Liturgia: canti e musica

1-2-2003

Don Mauro Agreste

Indice

1) Breve ritorno all'antropologia cristiana
2) Il canto è liturgia
3) Musica liturgica inquinata dalla musica operistica
4) Norme liturgiche del concilio di Trento
5) Norme liturgiche e opportunità pastorale
6) Difficoltà ad applicare lo schema. Esempio
7) Razionalizzazione dell'esperienza religiosa
8) Pregare: il Signore sa come intervenire
9) Canto liturgico e canto paraliturgico
10) La visione dualistica: spirito e corpo
11) Corso per la formazione dei catechisti: l'amore di Dio
12) È buon evangelizzatore chi prima si è lasciato evangelizzare
13) Talvolta la testimonianza è risposta
14) Gli antagonisti: il maestro e l'avvocato del diavolo

1) Breve ritorno all'antropologia cristiana

Se non ci sono altre perplessità o altre domande a riguardo di quello che è l'antropologia cristiana, io vorrei andare un po' avanti.

Siete d'accordo? Però è evidente, se avete delle domande, preferisco rispondere alle domande perché questo è un tema fondamentale.

Forse sarete stupiti dal fatto che mi sono soffermato così tanto.

Va beh, non abbiamo avuto chissà quanto tempo, però abbastanza tempo su quella che è l'antropologia cristiana.

Forse non vi appare subito molto chiaro la portata di questo tema, però credetemi è veramente importante che si abbia un'idea sufficientemente chiara, almeno come infarinatura, su quello che è l'antropologia cristiana, perché voi avete a che fare con delle autentiche persone umane, quindi bisogna che sappiate anche in che modo lo Spirito di Dio parlerà alle persone che Dio stesso vi ha affidato.

Ora se non sappiamo bene com'è la struttura, allora sapete che cosa rischiamo di fare?

Un discorso che non parla a tutta la persona umana, ma solo a qualche livello.

2) Il canto è liturgia

Facciamo un esempio molto banale perché sia chiaro a tutti.

Per quello che riguarda per esempio liturgicamente la celebrazione dei matrimoni, ci sono state, come dire, delle decisioni prese dai vari uffici liturgici di tutte le diocesi, sottolineando alcuni aspetti importanti.

Per esempio, che il canto nella liturgia non è un abbellimento della liturgia, ma come da antichissima tradizione sin dai tempi dei Padri, ma prima ancora, il canto è liturgia.

Certo ci sono tempi e adesioni diversi ai momenti del canto, non tutti devono fare tutto per esempio.

Ma per quello che dicevo, con questo esempio molto concreto si è sottolineata la necessità di dover esprimere un repertorio di canti, che sia di un certo tipo e non di un altro tipo.

Certo questo è un discorso molto spinoso e molto lungo, molto controverso, è la differenza che c'è tra la musica liturgica e la musica contemporanea, la musica liturgica e la musica classica, la musica liturgica e qualsiasi altro genere di musica "leggero" e tutto quello che volete.

Perché la musica non è semplicemente musica, è musica liturgica, che vuol dire di preghiera.

Cosa s'intende quando si dice musica liturgica?

Si dice una musica che mette tutta, è questo il punto fondamentale amici miei, tutta la persona umana in comunione o in comunicazione con Dio.

Non solo qualche suo livello o qualche sua dimensione.

All'inizio del secolo scorso, il movimento liturgico era approdato a quel grande evento che viene considerato la riforma Ceciliana.

Mi rendo conto che quello che sto dicendo per i più è assolutamente sconosciuto, è vero o non è vero?- "Si" - Ecco, ma che cosa era successo?

Facciamo una piccola digressione: quanti di voi hanno visto il famoso film " Il gattopardo"?

Chi l'ha visto dovrebbe fare mente locale e ricordare una cosa.

Quando il principe di Salina entra nella Cattedrale che cosa sta suonando l'organista sull'organo?

Un brano de "La traviata", "Amami Alfredo", che sarà un brano artisticamente bello e tutto quello che volete, ma non è un brano liturgico.

3) Musica liturgica inquinata dalla musica operistica

Ora dovete considerare che, diciamo così, da dopo Mozart in poi, la musica liturgica si è un po' inquinata della musica operistica.

Questo significa che la musica operistica ha dei fini diversi dalla musica liturgica, perché le opere sono delle rappresentazioni, melodrammi, cioè drammi cantati.

Quindi sono delle storie raccontate, qual è il fine del melodramma?

Divertire, è quello di far passare il tempo, è quello di far partecipare emotivamente la persona a ciò che viene narrato.

La musica melodrammatica o operistica, ha forse come sua intenzione quella di edificare?

Di evangelizzare? Di spingere la persona alla conversione?

No ha solo il compito di divertire.

Allora se tenete questo schema della persona umana voi capite molto bene che questo tipo di musica, è un tipo di musica che pervade la dimensione corporea, perché è esteticamente piacevole.

Giusto? Pervade la dimensione psichica, dell'anima perché c'è una storia da raccontare e ci sono delle emozioni da suscitare.

Che sia la grandiosità di una processione, che ne so, della Tosca, quanto pure nell'Aida la marcia trionfale , va beh è sempre un'emozione.

Che sia un'emozione di tristezza, di compassione, eccetera eccetera, sono sempre emozioni.

Ci possono essere degli afflati moralistici, mi viene in mente, che ne so, la romanza ne "La traviata" tra Violetta e il padre del fidanzato di Violetta, dove ci sono sicuramente dei temi moralistici, non morali.

Ciò che conta è salvare l'apparenza, ecco.

Però vedete, il fine di questo genere di musica sta parlando a questi due livelli, sta forse parlando allo Spirito?

Quel genere di musica sta dicendo, ecco tu devi cercare la comunione con Dio, Dio ti pervade con la sua meravigliosa bontà, eccetera eccetera. No.

Così pure, la musica leggera dei nostri giorni, parla a quale livello, forse psichico, a volte a livello estetico: è pesante, è opprimente, non è musica liturgica.

4) Norme liturgiche del concilio di Trento

Allora visto gli abusi che sono venuti fuori dopo Mozart, ma già Mozart aveva avuto molti problemi con l'arcivescovo di Salisburgo, perché trattava la musica liturgica in un modo molto estetico e poco liturgico.

Infatti l'arcivescovo di Salisburgo l'aveva ad un certo momento allontanato, non faceva più il maestro di cappella del duomo di Salisburgo, perché non si adeguava alle norme che il Concilio di Trento aveva dato, norme di solennità, di maestà, ma non di esibizionismo.

Le norme liturgiche del Concilio di Trento vedevano di cattiva impressione l'esistenza dei solisti nella musica liturgica, perché il solista bene o male si mette in mostra, dunque ciò che esprime non è comunione, ma è primeggiare.

Dunque tutto questo era già presente fin dal tempo del Concilio di Trento in una forma di contrapposizione alla riforma luterana, che invece aveva insistito, guarda caso sulla musica corale.

I corali, "Lodate Dio", " La creazione giubili", che abbiamo anche noi nel nostro repertorio, sono dei corali , cioè l'espressione di tutto il popolo che inneggia a Dio in modi diversi.

Bene, se le norme liturgiche dei vari uffici liturgici, delle varie diocesi dicono certe cose, è per questo motivo.

Però voi capite bene , che se noi non abbiamo dentro di noi lo schema e non capiamo, allora ci appariranno sempre e solo delle imposizioni.

"L'Ave Maria" di Schubert, "L'Ave Maria di Gunot, sono belle, ma sono liturgiche?

Dicono delle parole belle, ma stanno parlando allo Spirito o stanno parlando solo alla psiche?

- " Alla psiche"

5) Norme liturgiche e opportunità pastorale

E qui spezzo un'altra lancia.

Bisogna mettere d'accordo le norme liturgiche e l'opportunità pastorale, sono due cose che devono essere messe insieme.

Non puoi essere rigido nell'applicare una norma, se poi l'applicazione di questa norma ti dà una controevangelizzazione.

Perché ciò che ha attratto le folle a Gesù non è stata la sua rigidezza ma la sua misericordia.

C'è un itinerario da compiere, che è un itinerario di continuo miglioramento.

Dobbiamo tenere presente questi principi, per questo motivo bisogna anche avere delle idee nella mente.

Facciamo un esempio. Io non ho mai capito la fortuna che abbia" Symbolum 77"

- Tu sei la mia vita altro io non ho - le parole sono splendide ma la musica no.

La musica è tutta in tono minore, il tono minore è un tono che invita la conversione, il tono maggiore invita alla contemplazione.

Allora c'è una dicotomia, c'è uno spezzare la psiche umana, perché a fronte di parole di contemplazione trovo un supporto, un veicolo che invece non mi parla sullo stesso livello.

Perché se io devo fare un "Santo", devo cantare un "Santo" durante la messa, certamente cercherò di farlo con un tono maggiore, glorioso, poderoso e metterò tutti i registri dell'organo per dire - Dio è Santo -

Perché in Is 6 - Santus Santus Santus Dominus Deo Sabaot - quindi c'è questa esaltazione della gloria, della maestà, della potenza e quindi della possenza.

Ma se io parlo due linguaggi diversi, la persona che cosa ha dentro di se?

Una divisione. Noi non siamo schizofrenici.

Quindi se avete anche dei compiti all'interno della comunità parrocchiale, di animazione, dovete tenere presente che i linguaggi devono creare la comunione della persona, non la schizofrenia, diversamente il linguaggio non sarà mai capito. Mi spiego?

Tu mi stavi chiedendo qualche cosa? Parlando di schema ho detto: "Se qualcuno ha qualche dubbio …, dimmi" .

6) Difficoltà ad applicare lo schema. Esempio

"Non ho nessun dubbio sullo schema, quello che mi è difficile è come applicarlo, cioè io ti faccio un esempio " - Sì - "

In questa settimana, sul mio posto di lavoro, con il mio collega si è entrati nell'argomento di comunicazione con altre religioni, per non essere chiusi in se stessi, ma allargare i propri orizzonti.

Quando mi sono dovuta trovare a difendere la mia verità, perché io ho detto ogni religione ha la sua, i suoi dogmi, le sue regole.

Per me la mia religione è verità, non posso avere centomila verità.

Lui mi ha detto: "Siete chiusi mentalmente, perché guardate solo davanti a voi, perché io posso dirti la tua religione è una religione immaginaria".

Gli ho risposto che secondo me non era una religione immaginaria, perché io che credevo avevo un Vangelo in cui credere, avevo delle testimonianze.

Lui mi ha risposto che quel Vangelo avrebbe potuto scriverlo chiunque e che quindi per lui non era valido.

Gli ho risposto che è un atto di fiducia, che io credo negli apostoli, quindi prendo per valido quello che è scritto nel Vangelo.

Razionalmente lui mi ha risposto: "Vedi allora che non puoi dire che c'è una prova che questo Vangelo dice il vero".

E io gli ho risposto che secondo me era vero perché le persone che hanno amato e hanno creduto nel Vangelo, hanno fatto grandi cose e hanno lasciato una testimonianza di quello che hanno fatto.

Razionalmente lui mi ha risposto che anche persone che non hanno creduto nel Vangelo hanno fatto grandi cose, mi ha fatto l'esempio di Perlasca e io gli ho risposto che era un atto umano, qualcosa di grande umanamente, ma oggi cosa ha lasciato?

Un ricordo, gli ho detto, invece Madre Teresa di Calcutta ha fatto grandi cose e ha lasciato dietro di sé una scia d'amore che continua a operare.

Il problema è semplice: come rapportarsi davanti ad una persona che è essenzialmente solo ragionevole, che pensa soltanto di risolvere le cose con i sensi.

Il problema mio è questo, più che comprendere che noi siamo fatti così."

7) Razionalizzazione dell'esperienza religiosa

Il problema è che questa persona, come tu hai ben constato, ha messo il centro di tutta la sua esistenza non nello Spirito ma in se stesso a livello razionale, quindi a livello psichico.

Questa persona viaggia per dogmi, dice che non accetta nessun tipo di dogma ma in realtà è più dogmatica di te.

Il suo dogma è , come possiamo dire, la razionalizzazione dell'esperienza religiosa.

Ossia lui accetta qualsiasi tipo di esperienza purché lui possa pilotarla, nel senso possa dominarla sotto l'aspetto razionale.

Quindi è chiaro che è difficile parlare con queste persone, perché tu parli con un aspetto di fede, ma lui non sa neanche cosa sia la fede.

Perché se la fede è l'accoglienza di qualche cosa che non ci sta dentro la mente, lui questa cosa qui non l'accetta, lui ti accuserà di fideismo, ti accuserà di dogmatismo ,cioè dire tu accogli, accetti quello che ti hanno detto altri.

Il problema non sei tu, il problema è lui.

Se lui non avesse tutte queste paure di aprirsi, probabilmente ascolterebbe veramente quello che tu stai dicendo, non starebbe ascoltando un discorso per trovare un punto in cui avvalorare le sue tesi.

Lui non si rende neanche conto di quanta paura ha in se stesso, di uscire da se stesso.

Ci saranno molti motivi, non lo so, che possono fare riferimento alla sua vita passata, alla sua esperienze di identità personale, che lo hanno portato a questi convincimenti.

Cioè dire è una persona che si è sentita valorizzata, si è sentita troppo valorizzata, è stata messa al centro dell'attenzione da tutti, oppure, aspetto contrario, è stata emarginata e sta cercando in tutti i modi di avvalorare la propria tesi, il proprio "io" un po' come fanno i bambini quando fanno i capricci.

Fanno i capricci non tanto per la malizia del peccato originale, ma fanno i capricci perché questo è il loro modo di affermare la propria identità.

Io sono io, tu sei tu, tu dici una cosa io ne dico un'altra perché devo affermare la mia identità e la mia autonomia.

Ci sono delle fasi, verso i tre anni, verso i tredici, i quindici, i diciotto anni sono i periodi della cosiddetta contestazione, che sono in parte dovuti alla malizia dell'egoismo, ma in grande parte alla necessità psicologica di affermare la propria identità.

Ora ci sarà una regressione? Ci sarà una fase psicologica, una immaturità strutturale che condiziona poi tutto il resto?

Perché questa persona si rifugia così strenuamente nella propria razionalità?

Che cosa ha da dimostrare questa persona o meglio di che cosa ha paura?

Certo tu puoi fare tutta questa analisi semplicemente perché hai nella tua mente questo schema, ti accorgi che tutti i suoi discorsi sono a livello razionale, non a livello corporeo, perché evidentemente questo non è un livello corporeo e non sono neanche a livello spirituale.

Ti accorgi dai suoi discorsi che al centro di tutta la sua vita che lui dice religiosa, ma non è religiosa, è solo filosofica, non c'è Dio c'è lui stesso.

8) Pregare: il Signore sa come intervenire

Allora quando, dopo una discussione, tu hai parlato e su questo tema ti sei reso vagamente conto di questo hai due cose che puoi fare.

Pregare per questa persona, perché il Signore dia luce a questa persona.

Il Signore sa come fare e sa anche quando farlo, quindi non è detto che sia tu la persona che andrai a mietere il grano, tu devi solo seminarlo, e poi dopo, se il Signore ti dà una luce, tu puoi cercare di gettare qualche pietra nell'acqua e vedere come reagisce.

Non parlando di temi religiosi, ma di temi, che ne so, psicologici: la paura del futuro, del passato, il fidarsi del prossimo, eccetera eccetera.

Quando subentra , come possiamo dire, uno stato di fiducia reciproca, allora può succedere che la persona ti dica quali sono state le sue esperienze negative, per esempio, per quello che riguarda l'esperienza religiosa nella Chiesa cattolica.

Ecco sono stato in collegio, mi hanno spinto a fare questo e quest'altro, quindi è tutto un dogmatismo eccetera eccetera.

Allora a questo punto emerge la radice di questo blocco, di questa pietra che è finita negli ingranaggi.

A questo punto tu puoi cercare di togliere con le pinzette questa pietra, affinché l'ingranaggio riparata, non sarà un lavoro né facile, né rapido, sarà un lavoro da chirurgo molto delicato, molto paziente, molto lungo e deve essere condito con tanto amore.

Se lui aggredisce in questo modo evidentemente dentro di sé ha una ferita che brucia ancora.

Allora tutta questa analisi, non è che tu debba dare l'insegnamento agli altri, ma tu sei così, così così, questa analisi serve a voi per cercare di capire in che modo accostare più fruttuosamente le persone che sono vicino a voi.

Mi sono spiegato? Non è così facile, bisogna avere un po' di tempo. Ho risposto?

9) Canto liturgico e canto paraliturgico

Nel canto liturgico, io sono una liturgista musicale, c'è una distinzione da fare, c'è il canto liturgico e il canto paraliturgico.

Tutto ciò che è liturgico è quello che è compreso nell'ambito della Bibbia per esempio il "Gloria", il "Santo", tutto ciò che è fuori è paraliturgico.

Il "Symbolum", e volevo solo evidenziare una cosa, è in minore, come tanti canti: addirittura ci sono degli "Agnus Dei" che sono in tonalità minore, perché vanno a correlarsi con una simbiosi di richiesta in questo caso liturgica perché l'"Agnus Dei" è liturgico,

quindi l'asse simmetrico che si ricollega come anello di appoggio tra la parola e la musica stessa, la tonalità minore che è una tonalità, come dire, "malinconica ", non necessariamente sempre malinconica e si va sempre a sposare con un comportamento, diciamo, interiore e che ti dia la sensazione di richiesta di aiuto, di bisogno, di appoggio, di perdono

e allora il "Symbolum" è stato approvato perché, se tu fai caso alle parole, è una richiesta di aiuto, non è una richiesta di conferma della gioia, di tutto ciò che hai detto prima e sarebbe folle cantare il "Santo" in questo tono.

10) La visione dualistica: spirito e corpo

La visione semplicemente dualistica, spirito e corpo che è una visione generale, non mi dà proprio una griglia d'interpretazione dell'altro.

Nel catechismo della Chiesa cattolica la persona umana viene considerata sotto questi due aspetti la parte materiale e la parte spirituale, poi ci sono alcuni canoni in cui si dice che la persona umana è in questo modo.

C'è anche la struttura tripartita, ma è una struttura di tipo, come dire, di rivelazione.

A noi serve per l'accostamento pastorale che voi dovete avere, non solo per i bambini o i ragazzi o gli adulti che vi saranno affidati, ma anche, come dire, per tutto quello che comporta la vita del cristiano.

Quindi la Chiesa dice che Spirito e anima non sono due cose diverse, fanno parte tutte di quella che è la realtà spirituale eh.

Una è la parte increata, cioè voluta direttamente da Dio e l'altra è la parte creata la psiche, che si forma pian piano con la struttura della persona, le esperienze e tutto quello che volete.

Quindi se leggerete questa parte del catechismo dove parla dell'Uomo, abbiate in mente che in questa parte anima e Spirito sono messe insieme e noi le abbiamo divise non per dire che sono due cose diverse, fanno parte della stessa realtà, però le abbiamo divise in un modo pastorale, per intuire meglio qual è questo significato e come interagiscono fra di loro queste realtà.

Però è un'unica cosa, tanto per spiegarci, mica possiamo distinguere nella persona umana il corpo dallo Spirito.

Se non c'è lo Spirito non è più persona umana, se non c'è più il corpo non è più persona umana.

È uno schema che ci serve per intuire, per avere un'idea, ma poi è solo uno schema, va bene?

11) Corso per la formazione dei catechisti: l'amore di Dio

È importante che voi cominciate ad avere un approccio dal punto di vista biblico e come presentare questo approccio, fa parte della pedagogia, credo che sia molto importante.

State facendo già qualche lezione di didattica e quindi so che ne siete molto contenti, e sono ancora più contento io.

Quindi voi tenete presente, qui c'è la prima lezione " l'Amore di Dio, ve la rileggete bene bene, qui c'è la riflessine di gruppo e vi dà una traccia su come affrontare un tema di questo genere.

Guardate che il tema dell'Amore di Dio è un tema che potrete e dovrete usare sempre in tutta la vostra vita.

Perché l'Amore di Dio si dà sempre per scontato mentre sicuramente è una delle cose che è meno scontata di tutti. Siete d'accordo con me?

Ecco, quindi è necessario che il Catechista non stia a presentare una morale cristiana, ma deve presentare l'esperienza cristiana.

Allora a me vengono i capelli ricci, quando sento qualcuno che dice: dovete fare questo, dobbiamo fare quell'altro, io uscirei dalla Chiesa quando sento uno che predica in quel modo lì, perché divento idrofobo.

L'esperienza cristiana non è un'esperienza moralistica, cioè "tu devi", perché se siamo ancora al livello del "tu devi", vuol dire che Gesù Cristo ancora non è venuto, siamo ancora nell'Antico Testamento.

L'esperienza è un'esperienza diversa, devi passare dal "tu devi", all'"io voglio".

Ma noi non possiamo andare con un altro "tu devi", "tu devi uscire dal cerchio delle tue certezze", non puoi perché lui non lo farà, non ne è capace, ha paura e se tu credi di farlo uscire dal proprio "tu devi", con un altro "tu devi", hai fallito in partenza.

Io dico che questo discorso qui, mi preme sottolinearlo, è fondamentale, questo discorso qui dobbiamo riportarcelo molto, ma molto nell'individuale.

Hai scoperto la strategia, e la strategia è questa, io spero vi siate accorti che non vi sto dando delle lezioni, ma delle provocazioni, ve ne siete accorti?

È da quando ci conosciamo che vi sto provocando e punzecchiando in tutti i modi, spero che nessuno se ne abbia a male, ma perché io fallirei il mio compito se vi dessi una dottrina.

Non è l'esperienza del "vai a Messa", ma l'esperienza dell'"andiamo a Messa", capite?

Allora se io dicessi a voi, dovete insegnare questo, questo e quest'altro, magari sareste più contenti perché vi do già il materiale, e voi avete semplicemente da riproporlo.

Voi avete già il materiale, avete le guide del Catechismo, se avete un testo di Catechismo sono pubblicate decine di tipi diversi da tutte le edizioni cattoliche del mondo, sullo stesso Catechismo ci sono approcci presentati dai Salesiani, dai Domenicani, dai Francescani, da tutti quelli che volete, ma è inutile che io vi dia il materiale se poi non fa parte del vostro bagaglio.

12) È buon evangelizzatore chi prima si è lasciato evangelizzare

Allora nessuno può essere un buon evangelizzatore se prima non si è lasciato evangelizzare.

Nessuno trasmette qualche cosa che non abbia ricevuto, tu non puoi dare niente che in prima persona tu non stia vivendo, per questo io cerco di essere anche un po' pungentino, perché come faceva Paolo, nello scrivere la sua lettera ai Romani, ma anche nello scrivere la lettera agli Ebrei era molto pungente, perché diceva: spero che questo faccia venire gelosia ai miei connazionali, in modo tale che anch'essi sentano il bisogno di fare l'esperienza di questo Gesù.

Allora, queste proposizioni, non sono proposizioni da leggere, da studiare, da ripetere, sono proposizioni da fare.

Se qui c'è una pista di riflessione sul tema dell'Amore di Dio, tu leggiti bene questa pista, perché ti aiuta a creare una prima struttura mentale.

Ma poi domandati, su questo tema io ho tante citazioni bibliche?

Perché vedete che abbiamo messo diverse citazioni bibliche alla pagina 8; bene io voglio usare queste citazioni bibliche.

Vedete che ci sono delle citazioni, perché vi sono date tutte queste citazioni, per farvi lavorare?

No, figli miei, ma perché così avete un bagaglio, avete un tesoro, avete uno schedario.

Devo parlare dell'Amore di Dio? Ecco qui ho tante citazioni sull'Amore di Dio, non tutte, ne ho tante, quindi se io voglio parlare di qualche cosa sull'Amore di Dio, non parlo con la mia intelligenza, perché la mia intelligenza converte nessuno.

È lo Spirito Santo che converte i cuori, e lo Spirito Santo parla con le parole di Dio, non con le parole mie.

Allora se io mi riempio della Parola di Dio, comunicherò la Parola di Dio, con la potenza dello Spirito Santo.

Allora la riflessione di gruppo non è il compito a casa, è un dono che vi viene fatto, perché un giorno dovrai parlare con qualcuno dell'Amore di Dio, come farai?

Meno male che ho questo foglio, perché qui ho diverse citazioni.

Allora questa citazione mi piace, mi interessa, me la ricordo, e poi ti accorgi che anche senza leggerla ti viene in mente, perché ti ha colpito.

Quando parli a qualcuno parlerai con gli stessi concetti, se poi questo qualcuno, ad un certo momento diventa accogliente, allora tu non dirai solo la stessa frase, ma dirai anche :infatti Gesù ha detto questo, e incomincerai a mettere in relazione le parole di Gesù con Gesù stesso.

Ma bisogna avere, come possiamo dire, una forma di diplomazia? O una forma di furbizia?

Siate scaltri, i figli delle tenebre sono scaltri, ma quelli che hanno lo Spirito di Dio sono più scaltri, perché hanno Dio.

Quindi questo è un dono che vi viene dato.

Ci sono tanti esempi, tante proposizioni che potete fare, poi la ricetta perfetta non esiste, perché chi converte i cuori è sempre Dio.

Quando tu devi parlare con qualcuno a catechismo o occasionalmente non basarti solo sulla tua capacità, tu dai a Dio la disponibilità di quello che tu hai nel bagaglio, ma se il tuo bagagliaio è vuoto che cosa dai a Dio?

13) Talvolta la testimonianza è risposta

" Chiedo scusa, Don Mauro, sulla nostra capacità sono d'accordo, perché è Dio che muove tutto, però neanche ostentare insicurezza" .

No, assolutamente no, l'insicurezza si ostenta anche nell'eccessiva necessità di dare una spiegazione.

Bisogna dare una risposta e una testimonianza quando vengono a chiederti questo.

Però guardate che spesso la testimonianza è la risposta; è molto eloquente, anche quando non siete in grado di dare una risposta.

Per esempio, dalla vostra umiltà, dal vostro sorriso, dalla vostra risposta, dalla vostra disponibilità.

Per esempio, con molta semplicità, come vi ho già detto altre volte, se un tema non vi è chiaro, non dovete assolutamente dare una risposta, non siete degli psicoterapeuti.

Dovete essere umili, semplici, la vostra umiltà, la vostra semplicità è già una risposta, che parla molto di più di una risposta catechetica.

E cioè dire: "Guarda su questo tema non mi sento completamente ferrato, mi piace questa domanda, anzi mi dai l'occasione di riflettere su certe cose, appena ho qualche idea più chiara, se sei d'accordo la condividerò con te".

Non pensate che un atteggiamento di questo tipo sia una testimonianza più grande del voler assolutamente avere l'ultima parola?

Il Catechista non è quello che vuole avere l'ultima parola, il Catechista è quello che comunica un messaggio e il messaggio non è solo dottrinale, è vitale, è l'esperienza di vita. Va bene?

Quindi voi provate questa riflessione di gruppo, scoprirete molte cose, ad un certo momento dite, se io dovessi presentare ad una persona questo versetto "Dio chi ama", Mt 5,44-45 , bene tu ti vai a prendere questo versetto, te lo leggi, te lo studi e ti immagini, ecco io voglio esprimere questo concetto, come faccio?

Con quali parole? Con quali discorsi? E se quella persona non fosse d'accordo?

14) Gli antagonisti: il maestro e l'avvocato del diavolo

Ecco ad esempio mi piacerebbe tanto, che facessimo gli antagonisti o, come si diceva una volta, l'avvocato del diavolo.

Sapete che in Quaresima si faceva, il Padre Lacconi e il Padre Calcaterra erano famosi: quando c'erano i quaresimali, le prediche della Quaresima, a Santa Maria delle Rose, uno su un pulpito e l'altro sull'altro, il Padre Lacconi dava la dottrina e il Padre Calcaterra faceva l'avvocato del diavolo, e la Chiesa era piena così e non volava una mosca, perché, è chiaro, tu devi controbattere e l'altro deve risolvere.

Allora perché non provate a fare così: a mettervi d'accordo a due a due, oggi vi mettete d'accordo affinché la volta prossima questi versetti siano presentati in questa forma, cioè tu dici: ecco Dio ti ama eccetera e l'altro deve controbattere, perché se voi vi preparate già prima psicologicamente, anche attraverso questi semplici sistemi, a delle probabili obiezioni, sarete meno impressionati e mento spaventati qualora qualcuno vi faccia delle obiezioni. Mi capite?

Tutti e due devono essere in grado di fare il maestro e l'avvocato del diavolo, perché ad un certo momento io posso dire, cambio, quindi quello che prima faceva il maestro adesso deve fare l'avvocato del diavolo.

Ricordatevi che ci sarà una cosa molto difficile, restare nel tema e su questo sarò caustico.

Perché un discorso tira l'altro, e invece no, non dovete uscire dal tema: se è l'Amore di Dio, non è la Chiesa.

Quindi sarà molto importante che io veda anche come il maestro è in grado di riportare continuamente il discorso sul tema di cui si sta parlando.

Quindi esercitatevi anche, come fanno i testimoni di Geova, fanno così, non appena sono in difficoltà ti tirano su un altro discorso.

Allora tu devi essere capace di ritornare nel discorso.

L'avvocato del diavolo cercherà di fare uscire fuori di strada il discorso, il Maestro cercherà di ritornare nel discorso.

Ci sarà da sudare, ci sarà anche da ridere, perché rideremo anche però dovete pensare che queste sono solo delle prove, delle esercitazioni.

La prima esercitazione sarà questa, un'altra esercitazione potrebbe essere, quindi pensateci già fin da ora, la drammatizzazione di una parabola presentata qui, per esempio sull'Amore di Dio.

La settimana dopo mi presentate una scenetta.

La presentazione deve essere semplice concisa e chiara.

Vuol dire che questa scena non deve durare mezz'ora, al massimo dieci minuti e sono già tanti.

Quindi bisogna leggersi bene la parabola, cogliere i punti principali, dare un esempio delle varie situazioni e giungere al termine, facendo esprimere il valore della parabola.

Perché vi faccio fare questo? Perché quando voi farete catechismo, un aspetto importantissimo della lezione di catechismo è la drammatizzazione, che non deve richiedere mesi di preparazione.

Tu spieghi la parabola nella lezione, al termine della lezione ci devono già essere quattro o cinque bambini che fanno quella drammatizzazione e se facendo quella drammatizzazione spiegheranno veramente la parabola, vuol dire che tu hai spiegato bene e che loro hanno capito.

Se invece fanno un pasticcio immane, insomma dì a te stesso: "Non sono stato capace di comunicare il messaggio".

Quindi tenete presente il tema "amore di Dio", la volta prossima avvocato del diavolo e maestro.

La volta successiva mi presentate una parabola, un fatto di Gesù, qualche cosa.

Quindi vi mettete d'accordo quattro o cinque, se avete bisogno di qualche piccolo espediente scenografico fatelo.

Cosa ci potrebbe essere in una classe di catechismo?

Una sciarpa, un foulard, un turbante, una cosa di questo genere, non un costume.

Dev'essere un simbolo, perché voi quando farete catechismo vi troverete con quel materiale, non potete portarvi una roulotte di roba perché dovete fare la scenetta, dovete usare il materiale che avete a disposizione e in pochissimi minuti coronare la vostra lezione, perché al termine della lezione sono tutti stanchi.

Coronare la vostra lezione con un riassunto breve, ma che sia quello che voi avete spiegato.

Siete d'accordo? Avete paura? Perché avete paura?

Non dovete avere paura, se avete paura ricordatevi che cosa ha detto Gesù al saggio Nicodemo: "Dovete ritornare come bambini", quindi fare le cose con semplicità.

Oltretutto siete a scuola, proprio perché quando sarete poi in mezzo agli altri dovrete essere spigliati, sciolti, liberi, senza nessun tipo di remora.

Quando vi siete già abituati a farlo qui, quando sarete in mezzo alla mischia non avrete più timore di nulla. Siete d'accordo?

Vi dico la verità , una persona è veramente grande solo quando è capace di essere bimbo.