Una progettualità di ampio respiro: la sperimentazione e la verifica

Il Piano Pastorale così inteso è caratterizzato da una progettualità ampia nel tempo, che non pretende di individuare, in modo dettagliato e fin dall'inizio, tutte le iniziative e i programmi specifici, ma indicare alcune linee di fondo che guidino la "conversione pastorale", la quale per realizzarsi ha bisogno ovviamente di un congruo periodo di tempo.

Di conseguenza, saranno indispensabili un'intelligente orientamento alla "sperimentazione" ed una costante disponibilità alla "verifica".

Non è possibile, infatti, un autentico rinnovamento della pastorale senza la volontà di "sperimentare", con opportune indicazioni, occasioni, modalità e strumenti nuovi per un annuncio del Vangelo che vada oltre i canali abituali della pastorale per incontrare le persone nelle diverse età della vita e nei diversi ambienti e contesti dell'esistenza.

Nello stesso tempo ritengo che sia essenziale maturare un'attenta propensione alla "verifica", come capacità di fare tesoro di quanto il Signore ci aiuterà a comprendere e di correggere quanto risulterà carente o non rispondente alle finalità scelte, operando, con opportune metodologie e con spirito di correzione fraterna, le valutazioni complessive necessarie per una vera "conversione pastorale".

Il Piano Pastorale, secondo queste caratteristiche, offre certamente delle indicazioni precise, ma comporta necessariamente una progettualità dinamica,

una costante dimensione "in divenire" che richiede perciò una nuova mentalità pastorale che si apra al coinvolgimento di tutte le forze disponibili,

una "creatività missionaria" aperta al confronto e alla collaborazione,

un'attitudine alla valorizzazione di tutti gli apporti,

una propensione particolare a far crescere nelle comunità ecclesiali l'impegno missionario di ogni cristiano:

"Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!" ( 1 Cor 9,16 ).