In Cappella

20-3-2005

Don Mauro Agreste

Una breve riflessione perché queste letture sono già state così forti, così coinvolgenti che non dobbiamo correre il rischio di lasciarci trascinare lontani da tante altre cose.

Gesù grida a gran voce: "Dio mio, perché mi hai abbandonato".

Certo queste frasi suonano imperative, suonano anche dure da ascoltare; sembra che Gesù si sia ribellato a tutto quello che stava succedendo.

Beh! noi sappiamo che queste sono le parole del salmo 21, che abbiamo pregato all'inizio della liturgia, dove c'è l'anima di qualcuno che si lamenta per le prove a cui è sottoposto, però si conclude con una rinnovata fiducia e un abbandono nelle mani di Dio.

Dunque è verosimile pensare che Gesù avesse tutto questo in mente, però c'è anche altro, non dobbiamo dimenticare che Gesù è venuto sulla terra per distruggere il potere di satana e per distruggere questo potere di satana Egli ha preso su di sé tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi.

E poi c'è un'altra parola a cui dobbiamo fare riferimento quando tocchiamo questo argomento; la parola fuori moda di cui si parla è: conseguenze, nel senso che tutti sono disposti ad affrontare esperienze di qualsiasi genere nella propria vita, ma quanto poi a pagarne il prezzo o a pagarne le conseguenze, non si trova nessuno disposto a farlo.

Bene, Gesù è venuto per prendere su di sé il peso del peccato e di prendersi anche tutte le conseguenze del peccato, quindi Gesù ha assunto su di sé la condizione umana, il peccato di tutti gli uomini di tutti i tempi e la conseguenza del peccato.

Egli ha preso la colpa, la pena e la conseguenza, e la conseguenza del peccato è la disperazione; la disperazione è quel qualche cosa che ti toglie ogni speranza di futuro. Allora quando Gesù dice: perché mi hai abbandonato?

Egli sta togliendo dalle spalle di ogni uomo, che si affaccerà all'esistenza su questa terra, il peso della disperazione, l'ha preso su di sé come ha preso su di sé la colpa di tutto ciò che Lui non ha commesso e che abbiamo commesso noi e come ha preso su di sé la pena conseguente a tutti i peccati commessi.

Allora questo: "Dio mio, Dio mio" è la disperazione che viene stretta nelle mani del Redentore, è il grido della sconfitta della potenza della disperazione; ormai inchiodata ad un legno della croce, non potrà più fuggire di lì, perché il Redentore l'ha bloccata tra il legno della croce e la sua mano e imprigionata la disperazione.

E la disperazione fa sentire la sua presenza affinché noi siamo sicuri di essere stati liberati dal peso della disperazione.

Dio mio, Dio mio, che grande amore perché tu ci abbia liberati dalla disperazione.

Viviamo con intensità i giorni che sono dinnanzi a noi prima della solenne celebrazione della veglia pasquale, che ci ricorda la vittoria definitiva di Gesù su tutto ciò che è peccato; viviamo già in questa situazione in cui Gesù è il vincitore, ma in cui noi dobbiamo schierarci dalla sua parte, essere vincitori con Lui, ricevere la grazia della redenzione.

Infatti Dio ci ha acquistata la salvezza, ma noi ne possiamo usufruire se la accettiamo, se riconosciamo la nostra colpa e riceviamo la sua misericordia.

Infatti la salvezza che Dio ci ha acquistata è come una scialuppa di salvataggio che viene messa a nostra disposizione; ci sono abbastanza scialuppe per tutti, anzi potremmo dire che c'è una scialuppa ciascuno, lo spazio non ci mancherà, ma per poter salire su questa scialuppa bisogna essere tra quelli che riconoscono che la nave sta affondando. Perché se noi fossimo come quel famoso armatore di quella famosa nave del 1912 che affondava e dovessimo dire: è inaffondabile, noi miseramente saremmo trascinati nel fondo del mare.

Riconoscendo le nostre colpe riconosciamo la misericordia del Signore e siamo salvi.

Il Signore ci conceda di vivere intensamente questi giorni con un senso di profonda gratitudine, perché sapete, ricevere la misericordia non produce umiliazione, ma produce gioia, pace e salvezza; chi riceve la misericordia del Signore entra nella gioia e i suoi occhi sono brillanti di gratitudine.

Signore concedici di accogliere il tuo dono e di poter cambiare tutta la nostra vita alla luce della tua presenza.