Come diventare anziani senza invecchiare

( Dottor Adelmo Bitelli, medico geriatra )

È una legge anagrafica diventare anziani.

Esistono però diversi modi di invecchiare e di invecchiare il meglio possibile e con una proiezione nel tempo anche abbastanza lunga.

Diventare anziani vuol dire andare avanti negli anni, è nella logica delle cose di questo mondo, come appartenente al mondo è la morte stessa, che non è evento distruttivo ma solo la chiusura di un ciclo vitale dentro le persone.

L'anzianità va vissuta carichi di speranza e non certamente da emarginati.

Emarginarsi mano a mano che il tempo passa è voler quasi squalificare la propria vita e quella realtà che si è portata avanti per tutta l'esistenza.

È ben chiarito il concetto in un testo di Giuseppe Colombero: "Il primo risultato che l'anziano, o l'uomo in genere, deve prefissarsi è la riconciliazione con la propria situazione.

Quando si sia presa coscienza della ineliminabilità di una realtà in noi o attorno a noi, bisogna assolutamente disporsi ad accettarla qualunque sia la sua rilevanza frustrante.

Se un evento traumatico passato o presente, o una malattia, la perdita di una persona significativa, oppure uno scacco economico o affettivo della vita di relazione o sul lavoro non è integrato, rimane un frammento fisso nel fianco che tortura e, al limite, impedisce la riorganizzazione della propria vita, porta alla nevrosi.

La riconciliazione con la realtà è un risultato essenziale per il benessere interiore e l'equilibrio della persona.

Ogni uomo deve rendersi conto e accettare che soltanto una parte di se e del mondo è in suo potere.

È un limite entro il quale dobbiamo vivere, e dentro il quale molte volte si articolano le disavventure dell'anziano, della persona che non sa invecchiare, che non trova più stimoli per poter ancora essere persona viva, e intelligente e attiva …

Il limite segna l’uomo da ogni parte.

Il benessere psichico non sta nel liberarsi di quel limite ma sta nel liberarsi dalla angoscia che esso produce ".

Uno dei dilemmi della nostra vita sta nel lasciarsi prendere dalla ineluttabilità delle cose.

L'altro sta nel dover tendere al ricupero del nostro corpo per prendere gradatamente coscienza del nostro spirito.

Vuoi che siamo credenti, vuoi che a tante cose non vogliamo credere o non le abbiamo capite, esiste una base della nostra esistenza un supporto umano, una "persona", indipendentemente dalla capacità di interiorità più o meno elevata, più o meno marcata e accattivante.

Occorre allora orientare la propria prevenzione.

Anzitutto a realizzare, nel limite del possibile la propria autosufficienza, mediante una diretta compartecipazione alle cose.

Fare a meno dell'aiuto degli altri, non per presunzione, ma semplicemente come capacità di realizzare da soli quello che è possibile, nei limiti del contesto di età e di situazioni nelle quali ci si trova.

Esiste il dovere di prevenire tutto ciò che potrebbe turbare la serenità e la possibilità di affermazione della propria anzianità.

E poi il dovere della conservazione dello stato di salute: di non facile realizzazione.

Se vi sono persone che tendono a esasperare il bisogno di salute mantenuto a tutti i livelli, quasi come un diritto sacrosanto e non solo come una buona speranza, altri per contro si lasciano andare, si emarginano dalla vita, diventano veramente delle nullità.

C'è la possibilità di non ridurci subito a questa estrema situazione: esistono infatti persone che, da una certa età in su, cercano e desiderano una vita più attiva, più ricca di stimoli e quindi più adeguata alla figura dell'uomo.

Sappiamo bene come il corpo umano sia fatto di cellule e tessuti e organi: il cuore, i polmoni e i bronchi, l’apparato digerente e urinario e l’apparato sessuale e altri che compongono il nostro organismo.

Il cervello ne è sicuramente la parte principale, sede del governo di tutte le funzioni.

Con l'andare del tempo tutte riproduzioni cellulari e tessutali sono soggette ad usura, concetto generico che però interessa ogni organo.

Per cause a volte le più imprevedibili qualche organo comincia a dare segni di anormalità e, per la grande armonizzazione di tutte le funzioni, può avvenire quasi un contagio "a catena".

Una delle fasce di angoscia e depressione ad una certa età è che le funzioni stesse comincino a dare segni di stanchezza.

Nella donna esiste una fascia ben precisa legata alla sua fertilità che incide sulla psicologia e sugli umori della persona.

Nell'uomo le cose sono più dilazionate e dipendono da tutta una serie di eventi.

Sono fenomeni che appartengono a un campo nel quale, donna e uomo, devono imparare a fissare la realtà della propria esistenza su valori diversi, senza crearsi dei problemi che, se ossessivi, diventano meno solubili.

Per quel già citato fenomeno di usura ad un certo momento possono nascere problemi di vista, che non sempre sono vere e proprie patologie.

Di fondamentale importanza è la perdita dell'udito.

Il non udire costituisce un'emarginazione che è un degrado della personalità dei soggetti.

Ma è il cervello, che manovra tutte le sensazioni nervose e stimolanti dell'organismo, l’organo che evidenzia più e meglio il degrado effettivo nell'organismo dovuto all'anzianità o della vecchiaia.

Uno dei primi fenomeni è la mancanza della memoria, e non soltanto riferita agli anziani (il fenomeno è oggi molto anticipato).

Non ricordare alcuni nomi, riconoscere il viso ma non il nome di alcune persone, non ricordare le cose immediate, ma avere ben presenti fatti "storici", avere in mente cose assolutamente microscopiche mentre si dimenticano impegni e si fa confusione.

È quasi una regola il fenomeno della disattenzione, quando non si ha più la capacità di imprimere l’immagine di cose avvenute di recente.

Il problema necessita di una profilassi, se si vuole arrivare ad una certa età con facoltà intellettuali possibilmente chiare, vive e capaci.

Infatti, se il cervello non funziona più perché il deterioramento fisico ha ormai degradato le sue facoltà connettive, allora è quasi come più non si vivesse.

In un certo senso si è chiusa la propria problematica, anche quella psicologica; la qualità della diventa veramente pesante, tuttavia non inutile perché bisogna credere all'utilità di qualunque esistenza.

D'altra parte, sarebbe presunzione per l'anziano il voler essere quale era a vent'anni.

Non potrà mai esserlo, potrà sempre essere vivo, attivo e presente allo stesso modo.

Molto dipende dalle circostanze più o meno fortunate della vita ma molto di più dalla volontà e dalle correzioni poste per una adeguata preparazione alla propria vecchiaia per non giungere alla logica dell'adattamento.

Uno dei pensieri che turbano l'anziano è quello della morte, cosi come la preoccupazione della malattia, della solitudine, dell'abbandono.

Non meno turbamento può dare la questione sessuale che va tuttavia posta nella realtà della quale l'uomo deve darsi ragione: sapersi adattare e pensare che esistono pur sempre altre fonti per vivere una vita dignitosa, brillante, intelligente.

Possedendo l'uso del cervello è possibile fare ogni cosa per migliorare la qualità della vita.

Anche il pensionato che, estraniato dal contesto di una vita di routine può sentirsi tolto dal mondo e dalle cose, può assumere un nuovo concetto della vita mediante lo sfruttamento intelligente del tempo libero tanto da sentirsi persona attiva e utile.

Un adeguato riposo ( che non vuol dire restare in poltrona tutto il giorno ), costituisce una buona prevenzione.

Anche la ginnastica da farsi con intelligenza senza pretendere più di tanto, è cosa intelligente, utile, propizia alla propria conservazione.

L’alimentazione è una realtà che va affrontata con adeguatezza e intelligenza, senza generalizzazioni essendo propria di ciascun individuo.

Certamente i grandi pasti, gli alcolici soprattutto, il fumo in modo particolare sono elementi fortemente a rischio.

Le letture sono consigliate ( anche se non sempre devono essere "impegnate" ) perché attendono alla rimozione mentale della nostra pigrizia.

Specialmente le letture fatte "a voce alta": riuscire a parlare ascoltando la propria voce è un incentivo a spronare quella forma di memoria "a breve raggio".

Non restare troppe ore dinanzi alla TV per sfuggire all'ottundimento dovuto alla imposizione di immagini e linguaggi che distolgono la mente dalla attenzione e dalla rielaborazione dei messaggi.

Si tratta in conclusione, di orientarsi con fiducia e un po' di capacità a mantenere la vita a livelli di un certo tipo.

Non credere che gli anziani siano dei defenestrati (si può essere vecchi e spenti anche a trent'anni): se sani, e se si è prevenuto il dissesto dell'invecchiamento, cercare di essere vivi stando "insieme", colloquiando, e poi darsi ad attività comunitarie.

È uno dei modi di uscire da se stessi: molto dipende dalla volontà di ciascuno.

Alcune direttive di salute ed efficienza:

- rendiamoci coscienti del nostro capitale fisico e psichico riconoscendo la limitatezza delle nostre forze.

- se per caso è stato intaccato questo capitale, sappiamo reintegrarlo in tempo con il riposo e adeguate iniziative.

- realizziamo il lavoro e il dovere di ogni giorno con la maggiore perfezione possibile, vale a dire con concentrazione, naturalezza e soddisfazione.

- non aspiriamo a realizzare sull'istante tutto il bene e il molto verso cui ci solleciterebbe l'impulso.

- evitiamo, nella vita di relazione, l’esagerata emulazione riconoscendo ed accettando la superiorità fisica, morale e intellettuale degli altri.

In definitiva l'uomo va rispettato profondamente nella sua realtà, esigenze e interiorità.

Egli non è dunque un essere passivo ma aspira sempre a qualcosa, ad ogni età.

Tanto è meglio e di guadagnato se egli ha un "input" di fede e di spiritualità che migliora le sue condizioni e le sue aspirazioni: nella singolarità di ogni soggetto potrà essere più facile la realizzazione di certe finalità.

Da un brano di un libro sapienziale dell'Antico Testamento:

"sorriderò da lieto nella prosperità e sorriderò da forte nel dolore"