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Le nostre scelte

Le nostre scelte sono spesso, purtroppo, paradossalmente contro di noi; ci complichiamo la vita, abbiamo il potere ( ci aiutano in questo quelli che controllano le fasi di sviluppo ) di distruggerci e di crearci molte inimicizie sia interpersonali che "ideali", interrompendo quelle tensioni di solidarietà che abbiamo dentro.

Non siamo così convinti che il nostro "bene non può essere che ragionevole" e quindi a nostra personale misura, come un abito che deve essere confortevole, in taglia, adatto a noi al nostro "tipo".

Spesso dubitiamo della nostra intelligenza, cerchiamo di sottovalutare il potere della nostra memoria, ci fa comodo dimenticare che proprio intellettualmente possiamo conquistare con certezza ogni realtà intelleggibile.52

Molti non solo hanno questa idea critica e debole dell'intelligenza e della memoria, ma non accettano la fede e quindi limitano il rapporto religioso dell'intelligenza e della volontà con l'invisibile della vita.

Una delle caratteristiche che segnano quest'epoca è l'oblio lento e strutturale di queste caratteristiche essenziali della nostra umanità.53

Fede e intelligenza vanno uniformandosi la prima al livello di credenza doverosa e la seconda come conoscenza.

La dimensione di infinità, di assoluto, di essere, di unità che solo fede e intelligenza insieme sanno capire e mettere in rapporto ragionevole a Dio o comunque al nulla, decadono atrofizzandosi.

Non più Dio è morto, ma la speranza la fede e la carità54 sono morte se nella fede l'intelligenza e la volontà umane non sono più in grado di sentire una attrazione trascendente.55

Siamo spinti alla rinuncia dalla paura56 ( che ci insinuano ) dei rischi che corriamo.

D'altra parte, sul piano sociale la gogna a cui sono sottoposti coloro che falliscono iniziative, proposte e altre azioni coraggiose, e la irreversibilità assurda che le determina, segnano la perversione programmata del sistema che uccide chi tenta la riscossa umana, e "santifica" chi conserva con successo l'immondizia dorata dei privilegi dei poteri e delle fortune sempre e solo conquistate con la violenza, la soppressione e l'oppressione.

La legislazione e il diritto sono farina dei benestanti e per di più di quei benestanti che hanno privilegi di stato e che possono vivere fuori dai rischi esistenziali.

Pensiamo ad esempio alle abitudini, alle pigrizie e alle passionalità che ci avvicinano spesso agli animali e alle conseguenze psico-fisiche che a distanza di tempo si manifestano, e che ci siamo volute.

Siamo teste dure e cuori ancora più duri.

La docilità appare solo quando il responso di un esame medico o la sentenza di un giudice o la fine di un rapporto ci costringe ad accettare per forza una realtà.

Per tutti.

Nei momenti in cui siamo attori protagonisti della nostra sofferenza pensiamo a Dio.57

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52 Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes
53 SS Giovanni Paolo II, Operare 9.91. "«A cosa serve che l'uomo sottometta a sé tutto il mondo se perde la propria anima?» ( Mt 16,26 ). Sono i valori etici la via per la salvezza della società contemporanea. L'ordine morale è prevalente sugli altri ordini dell'operare umano. Infatti in questi l'uomo tende verso fini particolari, invece l'ordine morale è l'ordine dell'uomo in quanto tale. Una tale comprensione della dimensione morale deve essere punto di partenza e fondamento di ogni discorso del nostro tempo. L'angoscia odierna deriva dal fatto che la nostra civilizzazione non offre all'uomo la via giusta. Tanti uomini del nostro tempo si trovano smarriti tra sentieri che non hanno uno sbocco. Il pensatore cristiano è chiamato perciò ad instaurare un dialogo aperto e sincero, alla luce delle verità trascendenti, che porti a quella verità che toglie lo smarrimento ad ogni uomo in quanto è ancorato a Cristo. Quanto sia profonda la crisi etica del nostro tempo è palese a tutti, ed è causa di sofferenza. L'amore profondo per la sorte di ogni uomo e della nostra società ci spinge alla ricerca di orizzonti più umani. Sono molti i pregi della nostra cultura nei diversi campi, ma ci sono anche tanti limiti. Il secolo ventesimo segna l'ora delle grandi conquiste dell'uomo, ma porta con sé il torto di avere scatenato gravi disordini e olocausti. L'uomo del nostro tempo ha scoperto il valore della vita, ma ancora sotto diversi aspetti è succube di una cultura della morte. Dal punto di vista della morale cristiana non possiamo non denunciare gli attentati contro la vita umana, contro la dignità della famiglia, contro i valori spirituali e morali dell'uomo, l'indifferentismo religioso, il materialismo ateo
54 Frederich Nietzsche, La gaia scienza. "Dio è morto ... questo evento tremendo è ancora in fieri, non ha ancora raggiunto l'udito dell'uomo. Il lampo e il tuono richiedono tempo, la luce della stelle vuole tempo; dopo essere stati compiuti i fatti esigono tempo prima che possano essere veduti e uditi"
55 Massimo Cacciati, L'uomo: i suoi limiti e le sue speranze. "La buona speranza fa un tutt'uno col conoscere e col metodo del conoscere. Il paradigma tragico del mito di Prometeo: « La speranza è l'arma che ci permette di resistere al male, ma allo stesso tempo, segna ogni completa disperazione su ogni nostra speranza di salvezza, perché i mali che si liberano dall'orcio di pandora vanno ovunque, vagano ovunque e nessuno potrà mai vincerli ». Possiamo resistervi poiché non ci incanta più la morte. Gli uomini prima del dono di Prometeo ( la cieca speranza ) vivevano incantati dalla morte, non vedevano che la loro morte. Dice Prometeo ( Prometeo di Eschilo ): « Ho fatto cessare i mortali dal tener fisso lo sguardo dal loro fine, da ciò che è dato loro in sorte in quanto mortali, cioè la morte ». Per un Greco la Speranza è cieca e infondata, ci caratterizza come mortali, per il Cristiano Elpir ( la speranza ) è fondata, è il fondamento, è la Fede. Quando l'anelito il fondamento della Fede è certissimo e saldo, allora la speranza può spiccare il volo ed essa infutura la nostra vita. ( « La mia vita s'infutura », Dante )"
56 SS Giovanni Paolo II, Varcare le soglie della speranza. "Fede e inquietudine del cristiano; Cristo dice « non avere paura » e il Papa con la Chiesa lo ripete. Non dobbiamo temere la verità su noi stessi. Non avere paura degli uomini. L'uomo è sempre uguale e quanto più è sicuro tanto più crea imperfezione intorno a sé. Il nostro cuore è inquieto. Non dobbiamo aver paura del Mistero di Dio, del Suo Amore, della debolezza, della grandezza dell'uomo. Dobbiamo essere testimoni della dignità di ogni persona umana dal momento del suo concepimento alla sua morte. Significa di più cristiano di vescovo"
57 Jacques Maritain, Le cose del cielo. "In termini sociali quando l'angoscia appare è la cristianità che ritorna"