La domenica: il giorno del Signore

12-3-2005

Il giorno più importante della settimana

Don Mauro Agreste

Indice

1) La domenica è dies dominica. I tempi ci stanno portando sempre più lontani
2) In un tempo quale il nostro, viene violato facilmente il giorno del Signore
3) È necessario far diventare il giorno del Signore come il giorno più importante della settimana
4) Nella liturgia è chiaro che le settimane iniziano dalla domenica
5) Ci troviamo quasi in un neorinascimento, dove l'uomo ha preso il posto anche di Dio
6) È possibile celebrare la Messa festiva della domenica al sabato sera
7) Come educatori avere parole chiare su quello che è non un dovere, ma una necessità per ogni credente

1) La domenica è dies dominica. I tempi ci stanno portando sempre più lontani

Al n°23 abbiamo avuto la sottolineatura dell'importanza che deve rivestire per il cristiano il giorno della domenica.

La domenica è dies dominica, il giorno del Signore.

I tempi che stiamo vivendo ci stanno portando sempre più lontani dalla consapevolezza dell'importanza che riveste questo giorno, quasi che la rivelazione e la volontà del Signore non avessero più valore in vista delle necessità degli uomini.

Viene però da fare questa riflessione.

In un tempo in cui c'era povertà, c'era inedia, c'era la difficoltà di ogni genere, nessuno si sognava di violare il giorno del Signore, nonostante ci fossero ovviamente delle necessità effettive.

2) In un tempo quale il nostro, viene violato facilmente il giorno del Signore

In un tempo di opulenza, di tranquillità economica e sociale, quale il nostro, invece non ci si fa nessuno scrupolo nel violare il giorno del Signore.

È il giorno che viene dedicato a tutto, i negozi restano aperti; in tante situazioni viene chiesto di rendersi disponibili per il lavoro alla domenica e di fronte a tutte queste cose nessuno si pone il benché minimo scrupolo di ricordare l'esplicita volontà del Signore, che è espressa nella Scrittura: "sei giorno lavorerai e il settimo lo dedicherai a me".

Questa abitudine, questa usanza, che si era ben consolidata al tempo dell'Antico Testamento, è confluita poi nel primo giorno dopo il sabato, sarebbe il giorno del Signore, la domenica.

La domenica prende il suo nome proprio da dominus, dies domini, il giorno del Signore, da qui viene fuori dominus, la domenica.

Ora la domenica è diventata il giorno per tutto, per dormire fino all'ora beata.

Per fare le spese, per andare alla partita, per fare le gite in bicicletta, per tutto quello che si vuole, anche notevolmente stancante, per cui tanta gente è più stanca al lunedì che al sabato, ma si trovano giustificazioni per ogni cosa, meno per ricordare che quello è un giorno di pausa, proprio perché è il giorno del Signore.

Quindi sarebbe giorno da dedicare al Signore e dedicare quel giorno al Signore, in antichità significava molto tempo dedicato alla preghiera, all'ascolto, al raccoglimento.

Da quel tempo al nostro tempo in cui tutto si compie meno che dare onore al Signore, meno che ricordarsi della sua presenza, vedete che c'è stato un grande cambiamento.

3) È necessario far diventare il giorno del Signore come il giorno più importante della settimana

Nella coscienza cristiana è necessario far rientrare il giorno del Signore come il giorno più importante della settimana.

L'altra volta mi pare di avervi accennato come la domenica non è l'ultimo giorno della settimana, bensì il primo.

Impropriamente nella nostra abitudine latina è stato preso il modo di esprimersi anglosassone, dicendo fine settimana; per gli anglosassoni dire fine settimana ha un significato ben preciso, si parla del sabato, tanto è vero che nella enumerazione dei giorni della settimana, si parte dalla domenica: sunday, monday ecc. sunday è il giorno del sole e il sole naturalmente rappresenta Cristo Signore, quindi nel mondo anglosassone, con tutte le sue contraddizioni weekend si riferisce al sabato, l'ultimo giorno della settimana; nel nostro mondo latino, invece per weekend si è preso così, come un masso erratico, questo modo di dire, ma senza rendersi conto effettivamente che cosa significhi.

4) Nella liturgia è chiaro che le settimane iniziano dalla domenica

Nella liturgia è molto chiaro che le settimane iniziano dalla domenica e non dal lunedì; se prendete il messale voi vedrete 1° settimana, 2° settimana, ecc. partono tutte dalla domenica, non dal lunedì.

Quindi teniamo presente tutto questo, è un aspetto da rivalutare anche come credenti e come educatori a vario titolo, bisogna tenere presente che la domenica è il giorno del Signore.

In che modo viene onorato il Signore in questo giorno?

In che modo il Signore è al centro della settimana?

In che modo testimonio la priorità da dare a Dio nei confronti di tutto il resto?

Certo nel giorno dedicato al Signore, c'è tempo anche da dedicare alla famiglia, allo svago, al riposo, ma deve essere un tempo usato bene, se si dà la priorità all'io piuttosto che a Dio.

5) Ci troviamo quasi in un neorinascimento, dove l'uomo ha preso il posto anche di Dio

Credo che sotto un certo aspetto ci troviamO quasi in un neorinascimento e neoumanesimo.

Rinascimento, cioè come nel '500 l'uomo divenne al centro dell'interesse, al centro della filosofia, al centro degli studi, così oggi siamo in una situazione che ripete più o meno questa stessa esperienza, molto più diffusa, molto più vissuta nel concreto delle persone.

Ma l'uomo è divenuto al centro di tutto il creato, l'uomo ha preso il posto anche di Dio; lo si vede perché la domenica non è più il giorno del Signore, ma è diventato il giorno dell'uomo, il giorno dello svago, il giorno del divertimento meno che il giorno di Dio.

Che cosa dire a proposito di coloro che per ragioni professionali sono in qualche modo "costretti" al lavoro?

Ci sono certi lavori che esigono una certa continuità; mi viene un mente un medico oppure situazioni di emergenza che esigano la presenza e l'opera di alcune persone.

Tuttavia possiamo riconoscere che anche in queste occasioni non è preclusa alla persona la possibilità di onorare Dio partecipando alla mensa eucaristica nel giorno del Signore.

6) È possibile celebrare la Messa festiva della domenica al sabato sera

Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II nella riforma liturgica si è data la possibilità di celebrare l'Eucaristia con un più ampio lasso di tempo, ricordando come per es. nell'antichità israelitica la festa iniziava con il tramonto del giorno precedente e quindi tenendo presente questo atteggiamento è stato possibile celebrare la Messa festiva della domenica anche al sabato sera.

Inoltre, mentre prima del Concilio si poteva accedere alla santa Comunione con un digiuno strettissimo, che partiva dalla mezzanotte e che poteva essere rotto anche semplicemente con un bicchiere d'acqua, dopo il Concilio questo digiuno eucaristico, per il rispetto nell'assumere l'Eucaristia è stato ridotto a circa un'ora.

Quindi non dimentichiamo che per almeno un'ora prima della celebrazione eucaristica è necessario conservare una sobrietà per evitare proprio di arrivare all'Eucaristia con lo stomaco pieno e trovarsi in una situazione di non attenzione, non partecipazione e anche mancanza di rispetto.

Dunque non credo che possano esserci delle scuse da parte del credente per non onorare Dio nel giorno dedicato a Lui.

7) Come educatori avere parole chiare su quello che è non un dovere, ma una necessità per ogni credente

Queste considerazioni non sono una trattazione completa, ma sono solo delle considerazioni, perché voi come educatori sappiate avere parole chiare e concise su quello che è non un dovere, ma una necessità per ogni credente, ossia riconoscere al Signore la centralità e la priorità in un giorno dedicato a Lui.

Quindi come educatori dovreste anche essere occupati nel dire: queste persone che vanno all'Eucaristia, vanno all'Eucaristia perché sono costrette oppure hanno fatto il passaggio da dovere al volere.

Come educatori non possiamo accontentarci di persone che partecipino all'Eucaristia per dovere; è già una cosa buone, meritevole, ma non è ancora la cosa migliore, perché la cosa migliore è passare dal dovere partecipare all'Eucaristia, al volere partecipare all'Eucaristia e la volta prossima vedremo che cosa produce nel fedele che partecipa con cuore pieno alla celebrazione eucaristica, cosa produce e da che cosa si capisce che quel credente sta partecipando non per dovere, ma per volere.