Crociata della sofferenza  

B262-A9

Anno XXIX, lettera n. 113 settembre 1993

Il valore salvifico del dolore

1. Lettera apostolica « Salvifici doloris » di Giovanni Paolo II

In questa lettera le nostre riflessioni sono ricavate dalla lettera apostolica sul valore salvifico del dolore, emanata dal Papa l'11/2/1984.

Si tratta di un documento pontificio di altissimo valore, che conserva tuttora la sua attualità, pur dopo un decennio dalla sua pubblicazione.

Riporteremo alcuni brani dell'introduzione di tale documento, facendo seguire alcune considerazioni di commento.

Come premessa va osservato che il tema della sofferenza è stato trattato dal Papa nel contesto dell'anno commemorativo della Redenzione ( giubileo straordinario in occasione del 950° anniversario ) e ciò per sottolineare l'aspetto salvifico del dolore umano, se inserito nella Croce di Cristo.

È questa un'idea cardine, certamente ben nota, ma che va continuamente alimentata e vissuta, essendo facile perderne la piena nozione e coscienza appunto per il pericolo di dissipazione e di alienazione del nostro spirito cui la durezza della sofferenza può condurci, se essa non viene vissuta in Dio.

Ma passiamo direttamente alla lettura di alcuni brani della lettera apostolica.

2. Introduzione - Letizia nella sofferenza

« Completo nella mia carne - dice l'apostolo Paolo spiegando il valore salvifico della sofferenza - quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa ». ( Col 1,24 )

Queste parole sembrano trovarsi al termine del lungo cammino che si snoda attraverso la sofferenza inserita nella storia dell'uomo ed illuminata dalla Parola di Dio.

Esse hanno quasi il valore di una definitiva scoperta, che viene accompagnata dalla gioia; per questo l'apostolo scrive: « Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi ». ( Col 1,24 )

La gioia proviene dalla scoperta del senso della sofferenza, ed una tale scoperta, anche se vi partecipa in modo personalissimo Paolo di Tarso che scrive queste parole, è al tempo stesso valida per gli altri.

L'Apostolo comunica la propria scoperta e ne gioisce a motivo di tutti coloro che essa può aiutare - così come aiutò lui - a penetrare il senso salvifico della sofferenza.

L'inizio del discorso che il Papa ci fa sulla sofferenza, mi sembra ad un tempo sconcertante e consolante.

Sconcertante, poiché può risultare singolare, se non addirittura incomprensibile, almeno secondo la mentalità corrente del mondo, che si possa parlare di gioia con riguardo alla sofferenza.

L'esperienza comune ci parla di schianto e di desolazione a fronte del dolore.

Negli spiriti più forti si può verificare la sopportazione.

Ma la gioia come è mai possibile?

È questo uno dei punti rivelativi della perenne novità della parola di Gesù, per cui la concezione cristiana della sofferenza appare appunto sconvolgente e del tutto controcorrente.

Ma poiché essa non si limita a esprimere giudizi e valutazioni, bensì ci prospetta una realtà di vita, ecco il carattere profondamente consolante del significato cristiano del dolore.

La consolazione deriva dalla scoperta che esso ha un valore di salvezza, si innesta nella redenzione operata da Gesù, e tale consapevolezza ha una componente di gioia.

3. Il carattere umano della sofferenza

Continuiamo a riportare il testo della lettera:

Il tema della sofferenza ( … ) è un tema universale che accompagna l'uomo ad ogni grado della longitudine e della latitudine geografica: esso, in un certo senso, coesiste con lui nel mondo, e perciò esige di essere costantemente ripreso.

Anche se Paolo nella Lettera ai Romani ha scritto che « tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto », ( Rm 8,22 ) anche se all'uomo sono note e vicine le sofferenze proprie del mondo degli animali, tuttavia ciò che esprimiamo con la parola « sofferenza » sembra essere particolarmente essenziale alla natura dell'uomo.

Ciò è tanto profondo quanto l'uomo, appunto perché manifesta a suo modo quella profondità che è propria dell'uomo, ed a suo modo la supera.

La sofferenza sembra appartenere alla trascendenza dell'uomo: essa è uno di quei punti, nei quali l'uomo viene in un certo senso « destinato » a superare se stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso.

Anche queste parole sono profondamente consolanti, poiché stabiliscono la stretta connessione tra la natura umana e la sofferenza.

E non si tratta solo di un rapporto puramente accidentale, conseguente alla natura contingente dell'uomo, bensì di una componente di elevazione, e pertanto in una dimensione di dignità dell'uomo.

In altri termini non si soffre solo perché si è creature limitate, soggette al dolore e alla morte, ma si soffre soprattutto, per chi sia animato dall'amore di Dio, per elevarsi nello spirito, per avvicinarsi al Creatore, accettandone i misteriosi disegni, e avendo come mira esclusivamente il desiderio di compiere la sua volontà.

4. La sofferenza e la Croce di Gesù

Questo orientamento si realizza nella sua pienezza avendo presente che la sofferenza ci mette in contatto con la Croce di Cristo, il quale ha voluto redimere il mondo appunto mediante la sua sofferenza.

( … ) La redenzione si è compiuta mediante la Croce di Cristo, ossia mediante la sua sofferenza.

( … ) In Cristo « ogni uomo diventa la via della Chiesa ».1

Si può dire che l'uomo diventa in modo speciale la via della Chiesa, quando nella sua vita entra la sofferenza.

Ciò avviene - come è noto - in diversi momenti della vita, si realizza in modi differenti, assume diverse dimensioni; tuttavia, nell'una o nell'altra forma, la sofferenza sembra essere, ed è, quasi inseparabile dall'esistenza terrena dell'uomo.

Dato dunque che l'uomo, attraverso la sua vita terrena, cammina in un modo o nell'altro sulla via della sofferenza, la Chiesa in ogni tempo dovrebbe incontrarsi con l'uomo proprio su questa via.

La Chiesa, che nasce dal mistero della redenzione nella Croce di Cristo, è tenuta a cerca l'incontro con l'uomo in modo particolare sulla via della sua sofferenza.

In un tale incontro l'uomo « diventa la via della Chiesa », ed è, questa, una delle vie più importanti.

5. Bisogno del cuore e imperativo di fede nel rispetto della sofferenza.

( … ) La sofferenza umana desta compassione, desta anche rispetto, ed a suo modo intimidisce.

In essa, infatti, è contenuta la grandezza di uno specifico mistero.

Questo particolare rispetto per ogni umana sofferenza deve esser posto all'inizio di quanto verrà espresso qui successivamente dal più profondo imperativo della fede.

Intorno al tema della sofferenza questi due motivi sembrano avvicinarsi particolarmente tra loro ed unirsi: il bisogno del cuore ci ordina di vincere il timore, e l'imperativo della fede - formulato, per esempio, nelle parole di san Paolo, riportate all'inizio - fornisce il contenuto, nel nome e in forza del quale osiamo toccare ciò che sembra in ogni uomo tanto intangibile: poiché l'uomo, nella sua sofferenza rimane un mistero intangibile.

6. La sofferenza in S. G. B. de La Salle

Concludiamo la citazione della lettera apostolica con un pensiero di San Giovanni Battista de La Salle, in cui questi principi vengono riproposti con riguardo all'atteggiamento di pazienza con cui disporsi a sopportare il dolore.

Notiamo come vi si prospetti un'ascesa spirituale che arriva fino alla gioia e al ringraziamento di fronte alla sofferenza, efficacissima testimonianza di quei sentimenti che abbiamo visto espressi nella lettera apostolica.

La pazienza dispone il cuore a sopportare tutti i mali del corpo e le pene dell'animo per amore di Dio e per imitare Gesù Cristo. Stimate molto questa virtù; praticatela spesso; abbandonatevi interamente a Dio per soffrire le cose più penose:

- quando si presentano alla mente accettandole di buon grado e con sottomissione alla volontà di Dio;

- quando accadono, ricevendole con pazienza e umiltà, senza lamento;

- in silenzio, senza manifestare nulla a nessuno;

- con stima, reputandole come veri beni;

- con desiderio, con gioia e con ringraziamento.


1 Cfr. Redemptorominis, nn. 14; 18; 21; 22: AAS 71 ( 1979 ), 284s; 304; 320; 323.

Intenzione generale di preghiera

Preghiamo il Padre perché le vittime di ogni forma di oppressione e di violenza trovino in Gesù Crocifisso il loro conforto, e perché i violenti e gli oppressori si convertano ispirandosi alla mitezza e all'umiltà di Gesù.

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle preghiere e nell'offerta delle sofferenze le seguenti intenzioni:

- perché la recente enciclica « Veritatis Splendor » sull'insegnamento morale della Chiesa, sia strumento di conversione e di accettazione della dottrina morale cattolica;

- perché il Direttorio sulla Pastorale della Famiglia, recentemente pubblicato dalla CEI, costituisca una valida guida per incentrare l'amore nuziale e familiare in Gesù Crocifisso;

- per fr. John Johnston, recentemente rieletto Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e per il nuovo Consiglio Generalizio;

- per le vocazioni sacerdotali, religiose e catechistiche;

- per gli sviluppi della Casa di Carità, articolata in 4 sedi ( Torino, Grugliasco, Ovada e Romano d'Ezzelino );

- per i benefattori della Casa di Carità;

- per le intenzioni degli iscritti alla Crociata della sofferenza, e in particolare P. M. ( Torino ); O. T. ved. C. ( Vercelli ) per sé e per il figlio Gianfranco; T. G. ( Catania ) per la sua famiglia; P. L. ( Roma ); D'A. M., M. P., G. S. ( Catania ); P. E. ( Rivoli ); P. C. ved. B. ( Comiso ) per conversione di persona cara; S. A. ( Vibo Valentia ); R. M. ( Orbassano ); S. L. ( Acireale ); M. e M. D. ( Torino ); P. C. ved. B. ( Comiso ) per conversioni; V. M. ( Torino ) per persone care.

Preghiere di suffragio

La nostra preghiera si elevi per i defunti dell'Unione Catechisti, della Casa di Carità e dei Fratelli delle Scuole Cristiane, confratelli, insegnanti, parenti e benefattori.

In particolare, ricordiamo il catechista Giovanni Fonti e l'insegnante Luigi Bongiovanni.

Preghiamo in modo speciale per G. R. ( Andora ) per i suoi cari defunti; A. M. B. ( Mantova ) per i defunti Augusto e Francesco; S. V. ( Torino ) in suffr. di Francesco e Fedele; P. l. ( Torino ) in suffr. di Franco Butti; V. M. ( Torino ) per il papa e gli altri suoi defunti.