Crociata della sofferenza  

B265-A11

Anno XXX, lettera n. 116 dicembre 1994

Riflessioni del ven. fr. Teodoreto sulla sofferenza

Fratelli e sorelle,

nell'anno del 40° anniversario della morte del ven. fr. Teodoreto, continuiamo a riportare in questa lettera le considerazioni del Servo di Dio sulla sofferenza, la cui pubblicazione è iniziata nella precedente lettera, la n. 115.

Tale scritto è ricavato dai Pensieri sulle Regole e Costituzioni.

Disposizione dell'animo di fronte alle sofferenze1

1. Accettare la Croce.

Bisogna dunque accettare la Croce, le nostre Croci che non mancano mai.

« Sollevati, abbassati, esci fuori di te, rientra in te stesso, in tutto incontrerai la Croce » ( Imit. II,12 ).

Bisogna accettare ogni croce del corpo, croce del cuore, dello spirito, dell'anima, croce temporale o spirituale, croce di sofferenze, di tentazioni, di privazioni, di disprezzi, di obbrobrii, croce proveniente direttamente da Dio ovvero da Dio per mezzo delle creature, croce nella vita religiosa, croce dai Superiori, dagli uguali, dagli inferiori, da noi stessi ecc.

Nessuna è buona per se stessa, ma diventa buona per quelli che soffrono per amor di Dio.

« Lo stesso fuoco che distrugge la paglia, purifica l'oro » ( S. Agostino ).

Esempio dei due ladroni.

2. Con umiltà.

Bisogna santificare la sofferenza e perciò: Accettare la croce con umiltà per la rassegnazione, l'adesione libera e sincera dell'anima, che non esclude le ripugnanze e le apprensioni eccetto una grazia particolare.

Questa adesione trionfa della natura senza sopprimerla né mutilarla.

« È meglio per il cuore umano piangere e consolarsi, anziché cessare, non piangendo, di essere un vero cuore cristiano » ( S. Agostino ).

Rimanere in ogni cosa nella semplicità e nella verità.

Scusare e comprendere i dolori più sensibili come effetti di debolezza fisica, di emotività, di grande impressionabilità di temperamento.

Accettare umilmente questa nostra debolezza.

« L'anima mia è triste fino alla morte.

Se è possibile, questo calice si allontani » dominata però dalla rassegnazione calma e amorosa: « Si faccia la tua volontà e non la mia » ( Mt 26,38-39 ).

« Quest'adesione si fa sovente in mezzo a tanti turbamenti da sembrare che essa sia ritirata nella più alta punta dello spirito come nel torrione d'una fortezza dove rimane coraggiosa e forte quantunque tutto il resto sia preso da affanno e da tristezza » ( S. Francesco di Sales, Amor di Dio, VII, 3 ).

3. Portare la Croce non solo con pazienza, ma « con amor deciso e coraggioso » ( S. Bernardo ).

La rassegnazione diventa accettazione coraggiosa e attiva che oltrepassa la semplice adesione e moltiplica gli atti di virtù: atti di fede, di speranza, d'umiltà, di coraggio, di confidenza, di abbandono.

« Preparati dunque come buono e fedel servo di Cristo a portare con coraggio la croce del tuo Signore crocifisso per amor tuo » ( Imit. II, 12,10 ).

4. Bisogna inoltre, ad imitazione di Gesù Cristo e con la sua grazia, amare la sofferenza, abbracciarla con ardore, accettarla e anche desiderarla come supremo trionfo dell'amore e della grazia.

« Ho un battesimo col quale debbo essere battezzato e qual pena è la mia, fino a tanto che sia adempito » ( Lc 12,50 ).

Follia della croce, secondo il mondo; vera e alta saggezza secondo Dio.

La carità spiega tutto, non solo essa giustifica l'amore delle sofferenze e le conserva in noi, ma essa sola le rende veramente possibili.

Sarebbe però un errore il credere che la perfezione consista nell'amare direttamente e sensibilmente la sofferenza, vi sarebbe in ciò un'impossibilità reale.

Se la croce non è che la croce, essa non trova in noi che opposizione e orrore, ma se vediamo in essa Nostro Signore Gesù e Gesù Crocifisso, subito l'amore ha la sua ragione d'essere, e trova il suo posto; ciò che era impossibile diventa possibile: « Mi proposi di non sapere altra cosa tra voi, se non Gesù Cristo e questi crocifisso » ( 1 Cor 2,2 ).

É l'amore di preferenza che porta a segnare tutto, nella propria vita, col segno della croce, segno dell'amore, affinché Dio sia glorificato in tutto.

Condizione indispensabile per questa vita d'amore: liberazione di sé, libertà interiore.

« Se vuoi andare alla Croce, spogliati di ogni cosa, che bisogna essere leggeri e liberi affinché il tuo cuore e la tua volontà siano sempre nel Cuore di Dio, che il Cuore e la volontà di Dio siano sempre nel tuo cuore » ( S. Angela da Foligno ).

« Quando l'anima ha preso la sua spinta verso Dio, meravigliosamente libera e superiore a tutti i supplizi, essa stende, per volare, delle grandi e magnifiche ali e, forte del suo casto amore, si slancia verso Dio che la chiama » ( S. Agostino ).

Questo amore potente e forte è in noi per vocazione come risulta dall'art. 2° delle R. e C.

Imitare Gesù e Maria nella sopportazione del dolore2

Per « predicare Gesù Crocifisso con l'esempio e la parola, in modo da permeare di spirito cristiano la società in cui viviamo », occorre coltivare in noi senza mai stancarci un grande amore per Gesù Crocifisso e per la SS. Madre sua e nostra e non dimenticare il doppio motivo e l'intenzione che dobbiamo aver di mira:

a) il rispetto e l'amore che noi dobbiamo avere per Nostro Signore e il desiderio che dobbiamo avere di rassomigliargli, di imitarlo perché Egli è via, verità e vita.

b) noi dobbiamo stare nel mondo come Egli stesso vi stava e per lo stesso motivo, cioè per la salvezza del mondo.

Per riuscire ad avere in modo stabile in noi e comunicare lo spirito cristiano, bisogna esser preparati a sopportare contraddizioni e perciò rappresentarci sovente il nostro divin Maestro sazio di obbrobrii e di umiliazioni, onorare specialmente la coronazione di spine come mezzo eccellente per ottenere l'amore del disprezzo, dell'umiliazione e delle sofferenze.

Ricordiamoci sovente della SS. Vergine ai piedi della Croce col Cuore trapassato dalla spada del dolore e ripetiamo con fervore: « Virgo dolorosissima, ora prò nobis ».

Fr. Teodoreto

1 Il titolo originario è Prima disposizione richiesta dalla Regola.

2 Il titolo originario è Spirito della Regola ( art. 2 Reg. e Cost. ).

Intenzione generale di preghiera

Il Signore Gesù Crocifisso, per intercessione di Maria Immacolata, avvalori le nostre sofferenze per la difesa e la santificazione delle famiglie, secondo le istanze espresse dal Papa nell'anno internazionale della famiglia.

Intenzioni particolari

Eleviamo le nostre preghiere ed offriamo le nostre sofferenze per le seguenti intenzioni:

- per la pace tra i popoli, la concordia nelle nazioni, la carità fraterna nella Chiesa e negli istituti consacrati;

- per le vocazioni sacerdotali, religiose e catechistiche;

- per le sedi dell'Unione Catechisti ed i gruppi di Adoratori;

- per le necessità materiali e spirituali della Casa di Carità Arti e Mestieri;

- per i nostri benefattori;

- per le intenzioni degli iscritti alla Crociata della sofferenza e in particolare di B. A. ( Mantova ) per la sua famiglia; T. R. V. B. ( Vibo Valentia ) per una grazia particolare; C. C. ( Giaveno ); V. M. ( Torino ) per i familiari, sempre riconoscente per le grazie ottenute per l'intercessione del ven. fr. Teodoreto.

Preghiere di suffragio

Ricordiamo i defunti dell'Unione Catechisti, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, della Casa di Carità, i benefattori, con specifica menzione per fr. Federico ( Leonardo Pulito ), fr. Bernardo ( Virginio Bollerò ), fr. Dante ( Dante Fossati ), fr. Adolfo ( Francesco Concina ), per Emilia Mazzuri, per Sarà Suraci, mamma di don Benito Rugolino, per il prof. Domenico Ricca Giacolin, per il suocero del prof. Francesco Lo Presti, Giuseppe Marietti, per il papa di Maria Teresa Gaione, Stefano, per il papa di Luisa Pasino, Giovanni, per il papa di don Giovanni Valorio, Angelo, per la mamma di don Pino Piana, Teresa, per la suocera della sig.ra Buzio, Luisa, per la suocera del sig. Ozzano, Rina.

Preghiamo in modo speciale secondo le intenzioni di: B. A. ( Mantova ) in suffragio di Erminia e Vittorio Mencini; Fam. S. ( Torino ) in suffragio di Giovanna e Oreste Savio; D. M. G. ( Ad Bonaccorsi ) in suffragio di Venero; M. C. ( Torino ) in suffragio dei suoi parenti; V. M. ( Torino ) in suffragio del papa Vincenzo, dei parenti e degli amici.