Etica e morale

13-1-2007

Don Mauro Agreste

Indice

1. Etica e morale sono due cose che si occupano del comportamento dell'uomo
2. L'uomo è in relazione con se stesso, con il mondo, con gli altri e con Dio
3. Se ognuno diventa legge a se stesso si riesce a individuare un principio assoluto?
4. Le persone valgono nella misura in cui sono visibili
5. La morale si sviluppa nell'ambito della relazione tra l'uomo e Dio
6. Quali sono le conseguenze di un rapporto tra Dio e l'uomo
7. Come riconoscere nell'uomo questa preziosità che lo fa essere uomo
8. La relazione tra Dio e l'uomo crea un insieme di norme di comportamento che si chiama morale
9. Legge morale naturale e la vocazione alla santità
10. Dio vuole che noi usiamo l'intelligenza e la razionalità
11. E se io non credo a questo Dio che si rivela?
12. La sconfitta definitiva dell'uomo: la dannazione
13. La pedagogia di Dio
14. Dio parla una lingua spirituale a una "ricevente" spirituale
15. La parola di Dio deve diventare intelleggibile
16. L'ispirazione di Dio si chiama misericordia
17. Studi biblici di esegesi
18. Perché la lingua ufficiale della chiesa è il latino?
19. Cosa vuol dire lingua volgare?

1) Etica e morale sono due cose che si occupano del comportamento dell'uomo

Etica e morale sono due cose diverse pur essendo due sorelle gemelle, nel senso che si occupano della stessa cosa: il comportamento dell'uomo nella vita dell'uomo.

Dal punto di vista etico i principi assoluti a cui fa riferimento la vita dell'uomo e dunque il suo comportamento sono dei principi che ci giungono generalmente dalla filosofia e la filosofia è un discorso umano frutto dell'intelligenza dell'uomo sui grandi problemi che riguardano l'essere umano.

I grandi problemi che riguardano l'essere umano sono l'uomo, Dio, la vita.

Ad essi sono collegati tanti altri problemi che costituiscono il campo di lavoro della filosofia.

Naturalmente nello studio dell'uomo è chiaro che si capisce subito che l'uomo è un essere particolare, perché è un essere che si mette in relazione con tutto ciò che c'è intorno a sé, ma anche con se stesso.

Si parla dunque dell'uomo come essere relazionale e le principali relazioni dell'uomo sono quattro.

2) L'uomo è in relazione con se stesso, con il mondo, con gli altri e con Dio

L'uomo è in relazione con se stesso, con il mondo, con gli altri e con Dio.

Nell'analisi di questa quadruplice relazionalità si intuisce in che modo l'uomo è inserito nell'esistenza.

Sto usando delle parole molto neutrali, perché sto parlando di filosofia, non sto parlando ancora di teologia, di etica o di morale, quindi l'uomo è inserito nell'esistenza.

La relazione che l'uomo ha con se stesso, con gli altri con mondo e con Dio lo condiziona, ma gli permette anche con il suo apporto di condizionare tutto ciò con cui l'uomo entra in contatto.

Le relazioni che ci sono nell'uomo come percepisce se stesso, le relazioni dell'uomo con il mondo, con gli altri e con l'Essere, costituiscono un certo modo di vivere, un certo atteggiamento, un certo modo di comportarsi, nella continua ricerca di trovare il comportamento giusto, che fa riferimento a certi criteri che nella filosofia, specie quella antica, avevano certi principi assoluti: il vero, la giustizia, ecc.

Naturalmente con l'evolversi della filosofia anche i principi assoluti hanno subito una evoluzione.

Per cui siamo in un periodo che il Santo Padre definisce relativismo, in cui è esaltato l'individuo, quindi l'uno e noi tutti capiamo che se è esaltato l'individuo, risulta molto difficile trovare un principio assoluto a cui fare riferimento nel comportamento delle persone.

Perché se nella mentalità odierna e nel tipo di filosofia che la porta avanti, troneggia l'individuo, vuol dire che ognuno diventa legge a se stesso.

3) Se ognuno diventa legge a se stesso si riesce a individuare un principio assoluto?

Se ognuno diventa legge a se stesso si riesce a individuare un principio assoluto? Cosa vuol dire principio assoluto?

Un principio che vale per tutti, diventa estremamente difficile, perché in una visione relativistica dell'individuo, della persona, del creato, di tutto ciò che ci circonda non esiste un principio assoluto, esiste solo il principio unico assoluto è che io faccio quello che ritengo giusto per me stesso.

Quindi in un etica relativistica le conseguenze hanno una importanza relativa, perché considero solo le conseguenze che vanno bene a me.

Se la mia scelta lede i diritti degli altri, questo non è più un problema, perché nell'ottica relativistica io sono l'assoluto, quindi io sono norma a me stesso.

L'etica relativistica non è nient'altro che il risultato di quel movimento di pensiero che si chiama generalmente "nichilismo", uno dei grandi rappresentanti ha abitato qui a Torino, si chiamava Nice e che parlava del super uomo: ha diritto di vivere, di esistere, di imporre le sue idee solo colui che ha una forte personalità da poter imporre agli altri.

Come giudicate questa visione? Eppure è quella imperante in questo periodo!

4) Le persone valgono nella misura in cui sono visibili

Tant'è vero che le persone valgono nella misura in cui sono visibili e possono imporre il loro status di vita e le loro visioni sugli altri.

La persona vale nella misura in cui si rende visibile e dunque è in grado di dare la propria interpretazione al modo di vivere secondo le proprie idee.

Diventa molto difficile la costituzione di un'etica a questo punto, perché se ognuno diventa norma a se stesso, quello che va bene a me io lo faccio, indipendentemente dal fatto che i miei diritti vadano a ledere i diritti degli altri; mentre uno dei principi che dovrebbe normare l'etica è il principio della libertà: la mia liberta termina quando lede la libertà di un altro.

Allora questo in maniera molto superficiale, molto vaga, quello che possiamo dire a proposito di un approccio immediato a questa domanda: che cosa è l'etica e che cos'è la morale.

5) La morale si sviluppa nell'ambito della relazione tra l'uomo e Dio

La morale, invece, si sviluppa in un ambito di un sistema più organizzato che si chiama l'ambito della relazione tra l'uomo e Dio che è l'ambito della religione.

Allora nell'ambito della religione ci sono delle regole che normano i rapporti che intercorrono tra l'uomo e l'Essere perfettissimo; non esprimo ancora più precisamente perché in ogni religione ci sono delle norme morali, quindi diciamo l'Essere perfettissimo che è Dio.

6) Quali sono le conseguenze di un rapporto tra Dio e l'uomo

Ora nella morale che cosa si intende fare?

Si intende chiarire quali sono le conseguenze di un rapporto tra l'Essere perfettissimo e l'uomo che può essere semplicemente derivante da Dio, come dicevano le filosofie greche di 3/4000 anni fa, oppure può essere creatura di Dio come avviene nella teologia cristiana, in cui si sa che l'uomo è creato da Dio, cioè voluto, desiderato, progettato e realizzato da Dio.

Allora la relazione che intercorre tra il creatore e la sua creatura provoca delle conseguenze?

Perché non sono relazioni tra due cose.

Una relazione tra due cose possono essere i principi della fisica, ( ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria ).

Tra due esseri personali, anche se uno è infinito ed eterno e l'altro è finito e limitato come l'essere umano, se c'è una relazione ci sono delle conseguenze?

Certo, perché Dio nel creare l'uomo in qualche modo ha modificato se stesso?

Si, Dio se ne stava beato nella sua etera Trinità; se volessimo essere buffi potremmo dire gli sono venuti tanti grattacapi da quando ha creato l'uomo, vero?

L'uomo da quando si è lasciato incontrare con Dio, ha scoperto che Dio c'e, perché Dio si è rivelato ecc. è cambiato qualcosa nel suo esistere? Certo!

La domanda è: quali sono i diritti di Dio e quali sono i diritti dell'uomo, cioè in che modo onorare Dio, riconoscere Dio così come egli è senza togliergli nulla della sua gloria, della sua potenza, della sua maestà ecc. ecc.

7) Come riconoscere nell'uomo questa preziosità che lo fa essere uomo

In che modo riconoscere nell'uomo questa preziosità che lo fa essere uomo.

Allora nell'azione dell'uomo ovviamente la comprensione di: da dove viene l'uomo ecc. ecc. produce delle norme, perché se l'uomo è un animale allora tutto gli è lecito, ma se l'uomo è più di un animale cioè un essere dotato di uno spirito che si auto determina, allora tutto ciò che fa parte dell'essere umano non è semplicemente una conseguenza della sua animalità, ma è una possibilità di progettazione, dunque dare un significato a tutto ciò che fa parte della natura umana.

Il significato della mente, il significato dei ricordi, il significato delle emozioni, il significato delle sensazioni, quindi della corporeità ecc. voi capite che tutto questo ha delle enormi conseguenze che per gli animali non ci sono, gli animali non hanno la capacità di auto comprendersi, di farsi queste domande e di darsi delle spiegazioni oppure di ricevere delle illuminazioni su delle domande che li trascendono: dove andremo?

La rivelazione è: "ecco sono venuto perché possiate venire con me dove sono io".

8) La relazione tra Dio e l'uomo crea un insieme di norme di comportamento che si chiama morale

Ora tutto questo, questa relazione che intercorre tra Dio e l'uomo che crea dunque delle norme di comportamento perché l'uomo sia sempre più autenticamente uomo nel riconoscimento di ciò che realmente è Dio, si chiama morale.

La morale dunque è una opera di contemplazione di ciò che Dio ha fatto nel tempo e nello spazio nella comprensione del significato che hanno queste realtà che Dio ha creato e dunque delle conseguenze che queste realtà hanno sul nostro modo non solo di vivere, ma anche di progettarsi, di darsi un significato, capire.

Io sono qui adesso, ma per quale scopo? Per avere un progetto, un fine da raggiungere, ciò che gli animali non si domandano mai.

Gli animali non hanno progetti, neanche le piante, la loro progettualità è straordinariamente quella di essere sempre più autenticamente se stessi, quindi aderenti al progetto che Dio ha messo nella natura.

Il progetto che Dio ha messo nell'uomo non sta solo nella natura, sta anche nella sopranatura.

9) Legge morale naturale e la vocazione alla santità

Quindi c'è un progetto che riguarda lo svolgersi della vita dell'uomo che è inscritto nella natura e si chiama legge morale naturale, perché è scritta nella natura, però c'è anche un progetto che Dio ha su ciascuno di noi che si chiama la vocazione alla santità.

Questi due punti di riferimento che come centro hanno sempre la presenza di Dio, la provvidenza di Dio producono quelle norme, se volete, quei paracarri che permettono alla vita dell'uomo di procedere sicuro senza precipitare in un burrone.

Questo era l'approccio immediato sul significato delle due parole, che cos'è la morale, che cos'è l'etica.

Ovviamente capite che morale e etica dovrebbero sempre andare a braccetto, perché nella morale il principio di rivelazione è Dio che rivela se stesso, tuttavia non possiamo dimenticare che Dio rivela se stesso almeno in due modi: attraverso la rivelazione sua personale che abbiamo nella Scrittura o in altri modi in cui Lui si rivela, ma anche attraverso la ragione, perché noi possiamo raggiungere Dio attraverso la rivelazione, ma anche attraverso la ragione.

Ricordiamoci di andare a rispolverare l'enciclica del Papa Giovanni Paolo II: "Fides et ratio".

I due principi che permettono all'uomo di raggiungere alla verità su se stesso non sono scindibili tra di loro in una onesta visione di ciò che è l'uomo, ma sono da considerarsi come un sinolo, che vuol dire una comunione perfetta senza confusione.

10) Dio vuole che noi usiamo l'intelligenza e la razionalità

Quindi Dio vuole che noi usiamo l'intelligenza; una persona di fede non è una persona che non usa l'intelligenza e la razionalità; la persona di fede sa che il suo sforzo continuo è di rivestire di parole e di spiegazione l'atto della fede, sapendo che l'atto della fede sarà sempre trascendente, che vuol dire molto più in su, però con la nostra ragione cerchiamo di rendere intelleggibile l'atto della fede.

Un atteggiamento fideistico: facciamo così perché Dio lo vuole.

L'atteggiamento di fede: Dio vuole questo perché cosi, così e così.

Questo è l'atto di fede corretto, in cui Dio rivela: io sono il Signore della vita e quindi il credente dice: Dio dice bisogna difendere la vita, perché?

Perché la vita è sua, non ce la siamo data noi, non possiamo decidere quando finirla, ecc. ecc. quindi con la ragione dai delle spiegazioni, su un dato di rivelazione.

Dio dice: questa è la verità, poi ti da lo Spirito Santo per attivare la tua intelligenza, tu ci ragioni sopra finché capisci e dai le spiegazioni.

Qualcuno potrebbe dire: già, bravo però tutto parte da una rivelazione di Dio.

11) E se io non credo a questo Dio che si rivela?

E se io non credo a questo Dio che si rivela?

Tu puoi anche non credere a Dio che si rivela, però puoi accostarti alla verità di quello che io ti sto dicendo mediante l'uso dell'intelligenza e della ragione e tu vedrai che quello che ti sto dicendo non è qualche cosa di assurdo, ma credo perché rationabilis est.

Quindi l'atto di fede può anche essere mosso dall'azione della ragione dell'intelletto?

Si, sull'azione dell'intelletto agisce lo Spirito Santo che può accendere lo splendore della fede anche nella persona che si è accostata alle verità di fede senza fede.

Naturalmente sarebbe opportuno però che le persone capissero che per raggiungere l'atto di fede, qualora tu non l'abbia prima, bisogna perlomeno non opporvisi.

Se una persona si oppone all'atto di fede, la grazia non rimane operante, la conversione non avviene.

Se la persona è onestamente nella ricerca della verità però dice: io non ho la fede, ma la cerco veramente, vuol dire che ha il cuore aperto o ancora chiuso per ricevere l'azione dello Spirito?

Quindi può succedere che lo Spirito Santo arrivi con la sua grazia e accende la grazia della fede in quell'anima? Si.

Ma se la persona dicesse: io mi rifiuto di credere all'esistenza di un essere perfettissimo creatore e Signore del cielo e della terra, la grazia del Signore può operare qualche cosa?

No, perché il cuore è chiuso e se il cuore è chiuso non si ottiene alcun tipo di risposta.

Ricordiamoci che il Signore ha detto: io sto alla porta e busso, se mi aprirai….. questo vuol dire che se non vuoi aprire hai una responsabilità in più.

È pericoloso rifiutare la grazia che ti viene data.

Dio ti offre la salvezza, tu dici no, diventi responsabile di fronte a Dio, aumenta la tua responsabilità, perché oltre ad aver detto no a Dio, hai detto no a te stesso, sei grandemente responsabile della tua sconfitta.

12) La sconfitta definitiva dell'uomo: la dannazione

Come si chiama la sconfitta definitiva dell'uomo? La dannazione, cioè andare all'Inferno.

Una cosa da sottolineare a proposito della Scrittura, dove viene contenuta la gran parte della rivelazione di Dio, non la totalità della rivelazione di Dio, ma la gran parte, perché Dio si rivela solo attraverso la Scrittura?

No, attraverso lo Spirito Santo che agisce e con tutto ciò che esiste.

Tutto ciò che esiste non ci parla forse delle perfezioni invisibili di Dio? Dunque è una rivelazione quella? Si.

Allora nella Scrittura abbiamo ciò che Dio dice di se stesso con la sua pedagogia, la pedagogia divina.

13) La pedagogia di Dio

Cosa vuol dire la parola pedagogia? L'insegnamento ai bambini; la pedagogia di Dio è l'opera fa per educare i suoi figli, lo fa attraverso gli eventi della storia della salvezza, lo fa attraverso gli eventi della nostra stessa storia, lo fa con parole e con opere: i miracoli, gli insegnamenti, le guarigioni, le liberazioni, le parole contenute nella Bibbia, le riflessioni che fanno parte della spiritualità della Chiesa dal tempo in cui Gesù sale al cielo fino ai nostri giorni.

Dio ci insegna attraverso la storia generale, Dio ci insegna attraverso la nostra storia personale, fa tutto parte della rivelazione, il problema per il credente avere un principio unificatore, cioè a dire: attraverso quello che mi è capitato, attraverso quello che ho imparato, attraverso le cose che ho letto, attraverso le azioni di Dio nella mia via vita e nella vita delle persone che conosco, attraverso i miracoli, le guarigioni, le liberazioni, cosa mi sta dicendo il Signore, come mi sta guidando?

Voi capite che entrano in gioco moltissimi fattori per fare discernimento.

14) Dio parla una lingua spirituale a una "ricevente" spirituale

Ora tra questi fattori, ovviamente, parlando della parola di Dio è importante saper pregare la parola di Dio, perché la parola di Dio, tutti dovremmo sapere o ricordare, è frutto di un lavoro combinato tra Dio e la sua azione e l'uomo con la sua docilità all'azione dello Spirito.

Quindi Dio ispira all'uomo un pensiero, un concetto e l'uomo cerca di rendere chiaro quello che ha ricevuto con l'ispirazione.

Se vi ricordate bene lo schema dell'antropologia, Dio parla all'uomo in quale settore?

Nello Spirito; Dio parla un linguaggio spirituale che viene concepito dalla persona che lo riceve come linguaggio spirituale.

Ora il linguaggio spirituale è più o meno profondo del linguaggio umano? Più profondo.

È il linguaggio di Dio! Cosa dicono i salmi a proposito del linguaggio di Dio?

"Una parola ha detto Dio, due ne ho intese io".

È un modo semplice, poetico per dire che una parola detta dal Signore è di una proporzione sconfinata, allora per questo Dio ci parla in un modo spirituale, perché la sua parola è viva, è efficace, più tagliente di una spada a doppio taglio, che arriva al punto di congiunzione tra l'anima e lo Spirito.

15) La parola di Dio deve diventare intelleggibile

Arriva proprio nello Spirito la parola di Dio, perché lo Spirito è l'unico in grado di contenere la proporzione di questa parola che viene dal cuore di Dio.

Poi che cosa succede? Che questa parola deve diventare intelleggibile, che si possa capire e che si possa anche trasmettere e allora l'ispirazione di Dio raggiunge l'uomo con tutte le sue facoltà, questa volta nel settore della psiche, e viene in un certo modo descritta, viene spiegata; si può anche dire in un linguaggio più semplice, rivestita di parole.

Quindi l'ispirazione di Dio nel nostro Spirito viene ricevuta, poi ci vuole un po' di tempo perché questa parola sia rivestita di parole.

16) L'ispirazione di Dio si chiama misericordia

Come dire, questa ispirazione di Dio che cos'è?

Ha un po' di compassione, ha un po' di tenerezza, un po' di amore, ecc. ecc. ecco, nell'intelligenza dopo che ci hai ragionato per un po', dici ecco cos'è, si chiama misericordia! Come faccio a far capire agli altri che cos'è la misericordia?

E allora il Signore Gesù nella sua infinita pazienza per farci capire che cos'è la misericordia ci ha raccontato delle parabole, ma noi tutti sappiamo che nell'ascoltare quelle parabole andiamo a raccogliere il significato di quella parabola, vero?

Da queste spiegazioni noi possiamo avere un'idea un po' più ampia di cos'è la misericordia?

E quando sentiremo Gesù che dice: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno", avremo un'idea un pochino più ampia di tutte queste cose?

E quando Gesù ci insegnerà a dire "perdonatevi a vicenda come io ho perdonato voi" avremo un significato più ampio di quello che è la misericordia? Questa è l'ispirazione.

17) Studi biblici di esegesi

Nella Bibbia noi abbiamo sempre ciò che Dio vuole dire attraverso la comprensione dei profeti, per questa ragione si fanno degli studi biblici, che si chiamano studi di "esegesi", che sono dei metodi che ci permettono di comprendere, mediante degli studi storiografici, il significato delle parole e delle frasi al tempo in cui quei profeti o quegli scrittori sacri dissero.

Questo vuol dire che se Isaia parla di certe cose può darsi che noi non riusciamo a capirle subito, però se attraverso gli studi esegetici ci ricordiamo che quella parola, in quel periodo voleva dire una cosa, ora ne vuol dire un'altra ecc. allora capiremo il significato di quelle cose.

Facciamo un esempio molto banale.

Voi sapete che le traduzioni sono sempre dei "tradimenti", allora l'attenzione nostra qual è, l'attenzione della Chiesa qual è per es. nei testi liturgici?

Di far si che quello che noi pronunciamo in italiano sia autentico.

18) Perché la lingua ufficiale della chiesa è il latino?

Perché la lingua ufficiale della Chiesa è il latino? Perché è una lingua morta.

Se è una lingua morta vuol dire che il significato delle parole non cambia più, quindi se 500anni fa si diceva: "qui tollis peccata mundi" anche fra mille anni dicendo qui tollis peccata mundi, vorrà dire sempre la stessa cosa.

Mentre in italiano togliere vuol dire delle cose diverse nell'arco dei secoli, tant'è vero che l'occupazione di coloro che si impegnano per la revisione dei testi liturgici è quello di rendere sempre più aderente al significato profondo della parola, quello che si dice nella lingua volgare.

19) Cosa vuol dire lingua volgare?

Cosa vuol dire lingua volgare? La lingua nazionale del posto, non il modo di parlare volgare.

Vedete anche come è cambiato l'italiano, del volgo vuol dire del popolo.

Però c'è una connotazione cioè un significato che si mette sopra una parola che ha già un significato e si aggiunge un altro significato.

Quindi dire linguaggio volgare, del volgo, cioè della gente, ha assunto quest'altra connotazione: poiché la gente di bassa lega, quindi del volgo, spesso ha un tipo di linguaggio grasso, cioè sporco, allora dire linguaggio volgare ha assunto il significato di linguaggio sporco, linguaggio non nobile, grossolano ecc.

Questo è l'esempio della lingua che evolve nel tempo, quindi ha un significato iniziale e se n'è aggiunto un altro e poi un altro e si va avanti.

La lingua morta invece ha quel significato cristallizzato e rimane quello nella liturgia, allora il compito è quello di riportare sempre al significato primordiale quello che si dice nella lingua "volgare".

Ora se nella traduzione diciamo "Agnello di Dio che togli i peccati del mondo", tutti i liturgisti sanno che questo è sbagliato, perché nella lingua latina in cui questo è stato scritto, tollere non vuol dire togliere, ma vuol dire "prendere su di sé".

Allora vedete che c'è un significato che proviene dall'antichità e che deve essere riportato.

"Non ci indurre in tentazione", ma ve l'immaginate Dio che ci accompagna dentro la tentazione?

Dio ci accompagna "attraverso" la tentazione non dentro, ci fa passare oltre.

Ecco, il significato che da Dio deve essere sempre riportato in purezza, diversamente non capiamo il significato delle cose.

Credo di aver superato il tempo a mia disposizione, per la prossima volta affronteremo il tema della preghiera della Scrittura.

Sia lodato Gesù Cristo.