Crociata della sofferenza  

B221-A9

Anno XVIII - Lettera N. 74 - Ottobre 1981

« Padre, venga il Tuo Regno! » ( Mt 6,10 )

Fratelli,

tra le richieste che Gesù ci ha insegnato a rivolgere al Padre nella preghiera che ci ha insegnato, c'è anche: « Venga il tuo regno! »

Ogni volta che diciamo sinceramente il Padre Nostro, affrettiamo la venuta del Regno.

E il Regno di Dio, del Padre in mezzo a noi è la sua conoscenza estesa a tutti gli uomini.

Dio vuole che tutti gli uomini lo conoscano perché tutti gli uomini, da Lui venuti, a Lui ritornino.

Quando Dio sarà tutto in tutti, il suo Regno sarà venuto veramente.

Per questo Gesù è venuto in mezzo a noi, per questo Gesù ha agito, predicato, e sofferto, per questo è morto e risuscitato.

Egli, il primo di tutte le creature, ci fa intendere chiaramente quale è il principio e il fine di ogni essere umano: « Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo: ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre ». ( Gv 16,28 )

È questa la parabola della vita che Dio vuole si realizzi per ogni uomo.

Ma Gesù estende questa sua missione a tutti gli uomini « Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo.

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che, per la loro parola, crederanno in me: perché tutti siano una cosa sola! » ( Gv 17,18-21 ).

Nell'unità degli uomini in Gesù con il Padre è la realizzazione del Regno di Dio.

È l'unità che Gesù invoca quando dice: « E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre: ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore » ( Gv 10,16 ).

Per questo mandò i suoi discepoli nel mondo dicendo: « Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni … insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato » ( Mt 28,19-20 ).

Dio vuole che lo aiutiamo nella formazione del suo Regno, nella salvezza degli uomini.

Non possiamo invocare che venga il suo Regno solo a parole: se veramente lo vogliamo, dobbiamo lavorare alla sua realizzazione anche noi, ognuno di noi nell'ambito delle sue possibilità e nell'impegno delle sue capacità.

Quanta varietà di situazioni in questo campo di lavoro!

C'è chi, alla considerazione umana, fa molto, ottiene vistosi risultati, si impone all'attenzione degli uomini.

C'è chi, alla considerazione umana, non ha alcun risalto, lavora nell'ombra, nel nascondimento, non vede risultati.

Ma di fronte a Dio quale è la valutazione?

Dio vede nel profondo dei cuori, lui solo può giudicare le anime e sa esattamente di ognuno le ansie, i sacrifici, la dedizione, come di ogni azione lui solo conosce realmente l'effetto.

Certamente Dio avrebbe potuto fare tutto da solo.

Ma ha voluto che anche noi facessimo qualcosa.

Anzi Gesù stesso ci anima all'azione promettendoci una cosa assolutamente impensabile e straordinaria quando ci dice: « Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farò di più grandi » ( Gv 14,12 ).

Veramente presuntuosa questa capacità di fare opere più grandi di quelle compiute da Gesù … se non ci fosse la sua parola!

Dio ha per noi questa fiducia straordinaria di credere che ogni generazione avrebbe trovato cuori generosi, disponibili, attenti, docili, amanti.

Che vi sarebbero stati degli uomini che avrebbero accettato non solo di dire: « Venga il tuo regno » ma anche di lavorare perché questo Regno arrivi.

È consolante, ma anche preoccupante, il pensare che la salvezza di tanti uomini dipende anche da noi tutti, dalla nostra preghiera per tutti, nell'amore; dalla nostra azione per tutti, nell'amore.

Dal momento che Gesù ci ha comandato di recitare il Padre Nostro, di recitarlo nel suo nome, di collaborare alla realizzazione del piano divino, Egli ci ha associato per sempre alla sua opera.

È necessario credere a questo mistero: che vi è in noi qualcosa della potenza divina se diventiamo strumenti docili nelle sue mani.

Su questa fede poggia la nostra spiritualità di offerta di preghiera e di sofferenza.

Abbiamo ricevuto per donare.

Gesù non ha sofferto perché noi non avessimo a soffrire, ha sofferto perché le nostre sofferenze fossero come le sue: messaggi di redenzione e di salvezza per i nostri fratelli.

Quale compito ci è affidato!

E quale diversità di mezzi ha dato ad ognuno per realizzare questo compito!

Ha distribuito i suoi doni, diversi per ognuno: la salute, la capacità di azione, la facilità di parola convincente, l'ascendente naturale che trascina, il potere di insegnare, di perdonare, di consacrare, di essere strumenti della sua Grazia … e sono i doni che più si notano.

Ma quanti altri doni, meno appariscenti e forse più efficaci se veramente utilizzati, ha distribuito: una salute malferma, un'incapacità di azione, una parola povera e scarna, nessun potere particolare, una vita nel più completo nascondimento, ignorata da tutti, forse sopportata da qualcuno, trascurata dai più.

E sono doni di Dio anche questi purché li sappiamo utilizzare alla venuta del Regno.

Li ha rilevati Gesù quando vide una vedova povera che gettava due spiccioli nel tesoro del Tempio, e disse: « In verità vi dico: questa vedova povera ha messo più di tutti! » ( Gv 21,2-3 ).

È nell'umiliazione della Incarnazione, della Passione, della Crocifissione che si realizza il Regno di Dio: « Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » ( Gv 12,32 ).

Bisogna credere all'efficacia di Dio, nonostante il suo apparente fallimento.

E credere alla nostra efficacia, nonostante la nostra povertà.

Essere cristiano è precisamente credere che attraverso tante amarezze, Egli salva il mondo.

E vedremo, forse nell'ultimo giorno, che tutta quella sofferenza che ci aveva angosciato, inquietato, tormentato, sommerso, valorizzata da qualche cuore fedele, qualche cuore ardente è servita all'avvento del Regno più di tante parole e di tante azioni.

Questo cuore fedele, ardente ha forse bisogno di avere accanto un cuore sofferente per trovare coraggio.

Quando dei minatori murati da una frana, tentano di scavare un passaggio e picchiano per ore ed ore contro la parete, e misurano quanto poco avanzano è spontaneo che si chiedano se il loro sforzo servirà a qualche cosa.

E viene il momento in cui si fermano, esausti.

Allora alzano il capo in silenzio, stanno in ascolto e odono, deboli, lontani, ma fedeli e regolari, altri colpi, che lentamente, fedeli al medesimo impegno, si affrettano a fatica verso di loro.

Ritrovano subito il coraggio di riprendere il lavoro, nella fatica e nella notte.

Ogni volta che non ne potranno più, si fermeranno un secondo per ricominciare ad ascoltare e a credere.

C'è tanta umanità attorno a noi che si trova nel buio di una caverna da cui non sa come uscire, ci sono tante anime, anche di consacrati, che cercano la luce che è forse per poco tempo scomparsa e il cammino è lento, è penoso: la fiducia viene meno, la speranza si affievolisce: all'orizzonte si profila la disperazione di una vita inutile, di un'esistenza senza ideali.

È scomparsa la visione di un cielo azzurro, di un Regno che vive: gli occhi non vedono che la tristezza di una stanza buia senza uscita.

La Crociata ci invita a far giungere a questi fratelli il richiamo della nostra vicinanza, il messaggio che non sono soli che c'è chi soffre con loro e con loro prega.

Anche se non ce ne accorgeremo, sicuramente giungono al loro orecchio questi richiami, fedeli ma regolari.

Ritroveranno il coraggio di riprendere il lavoro, nella fatica e nella notte.

Per alcuni sarà il coraggio di iniziare una nuova vita più intensa di fedeltà e di apostolato, in risposta ad una chiamata di Dio.

Intenzione generale per prossimo trimestre:

- Preghiamo il Padre affinché chiami tante anime generose e le sostenga nell'impegno di stabilire il Regno di Dio sulla terra.

Intenzioni particolari:

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenza le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni all'apostolato educativo e all'Unione Catechisti;

- alcuni giovani che hanno iniziato il periodo di preparazione alla vita religiosa;

- le famiglie dell'Unione Catechisti: sappiano essere vere chiese domestiche;

- le intenzioni degli iscritti: P. 1. di Torino; P.C. di Schio; C. G. di Giaveno; A. E., G. A. per la sua salute, R. P. per una grazia, di Catania; B. R. per sé e per la famiglia, P. S. per una grazia, L. G. G. per una grazia, di Acireale; F. G. per una grazia, D. R. M., V. O., E. G. E. di Vibo Valentia; C. A. di Aci S. Antonio; C. A. di Mineo; G. G. per la sua famiglia di Viagrande e tutte le altre intenzioni degli iscritti alla Crociata.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

- le anime buone di Fr. Luciano Defilippi e di Fr. Arnolfo Caligaris: nella loro missione di educatori collaborarono per lunghi anni alla realizzazione del Regno.

- le anime buone di C. M., Bonaccorso Nino, Francesco e Giuseppa Insinga, i defunti di C. A. di Catania; i defunti di N.G. di Roma; Grazia Leone di Aci S. Antonio; Stefano e Angela Contarino di Aci Bonaccorsi; i defunti di M.V. di Acireale; i defunti di C. A. di Mineo e tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.

É quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!

La Presidenza