Linee comuni per la vita dei nostri seminari  

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Conclusione

69. - La consapevolezza dinanzi alla prova vocazionale di oggi

Proprio la fede in questa inesausta potenza del Vangelo dispone noi e le nostre Chiese a interrogarci per interpretare bene ciò che sta accadendo.

Infatti, non sono pochi né leggeri i segnali che attestano che anche la Chiesa italiana, insieme con l'intero Occidente, si affaccia a una seria prova vocazionale, che non le consente oggi di guardare all'avvenire senza preoccupazioni e senza domande profonde per quel che concerne un sufficiente e armonico ricambio di preti nelle sue parrocchie e un più nitido profilo della loro figura spirituale e pastorale.

Questa è una sofferenza da assumere, nel solco della speranza e vincendo la tentazione della sfiducia.

A nulla servono l'idealizzazione e il rimpianto del passato.

L'agitazione ansiosa o la rassegnazione amara non sono atteggiamenti suggeriti dallo Spirito, del quale invece Gesù ha detto: « Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni » ( At 1,7-8 ).

L'attenuarsi del desiderio di ripresentare la gratuità del Vangelo e il conseguente rarefarsi delle risposte ministeriali nella Chiesa sono sintomi di un malessere che il dono dello Spirito, coralmente invocato, certamente può guarire.

Ma non sarebbe carità pastorale limitarci a invocare lo Spirito e ad assumere con fortezza d'animo questo tempo della pazienza.

Lo Spirito stesso ci impegna a ogni tentativo per comprendere il fenomeno con appassionata sincerità.

Lo sfondo per questa analisi è la cultura corrente, che il Vangelo, come sempre, ci chiede di sfidare senza timore.

Impressionante è la descrizione dell'"uomo senza vocazione" nel recente documento Nuove vocazioni per una nuova Europa: « Una cultura pluralista e complessa tende a generare dei giovani con un'identità incompiuta e debole, con la conseguente indecisione cronica di fronte alla scelta vocazionale.

Molti giovani non hanno neppure la "grammatica elementare" dell'esistenza, sono dei nomadi: circolano senza fermarsi a livello geografico, affettivo, culturale, religioso, essi "tentano"!

In mezzo alla grande quantità e diversità delle informazioni, ma con povertà di formazione, appaiono dispersi, con poche referenze e pochi referenti.

Per questo hanno paura del loro avvenire, hanno ansia davanti a impegni definitivi e si interrogano circa il loro essere.

Se da una parte cercano autonomia e indipendenza ad ogni costo, dall'altra, come rifugio, tendono a essere molto dipendenti dall'ambiente socioculturale e a cercare la gratificazione immediata dei sensi: di ciò che "mi va", di ciò che "mi fa sentire bene" in un mondo affettivo fatto su misura ».67

Ma è sufficiente puntare il dito su queste condizioni culturali?

Alcuni interrogativi ci si impongono precisamente su ciò che accade ( o non accade ) nelle comunità cristiane.

La diminuzione della risposta nella Chiesa al bisogno di ministero, pur acutamente percepito, che cosa segnala?

Forse è diminuita la testimonianza di forme di vita animate da uno stile evangelico; o forse questa testimonianza è accolta soprattutto come "bene di consumo", come risposta gradita al bisogno di rassicurazione con cui la fede è vissuta, senza che questa rassicurazione si trasformi in responsabile disponibilità a rilanciare a propria volta questa testimonianza.

È debole la qualità del segnale offerto, o la sua forza comunicativa, o la recettività a esso, o tutte queste cose insieme?

In altre parole: forse le forme che la proposta generosa del Vangelo assume non sono sufficientemente solide per poter fungere da paradigma per una vita credente adulta, eventualmente nel ministero.

O manca la capacità di far percepire il segnale che proviene da forme mature di vita cristiana, e che chiedono di essere assunte e al tempo stesso verificate?

Sembra di essere frenati da una crisi di autorevolezza, nel senso etimologico e decisivo di crisi di fecondità spirituale, non solo dei pastori ma dell'intera Chiesa.

Se è così, la crisi consiglierebbe anzitutto una vigilanza sulla propria responsabile maturità, ed eventualmente una rigorosa ripresa di essa da parte di quanti vivono una vocazione cristiana nella forma della dedizione definitiva.

E chiede una rinnovata invocazione dello Spirito, autore di ogni fecondità nella Chiesa.

Questa preghiera, unendosi a quella di Gesù, permette di proporre, senza arroganza ma con autorevole fermezza, ai più giovani, o a chi, in qualunque età si trovi, non abbia ancora assunto la forma di decisione corrispondente alla propria vocazione, l'esigenza di un'autentica conversione.

Attraverso di essa una fede che non venga meno può imparare a operare nella carità pastorale, prendendo la forma di un ministero che confermi i fratelli: « Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli » ( Lc 22,31-32 ).

70. - Necessità di una fruttuosa interazione tra seminario e Chiesa locale per un'efficace formazione

Si dovrebbe convenire che il miglioramento, verso il quale i seminari si sono incamminati con riconoscibili sforzi, non può certo consistere in un'interminabile proliferazione di corsi, di insegnamenti, di esercitazioni nelle più svariate competenze.

Non si possono prolungare all'infinito i tempi della preparazione.

Non è difficile immaginare, invece, quanto beneficamente può influire sulla formazione la passione con cui un presbiterio e una Chiesa cercano di mostrare come riescano a fondersi la figura ideale del prete e le condizioni effettive del suo ministero e della sua vita.

I tratti di riforma della vita della Chiesa hanno in se stessi grande ricaduta formativa.

Lo stile più evangelico della pastorale, le forme di corresponsabilità e di collaborazione praticate sul campo, il vigore apostolico della dedizione e la fraternità, l'equilibrio tra i presupposti contemplativi della vita spirituale e l'operosità nel lavoro pastorale affrontato insieme sono un apporto di esemplarità e di incoraggiamento nella stessa vita del seminario.

La riforma della vita del prete, del resto, non avviene isolatamente e in modo quasi corporativo, ma è vicenda che lo Spirito plasma all'interno del rinnovamento della vita cristiana delle comunità: essa dipende da ciò che la gente impara a chiedere primariamente al ministero del prete, da come i pastori sanno riconoscere i diversi carismi e le responsabilità di ciascuno per la crescita comune, da come tutti sappiamo ascoltare schiettamente le domande che consentono alla fede di farsi adulta, e cerchiamo di irradiare scelte significative di libertà evangelica, anche in condizioni di minoranza sociale e culturale.

La qualità della conversazione che abitualmente intercorre tra presbiteri e seminaristi è sintomatico riflesso del tono spirituale e della maturità pastorale con cui si interpreta la corresponsabilità formativa in un presbiterio.

Non solo lo spessore degli argomenti e dei ragionamenti, ma anche la semplicità nell'incoraggiare, nel consigliare o nel correggere i seminaristi nel vivo della relazione quotidiana sono messaggi di grande incidenza educativa.

71. - Incoraggiamento e appello

La nostra parola, proprio mentre cerca di illuminare alcuni tratti della formazione seminaristica, desidera levarsi come un sentito incoraggiamento a tutti i sacerdoti che rispondono alla chiamata del ministero e ne sanno desiderare e propiziare la continuità nella fioritura di nuove vocazioni.

Queste pagine sono un segnale di stima sia ai seminaristi che hanno accolto la voce dello Spirito, sia agli educatori che si dedicano con passione e paternità all'accompagnamento dei giovani.

Esse sono anche un appello alle famiglie, ai ragazzi e ai giovani che hanno a cuore il destino dell'uomo e della società e vogliono disporsi a cercare la volontà del Signore, mettendosi in gioco con apertura di cuore e affidandosi alle risorse di una intelligente e leale relazione formativa.

La Chiesa si onora di poter offrire percorsi di meditata esperienza, di cui abbiamo mostrato la ricca tensione spirituale e l'elevato impegno di aggiornamento.

A Maria, sempre vicina dove si deve rianimare la fiducia, affidiamo le intenzioni e l'opera di coloro che si prodigano per le vocazioni sacerdotali.

La Madre di Gesù, che « fu il modello di quell'amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini »,68 interceda per una più vigorosa e limpida spinta evangelizzatrice in coloro che saranno preti oltre la soglia del terzo millennio della redenzione.

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67 Pont. Opera Vocazioni Eccles., Nuove vocazioni per una nuova Europa ( In verbo tuo … ).
Documento finale del Congresso sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, 11, c ( a cura delle Congregazioni per l'Educazione Cattolica, per le Chiese Orientali, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica: Roma 5-10 maggio 1997 )
68 Conc. Ecum Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 65