Paenitentiam agere

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Cooperare alla divina redenzione

II.2 Oltre le penitenze che dobbiamo necessariamente affrontare per i dolori inevitabili di questa vita mortale, bisogna che i cristiani siano così generosi da offrire a Dio anche mortificazioni volontarie, ad imitazione del nostro divin Redentore, il quale, secondo l'espressione del principe degli apostoli: « Una volta per tutte morì per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, allo scopo di condurci a Dio, messo a morte nella carne, ma reso alla vita nello spirito » ( 1 Pt 3,18 ).

« Poiché, dunque, Cristo patì nella carne, armiamoci anche noi del medesimo pensiero » ( 1 Pt 4,1 ).

Siano in ciò di esempio e di incitamento anche i santi della chiesa, le cui mortificazioni inflitte al loro corpo spesso innocentissimo ci riempiono di meraviglia e quasi ci sbigottiscono.

Davanti a questi campioni della santità cristiana, come non offrire al Signore qualche privazione o pena volontaria da parte anche dei fedeli, che forse hanno tante colpe da espiare?

Esse sono tanto più gradite a Dio, in quanto non vengono dall'infermità naturale della nostra carne e del nostro spirito, ma sono spontaneamente e generosamente offerte al Signore in olocausto di soavità.

È noto infine che il concilio ecumenico tende a incrementare da parte nostra l'opera della redenzione, che nostro Signore Gesù Cristo, « offertosi di sua spontanea volontà » ( Is 53,7 ) , è venuto a portare fra gli uomini non solo con la rivelazione della sua celeste dottrina, ma anche con lo spargimento volontario del suo sangue prezioso.

Orbene, potendo ciascuno di noi affermare con san Paolo apostolo: « Godo di quel che patisco … e do compimento a quello che rimane dei patimenti di Cristo, a pro del corpo di lui, che è la chiesa » ( Col 1,24 ), dobbiamo dunque godere anche noi di poter offrire a Dio le nostre sofferenze « per l'edificazione del corpo di Cristo » ( Ef 4,12 ), che è la chiesa.

Ci dobbiamo sentire anzi quanto mai lieti e onorati di essere chiamati a questa partecipazione redentrice della povera umanità, troppo spesso deviata dalla retta via della verità e della virtù.

Molti, purtroppo, invece della mortificazione e del rinnegamento di sé imposti da Gesù Cristo a tutti i suoi seguaci con le parole: « Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua » ( Lc 9,23 ), cercano piuttosto sfrenatamente i piaceri terreni, e deturpano e infiacchiscono le energie più nobili dello spirito.

Contro questo modo di vivere sregolato, che scatena spesso le passioni più basse e porta a grave pericolo della salvezza eterna, bisogna che i cristiani reagiscano con la fortezza dei martiri e dei santi, che sempre hanno illustrato la chiesa cattolica.

In tal modo tutti potranno contribuire, secondo il loro stato particolare, alla migliore riuscita del concilio ecumenico Vaticano II, che deve appunto portare a un rifiorimento della vita cristiana.

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