Se lascerete operare in voi la grazia

22-3-2003

E non verrete meno all'impegno quotidiano, farete di questo nuovo secolo un tempo migliore

Don Mauro Agreste

Indice

1) La nostra chiamata a essere figli di Dio
2) La nostra risposta deve essere adeguata a quello che noi realmente siamo
3) Una donna risponde da donna? Oggi c'è un pò di confusione
4) Non venir meno all'impegno quotidiano, correlazione tra i doni spirituali
5) Il nostro sì al Signore deve essere confermato ogni giorno
6) Pericoloso! Quando tutto va bene ci sentiamo auto sufficienti
7) Che relazione ho col Signore? Matura o solo di richiesta?
8) "Ma che me lo fa fare? … Stai agendo per te!
9) L'aldilà è comunione con Dio
10) "Farete del nuovo secolo un tempo migliore". Le realtà mondane possono essere cambiate
11) La pace proviene dalla comunione con Dio
12) La società è confusa e ha perso la via della salvezza
13) Confusione di ruoli, di identità tra l'uomo e Dio

1) La nostra chiamata a essere figli di Dio

Se non verrete meno all'impegno quotidiano… Dio si aspetta da noi una risposta alla chiamata che ci ha lasciato.

Lui ci ha fatto una chiamata ben precisa, quale chiamata, a essere catechisti?

Quale chiamata? A essere suoi figli.

E questa è una chiamata che è basilare, fondamentale perché tutte le altre chiamate si inseriscono su questa .

Quindi essere figlio di Dio comporta come una normale conseguenza che tu ti comporti da figlio di Dio.

Se tu fossi un gatto ti comporteresti da gatto, tu sei un essere umano si presume che ti comporti come un essere umano. Giusto?

Se tu sei un essere umano si presume che ti comporti da essere umano.

Se tu sei un figlio di Dio… Certo che dovrebbe esser così, però la figliolanza divina è un dono di Grazia.

Certo che opera dentro di noi un reale cambiamento, che parola difficile, ontologico, della nostra essenza.

Ma, beninteso, noi restiamo sempre essere umani e per adozione, come dice la Scrittura, diventiamo figli di Dio e lo siamo realmente; perché lo Spirito di Dio ci rende figli di Dio e lo siamo, ma la figliolanza non è semplicemente una questione di sangue.

Come dice il prologo di San Giovanni: "I quali non da potere di sangue, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati".

Allora la generazione viene da Dio, la risposta viene da noi.

E questo è il grande risvolto del mistero dell'Incarnazione.

Un mistero in cui Dio ci mette al suo livello.

Non lo so se ci rendiamo conto di cosa significhi dire che Dio ci prende e ci solleva al suo livello.

Cosa dice nel profeta Isaia? "Venite, discutiamo insieme, se anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno candidi come la lana.

Che cosa ti ho fatto popolo mio? Perché mi tratti in questo modo?".

Ecco, già nel profeta Isaia, pensate, 750 anni prima di Gesù, Dio si esprime attraverso il profeta in questo modo, cioè mette l'uomo al suo pari, al suo livello.

Su, mettiamoci ad un tavolo, discutiamo insieme.

Nessuno si mette a discutere con una persona che ritiene infima.

Tu ti metti a discutere con una persona con cui sai di poter portare avanti una discussione.

2) La nostra risposta deve essere adeguata a quello che noi realmente siamo

Allora Dio ci tratta in quel modo, è beninteso già dal tempo dell'Antico Testamento, allora la nostra risposta deve essere una risposta che sia adeguata a quello che noi siamo realmente.

Se tu sei un gatto la tua risposta non potrà essere altro che un miagolio, se tu sei un essere umano la tua risposta potrebbe essere la filantropia, "vogliamoci bene" che, per carità, è un'ottima cosa ed è sicuramente orientata verso i suggerimenti dello Spirito di Dio che, come ricordate, nel secondo versetto della Bibbia Gen 1,2, aleggiava sopra le acque informi.

Quindi lo Spirito di Dio è presente ovunque; non che ogni cosa è lo Spirito di Dio, questo si chiamerebbe panteismo, ma lo Spirito di Dio è presente ovunque.

Vi ricordate quando avete studiato il Catechismo di San Pio X ?

Dov'è Dio? In cielo, in terra e in ogni luogo.

Però Dio non è le cose, questo non è Dio beninteso.

Allora, per farci capire che lo Spirito di Dio pervade ogni realtà, ogni situazione in cui gli uomini vanno incontro e in un modo misterioso che conosce Lui, il modo della Grazia, orienta le persone sempre al miglioramento di ciò che esse sono.

Ovviamente questa Grazia dovrebbe, e il condizionale qui è d'obbligo, dovrebbe guidare anche il nostro atteggiamento, il nostro seguire il Signore da figli di Dio.

Perché la realtà purtroppo è questa, noi siamo realmente figli di Dio ma corrispondiamo a questa Grazia che abbiamo ricevuto?

Ossia lo Spirito di Dio ci ha fatti essere suoi figli, figli del Padre in Gesù Cristo come dice San Paolo nella lettera ai Romani, ma noi rispondiamo al Padre con un vero spirito da figli?

E quando si dice figlio, non dobbiamo semplicemente trasporre la nostra esperienza di figli e farla diventare la norma.

Quando si dice "figlio" si dice Gesù cioè il modello, la perfezione di tutto ciò che sulla Terra si può chiamare "figlio".

Come quando si dice "padre" non ci si può identificare con la nostra esperienza del Padre, perché scusami, una persona che ha avuto un padre despota, cosa immaginerà?

Che Dio è un despota. È vero o non è vero?

Allora la Scrittura dice: tutto ciò che sulla Terra porta il nome di padre proviene da questa realtà assolutamente infinita, che è l'Eterno Dio Padre Onnipotente.

Quindi la perfezione è Dio, tutto ciò che c'è al di sotto di Dio è qualche cosa che tende a tutto questo, ma fino ad un certo punto.

Allora il nostro essere figli di Dio, che è la nostra vocazione esige che ci comportiamo da figli di Dio, non da figli degli uomini. Capite che c'è una grande differenza.

3) Una donna risponde da donna? Oggi c'è un pò di confusione

Quindi non venir meno all'impegno quotidiano significa dare una risposta che sia adeguata al nostro stato.

Una donna risponde a Dio da donna, non da uomo, perché se rispondesse da uomo negherebbe il progetto che Dio ha su di lei ed in qualche modo eviterebbe di scoprire quelli che sono i pregi, i doni, le capacità tipiche della femminilità che Dio ha voluto e ha creato.

Voi capite che nella nostra società e nella nostra cultura c'è un po' di confusione su questo punto?

Questa confusione è frutto del peccato, peccato di egoismo, di violenza, di superbia perché ad un certo momento è capitato nella storia che il genere femminile è sempre stato in qualche modo schiacciato.

Quindi che cosa nasce nell'inconscio collettivo? Che la situazione migliore è quella maschile.

Quindi se io voglio essere una persona libera devo essere un maschio.

Avete capito come succede?

E quindi le donne hanno rinunciato alla loro femminilità, per ottenere una libertà che non è la loro, non è la loro identità.

E non solo le donne lo stanno pagando, lo stanno pagando anche gli uomini, i quali per sentirsi amati si mettono a fare le donne. È vero?

Questa è un'analisi molto affrettata, molto superficiale, però attenzione.

Vedete cosa succede quando ci si allontana dalla vocazione primaria che Dio ci ha dato.

È innanzitutto la vocazione all'esistenza con un progetto preciso su ciascuno di noi, a partire dall'identità sessuale che il Signore ci ha dato e non bisogna, come dire, invidiare le altre identità, perché, quando tu invidi, vuol dire che poni la tua attenzione e il senso della tua esistenza al di fuori di te.

Vuol dire che tu, in un qualche modo, non riconosci ciò che Dio ha fatto di te.

Ma questo è un discorso molto lungo, che ho semplicemente accennato, ma che probabilmente serve anche a noi per fare una breve riflessione. Cosa ne dite?

4) Non venir meno all'impegno quotidiano, correlazione tra i doni spirituali

Bene, non venir meno all'impegno quotidiano significa la continuità, l'esercizio della virtù.

L'esercizio della virtù significa usufruire delle energie umane, psicologiche, fisiche, spirituali in vista di un fine che si è raggiunto.

La virtù è una forza che viene messa a servizio di un ideale, una forza che si traduce in atti concreti.

Quindi una persona è virtuosa perché, dopo la spinta della Grazia, come dice San Gregorio Magno, vede un ideale e pone tutte le sue energie a seguire quell'ideale.

Quindi non si diventa in Grazia di Dio per le virtù, ma si diventa virtuosi per la Grazia di Dio, mi sono spiegato?

È la grazia di Dio che ti fa intravedere questo ideale e fortifica tutte le tue facoltà umane a partire da quelle psicologiche a quelle fisiche e ti indirizza alla virtù, cioè all'esercizio concreto del bene che la Grazia ti ha fatto vedere.

È un discorso un po' complesso. Sono riuscito a spiegarmi su quello che ho detto?

Se non c'è chiarezza, me lo chiedete.

Quindi venir meno significa non esercitare questa forza, non permettere alla Grazia di fortificare la nostra mente e le nostre forze per agire concretamente.

Questo vuol dire che c'è anche una decisione, perché la Grazia illumina la nostra intelligenza, ma illumina anche la volontà.

Con l'intelligenza io vedo un fine da raggiungere, con la volontà io prendo una decisione, con la temperanza mantengo questa decisione, con la fortezza, dono spirituale alimento la temperanza.

Quindi è tutta una correlazione continua tra doni spirituali, il dono della Grazia, doni psicologici e concretizzazione fisica, reale di tutto quello che è l'itinerario che possiamo percorrere; venir meno significa rinunciare a considerare questo ideale come importante.

5) Il nostro sì al Signore deve essere confermato ogni giorno

Allora voi capite che è necessario che la nostra mente sia continuamente alimentata dalla luce dello Spirito Santo, perché il nostro ideale continui ad essere splendente.

Non è sufficiente dire: "Sì, il Signore è il mio pastore, lo seguirò sempre …" , una volta nella vita.

È necessario che il nostro seguire il Signore sia rinnovato e confermato ogni giorno.

Rinnovato, che cosa significa? Significa portato veramente alla sua perfezione.

Novum vuol dire definitivo.

Una cosa è definitiva quando è perfetta cioè quando non gli manca niente. È vero?

Allora novum, in latino, non vuol dire nuovo come diciamo noi, no, vuol dire ultimo e definitivo e quindi rinnovare dentro di noi significa portare alla definitività, alla perfezione il nostro sì al Signore.

Ma noi coscientemente possiamo dire che è nuovo, che è definitivo che è perfetto?

No, perché il sì definitivo al Signore è perfetto solo in Paradiso.

Solo in Paradiso il nostro sì al Signore sarà perfetto, totale, definitivo.

Ma finché non siamo nel tempo eterno siamo nel tempo fugace eh, che è quello che viviamo qui sulla Terra.

Questo significa che il nostro sì deve essere confermato ogni giorno e perfezionato, cioè rinnovato, reso più pieno, più consapevole, più luminoso.

Perché il nostro sì sia così, è necessario che ci sia veramente un legame con il Signore, che mi dà le motivazioni per agire.

Perché, durante la difficoltà io devo assolutamente, che ne so, pregare di più?

Perché quando sono nel deserto, quando sono nella difficoltà, è talmente difficile dire sì al Signore, che, se io non attingo forza da Lui, rischio di dirgli no. Avete capito?

6) Pericoloso! Quando tutto va bene ci sentiamo auto sufficienti

Quindi questo è un aspetto, però l'aspetto più pericoloso non sussiste quando tutte le cose ci vanno male.

L'aspetto più pericoloso è quando tutte le cose ci vanno bene, perché quando tutto ci va bene, ci sentiamo autosufficienti.

Non sentiamo il bisogno di chiedere aiuto a qualcuno, dunque non chiediamo aiuto.

E qui si apre una parentesi che cercherò di chiudere al più presto possibile, che si riferisce proprio al nostro chiedere aiuto.

Il nostro rapporto con Dio può essere limitato semplicemente al chiedergli aiuto?

Non ha senso. Perché questo significherebbe dire che noi rinunciamo alla nostra autonomia e alla nostra libertà.

Non autonomia assoluta, cioè quella del peccato, ma autonomia legittima, quella che mi permette di esercitare il libero arbitrio.

Allora, se io limito il mio rapporto con Dio semplicemente al chiedergli aiuto, significa che per me Dio è semplicemente il mio sostituto, quello che mi deve sostituire quando io non riesco a fare le cose.

Questo vuol dire che io sono Dio, e non Lui.

Avete capito come è grave la situazione?

Per quello, quando tutto ci va bene e ci accorgiamo che non ci ricordiamo più di Dio, questo significa che Dio non è Lui ma sono io.

Allora il discernimento, l'esame di coscienza diventa molto importante, molto grave, molto pesante, perché se tu ti accorgi che ti ricordi di Dio, solo quando hai paura, quando non stai bene, quando, quando, quando … allora vuol dire che tutto sommato tutto ruota attorno a te e in funzione di te, come dice quel canto del Gen.

Solo che questo te non è Gesù, sei tu. Molto bene.

Allora chiudo questa parentesi dicendo questo: se la nostra preghiera, il nostro rapporto con il Signore è esclusivamente di richiesta, e non è di adorazione, contemplazione, e lode, allora il nostro rapporto con Dio è ancora molto infantile; non di quella infanzia spirituale auspicata dal Signore, ma di quella infanzia psicologica, che è molto diversa da quella spirituale.

Un'infanzia psicologica che testimonia piccolezza, meschinità, che testimonia un mancato cammino spirituale, un cammino che doveva esserci, una maturazione che doveva esserci e che non è avvenuta.

7) Che relazione ho col Signore? Matura o solo di richiesta?

Dunque come formatori, ma prima di tutto come figli di Dio, noi siamo interpellati da questa eventualità.

Il mio rapporto con il Signore è esclusivamente di richiesta o è di contemplazione, di adorazione, di lode, di glorificazione, senza bisogno di chiedergli nulla?

Questo è un aspetto molto importante e credo che sia da valutare in modo molto serio, prima di tutto per noi, ma anche per le persone che il Signore ci ha affidato, che saranno i vostri bambini del catechismo, dell'oratorio, i ragazzi delle medie, delle superiori, i fidanzati che si preparano eccetera, dovunque sia il vostro campo educativo di cristiani.

Quindi vuol dire anche di genitori, di padrini di madrine, il campo educativo deve abbracciare questo ambito con una relazione con il Signore che sia matura, che sia autentica, che sia vera, globale perché se no viene meno l'impegno quotidiano.

Se io non ho questo rapporto non di dipendenza e di sudditanza, ma di paternità e di rapporto filiale con Dio, allora verranno meno gli impegni quotidiani perché verrà meno la motivazione per cui lo faccio.

8) "Ma che me lo fa fare? … Stai agendo per te!

Ma chi me lo fa fare? Ma perché lo faccio? Ma per questi risultati? Ma per carità!

Allora vuol dire che fai le cose per loro, fai le cose per te quando ti viene in mente questo tipo di ragionamento "ma chi me lo fa fare"…

Chi te lo fa fare? Te lo dico subito… Gesù. Più chiaro di così.

Se non lo fai per Lui allora ti viene da dire " chi me lo fa fare".

E quando tu dici, anche inconsciamente, "ma chi me lo fa fare", bene, hai già capito, quello lì è già un discernimento fatto, un dono dello Spirito che viene verso di te e ti dice:

" Figlio mio guarda che qui, tu sei un po' fuori strada, perché se ti faccio venire in mente che tu ragioni così e dici chi me lo fa fare, vuol dire che tutto quello che tu stai facendo non lo stai facendo per il Padre, nel Figlio, con l'Amore dello Spirito, lo stai facendo per te".

Allora significa che è un cammino umano, buono per carità, mica dico di no, filantropico, non un cammino di Grazia, non un cammino spirituale.

L'impegno quotidiano è una conseguenza : normale, ad un certo momento il tuo essere figlio di Dio ti fa comportare da figlio di Dio, il tuo essere un gatto ti fa miagolare, il tuo essere semplicemente una persona umana, che ragiona con parametri umani, ti fa agire da persona umana.

Ma il figlio di Dio è il Figlio, che è umano, appartiene al mondo, cioè vive nel mondo, ma non appartiene al mondo.

Quindi "d'ora in poi tutti quelli che comprano, vivono come se non comprassero …", ecco San Paolo fa tutto questo elenco, per dire:

"Voi siete nel mondo, vivete pure le strutture del mondo, ma ricordatevi che voi siete figli di Dio, quindi usufruite delle situazioni del mondo, sapendo che il vostro mondo non è questo, è l'altro".

Allora la prospettiva escatologica, parola difficile per dire l'Aldilà, è qualche cosa che dobbiamo rivalutare, non come rifugio semplicemente nei momenti di dolore, di disperazione, o di qualche cosa , trasformando l'attesa dell'Aldilà in una speranza umana che non è la speranza cristiana.

9) L'aldilà è comunione con Dio

Ma il pensiero dell'Aldilà e quindi della comunione con Dio è quella luce speciale che dà senso a tutto quello che noi facciamo.

È la comunione con Dio, quindi la gioia e la gloria del Paradiso non sono le cose: ah che bello ci saranno dei bei paesaggi, si starà tutti insieme eccetera eccetera.

Non è questo il Paradiso; è la felicità che si prova nello stare per sempre con la persona più importante di tutta la tua vita, che è Dio.

Ora tu capisci che se Dio non è la persona più importante di tutta la tua vita, allora tu nell'Aldilà chi vai a trovare?

Ci rendiamo conto che sfasatura ? Il cristianesimo è Gesù Cristo, che ha un rapporto con il Padre assoluto e definitivo.

Il cristiano è il figlio di Dio che ha un rapporto con il Padre assoluto, Lui è prima di tutto.

San Francesco che con frate Leone tutta la notte riesce solo a dire la parola " Padre", mentre frate Leone ha detto centinaia di Padre Nostro.

Ecco come mai dentro di noi deve esserci questo anelito?

Sono consapevole che non è una cosa ascetica, cioè a dire, non è che io possa fare degli esercizi ascetici, spirituali, meditazioni trascendentali, per carità, perché io possa finalmente raggiungere questa capacità, questa emotività, questo legame con il Padre, no … è un dono della Grazia, ma la Grazia è come un ruscello d'acqua ,se trova uno sbarramento girerà dall'altra parte, quindi la Grazia viene mandata verso di te e ti avvolge, ma solo se tu apri la porta del tuo cuore riempirà tutta la tua vita.

Quindi affinché questa Grazia sia efficace dentro di noi bisogna che noi apriamo il nostro cuore a Dio.

Come fare ad aprire il cuore a Dio? Beh i salmi ce lo dicono in tanti modi, l'anima mia ha sete del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio, come la cerva anela ai corsi d'acqua così l'anima mia anela a te o Dio, eccetera , eccetera.

Il desiderio di Dio, la nostalgia di Dio, pensare a Dio, cercare di vedere Dio, di immaginare Dio insomma fate quello che potete, quello che volete, tutto quello che riuscite per educare la vostra mente ad avere dei pensieri di legame, di adesione a Lui, di ricerca di Lui e tutto il resto.

Questo significa aprire la porta del cuore.

Non significa che il tuo cercare Dio e il tuo trovare Dio dipende da questo tuo esercizio, questo significa solo mettere la mano sulla maniglia e aprire la porta.

Poi verrà la Grazia che ti farà fare l'esperienza specifica di Dio con tutto quello che è la vita cristiana.

Ma se tu non apri il cuore sei come un sommergibile che è immerso nel mare ma dentro non entra neanche una goccia di acqua. Mi sono spiegato?

10) "Farete del nuovo secolo un tempo migliore". Le realtà mondane possono essere cambiate

Va bene .. Farete di questo nuovo secolo un tempo migliore per tutti.

Allora quello che ci è annunciato è che se le strutture del mondo, le realtà mondane hanno la possibilità di cambiare: questo non dipende da altro se non da un nostro impegno, da un nostro aderire al Signore.

Giustamente ho sentito dire in questi giorni una cosa furbissima che la voglio ripetere anche a voi: non serve che ci siano le strade e le piazze piene di gente urlante: pace, pace, pace.

Serve che ci siano le chiese piene di gente che implora la pace a Dio, perché la pace non è la mancanza di guerra, la pace è la comunione con Dio da cui dipendono tutte le altre paci.

Se vogliamo potremmo parafrasare, tutto ciò che sulla terra si chiama Pace, prende nome dalla comunione che c'è in Dio.

Ecco, allora voi capite molto bene che è facile andare in giro per le piazze e sbandierare le bandiere multicolore, che tra l'altro sono state ideate da una nota esoterista del secolo scorso, per dire pace, pace e poi vai a casa e dov'è la pace?

Litighi con la moglie, col marito, non educhi i figli, hai il rancore con la cognata, con la suocera, con la nuora.

Pace, pace e intanto vado ad imbrattare tutti i palazzi della città con le scritte… questa è la pace?

Perché secondo voi Gesù, la Madonna e San Giuseppe avrebbero fatto così?

Ecco, allora voi capite molto bene che perché il secolo, cioè le realtà del mondo siano migliori per tutti, è necessario che ci sia una vera comunione con Dio, una vera ricerca di Dio.

11) La pace proviene dalla comunione con Dio

La pace vera è la pace dei cuori, è la pace delle coscienze, da cui dipendono tutte le altre paci, perché quando tu sei in pace con Dio non ti viene voglia di fare del male al tuo prossimo in nessun modo, se tu sei in pace con Dio certamente non opprimi il tuo popolo, è vero?

Con tutto il resto che ne viene fuori.

Allora la pace proviene da una comunione con Dio.

Le cose del tempo, le cose del mondo migliorano nella misura in cui i figli di Dio prendono sul serio questa affermazione, cioè che tutto dipende da quale tipo di rapporto di figliolanza viviamo nei confronti di Dio Padre.

Cioè se siamo in pace con Dio siamo in pace anche con noi stessi, se siamo in pace con noi stessi, riusciamo ad essere in pace con il nostro prossimo.

Essere in pace con il nostro prossimo significa essere capaci di amarlo e di perdonarlo, quindi essere in pace con il prossimo non significa farfalline e fiori di pesco da tute le parti.

Essere in pace con il prossimo significa essere capaci di caricarsi degli altri, quindi amarli e perdonarli e non è così facile.

Se non hai l'amore dentro di te, Dio dentro di te, non riesci ad amare il prossimo e neanche a perdonarlo, perché è faticoso ed è anche lacerante, Significa che tu devi in qualche modo schiacciare il tuo io, devi ad un certo momento accettare e dire non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me.

12) La società è confusa e ha perso la via della salvezza

La via della vita è via di salvezza, in questa società confusa, il Santo Padre ci dice che la società è confusa, ed è confusa perché ha perso la via della salvezza.

Ha perso la via della salvezza, significa dire che non riconosce di aver bisogno di essere salvati.

Uno che non ha bisogno di essere salvato si sente giusto e quindi giudica gli altri.

Uno che si sente giusto non cercherà mai di cambiare, perché è già giusto, è già a posto, e quindi perderà la via della vita.

Uno che non è giusto, uno che non è salvo, ma crede di essere salvo, e quindi è confuso, cercherà le vie di salvezza che gli danno la vita? No.

Se tu sei sul Titanic che sta affondando e tu pensi che quella nave tanto è inaffondabile e quindi non c'è bisogno di salvarsi, perché tu sei già al sicuro, che fine farai?

La società confusa è la società che sta sopra il Titanic, perché pensa di non avere bisogno di cercare la scialuppa di salvataggio, perché dice: "Io sono al sicuro, io sono giusto, io ho ragione".

Va a finire che tu perdi veramente la via della salvezza, perché non la cerchi, e non la cerchi perché credi di non avere il bisogno di essere salvato.

13) Confusione di ruoli, di identità tra l'uomo e Dio

La società confusa del nostro tempo è una società che non essendo in pace con Dio crede essa stessa di essere Dio e quindi è sufficiente che ognuno faccia quello che vuole per avere appagato la divinità di se stesso.

Non c'è un Dio a cui bruciare incenso, non c'è un Dio a cui prostrarsi e riconoscerlo come superiore a sé.

E se quindi non c'è questo Dio, non c'è neanche bisogno di fare ciò che a lui piace, è sufficiente fare ciò che piace a me.

Vedete come è involuto questo discorso, e come direi è diabolico.

Siamo ancora al giardino dell'Eden: "sarai" come Dio e questo farsi sentire come Dio produce la società confusa dove si confondono i ruoli, le identità, dove non si scoprono più e non si riconoscono più i doni che Dio ha inserito nell'identità e nella specificità della vita di ciascuno.

E che produce dunque confusione, incomprensioni e lacerazioni nella vita di tutti.

La pace dei nostri cuori dipende veramente dall'attingere la verità alle sorgenti della salvezza.

Da quel cuore squarciato da cui esce sangue e acqua, esce la Grazia dello Spirito Santo che ti dice tu sei figlio di Dio.

Quando tu apri il cuore e ascolti la voce dello Spirito che ti dice chi sei, allora tante cose della tua vita si mettono a posto.

Che io ti dica chi sei è evidente, pensate solo alla storia dei profeti: "Tu sei il mio popolo, io sono il tuo Dio", cioè a dire: mettiamo prima le cose in chiaro, non confondiamo i ruoli.

Tu non sei Dio, lo sono io, tu sei il mio popolo, e se tu riconosci quello che sei, allora io sarò il tuo Dio, ti proteggerò, ti guiderò, ti illuminerò, ma se tu credi di essere me, e non sei me allora starai nelle tenebre e nella confusione, vedete società confusa.

Sia lodato Gesù Cristo.