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I mezzi di comunicazione

I mezzi di comunicazione audiovisivi sono incastonati nella nostra dimensione privata e se li accendiamo, cioè se decidiamo di entrare nel circuito, ci informano sulla "storia" quotidiana.

Certo non era così pèr Marcabru.

Sentiamo parlare di amore in modo quasi inflazionato ma proprio per questo l'amore è in realtà latitante.

Tanti "ti amo" che vogliono dire "oggi amo una parte di te, domani la parte di un altro o di un'altra".

E anche se questo domani può voler dire anni, il senso non cambia.

Già Marcabru si preoccupava di questo.

Siamo assistiti da un servizio d'informazione che ci guida, ci aiuta a pensare cosa pensa chi meglio comunica a parole e con un bell'aspetto.

Crediamo di essere quello che sentiamo dire senza accorgerci che siamo tutt'altro; ci piace pensarci come vorremmo essere ma non siamo.

La cronaca - cioè i fatti del giorno - e la storia - un tempo asservita ma meditata a freddo - si vanno sempre più sovrapponendo, favorendo l'attualità che diventa storia in tempo reale fermata paradossalmente nel suo dinamismo dalla contemporaneità possibile della proposta al pubblico che condizionatamente e piacevolmente assiste.

Anche qui si consuma.

Ogni fatto assume importanza in rapporto agli altri fatti.

Voglio dire che se non c'è stato un delitto, uno scippo sale di tono e viene confezionato, rivestito di contenuti tali da trasformarlo nella notizia prelibata che vale il delitto stesso.

Questa sottolineatura della speculazione informativa, necessaria per far vivere molte ore al giorno gli schermi televisivi, e moltissime pagine inutili di giornali inutili ( giustificati da un pluralismo che in realtà è "un tirare a campare" dei loro direttori o editori ) come componente ormai organica della vita mi serve per evidenziare che in questa realtà non è più possibile essere, vivere come le persone che hanno vissuto prima di questa situazione.

Stiamo diventando particolari pensanti di un sistema globale e ci trasformiamo di giorno in giorno in nodi di una rete telematica che ci collega in tempo reale.

Quindi prossimamente saremo, ci incontreremo, sempre più a livelli intellettuali, non necessariamente intelligenti, e non fisici.

La fase di materialismo-estetico che stiamo vivendo è ormai decadente, è neo-decadentismo.

Tutte le idee di cristianesimo, di società cristiana si devono adeguare senza dimenticare mai che nella Bibbia, il grande libro Sacro ad Ebrei, Mussulmani e Cristiani, sta scritto:

"Così dice il Signore:
Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senta aver irrigato la terra,
senza averla fecondata fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare,
così sarà della parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senta effetto,
senta aver operato ciò che desidero e
senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata". ( Is 55, 10-11 )

Sta nascendo un nuovo dinamismo informativo-culturale, una profonda e storicizzata antropologia cristiana; incarnazione e inculturazione respirano una universalità che in fondo fa capire meglio il perché del cattolicesimo e la sua forte valenza umana che ci porta alla trascendenza come uomini e non come dei in esilio.29

Possiamo attendere di evangelizzare secondo canoni classici qualche altro milione di persone ma è importante che l'occidente cristiano, direi cattolico in particolare, si assuma la responsabilità di una proposta cristiana rinnovata solo nelle sue forme espressive, per i tempi attuali.

Il futuro ha le sue direttive, non è così profetico vederne gli sviluppi tecnologici.30

Le intuizioni avute dai criticati "filosofi" e "pensatori" cristiani europei, soprattutto francesi, del novecento si attualizzano.

In nota desidero riportare un passo di un libro del filosofo cristiano e personalista Jean Lacroix: è stato tra i fondatori della rivista "Esprit" che tanto ha fatto per cercare continuo fondamento ad una visione cristiana della vita sociale.

Sono loro che ci danno molti elementi per farcela, per facilitare l'arte del nostro ricominciare.

Ma ormai la filosofia come l'arte sta assumendo nuove forme; entrambi sembrano perdere consistenza e valore e invece io credo siano nella fase di passaggio verso l'espressione di un uomo nuovo.

Il segno di questa mutazione è dato dalla partecipazione all'attualità, alla quotidianità di filosofi31 artisti e intellettuali che per essere credibili devono mettere in gioco le proprie convinzioni in una continua rielaborazione.32

Si tratta di un nuovo rapporto dinamico, epistemologico, tra pensare, dire e fare che trova fondamento nella realtà di vita personale che si riconosce essere in rapporto ad una applicazione esistenziale delle teorie sistemiche.33

Su un piano simile è il nuovo comportamento e impegno pratico dei docenti universitari, dei ricercatori, che sono chiamati ad affrontare, non solo teoricamente ma realmente, il rischio di intraprendere.

Oltre il parlare pur in modo fondato e corretto, ma sempre prima e fuori del rischio.

Per capire bene.

Per ispirare tentativi di simulazione, prove e poi organizzazioni reali di un nuovo mondo, della nuova cultura mondiale oltre i localismi.34

Voglio dire che ormai è considerare la vita di un uomo insieme alla sua comunità in rapporto a tutti che sarà vivamente un nuovo filosofare, sempre come scienza ma decisamente impegnata a fondare in tempo reale gli adattamenti dell'arte di vivere.

Siamo nella fase in cui tutta l'informazione e la tecnologia disponibili sembrano consentirci infallibili simulazioni di riferimento.

In realtà è meglio vivere che pensare di vivere o virtualmente vivere.

L'arte del falso che sembra vero, prima l'iperrealismo e oggi il virtuale, è svelante: è come se fosse ma non è.

E si prova, si vede.

Tutto il manipolato dimostra che la realtà è più bella, e che un pezzo di verità si scopre nella realtà e non nel virtuale.

Accettiamo umilmente la grandezza dello spirito di Chartres.

È ben di più di un gioco virtuale da cui partire per ricominciare.

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29 J. Van Der Leeuw, Dei in esilio
30 René Latourelle, I problemi dell'uomo alla luce di Cristo, Ed. Cittadella. "L'avvenire della realtà nella quale è immerso l'uomo è orientato alla realizzazione dei progetti e dei conseguenti processi tecnologici in atto e allo studio"
31 Jean Lacroix (v. nota sopra): "Il filosofo sopporta il peso del lavoro quotidiano, partecipa alla fatica degli uomini conosce e agisce per quanto gli è possibile. In un secondo tempo riflette sull'agire degli uomini, sui loro risultati cerca di situarli gli uni in rapporto agli altri e in rapporto al tutto, ne fa un sistema, un sistema aperto che non ha nulla di filosofico se non è coerente"
32 Clemente Alessandrino Stromarti II cap.6/32: "La filosofia non ha il potere di operare la liberazione dell'uomo ma questa può essere causata solamente dalla misericordia e dalla bontà di Dio. Anche la filosofia può contribuire alla liberazione, essa purifica l'anima dalle impressioni sensibili, ne ravviva il fuoco, cosicché un giorno o l'altro essa può penetrare fino alla verità"
33 Evandro Agazzi, I sistemi tra scienza e filosofia, Ed. Sei (1978); Filosofia della natura, Ed. Piemme (1995)
34 Alexandr Bogdanov, Saggi di scienza dell'organizzazione, Ed. Teoria