2 Giugno 1971

« Dio … vuole che tutti gli uomini si salvino »

Abbiamo celebrato la Pentecoste, cioè la festa della effusione dello Spirito Santo, in forma nuova e più piena nel mondo, e con l'evidente intenzione divina di animare gli uomini secondo un particolare disegno, cioè quello di formare una comunione, anzi una comunità, la Chiesa, il Corpo mistico di Cristo.

Viene subito alla mente una domanda:

tutta l'umanità è invasa da questa effusione, ovvero solo una porzione?

cioè: è questo piano divino universale, o particolare? tutti gli uomini indistintamente vi sono associati, o soltanto alcuni?

La domanda sottintende una questione personale: noi siamo compresi in questo disegno provvidenziale, ovvero ne siamo esclusi?

è questo dono gratuito, ovvero condizionato?

Queste sono questioni teologiche altissime: ma ci toccano da vicino e praticamente; riguardano l'economia della salvezza, riguardano la concezione del cristianesimo, riguardano il nostro singolo e personale destino.

Faremo bene a dedicarvi la nostra riflessione, la quale, in questa sede e in questo momento, si restringe a poche sillabe di risposta.

Come questa: ci è manifesta un'intenzione divina di salvezza per tutti, universale, cattolica: « Dio … vuole che tutti gli uomini si salvino » ( 1 Tm 2,4; Gal 3,28; Rm 10,12 ).

Cristo ha compiuto un'opera di redenzione per tutta l'umanità; e lo Spirito di Cristo è inviato per « rinnovare la faccia della terra » ( Sal 104,30 ).

Ma l'applicazione di questa grazia redentrice, per sé cosmica, universale, è subordinata a certe condizioni, il cui studio, com'è chiaro, è importantissimo: come possiamo ottenere questa salvezza del Padre, per opera di Cristo, nello Spirito Santo?

Una prima risposta ci immerge nel mistero della libertà divina: « Lo Spirito soffia dove vuole » ( Gv 3,8 ); Dio salva chi Lui vuole ( Rm 9,18 ).

È il famoso e impenetrabile mistero della predestinazione ( Rm 8,29-30; Ef 1,5.11 ); il mistero che ha affaticato la mente dei teologi, cattolici ( Vedi S. Agostino, De Corr. et gr. 7,12; e S. Tommaso, cfr. I, 23 e I, 24 ) e non cattolici, ed ha più volte impegnato il magistero della Chiesa ( Cfr. Conc. Trid. ), per sostenere che ogni beneficio soprannaturale ci è gratuitamente elargito da Dio, senza che con ciò si affermi essere superfluo l'esercizio della nostra libertà, né esservi una predestinazione fatale al male e alla dannazione.

Ma vi sono altre condizioni che sono invece da noi conoscibili, anzi operabili.

La prima di queste è la diffusione del piano redentore e perciò dello Spirito Santo mediante l'annuncio, la testimonianza, la predicazione, l'apostolato, l'attività missionaria, da un lato, e mediante l'ascolto, l'istruzione, l'accettazione, la fede, dall'altro.

Il piano divino si svolge come un grande dialogo ( Cfr. Rm 10,13 ), come un dramma della Parola di Dio nell'incontro dello sforzo del ministero apostolico e del libero gioco d'accoglienza, di trascuranza, di rifiuto dell'uomo, a cui il ministero si rivolge.

Può l'uomo entrare nel cono luminoso della grazia da sé?

non basta il libro, cioè la Sacra Scrittura, a metterlo in contatto con l'azione salvatrice dello Spirito di Cristo?

Dio tutto può fare; ma l'economia storico-sociale stabilita dal Signore contempla questa vitale condizione, la Chiesa; la Chiesa maestra, la Chiesa qualificata in una speciale funzione di custode, di docente, d'interprete della Sacra Scrittura, il cui Verbo può risonare oscuro, incerto e perfino fallace, se non proferito dalle labbra che hanno il carisma di incarnarlo storicamente e logicamente in autentica ed univoca Verità.

Parole difficili queste? non crediamo.

Voi ben comprendete come esse si riflettano sopra dottrine ed avvenimenti, di cui il nostro tempo è agitato e voi stessi forse avete esperienza.

Il fatto religioso, si voglia o no, in un senso positivo o negativo, urge sulla storia presente del mondo; si pronuncia in ideologie che diventano correnti sociali, metodi pedagogici, drammi politici.

L'uomo moderno, forse senza ch'egli sempre se ne avveda, si orienta in ordine a categorie di pensiero, le quali non possono prescindere dal riferimento al polo estremo delle filosofie umane e delle valutazioni morali, il quale polo è sempre la religione; la religione vanificata, o mito, o gemito verso il « Dio ignoto », ovvero la religione via, verità e vita, ch'è quella di Cristo, luce e forza e gaudio dello Spirito Santo, di cui la Chiesa è l'umile, ma fulgente lampada e il circoscritto, ma sempre aperto santuario.

Beati voi, figli e fratelli carissimi, se comprendete queste semplici, ma sublimi cose.

Voi condividerete così la passione della Chiesa, in quest'ora drammatica ( Cfr. 2 Cor 7,5 ), in cui dal suo seno stesso le sorgono inverosimili tribolazioni ( chi non le vede, chi non le soffre? ); ma parteciperete altresì, ed è ciò che più vale, al suo vero, moderno rinnovamento e al suo interiore e inesauribile gaudio spirituale ( 2 Cor 7,4 ).

Con la Nostra Apostolica Benedizione.