La pedagogia di Dio: la punizione come fatto educativo

30-11-2002

Don Mauro Agreste

(il testo tra le virgolette si riferisce agli interventi del pubblico)

Indice

1) Satana, il tentatore
2) Castigo e punizione di Dio
3) Tempo, la vita, la vita eterna
4) Le tragedie agli occhi nostri e agli occhi di Dio
5) Educazione alle cose assolute
6) Profondità e insegnamento di Dio
7) Nuovi itinerari mentali
8) Prendere la parti di Dio
9) L'ottica delle conseguenze e della prevenzione
10) Perché la malattia, la guerra …?
11) Rinnovare la nostra mentalità
12) Dio lascia accadere, non approva

1) Satana, il tentatore

Domanda: "A volte Dio può dare una punizione affinché noi, in quel momento lì di sofferenza, riusciamo magari a capire, a cogliere determinate cose e quindi ritrasformare determinate situazioni in positivo.

L'altra volta abbiamo detto comunque che è Satana che tenta; allora se è Satana che tenta, cioè dà le occasioni, crea le situazioni, poi sta a noi essere tentati o no.

Io Dio lo vedo più come colui che, se io cado in tentazione o ho fatto un peccato, lo vedo non tanto come colui che punisce ma che invece salva, ti raggiunge e ti dà una strada ."

Siete d'accordo con la sorella?

Avete sentito cosa ha detto?

Innanzitutto chi l'ha detto che Dio ci punisce?

No, no adesso non stiamo facendo il processo alle frasi, stiamo cercando di capire, perché anche questo è crescere nella formazione: la prima cosa che bisogna essere capaci di fare è essere capaci di ascoltare.

Magari la persona che ti viene a parlare ha un'opinione diametralmente opposta a quella che hai tu, alla formazione che hai ricevuto, all'insegnamento della Chiesa.

Ma tu in quel momento non sei chiamato a interrompere la persona, ma ad ascoltarla.

Allora lei dice: "Ma come è possibile che noi abbiamo la certezza che Dio è colui che salva, colui che ama, colui che illumina, che guida, che protegge, che ci sia in questa visione così bella e in questa prospettiva così gioiosa e rassicurante ci sia come intruso Satana che tenta e che quindi predispone le occasioni di peccato?

E ci sia Dio che punisce il peccato".

Ho inteso bene?

Ecco, avete colto qual è il problema ?

È effettivamente una difficoltà che sussiste questa.

Cioè più o meno nel nostro pensiero più o meno esplicitamente è giunto questo ragionamento, di tanto in tanto?

2) Castigo e punizione di Dio

Sul concetto che Dio punisce io avrei voluto ritornare, perché personalmente non mi sono mai fatta questa domanda.

Io non ritengo che Dio punisca, ma che Dio ci lascia le conseguenze delle nostre azioni.

Sono d'accordo con te. Poi cos'altro?

Allora com'è la questione, Dio punisce o non punisce? Dipende.

Che cos'è una punizione? La punizione è una vendetta?

"No è un fatto educativo".

È un fatto educativo - "Sì, ma come si fa a capire?".

Dunque attenzione bene: il castigo e la punizione sembrano la stessa cosa, ma non sono la stessa cosa.

Innanzitutto il castigo e la punizione intesi nel modo giusto, cioè equilibrato, non sono mai una vendetta.

Dio è vendicativo solo nei confronti di coloro che vogliono fare del male alle sue creature predilette, cioè gli esseri umani.

Mi sono spiegato?

L'ira di Dio si manifesta nei confronti del nemico di Dio, non nei confronti degli uomini: il nemico di Dio, cioè il male, cioè Satana.

"Vendetta vuol dire giustizia?".

Anche lì è tutto da determinare, nella Bibbia si parla proprio di vendetta sia nell'Antico Testamento che in Rm 12,10 e seguenti: la Bibbia, scritta da uomini, ispirata da Dio.

Si inserisce su quest'ottica quello che diceva lei cioè a dire una conseguenza delle scelte fatte.

Allora il problema è molto più complesso e molto più vasto di quello che può sembrare e non si può risolvere semplicemente in una lezione, diamo solo degli spunti di riflessione.

Quando parlo di castigo di Dio non parlo di vendetta di Dio.

Quando parlo di castigo di Dio parlo sempre di un'azione pedagogica di Dio nei confronti dell'uomo.

Cosa vuol dire pedagogia? Vuol dire educativa.

Qualcuno prima mi ha detto educativa. Giusto educativa.

Questo significa che le azioni di Dio che ci sembrano severe o che vengono catalogate come castigo o come punizione, devono essere intese come pedagogia, cioè a dire un insegnamento di Dio, affinché non si compia più lo stesso errore.

Qual è il fine che Dio si prefigge quando o lascia certe conseguenze o direttamente interviene per impedire un male peggiore?

"Riportare a sé gli individui." Esattamente.

Come ogni madre non si diverte nel picchiare il figlio, a meno che non sia malata di mente, ma fa questo per un'azione non solo preventiva, ma educativa cioè di formazione. Non è vero?

Così Dio agisce nello stesso modo.

3) Tempo, la vita, la vita eterna

Punto da porre in considerazione: quello che noi consideriamo il tempo, per Dio che importanza ha?

Ha importanza assoluta o relativa?- "Relativa".

Perché? "Perché Dio è eterno", "Per Dio non esiste il tempo".

Sì però per noi esiste. "Per noi si".

Anche questa affermazione che per Dio non esiste il tempo, meriterebbe una lunga riflessione, che dopo vi accennerò.

Adesso vi spiego perché.

Pensate un po' bene quando noi parliamo di vita che cosa intendiamo.?

"Per vita terrena?".

Io ho detto quando parliamo di vita generalmente, adesso non parliamo tra noi che sappiamo già, noi siamo educatori.

Quindi voi dite vita ad una persona, ditemi a che cosa pensa?

"È un percorso".

I credenti sanno molto bene che appena pronunci la parola vita, tu non intendi vita sulla terra ma intendi Vita, tutta la Vita.

Ma la gente comune questo non lo intende, non sanno distinguere la destra dalla sinistra.

Cosa significa questo?

Che quando Dio agisce per l'educazione ha come fine che cosa? La vita terrestre?

La Vita, la pienezza della Vita, dunque ogni azione di Dio diretta intendo dire, non un'azione ordinaria quale può essere la legge della natura, dove Dio agisce, ma perché mantiene nell'esistenza le leggi che Lui ha istituito, ci siamo fino a qui?

Ogni azione di Dio, diretta nell'ambito degli uomini, ha sempre una motivazione che si riferisce alla Vita eterna, in una parola alla salvezza, cioè alla piena comunione con Lui per tutta l'eternità.

4) Le tragedie agli occhi nostri e agli occhi di Dio

Ora pensate bene, per noi è una tragedia la morte, dice il libro della Sapienza al capitolo 3, ma per Dio è una tragedia?

Facciamo questo paragone.

Per il bimbo che deve venire alla luce è una tragedia nascere.

Perché tutto si sta stringendo, il cuore della mamma batte forte, il respiro, i rumori, è terrorizzato.

Per il bambino è una tragedia, perché deve lasciare il suo mondo.

Per la mamma è una tragedia?

Beh, in quel momento sì, ma dopo? Dopo no.

Tu sai che quando incomincia il travaglio è il momento in cui finalmente potrai abbracciare il tuo bimbo. Non è così?

Non è la mia esperienza, né la sua, né di tutti gli altri, però è un'esperienza comprensibile.

È vero? Per noi è un po' la stessa cosa, ci può sembrare una tragedia la nostra morte sulla terra, ma la verità è che questa morte sulla terra ha un altro significato: è la nascita al Cielo.

Ci può apparire una tragedia, una sofferenza, una malattia, un qualche cosa, ma negli occhi di Dio che significato ha quell'evento che noi stiamo vivendo?

Era una tragedia il fatto che uscendo dal paese d'Egitto e ribellandosi a Dio, tutta quella generazione dovette restare nel deserto per più di quarant'anni?

Era una tragedia forse agli occhi umani di Abramo, di Miriam, di Mosè vedere che tutti quelli che loro avevano portato via dall'Egitto dovevano morire nel deserto.

Ma agli occhi di Dio non era una tragedia, era una purificazione, era la santificazione.

È una tragedia per l'ammalato andare dal medico che gli deve raschiare la piaga e arrivare fino alla carne viva.

Sarà una tragedia, ma questo gli serve per vivere, per non andare in cancrena.

È una tragedia sottoporsi alla chemioterapia, oppure alla mastectomia, in realtà questo produce salvezza.

Allora il credente è quella persona che comincia ad avere lo stesso sguardo di Dio sugli eventi della storia in generale e sugli eventi della storia in particolare.

Ricordiamoci che il castigo è un'esperienza che fa parte della natura umana, ogni genitore degno di questo nome sa del valore pedagogico del castigo.

Il castigo è un fatto educativo.

5) Educazione alle cose assolute

Il castigo apre la comprensione ai valori assoluti.

I valori assoluti non vanno confusi con i valori relativi.

La Giustizia è Giustizia, la Verità è Verità, e non è una verità è la Verità e poche storie.

Dunque la mamma o il papà che educano, educheranno alla Verità assoluta, e se il bambino vuole dire la bugia e il papà gli dà il castigo e gli dice di andare in una stanza lì e non venire finché non avrà chiesto scusa, non sta operando una violenza o una vendetta nei confronti del bambino, lo sta educando alle cose assolute.

Cosa sono le cose assolute? Sono i principi a cui potrà fare riferimento.

Quel bambino in quel momento è chiaro che subisce secondo lui un'ingiustizia, perché non può fare quello che vuole, però comincia ad imparare che ci sono delle cose intoccabili, delle cose che sono al di sopra del tuo Io, comincia a darti le dimensioni di te stesso, che tu non sei Dio, che ci sono delle cose che non sono sottomesse a te, ma che sei tu che sei sottomesso a loro.

Allora il castigo per una banalità, una cosa di questo genere, non è una cosa trascurabile ed è misero il genitore che crede che queste cose siano trascurabili, perché nell'educazione delle cose piccole si costruisce una struttura mentale che permette al bimbo che poi cresce di sapere che non tutto gli è dovuto, che lui non è il centro dell'universo.

Ma che invece lui stesso deve fare riferimento a qualche cosa che è sopra di lui, che forse in qualche momento sentirà come opprimente, ma in tantissimi altri momenti, divenuto maturo, vedrà questi principi assoluti come una salvezza.

Ma meno male che c'è una Verità, che non c'è solo la mia o la tua o la sua verità, perché se ognuno avesse la sua verità qui sarebbe un'anarchia.

6) Profondità e insegnamento di Dio

Ma questo lo capisci dopo, dopo che l'esperienza della vita ti ha fatto intuire la profondità e l'insegnamento che hai ricevuto in quel castigo.

Il popolo ebraico, che è stato ramingo per quarant'anni nel deserto, ha capito che la sua stessa esistenza dipende da quanto esso si abbandona e dipende da Dio.

Tutte le volte che il popolo si affidava a Dio trovava l'acqua e trovava l'oasi, tutte le volte che si ribellava soffriva la fame la sete e le aggressioni degli altri.

Dunque vedete, le conseguenze fanno parte del castigo, non dovete pensare che le conseguenze o il castigo siano vendette.

Dio si serve di tutto, in certi casi interviene direttamente, in certi casi non ha bisogno di intervenire direttamente.

Il bambino che ha sete e fa i capricci e rovescia il bicchiere d'acqua, perché voleva l'aranciata, avrà come castigo che non beve.

Se non avesse fatto i capricci invece dell'aranciata avrebbe avuto l'acqua, ma almeno si sarebbe dissetato.

Allora vedete nell'ottica del castigo che deve essere sempre intesa come ottica pedagogica mai vendicativa, sussiste sempre questo.

7) Nuovi itinerari mentali

Allora mi sta bene che mi abbiate fatto questa domanda, perché in questo si vede, nel controluce del vostro esistere all'interno della Chiesa, il vostro compito specifico.

Andremo avanti nella nostra analisi nel corso della spiritualità del catechista, e vedremo come il catechista è tutto sommato un profeta, cioè una persona che vede le cose come le vede Dio.

Allora è importante che voi vi facciate queste obiezioni, per capire che la struttura mentale che il Signore vi sta creando, anche attraverso questo corso, vi amplierà molto gli orizzonti e vi permetterà di vedere le cose sia come la gente comune, diciamo il cristiano della Domenica se va bene, sia come le vede Dio queste cose.

Perché nella preghiera, nell'insegnamento, nella riflessione vi rendete conto che c'è un'ottica diversa a cui fare riferimento.

Forse certe cose le abbiamo date per scontate, forse non abbiamo mai riflettuto abbastanza sul valore dell'insegnamento.

8) Prendere la parti di Dio

Allora fatevi questa domanda, adesso voi l'avete fatta a me questa domanda e avete avuto un certo tipo di risposta.

Se fosse venuta da voi una mamma del catechismo dei vostri bambini e vi avesse fatto la stessa medesima domanda, che cosa le avreste risposto?

Non ditemelo, però pensateci.

Le avreste detto che lei aveva ragione, che Dio è vendicativo, oppure avreste preso le parti di Dio, dicendo che non è vendicativo.

Cioè Dio è sul banco degli imputati e voi siete l'avvocato accusatore, o siete l'avvocato difensore?

Se voi siete catechisti, siete figli della Chiesa, siete autentici cristiani dovete avere anche delle motivazioni che difendano Dio.

Ma non delle motivazioni fittizie, delle motivazioni che siano autentiche, che emergano dal dato rivelato, che emergano dall'insegnamento della Chiesa.

Certo vedete, esporsi di fronte al popolo di Dio comporta dei rischi, perché queste sono domande possibili che vi possono fare.

Allora è molto importante, sono contento che voi abbiate il coraggio di tirarle fuori anche qui.

Certo noi resteremo dentro al nostro programma, però penso sia molto importante che si abbia la possibilità di fare quello che state facendo adesso, forse non ve ne accorgete neanche, si stanno creando dei nuovi itinerari mentali.

9) L'ottica delle conseguenze e della prevenzione

Il cervello è fatto di cellule che si chiamano neuroni, i neuroni sono delle cellule che hanno dei filamenti molto lunghi e si intrecciano insieme alle altre cellule e permettono il passaggio di onde elettriche, magnetiche e la formazione di elementi chimici che ci danno la memoria, ci danno la consapevolezza di tante cose.

Dunque questo a livello biologico, a grandi linee, è così.

Se voi stimolate il vostro cervello, non solo a fermarvi sulle vostre idee cioè dire: "Ho sempre pensato così deve essere così", ma se voi vi lasciate anche stimolare dalle mie provocazioni, perché io lo faccio apposta, penso che ve ne siate accorti che io vi provoco continuamente, ve ne siete accorti? Perché?

Perché essendo costretti a scontrarvi con le cose che a volte vi dico anche un po' dure, voi siete costretti a pensare e a ragionare in un modo che non vi è solito, non vi è consueto.

Cioè praticamente state attivando dei nuovi circuiti mentali, si stanno creando nuovi collegamenti nei vostri neuroni, e voi avete un pensiero più ramificato, più ampio.

Il risultato è che, tornati a casa voi, avete sullo stesso problema una visione diversa, più ampia.

Non è detto che io debba smentire le vostre idee.

Voi vi renderete conto che non stiamo facendo una disputa, ma stiamo cercando di ampliare le conoscenze che abbiamo.

In realtà quello che voi avete detto non è mica sbagliato, tutto quello che voi avete detto è giusto solo che va ampliato, va inserito in un ambito più ampio, più grande.

Allora voi vedrete che in questo orizzonte più ampio c'è sì l'ottica della conseguenza delle cose compiute, però c'è anche l'ottica della prevenzione, c'è l'ottica dell'educazione e chiunque vi dovesse fare una domanda di questo genere adesso voi sapete che non si può dire che tutto è bianco o tutto è nero ma che c'è un insieme di concause che però ci danno la verità.

10) Perché la malattia, la guerra …?

Qual è il principio educatore o il principio unificatore di tutto questo?

Il fatto che Dio voglia il nostro bene. Questo è il punto fondamentale.

Quindi voi dovete avere come criterio interpretativo, come punto fondamentale su cui potete stare esattamente tranquilli e dormire tra sette guanciali: Dio vuole il mio bene.

Se Dio vuole il mio bene allora perché c'è la malattia, perché c'è la guerra, perché c'è la fame, perché c'è la distruzione?

Allora voi vedete che non si può dare una risposta univoca, cioè vuol dire una risposta che comprenda tutto.

Perché c'è la guerra, se Dio vuole il mio bene?

Io non ho mai visto Dio andare in giro con sette miliardi di guinzagli, che sono attaccati ai nostri colli.

Voi avete visto una cosa del genere? Sì o no?

"No" Questo significa che Dio non mi prende per il collo, Dio non mi fa fare quello che vuole lui.

Se io voglio ammazzare una persona, Dio me lo lascia fare, certo non lo approva.

Ci sono dei genitori che hanno fatto questa esperienza amara, che non permettono al figlio di drogarsi, però glielo lasciano fare.

Possono fare qualcosa di diverso?

Non ci riescono, o lo chiudono in una stanza e quindi fanno i carcerieri, oppure devono lasciarlo libero nel senso che io ti insegno la verità , però tu sei libero di agire.

Certo non sei libero di nuocermi.

Quindi se ad un certo momento tu mi fai del male io ti caccio di casa, perché devo difendere la mia integrità e quella della mia famiglia, forse quello è il metodo educativo che permette al ragazzo di rientrare in se stesso.

Il padre non ha cacciato il secondogenito da casa, l'ha lasciato andare.

Era contento che il secondogenito si prendesse il patrimonio? " No".

Si vede che era sulla terrazza ad aspettarlo tutti i giorni, non era contento.

Ma poteva impedirglielo?

Avrebbe potuto esercitare il suo autoritarismo e il figliol prodigo sarebbe rimasto a casa come un ribelle, quindi creando delle situazioni ancora peggiori.

"Ma è diversa la modalità di comportamento del drogato".

Sì, tu sai che gli esempi sono sempre analogici, sono sempre indicativi, non sono lo stereotipo, quindi ci servono per avere un indirizzo sul tipo di riflessione, poi gli esempi vanno sempre concretizzati: ci sono modalità diverse, per accostarsi di fronte a questo difficile mondo, ma è un esempio.

Dunque vi rendete conto che questi problemi ci servono per intuire che c'è una pedagogia diversa.

11) Rinnovare la nostra mentalità

Allora se nella Parola di Dio si dice che dovete rinnovare il vostro pensiero fino al completo rinnovamento, dice San Paolo nella lettera ai Romani, non avere più la mentalità di questo mondo, ma rinnovarla secondo la mentalità di Dio.

Beh, questo comporterà anche per noi un processo di continua purificazione.

Guardate bene una cosa ..è molto facile che noi che ci sentiamo i bravi, in qualche modo crediamo di non avere bisogno di ampliare i nostri discorsi.

Quindi facciamo molta attenzione perché è una tentazione sottile.

Beh, noi in fondo andiamo a Messa, in fondo diciamo il Rosario, noi preghiamo per i vivi per i defunti, per quelli che fanno la guerra, preghiamo per quelli che hanno l'AIDS, noi siamo i buoni, noi abbiamo ragione.

Non si tratta di avere ragione o di avere torto: si tratta di avere i medesimi sentimenti che furono di Cristo Gesù.

Questo vuol dire, non possiamo negarlo, noi siamo, ma di fatto non c'è mica una colpa in questo, condizionati dall'ambiente, dalla cultura, dal tempo in cui viviamo.

Quelli che vivevano nel Millesettecento, qui a Torino avevano una fede bambina?

Ditemi un po'. Tutte quelle devozioncelle, andavano in giro con i cappelli a punta, allora erano tutti pazzi ?

Noi abbiamo superato quella fase!

Noi siamo cristiani maturi…ma vai a nasconderti sotto una piastrella!

Vedete, l'ambiente e l'epoca e la cultura in cui viviamo ci condizionano.

Il problema non è dire che l'epoca in cui viviamo noi, ci dà la fede più matura, non è questo.

La fede matura ci viene dalla nostra volontà di cambiare mentalità, non di avere la mentalità moderna eh, ma di avere la mentalità aderente a Gesù Cristo.

C'è uno splendido libro di un ebreo che dice questo, a proposito di quello che vi ho accennato l'altra volta, che questa acerrima polemica nei confronti del Santo Padre Pio XII sia voluta per creare una frattura nell'unità della Chiesa, per contrapporre i Cattolici più attaccati alla tradizione a quelli più innovatori e creare un'opposizione prendendo come capro espiatorio Pio XII, che ovviamente è nato e vissuto prima del Concilio.

E questo non lo dice uno studioso cattolico, lo dice un rabbino ebreo, scrittore di libri di New York.

Quindi attenzione, non si tratta di essere moderni o non moderni, non si tratta di avere una talare o di non averla ,di avere una divisa o non avere una divisa, dire la Messa verso il muro o dirla verso la gente.

Vi rendete conto che queste sono delle banalità? L'importante è che ci sia la Messa.

12) Dio lascia accadere, non approva

"Una mia difficoltà personale è quella di riconoscere nel mondo di oggi , nel mondo del lavoro il castigo se è segno di Dio o è cercato dagli uomini , cioè causato dagli uomini e mi domando perché Dio vuole questo?".

Lo vuole? Non è forse che lo lascia accadere?

Se Dio lo ha lasciato accadere, certo che Dio non lo approva!

Il genitore non approva che il figlio si droghi, ma può fare qualcosa di diverso?

O lo lega …

"A volte io mi chiedo: posso fare qualcosa di diverso?".

Ma una volta che tu hai fatto tutto quello che potevi e il figlio continua a ribellarsi, puoi fare qualcosa di più?

Quando dico che hai fatto tutto … Dimmi, Dio cos'altro può fare?

O ritorna e distrugge l'umanità, ma Lui ha detto che non l'avrebbe fatto.

Quindi tutto sta accadendo secondo il suo principio, che non è quello di nuocere all'uomo, ma è quello di educarlo.

Quando Dio dice: "Vi ho dato la mia Parola, vi ho dato l'esempio, vi ho dato tutto, i Sacramenti, la Chiesa, tutto, che cos'altro deve fare Dio se non tornare?".