Il senso della vita

10-1-2004

Don Mauro Agreste

Indice

1) Il senso della vita
2) Accertarsi come siamo
3) Chiamati a migliorare i difetti
4) La moda
5) L'esistenza ha un fine
6) Conseguimento della pienezza di sé
7) Insegnamento cristiano sulla sessualità
8) Il sacramento del matrimonio
9) La grazia
10) La grazia santificante
11) Il senso delle cose
12) Il senso della vita
13) La tendenza dell'uomo verso l'infinito
14) Il corpo nell'aldilà sarà determinato dallo spirito
15) Il peccato
16) Il volontariato
17) La libera scelta

1) Il senso della vita

Bene, allora adesso poiché abbiamo terminato la parte iniziale che ci parla del senso della vita, noi dobbiamo iniziare la parte susseguente del corso per la formazione di base dei catechisti parrocchiali con il titolo "andate, evangelizzate i battezzati".

Il senso della vita è qualche cosa che non si insegna, il senso della vita è qualche cosa che si cerca, nessuno lo troverà se non sentirà la necessità di cercarlo.

Il senso della vita è stato un itinerario sotto certi aspetti anche provocatorio, in cui sono state presentate alcune realtà, le abbiamo viste brevemente, e cioè riassumendo abbiamo visto in questi tempi, che noi esistiamo, l'esistere non è dipeso dalla nostra volontà, il fatto che si esista è una determinazione di un essere supremo che ha voluto la nostra esistenza.

Non esistiamo per un caso, siamo stati progettati, desiderati, voluti così come siamo.

Questa è una prima affermazione di fede.

2) Accertarsi come siamo

Essere capaci di accettarci così come siamo, è un dono di fede, è un dono che possiamo chiedere o un dono necessario.

Essere capaci di accettarci con tutti i nostri pregi, forse è facile accettare i nostri pregi, siete d'accordo?

Non è sempre facile, perché quando tu accetti di avere un pregio accetti anche di non nasconderlo.

Quindi accettare di avere un pregio, una capacità è un qualche cosa che ti smuove, ti attiva, che ti responsabilizza.

È un onore o è un onere? È tutte due le cose insieme, è un onore che però comporta una responsabilità, dunque anche un impegno.

Quindi accettare i nostri pregi, fa anche questo parte di un cammino spirituale, perché una persona che non fa un cammino spirituale, accetta i pregi che gli fanno comodo.

La tua capacità di fare i conti matematici la puoi sfruttare per guadagnare tanti soldi, oppure la puoi sfruttare per fare del bene al prossimo; per esempio, fare volontariato, aiutare gli altri a fare le dichiarazioni dei redditi, non ci avete mai pensato?

Questa è una forma di carità, allora tu puoi benissimo scoprire di avere dei pregi, ma quando tu hai scoperto di avere dei pregi devi anche sapere in che modo li usi.

3) Chiamati a migliorare i difetti

Puoi scoprire di avere dei difetti, quindi nell'esistenza tu devi imparare ad accettare te stesso con un cammino di guarigione.

Volevo essere alto, volevo essere biondo, volevo avere un naso così, sono tutte cose che emergono veramente nell'età della preadolescenza e dell'adolescenza, sono tutte cose che devono essere accettate, guarite, per imparare ad accettare se stessi.

Non sarai mai come un personaggio famoso, che costituisce per te l'ideale della bellezza, non sarai mai un premio nobel per la scienza, tu sarai una persona del tutto normale, forse mediocre, forse uno della massa, ti accetti?

Questa qui è la vocazione all'esistenza.

Sempre chiamati a migliorare noi stessi, sempre con i piedi per terra, nella capacità di accogliere noi stessi, così come siamo, mai adagiandosi.

Accettazione non vuol dire subire, accettare vuol dire capire e incrementare.

È tipico del cammino cristiano, il progresso.

L'Europa e i paesi occidentali, vivono in questo benessere proprio perché la mentalità cristiana spinge la persona ad un continuo superamento di se stessa, ad una continua ricerca del meglio.

Il meglio sotto tutti i campi, il meglio spirituale ovviamente, ma questo meglio spirituale spinge la persona ad una ricerca continua per migliorare tutto ciò che fa parte di se stessa.

4) La moda

La semplice, stupida moda, esiste nei paesi occidentali e non in quelli orientali, proprio per rendere sempre più adeguato il costume eccetera eccetera.

Che poi adesso, ci siano delle esagerazioni volgari, questo qui è sotto gli occhi di tutti, ma di per sé il fenomeno della moda che è presente in occidente, non è presente in oriente, avete capito tutto questo?

In oriente è presente nella misura in cui si assuma una cultura occidentale, ma non quella orientale.

Nella cultura orientale il vestito rappresenta l'appartenenza ad un certo ceto sociale, per questo la moda è statica, perché rappresenta uno status, un simbolo, per noi invece è il simbolo della personalità, non dello stato sociale.

Questo è un esempio banale finché volete, ma tanto per farci capire che nella nostra mentalità occidentale c'è questa continua ricerca del superamento di sé, e tutto questo trova le radici nel Cristianesimo, che ti spinge moralmente a cercare di diventare ciò che Dio pensa che tu sia, quindi continuamente uscire da te stesso, per migliorare ciò che tu sei, per diventare veramente aderente a quel progetto che Dio ha su di te.

5) L'esistenza ha un fine

Ecco, quindi vedere che la vita, l'esistenza ha un fine ultimo definitivo, che è la comunione piena e totale con Dio.

Ma questo fine ultimo definitivo è intervallato, interpunteggiato da dei fini intermedi che costituiscono delle tappe di crescita, che costituiscono dei momenti in cui la persona confronta se stessa con il progetto finale.

Questi fini intermedi possono essere dei momenti importanti nella vita di ciascuno di noi, nei momenti che sono determinati dalle scadenze di carattere religioso: la prima comunione, la cresima, il matrimonio, l'ordine sacro, eccetera eccetera.

E ci sono anche altri fini intermedi che non sono esplicitamente di carattere religioso, ma che ad esso sono per esempio collegati, come la nascita di un figlio, eccetera.

Sono tutti dei fini intermedi che spingono la persona almeno inconsciamente ad una revisione.

Il conseguimento non lo so, di una laurea, il termine delle scuole, l'inizio del lavoro, la fine del lavoro: sono dei fini intermedi che spingono la persona ad una revisione.

Una revisione in base alla quale uno dice: ecco sto camminando in questa direzione, ci sono questi e questi fini, questo fine generale e sono già arrivato qui, ecco un bilancio.

6) Conseguimento della pienezza di sé

Naturalmente tutto questo nella visione equilibrata e onesta di come dovrebbe essere per tutti, è sulla linea e sulla direzione di marcia che porta tutte le persone al conseguimento della pienezza di sé stessi.

Qualcuno sa che la pienezza di se stessi consiste nella piena comunione con Dio, tanti non lo sanno.

Stiamo parlando fra credenti, e allora dobbiamo dirci chiaramente, la piena realizzazione della persona umana, corpo, mente, e spirito consiste nella più autentica e piena comunione con Dio.

Quindi il fine che ci porta alla piena felicità, è la comunione con Dio, questa piena felicità è una felicità che coinvolge tutto il nostro spirito, tutta la nostra mente e tutta la nostra emotività, e tutto il nostro corpo.

La pienezza della comunione con Dio, si avrà quando? - " In Paradiso". -

Nel Paradiso, ed è sufficiente dire Paradiso? O bisogna dire alla risurezzione ?

Alla risurezzione tutta la persona umana godrà di tutta la comunione con Dio, e la godrà in modo spirituale, in modo psicologico, e anche in modo? - "corporale".

Cioè fisico, perché la risurezzione dei corpi è la pienezza della persona umana che partecipa alla pienezza della comunione con Dio.

Nella Scrittura il profeta Isaia dice " ecco alla fine dei tempi io preparerò su questo monte un banchetto per tutti i popoli, con cibi deliziosi, eccetera eccetera" , questo è un simbolo per indicare che il fine della persona umana, è di valorizzare tutto ciò che è bello della persona umana, santificato nella comunione con Dio. Va bene ?

7) Insegnamento cristiano sulla sessualità

In questa espressione della perfetta comunione con Dio, ci sarà posto per l'esperienza sessuale? No perché non ha senso.

Gesù dice, è inutile dire di chi sarà moglie questa donna che ha avuto sette mariti, perché nell'aldilà saranno tutti come angeli di Dio, perché Dio sarà tutto in tutti.

Allora non bisogna dimenticare che l'insegnamento cristiano sulla sessualità, è un insegnamento che si riferisce alla comunione.

L'unione dei coniugi qui sulla terra, ha il significato, diremmo quasi sacramentale, di rendere in qualche modo comprensibile quella speciale unione che c'è tra Dio in se stesso e tra Dio e gli uomini nell'Aldilà.

Quindi l'unione coniugale è semplicemente una possibilità di entrare alla conoscenza di quella che è la comunione con Dio.

Qui sulla terra ha questo significato, nell'aldilà, c'è questa necessità?

No, perché Dio è già tutto in tutti, dunque non c'è più bisogno dell'esercizio della sessualità, perché se l'esercizio della sessualità serve a come dire, far fare esperienza della comunione tra Dio e l'uomo, là non ce n'è più bisogno perché Dio è tutto in tutti.

8) Il sacramento del matrimonio

Infatti il sacramento del matrimonio ha il carattere, cioè quel sigillo indelebile dello Spirito Santo che lo fa sussistere anche nell'aldilà?

Ci sono tre sacramenti che hanno il carattere, il battesimo, la cresima, e l'ordine sacro, nei suoi tre livelli, diaconato, presbiterato, ed episcopato.

Allora, questi tre sacramenti sussistono anche nell'aldilà, perché è il sigillo dello Spirito Santo, un battezzato qui, sarà battezzato per tutta l'eternità, un cresimato qui sarà cresimato per tutta l'eternità, un ordinato qui, è ordinato per tutta l'eternità.

Ma gli altri sacramenti che non hanno il carattere, vuol dire che hanno un significato qui sulla terra, e nell'aldilà non è più necessario che siano espliciti.

Cosa vuol dire, che uno è marito e moglie qui, e nell'aldilà non lo è più?

Sì che lo è, ma lo è in un modo diverso, perché la comunione si realizza in Dio, in un modo totalmente più pieno, più grande, soprattutto per adesso per noi incomprensibile perché troppo grande. Va bene?

Allora c'è questo fine ultimo, che è la piena realizzazione di se stessi, la persona umana desidera più di ogni altra cosa questa piena realizzazione di se stesso, che consiste nella piena felicità.

Il fine soprannaturale è la visione beatifica di Dio, cioè visione beatifica nell'aldilà, significa partecipazione completa a ciò che Dio è, senza smettere che tu sia una persona umana.

Sto riassumendo ciò che abbiamo fatto in questi mesi, per questo vado svelto, dovrebbero essere tutte cose che ricordate.

Se l'incarnazione è Dio che si fa uomo senza smettere di essere Dio, la gloria del Paradiso per gli uomini è: gli uomini che partecipano alla divinità senza smettere di essere uomini, capito?

Questo è il mistero grandioso che ci riguarda come persone amate e salvate da Dio.

9) La grazia

La Grazia è effettivamente questa azione di Spirito Santo, meglio, è lo Spirito Santo che agisce, e che soffia, suggerisce, spiega, sostiene, incoraggia, fortifica, tutto quello che volete, la libera scelta della persona umana.

Effettivamente la grazia dello Spirito Santo agisce in ciascuno di noi, ma diventa efficace quando noi lo ascoltiamo.

Lo Spirito Santo può parlare dentro di noi, può insegnarci tante cose, ma se noi non accogliamo ciò che lui dice, eh la grazia è scivolata via come l'acqua sopra un vetro, potrà lasciare qualche piccola debole traccia, ma non ha cambiato la nostra essenza.

Non appena la persona accoglie i suggerimenti dello Spirito, suggerimenti della grazia, allora questi suggerimenti non sono solo suggerimenti, sono anche efficacia, per questo si chiama grazia.

Non è semplicemente lo Spirito Santo che ti suggerisce le cose buone, ma è lo Spirito Santo che ti suggerisce la verità, il bene, gli insegnamenti di Gesù, eccetera eccetera.

Appena tu dici: va bene facciamo così, non solo lo Spirito Santo dice: ah bene, meno male che hai ascoltato i miei suggerimenti; ma dice: bene adesso ti dò la mia forza, ti dò la mia potenza, ti dò il mio entusiasmo, ti dò la mia carità, ti dò tutto quello che è necessario, perché tu possa fare quello che hai accettato di fare.

Per questo l'uomo agisce in comunione con Dio nella grazia, perché Dio fa insieme con te, quello che tu hai deciso di bene di fare.

Tu decidi di fare il bene, non puoi dire: lo faccio perché ho buona volontà, va bene io faccio il bene.

Ma non lo faccio mai senza il Signore.

In fondo Sant'Agostino dice questa frase meravigliosa: colui che ha fatto i cieli, e i cieli dei cieli senza di te, non salverà te senza di te.

Questo vuol dire, che il Signore ti dice: su convertiti, seguimi eccetera eccetera e tu dici: va bene mi converto, da quel momento in poi non è che Dio se ne lavi le mani e ti dice avanti datti da fare, su fai tutto da solo.

10) La grazia santificante

No, lui dice: bene ti converti, ed io ti dò il mio amore, ti dò la mia forza , ti dò il mio entusiasmo, ti dò la mia resistenza, ti dò la mia perseveranza, la mia carità eccetera eccetera, così alla fine sembra quasi che l'unica cosa che tu hai fatto, sia stata dire sì, perché tutto il resto è come se fosse il Signore a farlo dentro di te anche se tu fai fisicamente le cose.

Le fai con il dieci per cento delle tue forze, con il novanta per cento di Dio.

Questa è la grazia santificante, ma tutto questo non può avvenire dentro di noi se non quando noi diciamo sì mi lascio guidare da te.

Allora ti accorgi che tu fai quello che sei in grado di fare, e tutto quello che non sei in grado di fare lo sta facendo Dio.

Come quella persona che vuole arrivare verso Dio ed ha tante capacità è come una scala che ha cento scalini, ecco cento scalini che tu devi fare, l'altra ha poche capacità è come una scala che ha cinque scalini, ecco dopo i cento scalini Dio ti prende e ti porta su, l'altro più di cinque scalini non li ha, dopo i cinque scalini lo prende e va su, però quei cinque scalini li deve fare tutti, e i tuoi cento scalini te li devi fare tutti, perché Dio non farà quello che devi fare tu.

Gratia non facit naturae sed perfecit, lo Spirito Santo non fa quello che devi fare tu, però porta a compimento quello che tu devi fare e stai facendo.

11) Il senso delle cose

Il valore della vita, naturalmente tutto questo va inserito, va inscritto, nel valore che noi abbiamo capito abbia la nostra esistenza.

Certo in una cultura come la nostra non è sempre facile avere una visione sufficientemente chiara di quella che sia la vita e il valore che essa abbia.

La vita è una sola qui sulla terra, il dato di fede è questo; nasciamo una volta sola per volontà di Dio, nasciamo una volta sola qui sulla terra, qui sulla terra ci vivremo una volta sola.

E tutto quello che decidiamo su questa terra, ha delle conseguenze nell'altra vita, ossia tutto quello che noi viviamo sua questa terra con un fine preciso da raggiungere, ha significato per l'altra vita.

Cosa vuol dire quando dico un fine preciso da raggiungere?

Allora uno che fa le cose senza tanto pensarci, non ha un fine preciso? No no, anche quello ce l'ha, il suo fine preciso è quello di non impegnarsi a scoprire qual è il fine delle cose.

12) Il senso della vita

Poi ci sono delle persone che agiscono così superficialmente, e sono le persone che il Signore vuole che voi vi occupiate, quando sarete catechisti, quando avrete dei compiti particolari eccetera, è quello di aiutare le persone a scoprire che cosa ci stanno a fare qui sulla terra.

Ecco tante persone disperate che si danno all'etilismo, che si danno alla droga, che si danno allo stordimento in tutti i modi possibili e immaginabili, giungono a questo aspetto perché non sanno che senso abbia la loro vita.

Sono talmente delusi, talmente depressi, talmente sconsolati, talmente affranti per tutto quello che gli è successo, che la loro vita non ha senso.

Se voi ascoltate i ragazzi di suor Elvira quando fanno le loro testimonianze, voi sentirete che dicono esattamente questo: io mi drogavo perché tanto la mia vita non aveva senso.

Quindi attenzione bene, questo è un grande campanello d'allarme, che ci fa capire insomma voi avete scoperto il senso della vita perché avete scoperto Gesù, voi avete scoperto che Gesù dà felicità al vostro presente e al vostro futuro.

Dunque vivete il vostro presente in modo tale che il vostro futuro abbia senso.

In fondo il futuro noi lo viviamo solo qui sulla terra, il futuro è qualche cosa che non esiste ancora.

Quando noi saremo nell'aldilà il futuro non esisterà, perché il futuro è il presente di Dio: mentre noi siamo nell'aldiquà, siamo sempre protesi verso il futuro immaginando chissà quale tipo di futuro.

Il futuro è Gesù Cristo, vivi il tuo presente con Gesù Cristo e tu ti sei assicurato il tuo futuro, perché egli è misericordia, perché egli è provvidenza.

Vuoi che lui non provveda alle tue necessità? Te l'ha detto!

Quindi se tu vivi nel presente Gesù Cristo hai il futuro assicurato, sia qui sulla terra che nell'aldilà.

13) La tendenza dell'uomo verso l'infinito

La tendenza irreprimibile dell'uomo verso l'infinito, è sicuramente una forza che attrae tutti, a volte in forma impersonale, a volte in forma molto più esplicita, ma tutti gli uomini tentano di trascendere se stessi, di superare i propri limiti.

I nostri limiti che non possiamo mai superare, sono lo spazio e il tempo.

Se io sono qui, non sono lì, giusto? Mi posso dilatare, diventare come una sfera, ma in ogni caso se sono qui non sono lì.

Quindi i miei limiti sono i limiti dello spazio e del tempo.

Se io vivo nel ventunesimo secolo, non vivo nel diciottesimo secolo, né nel ventitreesimo secolo.

Però ho sempre la necessità di superare me stesso, sento dentro di me che la mia individualità è più grande dello sazio che occupo e del tempo che trascorro.

Allora tutto questo anelito, così vago, è la voce di Dio che ti chiama e che ti ricorda che tu sei stato creato per l'eternità.

E l'eternità è effettivamente il superamento dello spazio e del tempo.

Perché nell'eternità tu vivi uno spazio che è quello di Dio, quindi uno spazio infinito, senza limitazioni della leggi della natura, quindi senza il magnetismo, la chimica, la fisica, la dinamica eccetera eccetera.

Quindi uno spazio che tu vivi senza limiti, ed è un tempo che tu vivi senza limiti, cioè una cosa assolutamente impossibile per una creatura terrestre, quindi limitata dallo spazio e dal tempo.

Invece l'eternità è la risposta all'anelito di tutti, a superare, a trascendere a non essere schiavi né dello spazio, né del tempo.

Come spazio si intende anche la fisicità, la materialità, con tutto ciò che essa comporta, la salute che hai o quella che non hai, quella che vorresti avere o quella che avevi.

Questo fa parte dello spazio, la materialità, quello che tu occupi, adesso se fai una corsa ti viene il fiatone, quando eri bambino lo facevi e non avevi nessun problema, questo è un limite dello spazio sì o no?

Ed è anche un limite del tempo, perché è il logoramento, il tuo organismo sottoposto alle leggi dello spazio, si logora, il tempo che passa subisce l'effetto dello spazio, quindi le ossa sono più rigide, le cartilagini sono più sottili, l'ossigenazione dei muscoli è diversa.

14) Il corpo nell'aldilà sarà determinato dallo spirito

La circolazione funziona in maniera diversa, tu devi stare secondo le leggi del tempo, che sono determinate dallo spazio che si consuma.

Quindi vedete come è molto complesso.

Nell'aldilà tutto questo è superato, il tuo corpo non vive più determinato dal tempo e dallo spazio, ma vive solo determinato dallo spirito.

Quindi nella risurrezione il tuo corpo vivrà nella perfezione, senza alcun limite né di tempo, né di capacità.

Nell'aldilà, il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito saranno in una continua crescita di bellezza, di potenza, di possibilità , di capacità, di splendore, di santità, di magnificenza e tutto questo semplicemente perché Dio sarà tutto in tutti.

Quindi il corpo sarà determinato dalle leggi dello spirito e non più dalle leggi della fisica, in fondo Gesù dopo la resurrezione si muoveva alla velocità del pensiero, prima era ad Emmaus con i due discepoli, poi poco dopo era nella stanza dell'ultima cena, un corpo non si può muovere a quella velocità, ma un corpo risorto, un corpo che sta sotto le leggi dello Spirito sì.

Quindi questo è semplicemente un piccolo esempio biblico per farci intuire in che stato è la situazione di coloro che risorgono.

15) Il peccato

Poi troviamo ancora ciò che si oppone al progetto di Dio, è il peccato.

Se il fine da raggiungere è evidentemente la comunione con Dio, il peccato è evidentemente la comunione con noi stessi.

Quindi io decido di essere il Dio di me stesso, e come lo decido? Facendo quello che voglio io.

Dio insegna, fai così che è meglio, io dico che non mi interessa niente: faccio io, decido io quello che è meglio per me.

Quindi io mi scelgo un fine intermedio come se fosse un fine ultimo, e il risultato sarà l'amarezza.

Il fine intermedio è che mi mangio un barattolo di marmellata, va bene, io in quel momento lo considero come fine ultimo, ma quando il barattolo di marmellata è finito, io mi accorgo che la mia gioia è finita.

Quindi quella non è più la gioia definitiva, era solo un fine intermedio.

Mentre Dio diceva: no il tuo fine ultimo è stare con me, la tua gioia, la tua felicità, non deve durare semplicemente quanto dura un barattolo di marmellata, deve durare invece tutto il tempo che io duro.

E quindi il fine intermedio è il peccato, quando questo fine intermedio diventa il fine, e non più semplicemente il mezzo.

Amare il prossimo, non perché il prossimo sia il fine, ma perché nel prossimo io vedo Gesù Cristo.

16) Il volontariato

Certi tipi di volontariato, mi lasciano molto sospetto.

Io non faccio del bene, perché così mi sento bene io, perché allora vuol dire che il fine per cui faccio le cose, non è Gesù Cristo che io vedo lì dentro, ma sono io che vengo gratificato, perché tutti mi vogliono bene, tutti mi aspettano, tutti mi applaudono.

Allora che cosa direbbe Gesù di un pensiero di questo genere?

Hanno già ricevuto la loro mercede qui sulla terra.

Vedete che la carità è diversa dalla buona volontà.

E su questo punto chi fa un cammino spirituale deve essere assolutamente rigoroso, e anche caustico con se stesso: perché non si fanno le cose per sentirsi osannati, si fanno le cose per amore di Gesù Cristo.

Per chi non conosce Gesù Cristo il Signore accetta lo stesso, ma chi conosce Gesù Cristo non si può permettere di fare le cose di volontariato perché così si sente meglio.

Perché questa è una vergogna, e non lo dire neanche in giro che ti senti meglio facendo quello.

Il sentirti meglio è una conseguenza, ma non può essere il motore che ti fa muovere, mi sono spiegato vero?

17) La libera scelta

L'uomo è libero di accettare o di respingere i doni di Dio, sì Dio ti propone tutto questo, ma la scelta definitiva è ancora e sempre nelle tue mani, perché ciò che ci rende più simili a Dio è proprio la libertà, non la necessità.

Con necessità, si dice l'obbligo, con libertà si dice possibilità.

Io posso scegliere Dio perché lo voglio, e lo voglio perché lui mi ha convinto, io lo accetto e mi piace ciò che lui mi dice e quello che lui mi propone.

Quindi io lo scelgo con tutto ciò che esso comporta, perché sono libero, Dio non mi appare davanti e non ci apparirà mai davanti, perché se ci apparisse davanti saremmo costretti a seguirlo, l'ho visto, non posso mica negarlo di averlo visto, ma se lui non ci appare e ci propone il suo libro che è la Bibbia, io sono libero di dire, va bene, lo accolgo quello che lui dice di se stesso?

Bene allora sono libero, faccio l'atto di fede che non è determinato da una evidenza scientifica, 2+2=4 è scientifico, ma è determinato da una evidenza di fede, lui me l'ha detto e io mi fido di lui per cui dato che me l'ha detto lui, anche se non lo capisco fino in fondo, lo faccio, solo perché me l'ha detto lui, e lui mi ama, mi vuole bene, quindi tutto quello che lui dice per me, è per il mio bene, e anche se la mia intelligenza non capisce tutto, questo l'ho capito e lo faccio per lui, non per quello che c'è scritto.

E questo è ciò che dà la differenza tra una persona santa e una persona moralistica.

La persona moralistica ha bisogno di una legge che ti obblighi, e che quindi vive nella paura, la persona santa è la persona che vive gli insegnamenti di Gesù, per Gesù.