mio, lo farò ( Gv 14,13 ).

E colui che ci ha promesso un così grande dono, come si chiama? Gesù Cristo.

Cristo significa re, Gesù significa salvatore.

Non è un qualsiasi re che ci salverà, ma il re salvatore: e perciò qualsiasi cosa chiediamo che sia contraria alla nostra salvezza, non la chiediamo nel nome del Salvatore.

E tuttavia, egli non cessa di essere il nostro Salvatore, non solo quando esaudisce quanto gli chiediamo, ma anche quando non esaudisce la nostra preghiera.

Poiché, non esaudendo ciò che gli viene chiesto a danno della nostra salvezza, mostra appunto di essere il nostro Salvatore.

Il medico sa, se quanto chiede l'ammalato è a vantaggio o a danno della sua salute, e perciò se non soddisfa la volontà di chi chiede ciò che è dannoso, lo fa per proteggere la sua salute.

Quando dunque noi vogliamo che il Signore esaudisca le nostre preghiere, chiediamo a lui non in un qualunque modo, ma nel suo nome, cioè nel nome del Salvatore.

E non chiediamo quanto è nocivo alla nostra salvezza: se esaudisse tale preghiera, non si comporterebbe da Salvatore qual è, poiché egli è questo per i suoi fedeli.

Egli, che si degna di essere il Salvatore dei fedeli, è anche il giudice che condanna gli empi.

Chi dunque crede in lui, qualunque cosa chieda in suo nome, cioè nel nome che gli riconoscono quanti in lui credono, sarà esaudito, perché egli così facendo agirà da Salvatore.

Ma se invece chi crede in lui, per ignoranza chiede qualcosa che è dannoso alla sua salvezza, non chiede nel nome del Salvatore: il Signore non sarebbe suo Salvatore, se gli concedesse ciò che non torna a vantaggio della sua salvezza eterna.

É quindi molto meglio in questo caso per il fedele che il Signore non conceda ciò che gli viene chiesto, mostrando così di essere veramente il Salvatore.

Ecco perché colui che non soltanto è il Salvatore ma è anche il buon maestro, per poter esaudire tutto ciò che chiediamo, ci insegna cosa dobbiamo chiedere nella stessa preghiera che ci ha dato.

Egli ci insegna, cioè, a non chiedere, in nome del maestro, ciò che è contrario ai principi del suo insegnamento.

Tuttavia, sebbene noi si chieda nel suo nome, nel nome del Salvatore e secondo il suo insegnamento, talvolta egli non ci esaudisce nel momento in cui gli rivolgiamo la preghiera.

É vero però che finisce con l'esaudirci.

Noi gli chiediamo, ad esempio, che venga il regno di Dio: egli non ci esaudisce nel momento in cui lo chiediamo, perché non regniamo subito con lui nell'eternità; rimanda la realizzazione di quanto gli chiediamo ma non ce la nega.

Non tralasciamo quindi di pregare, comportiamoci come i seminatori: verrà il tempo giusto per il raccolto.

Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni, 73,3-4

10. - Il fine ultimo della preghiera

Ho cercato il Signore e mi ha esaudito ( Sal 34,5 ).

Quelli dunque che non sono esauditi non cercano il Signore.

Faccia attenzione la santità vostra.

Il salmista non ha detto: Ho richiesto l'oro dal Signore e mi ha esaudito; ho richiesto dal Signore la longevità e mi ha esaudito; ho richiesto dal Signore questo e quello e mi ha esaudito.

Altro è cercare qualcosa dal Signore, altro è cercare il Signore stesso.

« Ho cercato il Signore e mi ha esaudito », dice …

Non cercare qualcosa di estraneo al Signore, ma cerca il Signore stesso, ed egli ti esaudirà, e mentre ancora stai parlando ti dirà: Ecco, sono qui ( Is 65,24 ).

Che vuol dire: Ecco, sono qui? Ecco, sono presente, che cosa vuoi, cosa attendi da me?

Tutto quello che ti posso dare è nulla al mio confronto: prendi me stesso, goditi me, abbracciami: non ancora puoi farlo completamente, toccami con la fede, e a me ti unirai ( così ti dice Dio ), e io ti libererò da tutti i tuoi fardelli, affinché tu possa aderire a me tutto intero, quando avrò trasformato all'immortalità questo tuo corpo mortale, affinché tu sia uguale ai miei angeli, tu veda sempre il mio volto e sia felice, senza che nessuno possa più toglierti la tua gioia.

Poiché tu hai cercato il Signore e ti ha esaudito.

Agostino, Esposizioni sui Salmi, 34,9

11. - Preghiera e ricchezza

Figlio mio, perché ogni giorno ti alzi, preghi, pieghi le ginocchia, batti la fronte a terra, a volte piangi addirittura e mi ripeti: « Padre mio, Dio mio, concedimi un po' di ricchezza! »?

Se te la dessi, penseresti di aver ottenuto qualcosa di buono e di grande.

Me l'hai chiesta e l'hai ricevuta: usane bene.

Prima di averla, eri umile: ti sei arricchito, e disprezzi i poveri.

Che bene è, se sei diventato peggiore?

Perché eri cattivo e non sapevi ciò che ti avrebbe reso peggiore: per questo la chiedevi a me.

Te l'ho data, e ti ho messo alla prova: l'hai trovata, e si è trovato ciò che eri.

Non lo si sapeva quando non l'avevi.

Correggiti! Vomita la cupidigia, bevi la carità.

É forse qualcosa di grande che chiedi a me, ti dice il tuo Dio?

Non vedi a chi la do? Non vedi a che razza di gente la concedo?

Se fosse un bene grande ciò che a me chiedi, l'avrebbe forse il ladro?

l'avrebbe forse il disonesto, l'avrebbe chi mi bestemmia?

L'avrebbe il mimo infame? L'avrebbe la prostituta impudica?

Tutti costoro avrebbero l'oro, se l'oro fosse davvero un grande bene?

Ma tu mi dici: Non è dunque un bene l'oro? Certo, l'oro è un bene.

Ma i cattivi agiscono male con l'oro che è un bene; i buoni agiscono bene con l'oro che è un bene.

Hai visto dunque a chi l'ho detto: chiedimi qualcosa di migliore, chiedimi qualcosa di maggiore: chiedimi i beni spirituali, chiedi me stesso.

Agostino, Discorsi, 311

12. - Desideri infantili

Non ci succeda nel tempo della preghiera quello che si riscontra nell'animo dei fanciulli; coloro infatti che non hanno raggiunto il pieno uso della ragione non riflettono se i loro desideri siano realizzabili, ma si immaginano, a loro arbitrio, eredità, ricchezze, regni, grandi città chiamate con il loro nome; e con la loro fantasia vivono proprio in quello stato che suggerisce loro la mente ancora debole.

Vi sono alcuni che, tutti presi da questo loro possente vaneggiare, oltrepassano ogni misura naturale e, secondo loro, mettono le ali, splendono come stelle, oppure trasportano i monti con le mani o pensano di salire in cielo, vivere per millenni, o, vecchi, ringiovanire; queste e altre fantasticherie simili, vuote come bolle, crea ai più giovani la loro immaginazione.

Chi nell'agire non pensa a ciò che può essere veramente vantaggioso, ma si attacca stoltamente a desideri irrealizzabili, è sciocco e compassionevole, perché sciupa in sogni il tempo da dedicare ad azioni utili; ma altrettanto chi, nel tempo della preghiera, non è intento al bene dell'anima, ma pretende che Dio soddisfi i moti passionali del suo spirito, è veramente sciocco e ciancione, perché prega Dio di farsi collaboratore e ministro della sua stoltezza.

Eccone un esempio: uno si reca a pregare Dio e non riflette interiormente sulla sublimità della potenza a cui si presenta: senza avvedersene oltraggia la divina grandezza con i suoi desideri vergognosi e piccini.

Come se qualcuno - che per la sua estrema povertà e rozzezza considerasse preziosi i vasi di argilla - si recasse dal re venuto a distribuire ricchezze e dignità, e non esprimesse nessun desiderio degno della munificenza regale, ma ritenesse di dover chiedere a tanta dignità di plasmare col fango qualcosa che a lui piace, così chi si dà alla preghiera senza esservi assolutamente educato, non innalza se stesso all'altezza del donatore, ma desidera che la potenza divina si abbassi ai propri desideri meschini e terreni.

Mosso da questi, presenta a colui che scruta i cuori i propri impulsi passionali, non perché da lui vengano curati i moti cattivi del suo animo, ma perché si facciano addirittura peggiori, qualora i suoi desideri perversi si avverino per il concorso di Dio.

« Quel tale mi fa soffrire, e il mio animo è pieno d'odio per lui: percuotilo, o Signore! », dice a Dio; manca solo che gli gridi: « La mia passione penetri in te, la mia malvagità in te trapassi! ».

Come nelle guerre degli uomini non è possibile che qualcuno parteggi per una parte senza accendersi d'ira verso l'altra parte che combatte, così è chiaro che chi tenta di muovere Dio contro il proprio nemico, lo supplica di adirarsi insieme con sé, di partecipare al proprio rancore.

Ma questo è un voler far precipitare la divinità nelle passioni, farla scendere a un livello umano, tramutarne quasi l'eccelsa natura in bestiale crudeltà.

Così chi va pazzo per la gloria, così chi desidera di raggiungere il massimo della notorietà, chi fa di tutto per vincere una causa giudiziaria, chi aspira alla corona nelle gare ginniche, chi cerca la celebrità sulle scene, e spesso anche chi si strugge nei furenti amori giovanili: tutti costoro offrono le loro preghiere a Dio, non per essere liberati da questi loro mali interiori, ma anzi perché la loro malattia giunga all'estremo.

Ritenendo ciascuno che fallire in questi desideri sia addirittura la rovina, blaterano davvero pregando Dio di rendersi complice del loro male interiore; e, cosa ben peggiore, desiderano che la divinità sia mossa, per loro, da impulsi contrari scindendosi nell'azione in crudeltà e in bontà: vogliono infatti che Dio sia con loro misericordioso e mite, e lo supplicano di mostrarsi crudele con i loro nemici.

Non è questo un blaterare pazzo? Se Dio è rigoroso con loro, non sarà certo dolce con te; se per te inclina alla misericordia - almeno secondo quanto tu speri - come muterà all'improvviso trasformando questa sua misericordia in crudeltà?

Gregorio di Nissa, La preghiera del Signore, 3

13. - La nostra preghiera e la scienza di Dio

Perché mai, dato che il nostro Padre sa cosa ci è necessario, perché preghiamo?

Perché chiediamo? Perché bussiamo? Perché ci stanchiamo di chiedere, di pregare e di bussare?

Per mettere al corrente uno che già sa? Sono parole del Signore: Bisogna pregare sempre, senza mai cessare ( Lc 18,1 ).

Se bisogna sempre pregare, perché dice il Signore: Non usate tante parole ( Mt 6,7 )?

Ma come posso pregare sempre, e subito finire?

Con un passo mi comandi di finire presto, con l'altro mi comandi di pregare sempre e non smettere mai: cos'è questo?

Per poterlo comprendere, chiedi, prega, batti.

Ciò ti è chiuso, non per escluderti, ma per esercitarti.

Dunque, o fratelli, dobbiamo esortare alla preghiera e voi e noi.

Non abbiamo altra speranza fra i grandi mali di questo secolo, se non bussare pregando, avere fiducia, mantenere il cuore saldo, perché il tuo Padre non ti dà ciò che sa che non ti giova.

Tu sai cosa desideri; egli sa cosa ti giova.

Pensa di essere sotto le cure di un medico, e di essere infermo - come lo sei realmente, perché tutta la nostra vita è un'infermità, e una vita lunga non è altro che una lunga infermità -: pensa dunque di essere ammalato e venire curato da un medico.

Hai voglia di primizie, hai voglia di berti un bicchiere di vino: chiedilo al medico.

Non ti è proibito chiederlo: forse non ti nuoce, anzi ti giova prenderlo.

Non dubitare a chiedere: chiedilo, non indugiare.

Ma se non ti viene concesso, non contristarti.

Se questo avviene col medico della tua carne, quanto più con Dio, medico, creatore e riparatore della tua carne e della tua anima!

Agostino, Discorsi, 80,2

14. - Magnanimità di Dio verso la nostra preghiera tanto distratta

Fratelli miei, vi parlerò come un uomo che vive fra gli uomini e discende da uomini.

Si prenda ciascuno il cuore in mano e si guardi da ogni adulazione o lusinga.

Niente infatti v'è di più stolto che lusingare e ingannare se stesso.

State dunque attenti e guardate quante cose passino nel cuore umano.

Osservate come spesso le stesse preghiere sono ostacolate da vani pensieri e con quanta difficoltà il cuore resta alla presenza del suo Dio.

Vorrebbe dominarsi e stare fermo, ma ben presto, per così dire, fugge lontano e non trova cancelli che riescano a rinchiuderlo, ovvero ostacoli che trattengano i suoi svolazzi e le sue divagazioni in modo che possa arrestarsi ed essere allietato dal suo Dio.

É difficile trovare, in mezzo alle molte, una sola preghiera ben fatta …

Se il salmo afferma che Dio è mite, a quanto mi sembra lo fa per indicare che Dio sopporta le nostre miserie e, nonostante tutto, si aspetta da noi che lo preghiamo affinché egli ci perfezioni.

E quando noi l'abbiamo pregato, di buon grado riceve la nostra preghiera e la esaudisce.

Non ricorda le tante preghiere che sconclusionatamente abbiamo biascicate, e accoglie quella sola che a fatica abbiamo racimolato.

Fratelli miei, ecco un uomo che ha un amico.

Un giorno questo amico intavola un discorso con quel tale e poi, quando l'altro sta per rispondere alle sue parole, si allontana e comincia a parlare con una terza persona.

Chi lo sopporterebbe? Ovvero, un giorno tu ti rechi dal giudice, ti fai fissare la data dell'udienza e poi, non appena hai cominciato a parlare con lui, lo abbandoni e cominci a confabulare con un tuo amico.

Ti sopporterebbe? Eppure Dio sopporta i cuori di tanti che lo pregano pur pensando a cose stravaganti per non dire malvagie, ovvero, come talvolta capita, anche detestabili e contrarie a Dio.

Ma già pensare a cose superflue è un'offesa a colui, con il quale hai cominciato a parlare.

La tua preghiera è un discorso con Dio.

Quando leggi, Dio parla con te; quando preghi, tu parli con Dio.

Ma allora? Dovremmo disperare del genere umano e dire che su ogni uomo grava la condanna qualora un pensiero estraneo lo incolga mentre prega e ne interrompa la preghiera?

Se dicessimo questo, fratelli, non vedo quale speranza ci rimarrebbe.

Ma poiché c'è per noi speranza in Dio ( grande infatti è la sua misericordia ), diciamogli: Allieta l'anima del tuo servo, perché a te, Signore, ho sollevato l'anima mia ( Sal 86,4 ).

E in quale modo l'ho sollevata? Come ho potuto, secondo le forze che tu mi hai date, e come mi è riuscito prenderla mentre fuggiva …

A causa della mia infermità io tendo a dissiparmi. Curami e avrò stabilità.

Agostino, Esposizioni sui Salmi, 86,7

15. - Pregare confidando nel Signore

Il Pastore mi disse: « Allontana da te ogni dubbio e non esitare, neppure un istante, a chiedere qualche grazia al Signore, dicendo fra te e te: Come è possibile che io possa chiedere e ottenere dal Signore, che ho tanto peccato contro di lui?

Non pensare a ciò, ma rivolgiti a lui di tutto cuore e pregalo senza titubare; sperimenterai la sua grande misericordia.

Dio non è come gli uomini che serbano rancore; egli dimentica le offese e ha compassione per la sua creatura.

Tu dunque purifica prima il tuo cuore da tutte le vanità di questo mondo e da tutti i peccati che abbiamo menzionati, poi prega il Signore e tutto otterrai.

Sarai esaudito in ogni tua preghiera, se chiederai senza titubare.

Se invece esiterai in cuor tuo, non potrai conseguire nulla di ciò che chiedi.

Chi, pregando Dio, dubita, è uno di quegli indecisi che nulla assolutamente ottengono; invece chi è perfetto nella fede, chiede tutto confidando nel Signore e tutto riceve, perché prega senza dubbio o titubanza.

Ogni uomo indeciso e tiepido, se non farà penitenza, difficilmente avrà la vita.

Purifica il tuo cuore da ogni traccia di dubbio, rivestiti di fede robusta, abbi la certezza che otterrai da Dio tutto ciò che domandi.

Se poi avviene che, chiesta al Signore qualche grazia, egli tarda a esaudirti, non lasciarti prendere dallo scoraggiamento per il fatto di non aver ottenuto subito ciò che domandasti: certamente questo ritardo nell'ottenere la grazia chiesta o è una prova o è dovuto a qualche tuo fallo che ignori.

Perciò non cessare di rivolgere a Dio la tua intima richiesta, e sarai esaudito; se invece ti scoraggi e cominci a diffidare, incolpa te stesso, e non colui che è disposto a concederti tutto.

Guardati dal dubbio! É sciocco e nocivo e sradica molti dalla fede, anche se sono assai convinti e forti.

Tale dubbio è fratello del demonio e produce tanto male tra i servi di Dio.

Disprezzalo dunque e dominalo in tutto il tuo agire, corazzandoti con una fede santa e robusta, perché la fede tutto promette e tutto compie; il dubbio invece, poiché diffida di sé, fallisce in tutte le opere che intraprende.

Vedi, dunque, che la fede viene dall'alto, dal Signore, e ha una grande potenza, mentre il dubbio è uno spirito terreno che viene dal diavolo, e non ha vera energia.

Tu dunque servi alla fede, che ha vera efficacia, e tienti lontano dal dubbio che ne è privo.

E così vivrai in Dio; e tutti coloro che ragionano così, vivranno in Dio ».

Erma, Il Pastore, Precetto IX

16. - Utilità della preghiera

Che chi prega come si deve, o almeno cerca con tutte le forze di farlo, ne abbia utilità, credo che si verifichi sotto molti punti di vista.

Anzi tutto è veramente utile per chi si dispone interiormente alla preghiera, dimostrare con lo stesso atteggiamento esterno di essere presente a Dio e di parlare a lui che lo ascolta e lo guarda.

Come infatti le fantasticherie e i ricordi vari che vengono alla memoria macchiano i pensieri che insieme a tali fantasticherie sorgono, allo stesso modo si deve ritenere che è utile il ricordo di Dio presente, di Dio che nota tutti i movimenti, anche più profondi, dell'anima: questa si dispone soavemente per piacere a lui che è presente, che giunge al fondo di ogni pensiero e che esamina i cuori e scruta le reni ( Sal 7,10 ).

Che se, per ipotesi, non vi fosse altra utilità per colui che dispone la sua mente alla preghiera, si comprenda bene che non è un piccolo vantaggio quello che ottiene l'essersi disposto così piamente nel tempo della preghiera.

Ciò, se avviene spesso, da quanti peccati trattiene, a quante buone azioni conduce: lo sanno per esperienza coloro che si dedicano assiduamente alla preghiera.

Del resto, se il ricordo vivo di un uomo illustre, insigne per la saggezza, ci spinge a imitarlo e spesso arresta le nostre inclinazioni al male, quanto più il ricordo di Dio, Padre universale, unito alla preghiera a lui rivolta, giova a coloro che sono persuasi di essere davanti e di parlare a Dio che è loro presente e li ascolta.

Ciò che abbiamo detto può essere così esposto in base alle divine Scritture: chi prega deve innalzare le mani pure, perdonando a ciascuno le ingiurie ricevute, cancellando dall'anima ogni sentimento d'ira e non serbando turbamento contro nessuno.

Inoltre, affinché la sua anima non sia offuscata da pensieri estranei, deve dimenticare, nel tempo dedicato alla preghiera, tutto ciò che ad essa non si riferisce.

Una simile situazione, non è forse veramente beata?

Ce lo insegna Paolo nella prima lettera a Timoteo, dicendo: Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo, innalzando mani pure, senza ira e contrasti ( 1 Tm 2,8 ).

La donna, poi, soprattutto quando prega, deve mostrare decoro e compostezza interiori ed esteriori, e in primissimo luogo, quando fa le sue orazioni, deve mostrare rispetto a Dio, allontanando dall'intelletto ogni smodato ricordo muliebre; e deve farsi bella non intrecciando le chiome, non con l'oro, le perle o le vesti preziose, ma come si addice alla donna che professa devozione.

Mi meraviglierei se qualcuno dubitasse di ritenere beata, anche solo per queste sue disposizioni, colei che si presenta così all'orazione; ce lo ha insegnato Paolo nella stessa lettera: Così le donne, portando un vestito decente, si adornino con verecondia e modestia, non con trecce e oro o gemme e vesti preziose, ma con opere buone, e come si conviene a donne che fanno professione di pietà ( 1 Tm 2,9-10 ).

Anche il profeta Davide ricorda molte altre caratteristiche dell'uomo santo che prega; e non è male riportarle qui, perché ci sia chiara la grande utilità che hanno, di per sé, la posizione del corpo e la preparazione alla preghiera per chi si affida tutto a Dio.

Dice dunque: Ho innalzato gli occhi miei a te, che abiti nei cieli ( Sal 123,1 ); e: Ho innalzato la mia anima te, o Dio ( Sal 25,1 ).

Quando gli occhi della mente si innalzano non si fermano più sulle realtà terrene, non si riempiono più delle immagini delle realtà materiali, si elevano tanto da disprezzare ogni realtà corruttibile e da dedicarsi solo al pensiero di Dio, ascoltando lui e parlandogli con rispetto e affetto.

Non sarà dunque enorme il vantaggio di questi occhi, che contemplano a volto aperto la gloria di Dio, trasformati nella sua immagine, di splendore in splendore ( 2 Cor 3,18 )?

Partecipano allora a un efflusso spirituale, a un carattere divino, come è chiaro da questo detto: Su noi è brillata la luce del tuo volto, o Signore ( Sal 4,7 ).

E l'anima che si è elevata, che ha seguito lo Spirito, che si è separata dal corpo - e che non solo ha seguito lo Spirito ma è stata da lui trasformata ( come chiarisce il detto: Ho innalzato la mia anima a te ) -, non ha forse già deposto la sua natura psichica e si è fatta spirituale?

Origene, La preghiera, 8,2-9,2

EMP D-35. - La gioia della conversione

Tornerò alla casa di mio padre come il prodigo, e sarò accolto.

Come ha fatto lui, farò anch'io: non mi esaudirà forse?

Ecco, busso alla tua porta, Padre misericordioso; aprimi, perché io entri, perché non mi perda e mi allontani e perisca!

Mi hai fatto tuo erede, e io ho abbandonato la mia eredità e dissipato i tuoi beni, che io sia ormai come un mercenario e come un servo!

Abbi pietà di me come del pubblicano e io vivrò per la tua grazia!

Perdonami i peccati, come hai perdonato alla peccatrice, o Figlio di Dio!

Traimi come Pietro dai flutti! Abbi pietà della mia malizia e ricordati di me, come ti sei ricordato del ladrone!

Cercami, Signore, come la pecorella smarrita, e mi troverai; e sulle tue spalle, Signore, portami alla casa del Padre!

Aprimi gli occhi come al cieco, perché io veda la tua luce!

Aprimi le orecchie come al sordo, perché io senta la tua voce!

Guarisci la mia infermità; come quella del paralitico, perché io dia lode al tuo nome!

Purificami dalle mie immondezze con l'issopo, come il lebbroso!

Fammi vivere, o Signore, come la fanciulla figlia di Giairo!

Guariscimi come la suocera di Pietro, perché sono malato!

Risuscitami come il ragazzo, figlio della vedova!

Chiamami con la tua voce e sciogli i miei legami come hai fatto per Lazzaro!

Perché sono morto per il mio peccato, come per una malattia; sollevami dalla rovina, perché dia lode al tuo nome!

Ti prego, Signore della terra e del cielo, vieni in mio aiuto e mostrami il tuo cammino, perché io venga verso di te!

Conducimi a te, o Figlio di Colui che è la bontà per essenza, e colma la tua misericordia!

Verrò a te e là mi sazierò, nella gioia.

Macina per me il frumento di vita, in quest'ora in cui sono spossato!

Sono partito alla tua ricerca e il Maligno mi ha depredato come un ladro.

Mi ha legato e incatenato nelle delizie del mondo malvagio; mi ha incarcerato nei suoi piaceri e mi ha chiuso in faccia la porta.

Nessuno mi libera perché io possa partire per cercarti, o buon Signore!

Manda verso di me la tua grande pietà, o Figlio di Dio!

Spezza il giogo che il Maligno mi ha messo sulle spalle, perché mi soffoca!

Signore, desidero essere con te e camminare con te.

Ecco, medito notte e giorno i tuoi comandamenti.

Concedimi quello che ti chiedo e accogli le mie preghiere, o misericordioso!

Non deludere la speranza del tuo servo, Signore, perché egli ti attende!

Giacomo di Batna, Preghiera del peccatore penitente

17. - Quante preghiere sono già state esaudite!

Che bisogno c'è di elencare coloro che, per aver pregato come si deve, hanno conseguito da Dio grandi benefici?

A tutti è possibile cogliere dalla Scrittura numerosissimi esempi.

Anna poté dare alla luce Samuele, che viene enumerato insieme con Mosè, allorché pur sterile, ebbe fede e supplicò il Signore ( 1 Sam 1,9-18 ).

Ezechia, ancor privo di figli, quando apprese da Isaia di dover presto morire, pregò il Signore e fu degno di essere accolto nella genealogia del Salvatore ( 2 Re 20,2ss ).

Per un editto dovuto a una congiura di Aman era già per perire un popolo, quando la preghiera e il digiuno di Mardocheo e di Ester furono esauditi; e la festa di Mardocheo, da allora in poi, recò nuova letizia tra il popolo, oltre alle feste ordinate da Mosè ( Est 3,6; Est 9,2-31 ).

Anche Giuditta offrì preghiere sante a Dio e, col suo aiuto, sopraffece Oloferne; e così una semplice donna ebrea arrecò gran danno alla casa di Nabucodonosor ( Gdt 13,4-10 ).

Ananaia, Azaria e Misaele furono esauditi e meritarono un venticello rugiadoso che spirò nella fornace e che bloccò il furore delle fiamme ( Dn 3,24.50 ).

Così le fauci dei leoni furono chiuse, nella fossa di Babilonia, dalle preghiere di Daniele ( Dn 6,18 ); e Giona, infine, che non disperò di essere esaudito neppure dentro le fauci della balena che lo aveva ingoiato, ne uscì e poté condurre a compimento la sua missione profetica presso le genti di Ninive ( Gn 2,2ss ).

Quante cose può raccontare anche ciascuno di noi, se ricorda, con gratitudine, i benefici ricevuti e ne vuole innalzare inni a Dio!

Anime rimaste a lungo sterili, accortesi dell'aridità del loro intelletto e della infecondità del loro pensiero, fecondate dallo Spirito Santo grazie alle loro assidue preghiere, hanno generato parole di salvezza, piene di insegnamenti di verità.

Quanti nostri nemici sono stati prostrati, quando ci circondavano miriadi di potenze avverse che volevano sottrarci alla fede divina!

Abbiamo acquistato fiducia, perché mentre quelli confidano nei carri, quelli nei loro cavalli, noi nel nome del Signore ( Sal 20,8 ); e invocandolo, abbiamo visto avverarsi il detto: É fallace il cavallo per la salvezza ( Sal 33,17 ).

Ma lo stesso capo degli avversari, la cui parola falsa e affascinante riesce a sbigottire anche coloro che credono di essere saldi nella fede, spesso è stato battuto da chi ha confidato nelle lodi di Dio: Giuditta significa infatti « lode ».

Quanti sono coloro che nelle tentazioni, più ardenti del fuoco e tanto difficili da superare, non ne hanno sofferto nulla, ma ne sono usciti completamente illesi, senza riportare neppure l'odore del fuoco nemico?

C'è bisogno di dire altro? E a quante fiere crudeli scatenate contro di noi - cioè spiriti malvagi e uomini efferati - sono state chiuse le fauci con le preghiere, di modo che non hanno potuto afferrare con le loro zanne le nostre membra, divenute membra di Cristo!

Per ogni santo, spesso il Signore ha spezzato le mascelle dei leoni, ed essi [ i malvagi ] si ridussero a nulla, come acqua che scorre ( Sal 58,7-8 ).

Sappiamo che molti, abbandonati i comandamenti di Dio, sono stati vinti e superati, all'inizio, dalla morte; ma poi, per la loro conversione, sono stati liberati da tanto male, non avendo disperato di potersi salvare, benché dentro il ventre della morte: La morte infatti li sopraffece e li ingoiò; ma Dio asciugò poi ogni lacrima da ogni volto ( Is 25,8 ).

Origene, La preghiera, 13,2-3

EMP O-55. - Preghiera dei redenti

Con il giorno luminoso della tua conoscenza, / allontana, Signore, la notte oscura, / perché la nostra intelligenza illuminata / ti serva con una purezza tutta nuova …

Il principio della corsa del sole / segna per i mortali l'inizio del lavoro: / prepara nelle nostre anime, Signore, / una dimora per quel giorno che non conosce tramonto.

Concedi di vedere in noi / la vita della risurrezione / e riempi i nostri cuori delle tue delizie eterne.

Imprimi in noi, Signore, / con la nostra fedeltà nel servirti, / il segno di quel giorno / che non dipende né dal sorgere, / né dalla corsa del sole.

Ogni giorno, ti abbracciamo nei tuoi santi misteri / e ti riceviamo nel nostro corpo: / concedici di sperimentare in noi stessi / la risurrezione che speriamo.

Divieni per i nostri pensieri, Signore, / le ali che ci portano, leggeri, sulle altezze / e ci conducono fino alla nostra vera dimora.

Noi portiamo il tuo tesoro nel nostro corpo / in grazia del battesimo; / questo tesoro aumenta alla mensa dei tuoi sacri misteri: / concedici di trovare la nostra gioia nella tua grazia.

Il tuo memoriale, Signore, noi lo accogliamo in noi stessi / alla mensa spirituale: / fa' che possiamo possederne la realtà / al tempo del rinnovamento futuro.

A quale bellezza siamo chiamati, / fa' che possiamo comprenderlo con questa bellezza spirituale / che la tua volontà immortale risveglia in noi / fin da questa vita mortale.

La tua crocifissione, o nostro Salvatore, / mise termine alla tua vita corporale: / concedici di crocifiggere il nostro spirito / in vista della vita nello Spirito.

La tua risurrezione, o Gesù, / faccia crescere in noi l'uomo spirituale, / e la contemplazione dei tuoi misteri / sia lo specchio in cui possiamo riconoscerlo.

I tuoi divini disegni, o nostro Salvatore, / formano il mondo spirituale: / concedici di conformarci ad essi con sollecitudine / da veri uomini spirituali …

Non privare le nostre anime, Signore, / della manifestazione del tuo Spirito / e non sottrarre alle nostre membra il tuo dolce calore …

Concedici, Signore, di affrettarci verso la nostra beata Patria, / e di possederla fin d'ora nella contemplazione / come Mosè ha visto la terra promessa / dalla cima della montagna.

Sant'Efrem, Discorso 3,2.4-5

18. - Preghiera per essere illuminati

Il cieco desidera dal Signore non del denaro, ma la luce.

Senza di questa, tutto il resto gli sembra di ben poco valore, perché qualsiasi cosa possa avere un cieco senza la luce non può affatto vederla.

Fratelli carissimi: imitiamo costui di cui abbiamo sentito parlare, per essere illuminati esteriormente e interiormente.

Non bramiamo dal Signore ricchezze fallaci, beni terreni, onore caduco, ma la luce.

Non quella luce che finisce col giorno, che è limitata in un luogo, che si altera col sopraggiungere della notte, che le bestie vedono come noi; ma preghiamo per quella luce che possiamo vedere insieme con gli angeli, che non conosce inizio e che il tempo non potrà mai spegnere.

Gregorio Magno, Omelia per la domenica di quinquagesima

19. - Dio ci esaudisce per la nostra salvezza

Noi abbiamo piena fiducia in Dio e qualunque cosa domanderemo, l'avremo da lui, perché noi osserviamo i suoi comandamenti ( 1 Gv 3,22 ) …

Quali sono i suoi comandamenti? Bisogna sempre ripeterlo?

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate l'un l'altro ( Gv 13,24 ).

É la carità questo comandamento di cui si parla e che tanto è raccomandato.

Chi dunque avrà la carità fraterna e ciò davanti a Dio, là dove la vede il Signore, potrà interrogare la sua coscienza, scrutarla con diligenza per sentirsi rispondere che la vera radice della carità fraterna è in lui, perché da essa escono frutti di bontà; costui ha fiducia in Dio e Dio gli accorderà tutto ciò che gli domanderà, perché osserva i suoi comandamenti.

Si presenta qui un problema, che non riguarda questa o quella persona, né io, né tu, perché nel caso che io chiedessi qualcosa al Signore Dio nostro e non ricevessi nulla, sarebbe facile dire di me: non fu ascoltato, perché non possiede la carità; cosa che può ripetersi di qualsiasi persona del nostro tempo.

In questo caso ciascuno può pensare ciò che vuole dell'altro.

Ma il problema si presenta quando ci riferiamo a quelle persone indubbiamente sante, allorché scrivevano e che ora si trovano nella pace di Dio.

Chi mai può avere la carità se pensassimo che neppure Paolo l'avesse avuta, lui che affermava: Parliamo apertamente davanti a voi, o Corinti: il nostro cuore si è allargato, non abbiate angustie per noi ( 2 Cor 6,11-12 ); lo stesso Paolo che diceva ancora: Io mi darò tutto per le vostre anime ( 2 Cor 12,15 ), e nel quale era tanta grazia divina da dimostrare chiaramente che egli aveva la carità?

Abbiamo tuttavia scoperto che egli aveva chiesto e non ricevuto.

Che cosa dobbiamo dire, fratelli? Qui nasce un problema.

Come quando, parlando del peccato, incontrandoci con le parole: Chi è nato da Dio, non pecca ( 1 Gv 3,9 ), trovammo che peccato era violare la carità e che in quelle parole era appunto designato questo peccato; così anche adesso ci chiediamo che cosa abbia voluto significare.

Fai attenzione alle parole, tutto è chiaro; ma se porti la tua attenzione sugli esempi, la cosa è oscura …

Vi ho già detto, o fratelli carissimi, che nessuno deve fare attenzione a noi.

Che cosa siamo noi? E che cosa siete voi? Che cosa, se non la Chiesa di Dio, a tutti nota?

A lui piacendo, noi ne siamo membri; e noi che vi siamo, sorretti dalla carità, continuiamo a restarvi con perseveranza, se vogliamo mostrare quella carità che abbiamo.

Che cosa di male potremmo pensare dell'apostolo Paolo?

Forse che non amava i fratelli? Non aveva egli la testimonianza della coscienza davanti a Dio?

Non c'era in Paolo quella radice della carità da cui provengono tutti i buoni frutti?

Chi potrebbe negarlo, se non è pazzo? Dove allora troviamo che l'Apostolo ha chiesto e non ha ottenuto?

Lui stesso ci dice: Perché non mi glori nella grandezza delle rivelazioni avute, mi fu dato un pungolo nella mia carne, un ministro di Satana, che mi schiaffeggia; per questo ho pregato tre volte il Signore perché me lo togliesse, ed egli mi disse: ti basta la mia grazia; la mia forza infatti si rivela nella debolezza ( 2 Cor 12,7-9 ).

Così egli non fu esaudito e non gli fu tolto l'angelo di Satana.

Ma perché? Perché quella richiesta non gli era di vantaggio.

Fu dunque esaudito in vista della salvezza colui che non fu esaudito secondo la propria volontà.

Comprenda la vostra carità questo grande mistero, che vi chiediamo di non perdere di vista nelle vostre prove.

I santi sono esauditi in ogni cosa quando si tratta della salute dell'anima, cioè della salvezza eterna; essa desiderano; e in quest'ordine sono sempre esauditi.

Ma passiamo in rassegna i vari modi con cui Dio ci esaudisce.

Troviamo infatti alcuni che non sono esauditi secondo la propria volontà, ma sono esauditi secondo la propria salvezza; d'altra parte troviamo alcuni esauditi nella loro volontà e non esauditi in vista della salvezza.

Considerate e tenete presente questo esempio di chi è esaudito non secondo la sua volontà ma per la sua salvezza.

Ascolta l'apostolo Paolo; Dio infatti gli mostrò appunto che lo esaudiva in vista della sua salvezza …

Chi sono quelli che troviamo esauditi secondo la propria volontà, ma non in vista della loro salvezza?

Forse crediamo di trovare qualche malvagio, qualche empio esaudito da Dio in conformità alla sua volontà, e non invece in vista della sua salvezza?

Se portassi l'esempio di un qualche uomo, forse tu potresti dirmi: Per te costui è uomo malvagio e invece era un giusto; se non fosse un giusto, non sarebbe esaudito da Dio.

Ma io ti porterò l'esempio di un tale della cui iniquità ed empietà nessuno potrebbe dubitare.

Il diavolo in persona chiese di tentare Giobbe e ne ebbe il permesso ( Gb 1,11-12 ) …

Dunque, lo stesso diavolo chiese di tentare quel santo uomo, e ne ebbe il permesso; l'Apostolo chiese invece che gli fosse tolto il pungolo dalla carne, e non l'ottenne.

Eppure fu esaudito più che non il diavolo.

L'Apostolo infatti fu esaudito in vista della salvezza, anche se non secondo la sua volontà: il diavolo fu esaudito secondo la sua volontà, ma in vista della sua dannazione …

In conformità a questa spiegazione, dobbiamo capire che Dio anche quando non viene incontro alla nostra volontà, ci esaudisce in vista della salvezza.

Se tu chiedessi qualcosa che ti danneggia e il medico sa che ti reca danno, che cosa succederebbe?

Il medico non rifiuta di esaudirti quando chiedi dell'acqua fresca e subito te la dà, se essa ti reca vantaggio; ma se non ti fa bene, te la nega.

Egli non ti ha dunque esaudito? O non piuttosto ti ha esaudito in ordine alla tua salute proprio non concedendo nulla al tuo volere?

Perciò sia in voi la carità, o fratelli; resti in voi e state tranquilli; quando non vi è dato ciò che chiedete, voi siete esauditi; ma non lo sapete …

Imparate a domandare a Dio così, come ci si affida ad un medico, ed egli faccia ciò che giudica bene.

Da parte tua denuncia la tua malattia, e lui applichi il rimedio.

Tu soltanto mantieni la carità.

Egli infatti vuole segare e bruciare; se tu gridi e non sei esaudito quando subisci il taglio, la bruciatura, la tribolazione, egli sa fin dove la cancrena si estende.

Tu vuoi che egli ritragga la sua mano ed egli allarga l'apertura della ferita; ma sa bene dove deve giungere.

Egli non ti esaudisce secondo la tua volontà, ma ti esaudisce in vista della tua salute.

Siate dunque certi, o miei fratelli, che sono vere le parole dell'Apostolo: Noi non sappiamo che cosa chiedere nella preghiera in modo conveniente; ma lo Spirito stesso si interpone con gemiti inenarrabili, poiché lui stesso si fa intercessore in favore dei santi ( Rm 8,26-27 ).

Agostino, Commento alla prima lettera di san Giovanni, 6,4-8

EMP U-9. - Pregare il Padre con le parole di Cristo

Fratelli carissimi, i precetti evangelici non sono altro che insegnamenti a noi dati da Dio: sono le fondamenta su cui si edifica la speranza, la solida base su cui si innalza la fede, il cibo che dà forza al cuore, il timone che dirige il cammino, l'aiuto che ci fa ottenere la salvezza.

Essi, mentre in terra illuminano le intelligenze disposte a seguirli, conducono al regno dei cieli.

Sono molte le parole che Dio ha voluto far giungere a noi attraverso i profeti, suoi servi, ma le più importanti sono quelle dette dal Figlio, quelle che la parola di Dio, presente già nei profeti, afferma con la sua stessa voce.

Non comanda più di preparare la via a chi deve venire: viene lui stesso, e ci mostra e ci apre la via.

E così noi che, incauti e ciechi, andavamo errando un tempo nelle tenebre della morte, ora, illuminati dalla luce della grazia possiamo camminare per la via della vita sotto la guida e la direzione del Signore.

Fra gli altri consigli salutari, fra i precetti divini ordinati alla salvezza del suo popolo, il Signore ci ha dato anche la formula della preghiera, ci ha comandato di pregare come insegnava lui.

Colui che ci ha dato la vita ci ha insegnato anche come pregare, con la stessa bontà con cui ha voluto offrirci tutti gli altri suoi doni.

Così, quando parliamo al Padre con la preghiera che il Figlio ci ha indicato, possiamo essere ascoltati più facilmente.

Gesù aveva annunciato come prossima l'ora in cui i veri adoratori avrebbero adorato il Padre in spirito e verità ( Gv 4,23 ); e questa promessa l'ha poi adempiuta, in modo che noi, avendo ricevuto con la sua azione santificatrice lo spirito e la verità, potessimo poi adorare in spirito e verità grazie al suo insegnamento.

E davvero come ci potrebbe essere preghiera più spirituale di quella che ci è stata data da Cristo, dallo stesso Cristo che ci invia lo Spirito Santo?

Come potremmo rivolgere al Padre una preghiera più vera di quella pronunciata dalle labbra del Figlio, che è la Verità? …

Preghiamo dunque, fratelli carissimi, come ci ha insegnato Dio facendosi nostro maestro.

Affettuosa e familiare è la preghiera in cui ci rivolgiamo a Dio con le sue stesse parole, in cui ci facciamo sentire attraverso la preghiera di Cristo.

Che il Padre riconosca, quando noi preghiamo, le parole del proprio Figlio.

Sia presente anche nella nostra voce colui che abita nel nostro cuore.

E poiché l'abbiamo come avvocato presso il Padre per i nostri peccati ( 1 Gv 2,1 ), quando, peccatori, supplichiamo per le nostre colpe, serviamoci delle parole del nostro avvocato.

Gesù ha detto infatti: « Se domanderete qualche cosa al Padre mio in mio nome, egli ve la darà » ( Gv 15,23 ).

Quanto più facilmente otterremo quello che chiediamo in nome di Cristo, se lo facciamo con la sua stessa preghiera!

Cipriano, La preghiera del Signore, 1-3

20. - La preghiera deve essere comunitaria

Il Dottore della pace e il Maestro dell'unità non vuole che la preghiera si faccia individualmente e in privato, nel senso che chi prega preghi solo per sé.

Non diciamo: Padre mio, che sei nei cieli; e neppure: dammi oggi il mio pane quotidiano; e ciascuno non domanda che gli sia rimesso solo il suo debito; né prega solo per sé affinché non sia indotto in tentazione e sia liberato dal male.

La nostra preghiera è pubblica e comune: e quando noi preghiamo, preghiamo non per uno solo, ma per tutto quanto il popolo: e ciò perché noi, tutto intero il popolo, siamo uno [ queste annotazioni di Cipriano sono originali e verranno riprese nei grandi commentari al Padre nostro; il popolo di cui qui parla, comprende vescovo, clero e fedeli ].

Il Dio della pace e il Maestro della concordia, che ha insegnato l'unità, vuole che uno preghi per tutti, così come in uno egli portò tutti [ Cristo, portandoci tutti in sé, ha consumato la redenzione attraverso la croce « portando » egli i nostri peccati ].

Proprio questa legge della preghiera osservarono i tre fanciulli gettati nella fornace ardente: essi pregarono in piena consonanza, spiritualmente uniti in un cuore solo.

Ce lo testimonia la divina Scrittura, la quale, indicandoci come essi pregavano, ci dà il modello da imitare noi nelle nostre preghiere affinché possiamo essere come quelli.

Allora - sta scritto - loro tre, come con una sola voce, cantavano un inno e benedicevano Iddio ( Dn 3,51 ).

Essi pregavano come con una sola voce, e tuttavia Cristo non aveva ancora insegnato loro a pregare!

Ebbene, la loro preghiera fu efficace, poté essere esaudita, perché una preghiera pacifica, semplice e spirituale attira la benevolenza di Dio.

Così vediamo che pregarono anche gli apostoli, riuniti con i discepoli, dopo l'ascensione del Signore.

E tutti - sta scritto - perseveravano unanimi nella preghiera, con le donne, e Maria la madre di Gesù, e con i fratelli di lui ( At 1,14 ).

Perseveravano unanimi nella preghiera, testimoniando in tal modo, in questa loro preghiera, e l'assiduità e il loro amore scambievole: ché Dio, il quale fa abitare nella stessa casa coloro che sono una sola anima ( Sal 68,7 ), non ammette nella divina ed eterna dimora se non quelli che pregano essendo un'anima sola.

Cipriano di Cartagine, La preghiera del Signore, 8

21. - La preghiera deve essere fatta con tutto il cuore

Quando dunque, fratelli carissimi, ci mettiamo a pregare, dobbiamo essere vigilanti e completamente intenti alle preghiere con tutto il cuore.

Sia lontano da noi ogni pensiero carnale e mondano, affinché appunto l'anima non si concentri che sulla preghiera.

Ecco perché il vescovo, con un prefazio prima della preghiera [ eucaristica ], prepara lo spirito dei fedeli dicendo: « In alto i cuori », cui il popolo risponde: « Li abbiamo rivolti al Signore » [ è questo uno dei rari documenti della liturgia del tempo ].

Si è esortati così a non pensare ad altro che al Signore.

Si chiuda il cuore all'avversario e lo si apra solo a Dio; non si permetta affatto che il nemico penetri in noi durante il tempo della preghiera.

Egli infatti usa strisciare e insinuarsi sottilmente per deviare le nostre preghiere da Dio: cosicché una cosa abbiamo nel cuore e un'altra sulle labbra; mentre si deve pregare il Signore con la sincera applicazione non del suono della voce ma dell'anima e del pensiero.

Quale indolenza non è quella per cui ci si fa portare via e si diventa preda di pensieri frivoli e profani, proprio mentre tu preghi il Signore, come se potessi avere di meglio da pensare rispetto a quello di cui parli con Dio!

Come pretendi d'essere ascoltato da Dio, quando tu non ascolti neppure te stesso?

E come vuoi che il Signore si ricordi di ciò che domandi nella preghiera, se non te ne ricordi tu stesso?

Questo significa non guardarsi affatto dal nemico; questo significa, dacché preghi Dio, offendere la sua maestà con la negligenza della tua preghiera; questo non è altro che vegliare con gli occhi e dormire col cuore, mentre al contrario il cristiano anche quando con gli occhi dorme dovrebbe vegliare col cuore, così come, nel Cantico dei cantici, sta scritto di colei che parla quale figura della Chiesa: Io dormo, ma il mio cuore veglia ( Ct 5,2 ).

E perciò l'Apostolo è sollecito e saggio ad avvertirci: Siate assidui nella preghiera e vegliate ( Col 4,2 ): ci insegna così e ci mostra che possono ottenere da Dio quel che gli chiedono, solo coloro che Dio vede vigilanti nella preghiera.

Cipriano di Cartagine, La preghiera del Signore, 31

22. - La preghiera deve essere unita alle opere

E ancora, coloro che pregano non si presentino a Dio con preghiere spoglie, non accompagnate da frutti.

É inefficace la preghiera a Dio, se è sterile.

Come ogni albero che non dà alcun frutto è tagliato e gettato nel fuoco ( Mt 3,10 ), così pure una preghiera che non ha frutto non può propiziarsi Iddio, non essendo feconda di opere.

Appunto la divina Scrittura dice: Buona è la preghiera unita al digiuno e all'elemosina ( Tb 12,8 ).

Ecco, colui che nel giorno del giudizio renderà a ciascuno il premio per le sue opere ed elemosine, oggi ascolta benigno colui che viene alla preghiera con le opere.

Perciò il centurione Cornelio meritò d'essere esaudito nella sua petizione: egli era uno che si prodigava nelle elemosine alla gente, e sempre stava a pregare Dio.

Appunto a lui, mentre pregava, verso l'ora nona un angelo venne a rendergli testimonianza del suo operato, dicendo: Cornelio, le tue preghiere ed elemosine sono salite fino a Dio che se ne ricorda ( At 10,4 ).

Salgono immediatamente a Dio quelle preghiere che si presentano a lui con i meriti delle nostre opere.

Così l'angelo Raffaele apparve a Tobia che mai smetteva di pregare e di operare, dicendogli: É degno di onore far conoscere e testimoniare le opere di Dio.

Orbene, quando pregavate tu e Sara, io presentavo il memoriale della vostra preghiera al cospetto della gloria di Dio.

E quando seppellivi i morti senza ripensarci su, e quando senza esitare ti alzasti e lasciasti il tuo pranzo per andare a sotterrare un morto, allora io fui mandato per provarti; ma poi Dio mi inviò a prendermi cura di te e di Sara tua nuora.

Io sono Raffaele, uno dei sette angeli giusti che stiamo e abbiamo accesso innanzi alla gloria di Dio ( Tb 12,11-15 ).

Anche attraverso Isaia, il Signore ugualmente ci avverte e ci istruisce con le stesse affermazioni: Sciogli - dice - ogni nodo di ingiustizia; metti fine all'oppressione degli affari tirannici; manda in pace i maltrattati ed elimina ogni giogo ingiusto; spezza il tuo pane all'affamato e ospita nella tua casa i poveri senza tetto; se vedi qualcuno ignudo, vestilo e non voltarti via dagli esseri della tua stessa specie.

Allora la tua luce brillerà come aurora e i tuoi vestimenti saranno subito come sole nascente; la giustizia ti andrà innanzi e la gloria di Dio ti circonderà.

Allora invocherai il Signore, ed egli ti esaudirà; e mentre ancora parli, dirà: Eccomi ( Is 58,6-9 ).

Dio promette di assistere e ascoltare e proteggere coloro che sciolgono dal loro cuore i nodi dell'ingiustizia e che fanno elemosina ai loro fratelli in Dio seguendo i suoi precetti: poiché costoro ascoltano quel che Dio comanda, meritano perciò di essere a loro volta ascoltati da Dio.

Il beato apostolo Paolo, soccorso dai fratelli mentre era in gravi necessità, ebbe a chiamare le loro opere sacrifici a Dio: Sono stato colmato di beni - dice - avendo ricevuto da Epafrodito quanto mi avete mandato, profumo di soave odore, sacrificio accetto e gradito a Dio ( Fil 4,18 ).

Infatti chi ha pietà del povero impresta a Dio ( Pr 19,17 ), e chi dà ai minimi dà a Dio ( Mt 25,40 ): e con ciò offre spiritualmente a Dio un sacrificio di soave odore.

Cipriano di Cartagine, La preghiera del Signore, 32-33

EMP R-1. - Preghiera universale

Con preghiere e suppliche incessanti, chiederemo che il Creatore dell'universo conservi intatto il numero dei suoi eletti, che egli annovera tra i suoi figli in tutto il mondo, per mezzo del suo diletto Figlio Gesù Cristo: in lui ci chiamò dalle tenebre alla luce, dall'ignoranza alla conoscenza della gloria del suo nome; alla speranza nel tuo nome, Signore, che è principio di ogni creatura.

Tu hai aperto gli occhi del nostro cuore alla conoscenza di te, il solo altissimo nel più alto dei cieli, il santo che riposa tra i santi.

Tu umili l'insolenza dei superbi, tu dissolvi i pensieri dei popoli, tu esalti gli umili e umìli i superbi.

Tu arricchisci e impoverisci, uccidi, salvi e dai la vita, tu, il solo benefattore degli spiriti e Dio di ogni carne.

Tu scruti gli abissi, osservi le opere umane, soccorri i pericolanti, o salvatore dei disperati, creatore e custode di ogni spirito.

Tu moltiplichi le genti sulla terra, tu che tra tutti i popoli scegli quelli che ti amano, per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio diletto, per mezzo del quale ci hai educato, santificato e onorato.

Ti preghiamo, o Signore, di essere nostro soccorso e nostro sostegno.

Salva quelli tra noi che sono tribolati, abbi pietà degli umili, rialza i caduti.

Mostrati ai bisognosi, guarisci gli infermi, riconduci i traviati del tuo popolo.

Sazia gli affamati, libera i nostri prigionieri, solleva i languenti, consola i pusillanimi.

Conoscano tutte le genti che tu sei l'unico Dio e che Gesù Cristo è tuo Figlio, e noi siamo tuo popolo e pecore del tuo pascolo.

Con le tue opere hai manifestato l'eterna costituzione del mondo.

Tu, o Signore, hai creato l'universo, tu, fedele in tutte le generazioni, giusto nei tuoi giudizi, ammirabile nella forza e nella magnificenza.

Tu, saggio nel creare, intelligente nello stabilire le cose create, buono nelle cose visibili, fedele verso coloro che confidano in te, misericordioso e compassionevole.

Rimetti a noi le nostre iniquità, le ingiustizie, le cadute e i falli.

Non tener conto del peccato dei tuoi servi e delle tue serve, ma purificaci nella tua verità, e guida i nostri passi nel cammino della santità del cuore, per compiere ciò che è buono e gradito ai tuoi occhi e agli occhi di coloro che ci guidano.

Sì, o Signore, fa' risplendere su di noi il tuo volto, per farci godere di ogni bene nella pace, per proteggerci con la tua mano forte, per difenderci da ogni peccato con il tuo braccio possente, e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente.

Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come le hai donate al nostri padri, quando ti invocavano con cuore puro nella fede e nella verità.

Clemente di Roma, Lettera ai Corinti, 59-60

EMP U-13. - Il sacrificio spirituale

La preghiera è il sacrificio spirituale che abolisce i sacrifici antichi.

A che mi servono tutti i vostri sacrifici? dice il Signore.

Sono sazio di olocausti di montoni e di grasso di vitelli.

Il sangue di tori, agnelli e capri, non lo gradisco ( Is 1,11 ) …

Il Vangelo ci dice quello che Dio desidera: Viene il tempo in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio è spirito ( Gv 4,23.24 ), e vuole che gli uomini lo adorino nello spirito.

Noi siamo veri adoratori e veri sacerdoti quando, pregando in spirito, offriamo a Dio in sacrificio la nostra preghiera, l'unica vittima che gli sia adeguata e perciò gradita - quella stessa che egli ha desiderato e che si è lungamente preparata.

Questa vittima, offerta dal profondo del cuore, nutrita dalla fede, cresciuta nella verità, intatta e innocente, integra e pura, coronata dall'amore, dobbiamo presentarla all'altare di Dio accompagnata dalle nostre opere, con salmi e inni, ed essa ci otterrà tutto da lui.

Come può Dio rifiutare qualcosa alla preghiera che gli è rivolta in spirito e verità, dal momento che l'ha voluta lui stesso?

Quante testimonianze della sua efficacia leggiamo, sentiamo raccontare e accogliamo nella fede!

Già la preghiera antica liberava dal fuoco, dalle belve e dalla carestia; eppure Cristo non l'aveva ancora informata di sé.

Quanto più profonda è dunque l'efficacia della preghiera cristiana!

Essa non invia angeli a spegnere le fiamme ( Dn 3,24ss ), non chiude le fauci dei leoni, non sottrae il cibo ai contadini per portarlo altrove ( Dn 14,31ss ), non conferisce una grazia particolare che annulli la sofferenza, ma fa crescere nella pazienza quelli che soffrono, così che in loro la grazia, nel coraggio della sopportazione, si dilata, ed essi, avvertendo che questa sofferenza è per il Signore, percepiscono nella fede la felicità che Dio riserva loro …

Un tempo, la preghiera si rivolgeva a Dio perché egli castigasse gli uomini, disperdesse gli eserciti nemici, facesse cessare le piogge.

Ora invece la preghiera fatta nella verità tiene lontana la collera di Dio, veglia in favore del nemico e supplica per i persecutori.

Deve forse stupire che essa possa ottenere dal cielo l'acqua della rigenerazione, se una volta ha potuto farne scendere il fuoco?

Solo la preghiera può vincere Dio.

Cristo l'ha voluta incapace di chiedere il male, ma onnipotente nel bene …

Tutte le creature pregano.

Pregano, piegando le ginocchia, gli animali domestici e le bestie selvagge: uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano verso il cielo e fanno vibrare l'aria con i loro gridi, come se volessero dire qualcosa.

Anche gli uccelli, quando si alzano a volo verso il cielo, stendono le ali in forma di croce, come mani di un orante, ed esprimono qualcosa che somiglia a una preghiera.

Che cosa ci resta ancora da dire per sottolineare la grandezza della preghiera?

Il Signore stesso ha pregato: a lui gloria e potenza per i secoli dei secoli.

Tertulliano, La preghiera, 28-29

Indice