Il mistero dell'incarnazione

20-10-2007

Don Mauro Agreste

Indice

1. La salvezza, se fosse stata operata da Dio senza farsi uomo
2. Il salario del peccato è la morte, dice san Paolo
3. L'atto supremo della salvezza: la croce
4. La salvezza del verbo di Dio ha coinvolto tutti gli uomini
5. L'uomo della croce ha preso su di sé tutte le colpe di tutti gli uomini
6. Collaborazione totale tra la natura umana di Gesù Cristo e la grazia di Dio
7. Passione, morte e resurrezione per gli uomini non di facile comprensione, anzi …
8. Un "si" quello di Gesù che vale per tutte le generazioni
9. Come primo peccato c'è l'egoismo
10. Ha ucciso la morte distruggendo la ribellione, cioè con la mansuetudine della comunione
11. Gesù uccide la morte nella sua croce quando dice: padre nelle tue mani affido il mio spirito
12. La redenzione ci è stata guadagnata da Dio vero Dio e vero uomo
13. Senza l'incarnazione è impossibile capire il mistero della croce
14. Il nostro Dio è il Dio della provvidenza
15. La conseguenza del rifiuto produce in noi la tristezza, la malinconia
16. Dio Padre fa l'esperienza della ribellione di se stesso
17. La sorgente della ribellione è "io" prima di Dio

1) La salvezza, se fosse stata operata da Dio senza farsi uomo

Certo è chiaro che la morte in croce di Gesù costituisce un motivo di scandalo e di sconvolgimento per tutti.

Ci sembra e ci appare molto difficile capire come mai per salvarci ci sia dovuta essere la morte; e sotto un certo aspetto non poteva che essere così, perché la morte, dice san Paolo, è il salario del peccato, cioè la conseguenza del peccato, ora il peccato l'ha compiuto l'uomo non l'ha compiuto Dio, non lo ha neanche compiuto satana, satana lo ha solo indicato, è l'uomo che si è ribellato, perché ha deciso di non ascoltare più Dio e di ascoltare il nemico di Dio.

Ora la salvezza se fosse stata operata da Dio senza farsi uomo, avrebbe coinvolto l'uomo oppure l'uomo sarebbe stato semplicemente uno spettatore di un dramma che guarda, ma non lo coinvolge?

Non sarebbe accaduto così.

Invece la salvezza non è semplicemente cancellare una lavagna, è trasformare e perché una realtà possa essere trasformata tu devi farne parte.

Se tu sei una mamma che devi educare i tuoi figli, non puoi dire: fai, vai, ecc. ma devi dirgli facciamo, andiamo, cioè tu devi farti coinvolgere.

Nonostante la tua maturità e la tua esperienza ti devi adattare all'età del bambino in modo tale da animarlo dall'interno.

Tu fai parte della sua vita e poiché tu ne fai parte, il bambino cresce, matura, si sviluppa ecc.

È diversa invece la questione in cui il bambino viene educato in un collegio, oppure in un asilo nido, rispetto alla crescita che potrebbe avere se vive in famiglia, perché si è pazienti in casa, in famiglia.

Quindi vuol dire che in una situazione la persona non si coinvolge ed esegue un lavoro estraneo, in famiglia no, in famiglia la presenza c'è ed è coinvolta.

Un bambino, un ragazzo, una ragazza cresciuti in collegio diventano adulti come tutti gli altri, ma con un'altra mentalità, completamente con un'altra mentalità.

2) Il salario del peccato è la morte, dice san Paolo

Allora Dio che si fa carne per la nostra salvezza affronta la morte perché solo in quel modo poteva portare alle estreme conseguenze la conseguenza del peccato, il fatto del peccato.

Ora se san Paolo dice che il salario del peccato è la morte, la conseguenza è la morte; non si sta parlando della morte fisica, si sta parlando della morte spirituale, quindi cosa produce il peccato?

La morte spirituale.

Dio dice: come faccio a togliere questa conseguenza agli uomini, perché essi non muoiano spiritualmente?

Muoio io e mi prendo tutte le colpe, le tolgo dalle spalle degli uomini; mi prendo tutta la pena e tutte le colpe in modo tale che gli uomini siano in qualche modo esonerati da tutto questo.

Ma la morte spirituale non può avvolgere il Dio della vita.

Per questo Gesù Cristo prende su di sé il peccato del mondo, ne prende tutte le colpe, ma ne prende anche tutte le pene fino all'estrema conseguenza, quello di diventare lui stesso maledizione, reietto dagli uomini, rifiuto a se stesso.

Quindi nell'ora del Golgota, sulla croce, Gesù Cristo vero Dio vero uomo, fa qualche cosa che per noi è incomprensibile, l'esperienza della lontananza da Dio.

3) L'atto supremo della salvezza: la croce

Quando Lui sulla croce inizia il salmo 22: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato", sta dimostrando che quello è l'atto supremo della salvezza, perché fa l'esperienza della lontananza da Dio.

Per quanto ci possa sembrare assurdo, Dio annientò se stesso, perché noi potessimo diventare noi stessi.

Lo scandalo di questa morte è lo scandalo di un Dio che è il Dio della vita che accetta di fare l'esperienza del rifiuto di Dio, che si chiama l'inferno, perché questa esperienza del rifiuto di Dio, cioè l'inferno, a cui gli uomini erano destinati a causa del peccato originale, non toccasse più gli uomini.

Nel credo degli apostoli si dice che il Verbo di Dio discese agli inferi; agli inferi, che sono da intendere uno stato di attesa in cui tutte le anime attendevano la rivelazione della salvezza.

Poi nella loro libertà che gli è garantita da Dio in un modo che noi non possiamo conoscere, perché riguarda l'aldilà, queste anime hanno scelto di accogliere Gesù come Signore Salvatore oppure di rifiutarlo.

E da quel momento si è dischiuso quel luogo e coloro che hanno accolto Gesù come Signore e Salvatore hanno fatto l'ingresso in Paradiso, che era chiuso.

4) La salvezza del verbo di Dio ha coinvolto tutti gli uomini

Coloro che lo hanno rifiutato hanno fatto l'ingresso all'inferno, perché la salvezza che il Verbo di Dio ha operato è una salvezza che coinvolge tutti gli uomini di tutti i tempi.

Quelli nati e morti prima della Croce, per forza di cose dovevano attendere la rivelazione di Gesù Cristo come salvatore, per decidere se accoglierlo o non accoglierlo.

Dopo di chè dopo la Croce, si vive il tempo, si vivono gli ultimi tempi.

Quelli che muoiono, se hanno accolto Cristo nella loro vita come Salvatore, fanno l'ingresso nella vita eterna di gioia; se hanno bisogno di purificazione, vivono la situazione di purificazione; se non ne hanno bisogno, vanno direttamente in Paradiso.

Coloro che hanno rifiutato il Cristo come Salvatore, raccolgono quello che hanno seminato: se nella loro vita si sono ribellati a ciò che Dio è venuto a dirci, ecco che loro fanno l'esperienza della perdizione eterna, che si chiama inferno.

In tutto questo c'è il mistero conturbante della Croce di Cristo che non può essere compreso, può essere adorato, ma è qualche cosa che supera la nostra intelligenza, perché chi è salito in Croce è Dio, che però era anche completamente uomo.

5) L'uomo della croce ha preso su di sé tutte le colpe di tutti gli uomini

Essendo completamente e realmente uomo ha preso su di sé tutte le colpe e le pene di tutti gli uomini e le ha distrutte come?

Le ha distrutte con un atto di fiducia e di comunione totale in Dio.

Che cos'è che ci ha guadagnato la salvezza? La Croce?

Prima della Croce c'è stato un atto di abbandono nelle mani di Dio: "lo spirito è pronto ma la carne è debole".

È nell'orto degli ulivi che Gesù realizza la pienezza della salvezza, del perdono di Dio, perché in quel momento nell'orto degli ulivi Lui poteva fuggire, aveva tutto il tempo di farlo e non l'ha fatto.

Nell'orto degli ulivi la vera battaglia tra lo spirito del mondo e lo Spirito di Dio, si è giocata nell'umanità di Cristo, perché Egli come Verbo di Dio voleva questa salvezza, ma come essere umano era terrificato, tant'è vero che sudò sangue e acqua.

La sua decisione fu terribile in quel momento, perché come essere umano sapeva esattamente che cosa gli sarebbe costato tutto questo.

6) Collaborazione totale tra la natura umana di Gesù Cristo e la grazia di Dio

Quindi è la natura umana di Gesù Cristo che ha voluto collaborare con la grazia di Dio in un modo totale: abbandonandosi nella mani di Dio per la salvezza di tutti gli uomini.

Lo ha voluto fare perché se non fosse stato un uomo a dire a Dio: io scelgo Te, piuttosto che il mondo, noi non saremmo salvi.

La salvezza ci è stata guadagnata perché a salire sulla Croce è stato un vero uomo, senza smettere di essere Dio, quello è il mistero.

Certo è il Verbo di Dio che si è fatto uomo, ma come uomo la sua decisione fu difficile, terribile, tremenda, ma è stata una decisione di aderire a Dio, da uomo che ha controbilanciato e ha distrutto la decisione di Adamo di non aderire a Dio.

Come Adamo ed Eva dissero: "ma no, se il serpente ci dice che possiamo cibarci dell'albero della conoscenza del bene e del male, ci conviene diventiamo come Dio!

Quindi gli uomini volevano diventare come Dio.

Dio ha voluto diventare come uomo e come uomo ha detto a Dio: "No, io sto in comunione con Te, non sto in comunione con il nemico tuo che vuole che tutte le cose siano sfruttate e non donate".

Allora Gesù Cristo vero uomo, senza smettere di essere vero Dio ha detto quel sì che non dissero i progenitori e come i progenitori cioè Adamo ed Eva, distrussero la comunione con Dio a causa della loro ribellione, invece il sì di Gesù Cristo, detto a Dio come uomo, ( questo è il mistero ) senza smettere di essere totalmente Dio, è stato un sì che ha distrutto tutta la ribellione di tutti gli uomini di tutti i tempi.

Al di là di questo, noi possiamo restare colpiti, stupefatti da questa realtà, che è questa la realtà della nostra salvezza.

7) Passione, morte e resurrezione per gli uomini non di facile comprensione, anzi …

Quanto a capirla non possiamo dire di capirla, la possiamo contemplare la Croce di Cristo, la passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo è sempre stata e continuerà ad essere sempre oggetto di meditazione e di adorazione più che di comprensione.

La comprensione è troppo limitata di fronte a una realtà di questo genere.

Questo è un mistero talmente grande che parlarne significa già sminuirlo; cerchiamo di condividere le intuizioni; però voi capite che le intuizioni sono terribilmente difficili da comunicare.

Se la realtà della Croce è questa, ed è questa, siamo redenti perché un uomo, che era Dio, ma anche vero uomo, ha detto: "Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà".

Non come i progenitori che hanno detto: "Ecco noi veniamo per la fare la nostra volontà".

Quando questo eccomi è detto da Gesù Cristo e la sua umanità è autentica e reale, il suo sì detto a Dio è un sì che comprende tutte le generazioni, sapete perché?

Perché è un sì detto dall'uomo, ma nello stesso tempo è anche Dio.

Quindi è un sì che ha la potenza umana e ha l'estensione eterna di Dio.

8) Un "si" quello di Gesù che vale per tutte le generazioni

Quindi è un si che vale dalla prima generazione fino all'ultima generazione degli uomini sulla terra.

È un si che diventa eterno e che assume su di sé il peccato di tutti gli uomini di tutti i tempi, quando Gesù inizia la sua vita pubblica e va da Giovanni il Battista al Giordano a farsi battezzare.

Immergersi nell'acqua dove tutti lasciavano i loro peccati, aveva il significato di prendere su di sé il peccato del mondo.

Il peccato del mondo vuole dire i singoli peccati?

Si vuole anche dire i singoli peccati, ma dire il peccato del mondo vuol dire la mentalità del mondo.

Il modo che ha il mondo di pensare cioè il modo di pensare staccato da Dio, perché Gesù ha detto: voi non siete del mondo, come dire voi non potete dire di avere la mentalità del mondo, perché siete nel mondo, ma la vostra mentalità non è quella del mondo perché siete miei.

Allora quando l'agnello di Dio si immerge nel Giordano per prendere "il peccato del mondo", vuol dire: la qualità di peccato che fa il mondo, cioè sentirsi Dio al posto di Dio.

Il peccato del mondo è il delirio di onnipotenza, è il peccato diabolico.

La mentalità di questo mondo è: fare tutto senza Dio.

Agnus dei qui tollis peccata mundi, Agnello di Dio che prendi su di te il peccato del mondo, vuol dire proprio questo che prendi su di te il paradigma, l'essenza del peccato.

Da questa essenza derivano tutti i peccati.

9) Come primo peccato c'è l'egoismo

Perché se uno ha la mentalità del mondo come primo peccato c'è l'egoismo.

Che cosa deriva dall'egoismo? Tutto, tutto, pensieri, parole ed opere; tutto dipende dall'egoismo e la radice del peccato è questo egoismo, l'io al posto di Dio.

Va contro il primo e da questo c'è la ramificazione che li coinvolge tutti.

Se Gesù assume su di sé il peccato del mondo vuol dire che assume su di sé l'essenza, la sorgente di ogni peccato del mondo, con tutti i peccati ad esso collegati.

Quindi ha preso su di sé la sorgente del peccato, anche tutti i singoli peccati di tutti gli uomini che vivono nel mondo, che sono vissuti, vivono e vivranno.

Ha preso su di sé e come uomo avendo su di sé questo peso tremendo, che solo come Dio poteva portare è andato di fronte a Dio e ha detto: Io Padre non ti tradirò, non adorerò altri dei, servirò solo Te, Tu sei il mio unico Dio, Tu sei mio Padre, io ti amo e ti metto al primo posto, fino alle estreme conseguenze, cioè costi quel che costi.

Questo suo atto di adorazione pura, completa e totale ci ha prodotto la salvezza.

La Croce è la dimostrazione di questa scelta che Gesù il Cristo ha fatto come uomo, che prende su di sé la ribellione.

Lo spirito del mondo si chiama ribellione; ha preso su di sé la ribellione e invece con la sua mansuetudine, "come agnello mansueto condotto al macello", diceva il profeta Isaia, Lui si lascia uccidere per distruggere con la mansuetudine, la ribellione.

10) Ha ucciso la morte distruggendo la ribellione, cioè con la mansuetudine della comunione

Ha ucciso la morte, perché la morte era la conseguenza del peccato, con la comunione cioè con la mansuetudine.

Poiché la natura umana era immersa nella ribellione cioè nella morte, Lui ha ucciso la morte distruggendo la ribellione cioè con la mansuetudine della comunione.

Ha ucciso la morte, ma non poteva ucciderla Dio la morte, doveva essere un uomo che si ribellava alla ribellione.

Doveva essere un uomo che si ribellava alla ribellione per uccidere la ribellione, perché Dio è il Dio della vita.

Non poteva da Dio far qualcosa sugli uomini senza che fossero gli uomini a farla, perché sennò non sarebbero stati uomini, sarebbero stati marionette, sarebbero stati dei pupazzi.

Dio ti fa una cosa, tu la subisci; invece ribellarsi alla ribellione, da uomo, significa davvero distruggere per tutti gli uomini il potere della ribellione.

Il potere della ribellione si conclude sempre nella morte.

Con la comunione con Dio, Egli ha distrutto il potere della ribellione cioè il potere della morte con la mansuetudine e la mansuetudine è: "Padre sia fatta la tua volontà non la mia"; perché la natura umana non voleva la morte, ma come uomo Gesù dice: "sia fatta la tua volontà non la mia, perché lo spirito è forte, ma la carne è debole".

È quello il momento in cui l'uomo si ribella alla ribellione e comincia la redenzione.

11) Gesù uccide la morte nella sua croce quando dice: padre nelle tue mani affido il mio spirito

Il momento predominante è nell'orto degli ulivi. Poi ci sono tutte le conseguenze a questo ribellarsi alla ribellione.

Lo spirito della ribellione non ha digerito il fatto che Gesù Cristo si sia ribellato al suo dominio e lo spirito della ribellione, lo spirito del mondo ha prodotto tutto quello che è venuto: la cupidigia, il giudizio ingiusto, la flagellazione, la crocifissione.

Spiritualmente ribellarsi alla ribellione significa assumere su di sé tutta la ribellione per distruggerla; distruggendo tutta la ribellione e assumendola su di te, tu fai inevitabilmente l'esperienza della morte eterna.

Ma essendo ribellione a questa morte eterna, questa morte viene distrutta e non può più essere eterna, rimane solo temporanea.

Gesù uccide la morte nella sua Croce quando dice: "Padre nelle tue mani affido il mio spirito".

Voi vi rendete conto quanto possa essere immane questo mistero della Croce di Gesù Cristo.

È qualche cosa che non ci è facile accostare.

Come uomo si ribella alla morte e realizza la redenzione, perché come uomo dice: "io vengo o Padre per fare la tua volontà".

12) La redenzione ci è stata guadagnata da Dio vero Dio e vero uomo

Che poi Egli fosse nello stesso tempo anche totalmente Dio non cambia il risultato, perché la redenzione ci è stata guadagnata da Dio, vero Dio, eterno, infinito, onnipotente, che si è fatto vero uomo.

Questo è l'altro mistero che ci rende molto difficile la meditazione su tutto questo, è il mistero dell'incarnazione.

Su questo tema dell'incarnazione nella storia della Chiesa, ci sono stati tanti sbandamenti, proprio perché a livello intellettuale si fa fatica a capire che cosa significhi vero e totale Dio che si fa vero e totale uomo.

C'è la vera totale divinità e la vera totale umanità nell'unica persona, una persona due nature.

Ma queste due nature non sono una surrogata dell'altra, non è che una sparisca o sia adottata dall'altra, sono due vere nature.

Per cui il Verbo di Dio che si fa carne e che ascende al cielo, è Lui veramente, eterno, infinito, onnipotente, che sul trono della gloria nei cieli è completamente, totalmente vero uomo.

È seduto sul trono della gloria il vero Gesù Cristo vero uomo con il suo corpo, con la sua mente, con la sua psiche, con la sua anima, ma è anche totalmente Dio con tutta la sua divinità di essere Verbo di Dio, figlio dell'Onnipotente.

13) Senza l'incarnazione è impossibile capire il mistero della croce

È chiaro che nella storia della Chiesa ci sono stati degli sbandamenti sull'intendimento di questo mistero dell'incarnazione, senza del quale è impossibile capire il mistero della Croce.

La ribellione per quanto per noi possa sembrare assurdo, porta alle estreme conseguenze questo distacco da Dio, per cui il Verbo di Dio fa l'esperienza di essere rifiutato da Dio.

Chiunque dicesse che in Dio non c'è l'esperienza della sofferenza, sbaglia, perché all'interno della stessa Trinità c'è l'esperienza della lacerazione a causa della ribellione.

Se queste sono state le conseguenze del peccato, ma che cosa sarà mai questo peccato da essere così terrificante, da produrre delle cose di questo genere?

Perché secondo la filosofia Aristotelica, Dio è l'essere perfettissimo che ha in sé tutte le perfezioni.

La sofferenza non è una perfezione quindi la sofferenza non farebbe parte di Dio, ma il nostro Dio non è il Dio della filosofia.

14) Il nostro Dio è il Dio della provvidenza

Il nostro Dio è il Dio della rivelazione, il Dio che si fa partecipe della sua creazione, che interviene, è il Dio della provvidenza non il Dio motore immobile di Aristotele che se ne sta beato nel suo iperuranio e non ha nessuna relazione con tutto ciò che ha creato.

Il nostro Dio è provvidenza, non potrebbe che essere così, perché la perfezione comprende in sé anche la partecipazione.

Ciò che per i filosofi è qualche cosa di assurdo, perché essi constatano la caducità, la fragilità e le contraddizione che ci sono nel mondo e dunque per induzione, cioè dal particolare all'universale, non riescono a immaginare che Dio sia limitato dalle cose piccole o dalle cose fragili.

In realtà Dio della rivelazione non potrebbe essere più perfetto di così, perché proprio in questa perfezione Lui manifesta la sua pienezza, la sua capacità di essere totalmente assoluto, eterno, infinito, perfettissimo e in questa perfezione è anche contenuta l'esperienza del rifiuto.

Questa perfezione rende Dio più perfetto, la capacità di affrontare l'esperienza del rifiuto senza smettere di essere nella pienezza e senza lasciarsi trascinare dalla conseguenza del rifiuto.

15) La conseguenza del rifiuto produce in noi la tristezza, la malinconia

La conseguenza del rifiuto produce per noi che ne abbiamo fatto l'esperienza, produce la tristezza, la malinconia, ecc.; invece in Dio produce continuamente lo stesso grado assoluto di amore, che nella fattispecie, di volta in volta, diventa misericordia, diventa perdono.

Voi capite che se non ci fosse stata l'esperienza della ribellione Dio non avrebbe fatto l'esperienza del perdono.

Quindi è una perfezione in più che è presente nella sua natura.

Dio ha subìto molte volte e tutti i giorni subisce miliardi di volte l'esperienza del rifiuto e della ribellione.

Da quando Lucifero si è ribellato a Lui, Dio ha fatto l'esperienza della ribellione.

La redenzione è veramente un fatto più che cosmico è una realtà eterna.

Noi facciamo l'esperienza di tutto questo mistero per una frazione limitatissima di tempo; viviamo ottanta anni, ma metti anche di vivere cento anni e gli ultimi venti li viva un po' così, perché ci sei e non ci sei; diciamo che abbiamo una sessantina d'anni in cui il nostro cervello è in grado di meditare, di contemplare, di capire, poi per tutto il resto del tempo prima vivi con il biberon che ti danno gli altri spiritualmente e dopo vivi più o meno le conseguenze di rendita.

Vuol dire che abbiamo di buono 50/60 anni e in 50/60 anni noi abbiamo l'illusione di comprendere un mistero eterno?

Che coinvolge l'universalità e l'onnipotenza totale di Dio?

Abbiamo l'illusione di avere la comprensione di che cosa significhi una persona due nature, la redenzione operata dalla natura umana, che però coinvolge anche la natura divina, perché come natura divina fa l'esperienza della ribellione e fa l'esperienza dell'abbandono.

16) Dio Padre fa l'esperienza della ribellione di se stesso

Dio Padre fa l'esperienza della ribellione di se stesso nel vedere suo figlio che per amore affronta la distruzione di sé.

È difficile comunicarlo un concetto di questo genere, perché noi ragioniamo con la nostra psiche umana; però tutto questo è la realtà in cui siamo inseriti e per questi pochi anni ridicoli che noi viviamo qui sulla terra, tutti arrabattati a dimostrare chi vale di più, chi vale di meno, chi fa più strada, chi fa meno strada e dopo?

Dopo c'è questo mistero.

Perché continuare ad alimentare il fuoco della ribellione?

Non è molto meglio alimentare il fuoco della comunione?

Quando Gesù Cristo ha percorso per primo questa strada e ha ucciso la ribellione con la mansuetudine cioè l'umiltà, l'abbandono fiducioso anche quando non capiva, non abbiamo capito che questa è la strada della nostra salvezza?

Questa è, e finché non ci camminiamo su questa direzione di marcia noi saremo sempre lì per dimostrare chi ha detto di più, chi vale di più, ecc. quindi continuiamo a buttare legna sul fuoco della ribellione.

17) La sorgente della ribellione è "io" prima di Dio

Perché la sorgente della ribellione è io e poi Dio.

Con la morte di Gesù si è operata la salvezza, perché Egli con la sua mansuetudine, con la sua ubbidienza ha distrutto la ribellione del peccato originale e ci ha dato la possibilità di diventare figli di Dio, come dice il prologo di san Giovanni: "i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati".

La salvezza è una cosa, la redenzione è la continuazione della salvezza che è sempre collegata con il mistero dell'incarnazione, perché è la conseguenza del mistero dell'incarnazione, come ho detto prima: Dio si è fatto uomo affinché l'uomo partecipasse a Dio.

Questa vita nuova non è una vita umana, perché partecipi alla vita divina, e per poter avere la partecipazione alla vita divina hai bisogno di ricevere lo Spirito di Dio, che è Signore e da la vita, la vita di Dio. Come natura umana Gesù Cristo ci ha dato la salvezza, ma essendo una persona in due nature ci ha dato anche la vita nuova, perché ha comunicato a noi quello che Lui vive, come?

Con il suo Spirito.

Per questo motivo non si può scindere passione, morte, resurrezione e Pentecoste, perché fanno il mistero della salvezza.

Mistero eucaristico: passione, morte e resurrezione.

Mistero della salvezza: passione, morte resurrezione e Pentecoste.

Per gli orientali la Pentecoste è considerata la Pasqua dello Spirito Santo.