Abdia

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Introduzione

Contenuti

Il breve scritto di Abdia ( il più breve di tutto l'AT, un solo capitolo ) si presenta come una visione.

È rivolto contro i nemici d'Israele e contiene anzitutto un oracolo contro Edom, la popolazione che abitava i territori a sud-est di Giuda.

Anche nella seconda parte, comunque, prevalgono i riferimenti a Edom.

La giustizia divina è legata, nella prospettiva di Abdia, alla sorte d'Israele.

Schema

Oracolo contro Edom ( 1-14 )

Oracolo contro tutte le nazioni ( 15-21 ).

Caratteristiche

Lo scritto di Abdia ha toni molto violenti contro i nemici d'Israele, di cui si attende la distruzione.

Questo aspetto va messo in relazione con l'idea del dominio universale di Dio, che governa con giustizia i popoli.

Israele ha già subito il castigo per i suoi peccati: ora attende che siano condannati anche i suoi oppressori, in modo che sia definitivamente ristabilita la giustizia.

Per questo il messaggio di Abdia è, in definitiva, un messaggio di speranza per Israele.

Origine

Non sappiamo nulla su Abdia.

Alcune tradizioni lo identificano con l'omonimo maggiordomo del re Acab, ricordato in 1 Re 18,3-7.16; ma il libro appartiene all'età post-esilica e va datato negli ultimi decenni del VI sec. a.C.

Destinatari delle parole di Abdia sono, probabilmente, gli Ebrei ritornati dall'esilio, che attraversano momenti di difficoltà.

Era ancora vivo il ricordo degli eventi del 587 durante i quali Edom, secondo le informazioni riportate in diversi passi della Bibbia, aveva approfittato della situazione di debolezza di Giuda, occupando parte dei suoi territori.

G. Rinaldi

Il libro di Abdia - il più breve dei libri dell'A. T. - è una serie di piccoli componimenti tenuti insieme da un motivo unico, che più o meno li ispira tutti: l'avversione degli Idumei verso gli Ebrei e i sentimenti di reazione di questi.

Questo contenuto però ha un centro nel ricordo - qui accompagnato da risentite espressioni di sdegno - di una circostanza in cui gli Idumei, approfittando di una sciagura degli Ebrei, fecero a questi ogni genere di vessazioni, nelle persone e nei beni.

Questa occasione fu - secondo la più comune interpretazione - quella del grande assedio e della deportazione degli abitanti di Gerusalemme del 586 a. C.

Gli Idumei salutarono con gioia la rovina della città santa, trucidarono e ridussero in schiavitù i profughi giudei, fecero del loro meglio per profittare dei loro beni ( Lam 4,21ss; Ez 25,12ss; Ez 35; Sal 137,7 ).

Così è fissata pure l'epoca di composizione.

Bisogna però ricordare che ci fu in passato e ancora recentemente - per motivi diversi - chi difese una più alta antichità del libro, o riconoscendo i fatti in altre occasioni, poiché lunghissima fu l'ostilità tra i due popoli ( da Gen 25 ) o approfittando del fatto che gli Idumei divennero nel sentimento comune il nemico tipico d'Israele e forse rappresentano in realtà in numerosi testi biblici non quel popolo, ma un popolo ideale generico antiteocratico e antimessianico.

L'ultimo tratto del libro ( vv. 17-21 ) è illuminato da un raggio di quella speranza che nelle più complete visioni di altri profeti divenne un fascio di luce vivissima, proiettato verso la grande aspettazione d'Israele.

Conferenze

Don Federico Tartaglia

Libro di Abdia

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