30 dicembre 1953
Una gioia

Discorso di Pio XII ad una folta delegazione della gioventù femminile dell'Azione Cattolica

Una gioia è per Noi, dilette figlie, il benedire nuovamente in voi la santa Crociata della purezza, così opportunamente intrapresa e tanto valorosamente continuata sotto la potente protezione della Vergine tutta pura, Maria Immacolata.

Il degno e felice nome di Crociata, da voi scelto e imposto alla bella e grande vostra campagna, mentre s'ingemma della Croce, faro di salvezza al mondo, risveglia i gloriosi ricordi storici delle Crociate dei popoli cristiani, sante spedizioni e battaglie fatte e combattute insieme, sotto i sacri labari, per la conquista dei Luoghi Santi e per la difesa delle regioni cattoliche dalle invasioni e minacce degli infedeli.

Anche voi intendete difendere un campo cattolico, il campo della purezza, e conquistarvi e custodirvi quei gigli che spandano il loro profumo, quale nembo del buon odore di Cristo, nelle famiglie, nei ritrovi amichevoli, per le vie, nelle adunanze, negli spettacoli, nei divertimenti pubblici e privati.

E una crociata contro gl'insidiatori della morale cristiana, contro i pericoli, che al tranquillo scorrere del buon costume in mezzo ai popoli vengono creando i potenti flutti dell'immoralità traboccanti per le strade del mondo e che investono ogni condizione di vita.

Che oggi esista dappertutto un tale pericolo è non solo un grido ripetuto dalla Chiesa; ma, anche fra gli uomini estranei alla fede cristiana, gli spiriti più chiaroveggenti e solleciti del pubblico bene altamente ne denunciano le spaventevoli minacce per l'ordine sociale e per l'avvenire delle Nazioni, a cui il presente moltiplicarsi delle eccitazioni alla impurità avvelena le radici di vita, mentre rallenta ancor più il freno del male quella indulgenza, che meglio si direbbe negazione, di una parte sempre più estesa della coscienza pubblica, cieca dinanzi ai disordini morali più riprovevoli.

Questa immoralità è maggiore al presente che in altre epoche anteriori?

Sarebbe forse imprudente l'affermarlo, e in ogni modo è questione oziosa.

Fin dai suoi giorni l'Autore dell'Ecclesiaste ammoniva scrivendo: "Non dire: Chi sa perché i tempi passati furono migliori di quelli d'adesso? perché una tale domanda è stolta.

Tutte le cose sono difficili.

Che cosa è quello che fu? quello stesso che sarà.

Che cosa è quello che avvenne? quello stesso che avverrà.

Nulla è nuovo sotto il sole." ( Qo 7,11; Qo 1,8-10 ).

La vita dell'uomo sulla terra, anche nei secoli cristiani, è sempre una milizia.

Noi dobbiamo salvare le anime nostre e quelle dei nostri fratelli nel nostro tempo, e oggi quel pericolo è certamente aumentato, perché si sono straordinariamente accresciuti gli artifici, in altri tempi confinati in circoli ristretti, di eccitare le passioni: il progresso della stampa, le edizioni a buon mercato come quelle di lusso, le fotografie, le illustrazioni, le riproduzioni artistiche di ogni forma e colore e di ogni prezzo, i cinematografi, gli spettacoli di, varietà e cento altri mezzi subdoli e segreti, che propagano gli allettamenti del male e li pongono in mano di tutti, grandi e piccoli, donne e fanciulle.

Non è forse sotto gli occhi di tutti una moda ardita, indecorosa per una giovane cristianamente cresciuta?

E il cinematografo non fa assistere a rappresentazioni, che già si rifugiavano in recinti, dove non si sarebbe mai osato mettere il piede?

Dinanzi a questi pericoli, in non pochi paesi, i pubblici poteri hanno preso provvedimenti, legislativi od amministrativi, volti ad arginare lo straripamento dell'immoralità.

Ma nel campo morale l'azione esteriore delle Autorità, anche le più potenti, per lodevole ed utile e necessaria che sia, non è mai che da sola valga a ottenere quei frutti sinceri e salutari che sanino le anime, sulle quali conviene che operi più alta virtù.

E sulle anime ha da operare la Chiesa, e al suo servigio l'Azione Cattolica, la vostra Azione, in stretta unione e sotto la direzione della Gerarchia ecclesiastica, entrando in lotta contro i pericoli del mal costume, combattendoli in tutti i campi a voi aperti: nel campo della moda, dei vestiti e degli abbigliamenti, nel campo dell'igiene e dello sport, nel campo delle relazioni sociali e dei divertimenti.

Vostre armi saranno la vostra parola e il vostro esempio, la vostra cortesia e il vostro contegno, armi che anche ad altri attestano e rendono possibile e lodevole il comportamento che onora voi e la vostra attività.

Non è Nostro proposito di ritracciare qui il triste e troppo noto quadro dei disordini che si affacciano ai vostri occhi: vesti così esigue o tali da sembrar fatte piuttosto per porre in maggior rilievo ciò che dovrebbero velare; sports svolgentisi con fogge di vestire, esibizioni, " cameratismi ", inconciliabili anche con la modestia più condiscendente; danze, spettacoli, audizioni, letture, illustrazioni, decorazioni, in cui la mania del divertimento e del piacere accumula i più gravi pericoli.

Intendiamo invece ora di ricordarvi e rimettervi sotto lo sguardo della mente i principi della fede cristiana, che in queste materie devono illuminare i vostri giudizi, guidare i vostri passi e la vostra condotta, ispirare e sostenere la vostra lotta spirituale.

Giacché ben si tratta di una lotta.

La purezza delle anime, viventi della grazia soprannaturale, non si conserva né si conserverà mai senza combattimento.

Felici voi, che nelle vostre famiglie, all'alba della vostra vita, fin dalla culla riceveste vita più alta, vita divina col santo Battesimo!

Bambine inconscie di così gran dono e felicità, voi non combatteste allora, come anime più mature meno fortunate di voi, per la conquista di tanto bene; ma anche voi non lo conserverete senza lotta.

Il peccato originale, se fu cancellato nell'anima vostra dalla grazia purificante e santificante, che vi ha riconciliate con Dio come figlie di adozione ed eredi del cielo, ha lasciato in voi quella triste eredità di Adamo ch'è lo squilibrio interiore, la lotta, che sentiva pure il grande Apostolo Paolo, il quale, mentre si dilettava nella legge di Dio secondo l' uomo interiore, vedeva un'altra legge del peccato esistente nelle sue membra( Rm 7,22-23 ); legge delle passioni e delle inclinazioni disordinate, non mai pienamente sottomesse, con le quali, alleato della carne e del mondo, congiura un angelo di Satana, che con le tentazioni molesta le anime.

Tale è la guerra fra lo spirito e la carne, così apertamente attestata dalla rivelazione divina, che ( se si eccettui la Beatissima Vergine ) vano è il pensiero poter darsi una vita umana al tempo stesso pura e vissuta senza vigilanza e senza combattimento.

Non v'illudete di credere l'anima vostra insensibile agl'incitamenti, invincibile agli allettamenti e ai pericoli.

È vero che l'abitudine spesso riesce a rendere lo spirito meno soggetto a tali impressioni, particolarmente allorché esso ne viene astratto e nelle sue forze vive assorbito dall'esercizio di un'attività professionale o intellettuale più alta; ma immaginarsi che tutte le anime, così prone al sentimento, valgano a rendersi insensibili agl'incentivi erompenti da immagini, che, colorate dei lenocii del piacere, rapiscono e avvincono a sé l'attenzione, sarebbe supporre e stimare che possa mai cessare o diminuire la maligna complicità che quelle insidiose istigazioni trovano negl'istinti della natura umana decaduta e disordinata.

Questa lotta inevitabile voi l'accettate coraggiosamente e cristianamente.

Lo scopo dunque della vostra azione comune non può essere di sopprimerla totalmente; ma deve tendere ad ottenere che questo necessario combattimento spirituale non sia reso per le anime più difficile, più pericoloso, dalle circostanze esteriori, dall'atmosfera nella quale debbono sostenerlo e proseguirlo quei cuori che ne soffrono gli assalti.

Nei campi pugnaci della Chiesa, dove si affrontano la virtù e il vizio, voi incontrerete sempre alcuni caratteri da Dio plasmati intrepidi, eroici, che, sorretti dalla grazia, non vacillano né crollano ad, alcun impulso, e, sanno a viso aperto mantenersi incorrotti e puri in mezzo al fango onde sono circondati, quasi lievito di buon fermento e rigenerazione per quel maggior numero di anime, pur redente dal sangue di Cristo, che fanno massa intorno a loro.

Il fine pertanto della vostra lotta vuol essere che la purezza cristiana, condizione di salvezza per le anime, riesca meno ardua a tutte le buone volontà, sicché le tentazioni, nascenti dalle contingenze esteriori, non sorpassino i limiti di quella resistenza, che con la grazia divina il mediocre vigore di molte anime vale ad opporvi.

Per raggiungere cosi santo e virtuoso intento, conviene agire sopra circoli e correnti di idee, sui quali, se poco o nulla potrebbe un'azione individuale e isolata, assai efficacemente è in grado di operare un'azione comune.

Se l'unione fa la forza, solo un gruppo compatto, numeroso quanto mai può essere, di risoluti e non pavidi spiriti cristiani saprà, dove la loro coscienza parli ed esiga, scuotere il giogo di certi ambienti sociali, svincolarsi dalla tirannide, oggi più forte che mai, delle mode di ogni sorta, mode nel vestito, mode negli usi e nelle relazioni della vita.

Il movimento della moda non ha in sé nulla di cattivo: sgorga spontaneamente dalla socievolezza umana, secondo l'impulso che inclina a trovarsi in armonia coi propri simili e con la pratica usata dalle persone in mezzo alle quali si vive.

Dio non vi chiede di vivere fuori del vostro tempo, così noncuranti delle esigenze della moda da rendervi ridicole, vestendovi all'opposto dei gusti e degli usi comuni alle vostre contemporanee, senza preoccuparvi mai di ciò che loro garba.

Onde anche l'Angelico San Tommaso afferma che nelle cose esteriori, di cui l'uomo usa, non vi è alcun vizio, ma il vizio viene da parte dell'uomo che immoderatamente ne usa, o in confronto della consuetudine di coloro coi quali vive, facendosi stranamente parte discorde dagli altri per se stesso; o usando delle cose, secondo la consuetudine o oltre la consuetudine degli altri, con disordinato affetto, per sovrabbondanza di vesti superbamente ornate o compiacenti o ricercate con soverchio studio, mentre pure l'umiltà e la semplicità sarebbero bastevoli ad appagare il necessario decoro.1

E lo stesso Santo Dottore arriva perfino a dire che nell'ornamento femminile può esservi atto meritorio di virtù, quando sia conforme al modo, alla misura della persona e alla buona intenzione, e le donne portino ornamenti decenti secondo lo stato e la dignità loro, siano moderate in ciò che fanno secondo la consuetudine della patria: allora anche l'ornarsi sarà atto di quella virtù della modestia, la quale pone modo nel camminare, nello stare, nell'abito e in tutti i movimenti esteriori.2

Anche nell'attenersi alla moda, la virtù sta nel mezzo.

Ciò che Dio vi domanda è di ricordarvi sempre che la moda non è, né può essere, la regola suprema della vostra condotta; che al disopra della moda e delle sue esigenze vi sono leggi più alte e imperiose, principi superiori e immutabili, che in nessun caso possono essere sacrificati al libito del piacere o del capriccio, e davanti ai quali l'idolo della moda deve saper chinare la sua fugace onnipotenza.

Questi principi sono stati proclamati da Dio, dalla Chiesa, dai Santi e dalle Sante, dalla ragione e dalla morale cristiana, segnali dei confini, di là dai quali non spuntano né fioriscono gigli e rose, né spandono nembo di profumi la purezza, la modestia, il decoro e l'onore femminile, ma spira e domina un acre malsano di leggerezza, di obliquo linguaggio, di vanità audace, di vanagloria non meno dell'animo che dell'abbigliamento.

Sono quei principi che San Tommaso d'Aquino addita per l'ornamento femminile3 e ricorda, allorché insegna quale vuol essere l'ordine della nostra carità, delle nostre affezioni:4 il bene dell'anima nostra ha da precedere quello del nostro corpo, e al vantaggio del nostro proprio corpo dobbiamo preferire il bene dell'anima del nostro prossimo.

Non vedete dunque che vi è un limite che nessuna foggia di moda può far oltrepassare, quello, oltre il quale la moda si fa madre di rovina per l'anima propria e per l'altrui?

Alcune giovani forse diranno che una determinata forma di vestito torna più comoda, ed è anche più igienica; ma, se diventa per la salute dell'anima un pericolo grave e prossimo, non è certo igienica per il vostro spirito: voi avete il dovere di rinunciarvi.

La salvezza dell'anima fece eroine le martiri, come le Agnesi e le Cecilie, in mezzo ai tormenti e alle lacerazioni dei loro corpi verginali: voi, loro sorelle nella fede, nell'amore di Cristo, nella stima della virtù, non troverete in fondo al vostro cuore il coraggio e la forza di sacrificare un po' di benessere, un vantaggio fisico, se si vuole, per custodire salva e pura la vita delle anime vostre?

E se, per un semplice piacere proprio, non si ha il diritto di mettere in pericolo la salute fisica degli altri, non è forse ancor meno lecito di compromettere la salute, anzi la vita stessa delle loro anime?

Se, come pretendono alcune, una moda audace non fa su di loro alcuna impressione cattiva, che cosa mai esse sanno dell'impressione che ne risentono gli altri?

Chi le assicura che altri non ne ritraggano mali incentivi?

Voi non conoscete il fondo della fragilità umana, né di qual sangue di corruzione grondino le ferite lasciate nell'umana natura dalla colpa di Adamo con l'ignoranza nell'intelletto, con la malizia nella volontà, con la brama del piacere e la debolezza verso il bene arduo nelle passioni dei sensi, a tal segno. che l'uomo, pieghevole come cera al male, "vede il meglio e lo approva, ed al peggior s'appiglia ",5 per quel peso che sempre, quasi piombo, lo trascina al fondo.

Oh quanto giustamente è stato osservato che, se alcune cristiane sospettassero le tentazioni e le cadute che causano in altri con abbigliamenti e familiarità a cui, nella loro leggerezza, danno così poca importanza, prenderebbero spavento della loro responsabilità!

Al che Noi non dubitiamo di aggiungere: o madri cristiane, se sapeste quale avvenire d'interni affanni e pericoli, di mal compresi dubbi e mal contenuti rossori voi preparate ai vostri figli e alle vostre figlie con l'imprudenza di avvezzarli a vivere appena coperti, facendo loro smarrire il senso ingenuo della modestia, arrossireste di voi medesime, e paventereste l'onta che fate a voi stesse e il danno che cagionate ai figli affidativi dal cielo a crescerli cristianamente.

E quel che diciamo alle madri, lo ripetiamo a non poche donne credenti, ed anche pie, le quali, accettando di seguire questa o quella moda audace, fanno col loro esempio cadere le ultime esitazioni che rattengono una folla delle loro sorelle lontano da quella moda, che potrà divenire per esse sorgente di rovina spirituale.

Finché certi procaci abbigliamenti rimangono triste privilegio di donne di riputazione dubbia e quasi il segno che le fa riconoscere, non si oserà prenderli per sé; ma il giorno che appariranno indosso a persone superiori a ogni sospetto, non si dubiterà più di andar dietro alla corrente, una corrente che trascinerà forse alle peggiori cadute.

Se conviene che tutte le donne cristiane abbiano il coraggio di porsi di fronte a così gravi responsabilità morali, voi, dilette figlie, per il vivo sentimento, che avete attinto dalla vostra fede e dal candore della virtù, avete il vanto di esservi unite, paladine della purezza, nella vostra santa Crociata.

Isolate, il vostro ardimento ben poco varrebbe nell'opporsi all'invasione del male intorno a voi; strettamente serrate in una schiera, voi sarete una legione abbastanza forte e potente a imporre il rispetto dei diritti della modestia cristiana.

Ciò che nelle mode e negli usi e nelle convenienze sociali, che a voi sì offrono, è pienamente accettabile, ciò che è solamente tollerabile, ciò che è del tutto inammissibile, il vostro senso di giovani cattoliche, affinato e sostenuto dalla sapienza della fede e dalla pratica cosciente di una vita di solida pietà, ve lo farà vedere e discernere alla luce dello Spirito di Dio e con l'aiuto della sua grazia, ottenuto mercé la preghiera e il soccorso dei consigli chiesti a coloro, che Nostro Signore ha messi al vostro fianco quali guide e maestri.

La chiara e profondamente sentita conoscenza del vostro dovere vi renderà coraggiose e franche nel mutuo appoggio per compierlo senza esitazione, ma con risolutezza degna del vostro ardore giovanile.

Bella è la virtù della purezza, e soave la grazia che splende non solo nei fatti, ma ancora nella parola, che mai non varca la misura del decoro e della cortesia, ond'è condito d'amore l'avviso e l'ammonimento.

E altrettanto fulgida per grazia è la casta generazione davanti a Dio e agli uomini, la quale nei giorni di prove, di sofferenze, di sacrifici, di austeri doveri, in cui viviamo, non teme con ogni suo potere di assurgere all'altezza dei gravi obblighi che le impone la Provvidenza.

Oggidì la Crociata per voi, dilette figlie, non è di spada né di sangue né dì martirio, ma di esempio, di parola e di esortazione.

Contro le vostre energie e i vostri propositi sta il demone della impurità e della licenza dei costumi, qual capitale nemico: levate alta la fronte al cielo, dal quale Cristo e l'Immacolata Vergine sua Madre vi contemplano; siate forti e inflessibili nel compimento del vostro dovere di cristiane; movete contro la corruzione, che sgagliardisce la gioventù, a difesa della purezza; rendete un tale servigio, che supera ogni prezzo, alla vostra cara patria, efficacemente operando e cooperando a diffondere nelle anime più di purezza e di candore, che valga a renderle più prudenti, più vigili, più rette, più forti, più generose.

Deh che la Regina degli Angeli, vincitrice del serpente insidiatore, tutta pura, tutta forte della sua purezza, sostenga e diriga i vostri sforzi in questa Crociata che vi ha ispirata!

Ella benedica il vostro vessillo e lo coroni dei candidi trofei delle vostre vittorie!

Noi di ciò la supplichiamo, mentre in nome del suo divin Figlio vi accordiamo di gran cuore la Nostra Apostolica Benedizione, per voi e per tutte quelle che si sono unite e si uniranno a voi nella vostra coraggiosa campagna.

Pio XII


1 S. Th II-II q.169 a. 1
2 S. Thomae Aquìnatis Exposit. in Isaiamn Proph. cap. III in fine
3 S. Th II-II q.169 a. 2
4 S. Th. II-II q. 26 a. 4-5
5 Ovidii Metamorph.. VI 20-21