Tobia

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Capitolo 1

CEI 2008 - Audio - Interconfessionale

1 Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio di Aduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Asiel, della tribù di Nèftali.
2 Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet.

I. Il deportato

3 Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia.
Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine.
4 Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d'Israele scelta per i sacrifici.
In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future.
5 Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re d'Israele aveva fabbricato in Dan.
1 Re 12,26-32
6 Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una legge perenne prescritta a tutto Israele.
Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore.
Dt 16,16
Dt 14,22+
7 Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare.
Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti.
Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e la spendevo ogni anno a Gerusalemme.
Dt 18,3-5
Nm 18,12s
Dt 14,22-27
8 La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti.
La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano.
Dt 14,28-29
9 Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia.
10 Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e quelli della mia gente mangiavano i cibi dei pagani;
11 ma io mi guardai bene dal farlo.
12 Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore,
13 l'Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a trattare gli affari.
Dn 2,48-49
14 Venni così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari per conto suo.
Fu allora che a Rage di Media, presso Gabael, un mio parente figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci talenti d'argento.
15 Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib.
Allora le strade della Media divennero impraticabili e non potei più tornarvi.
16 Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quelli della mia gente;
17 donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo.
Gb 31,16-20
18 Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori.
Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sannàcherib invano li cercava.
19 Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto.
Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga.
20 I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re.
Mi restò sola la moglie Anna con il figlio Tobia.
21 Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell'Achikar.
Gli successe allora il figlio Assarhaddon.
Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Anael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale degli affari.
22 Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive.
Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achikar era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della contabilità e Assarhaddon l'aveva mantenuto in carica.
Egli era mio nipote e uno della mia parentela.
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Abbreviazioni
1,1-3,17 Il dramma delle due famiglie
1,1-2 Prologo
c 1 Il testo della volg. è spesso abbastanza diverso dal testo greco seguito dalla presente traduzione ( cf. l'introduzione ), il che comporta frequenti discordanze nella numerazione dei versetti.
Le note segnaleranno le più notevoli aggiunte della volg.; in margine metteremo la numerazione della volg. nei casi in cui, mentre la numerazione si differenzia da quella greca, il testo invece concorda, almeno sostanzialmente, con il greco.
1,1 Tobi: il nome del padre in greco è Tôbeith o Tôbeit, italianizzato in Tòbi;
il nome del figlio, Tôbéias o Tôbías, italianizzato in Tobía.
Gli altri nomi propri del libro variano molto a seconda delle testimonianze.
- Il Sinaitico ( S ), allunga questa genealogia, aggiungendo dopo Gàbael: « figlio di Rafael, figlio di Raguel », omesso dall'Alessandrino ( A ) e dal Vaticano ( B ).
Molti nomi propri in questo libro hanno un significato simbolico, a partire da quello del protagonista: Tobi, forma abbreviata dall'ebraico Tobijah, significa "Bene mio è YHWH".
Questo è anche il significato della forma completa Tobia ( v. 9 ).
1,2 fu deportato: si deve trattare della deportazione di Nèftali del 734 per opera di Tiglat-Pilèser III, di cui parla 2 Re 15,29, che qui viene attribuita al suo successore Salmanàssar.
Salmanàssar: il quadro storico è composto con sommari convenzionali
( cf. introduzione ).
1,3-3,6 Racconto autobiografico
1,3-22 Gli eventi storici qui ricordati spaziano dal 931, anno della secessione della tribù Nèftali dalla casa di Davide dopo la morte di Salomone,
al re assiro Assarhàddon ( 680-669 ),
attraverso i regni dei suoi predecessori Tiglat-Pilèser ( 745-727 ),
Salmanàssar ( 726-722 ),
Sennàcherib ( 704-681 ).
Essi coprono così la durata di circa trecento anni, che ovviamente non può essere quella della vita di Tobi, nonostante il ricorso allo stile autobiografico, puramente convenzionale.
1,3 La pietà di Tobi consiste più che nella meditazione della legge
( cf. Sal 119, ecc. ), nelle buone opere che la adempiono: elemosina, sepoltura dei morti, pellegrinaggi, pagamento delle decime, ecc.
1,5 Per questo vitello vedi 1 Re 12,28 e nota relativa.
1,6 primizie: riguardo a queste offerte, vedi Es 22,28-29; Es 23,19; Nm 18,12-13;
Dt 12,11-14; Dt 14,22-29.
1,8 per gli orfani, le vedove e i forestieri: possibile allusione alla disposizione
di Dt 14,28-29, che però è resa qui più meticolosa.
la terza: con sir.; vet. lat. presenta: « quella del terzo anno »; om. S.
1,9 Anna: con A, B, vet. lat.; om. S.
1,10s Quel cibo era preparato senza tener conto delle proibizioni legali ( cf. Lv 11; Dt 14 ).
1,14 dieci talenti: un talento d'argento, o sessanta mine,
equivaleva a un peso di circa 34 kg.
1,15 gli successe il figlio Sennàcherib: in realtà, l'immediato successore di Salmanàssar fu Sargon ( 721-705 ).
1,18 al tempo del castigo: allusione a 2 Re 19,35-37.
1,21 Achikàr: figura di politico saggio, giunto alla carica di ministro dei re assiri, protagonista di un antico romanzo orientale molto noto.
Qui l'autore vuole idealmente ricollegarsi a questo personaggio, caratteristico della tradizione sapienziale internazionale, facendolo figurare come nipote di Tobi.
La menzione di Achikar ( Tb 1,22; Tb 2,10; Tb 11,18; Tb 14,10; cf. Gdt 5,5+ ) ricollega la storia di Tobia con il Libro ( o Sapienza ) di Achikar, antica opera conosciuta sotto diverse forme e in diverse lingue.
Si tratta di un racconto che fa da cornice a due raccolte sapienziali,
la cui eco si trova in Tb e in Sir.
Il saggio Achikar, cancelliere dei re di Assiria Sennacherib e Assaraddon, ha educato il nipote Nadab ( o Nadun ), preparandolo a succedergli: questa circostanza fa da introduzione a una prima serie di massime.
Nadab, arrivista e ingrato, fa condannare a morte il suo benefattore.
Achikar riesce a sfuggire alla morte attraverso un sotterfugio e si rende latitante.
Assaraddon, richiesto dal faraone di presentargli un sapiente capace di dar risposta ai suoi enigmi, rimpiange la scomparsa di Achikar.
Questi allora esce dal suo nascondiglio, tien fronte al faraone e, riabilitato, punisce il nipote e gli rivolge rimproveri, che costituiscono la seconda serie di massime.