Paenitentiam agere

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Invito a far penitenza per il buon esito del concilio

1° luglio 19621

Far penitenza dei propri peccati, secondo l'esplicito insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo, costituisce per l'uomo peccatore il mezzo per ottenere il perdono e per giungere alla salvezza eterna.

Appare quindi evidente quanto sia giustificato l'atteggiamento della chiesa cattolica, dispensatrice dei tesori della divina redenzione, la quale ha sempre considerato la penitenza come condizione indispensabile per il perfezionamento della vita dei suoi figli e per il suo miglior avvenire.

Per questo motivo, nella costituzione apostolica di indizione del concilio ecumenico Vaticano II, abbiamo voluto rivolgere ai fedeli l'invito a prepararsi degnamente al grande avvenimento non solo con la preghiera e con la pratica ordinaria delle virtù cristiane, ma altresì con la volontaria mortificazione.2

Approssimandosi l'apertura del concilio, Ci sembra ben naturale rinnovare con maggior insistenza la stessa esortazione, poiché il Signore, pur essendo presente nella sua chiesa « tutti i giorni fino alla fine del mondo » ( Mt 28,20 ), si renderà allora ancor più vicino alle menti e ai cuori degli uomini attraverso la persona dei suoi rappresentanti secondo la sua stessa parola: « Chi ascolta voi, ascolta me » ( Lc 10,16 ).

Il concilio ecumenico, in realtà, essendo l'adunanza dei successori degli apostoli, cui il Salvatore divino affidò il mandato di ammaestrare tutte le genti, insegnando loro a osservare tutte le cose che egli aveva comandato ( Mt 28,19-20 ), vuol significare una più alta affermazione dei diritti divini sull'umanità redenta dal sangue di Cristo, e dei doveri che avvincono gli uomini al loro Dio e Salvatore.

Orbene, se interroghiamo i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento, vediamo che ogni gesto di più solenne incontro tra Dio e l'umanità - per esprimerci con linguaggio umano - è stato sempre preceduto da un più suadente richiamo alla preghiera e alla penitenza.

Infatti Mosè non consegna al popolo ebraico le tavole della legge divina se non quando esso ha fatto penitenza per i peccati di idolatria e di ingratitudine ( Es 32,6-35; 1 Cor 10,7 ).

I profeti esortano incessantemente il popolo d'Israele a supplicare Dio con cuore contrito, per cooperare al compimento del disegno provvidenziale che accompagna tutta la storia del popolo eletto.

Commovente è fra tutte la voce del profeta Gioele, che risuona nella sacra liturgia quaresimale: « Adesso dunque, dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore nel digiuno, nelle lacrime e nei sospiri.

E squarciate i cuori vostri, e non le vostre vesti.

Tra il vestibolo e l'altare i sacerdoti ministri del Signore giungeranno, e diranno: Perdona, o Signore, perdona al tuo popolo: e non abbandonare la tua eredità all'obbrobrio di essere dominata dalle nazioni » ( Gl 2,12-13.17 ).

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1 Giovanni XXIII, Litt. enc. Paenitentiam agere quibus, adventante Concilio Ecumenico Vaticano II, invitamentum ad paenitentiam inculcatur, [ Ad venerabiles fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios, pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes ], 1 iulii 1962: AAS 54 ( 1962 ), pp. 481-491.
– Versione italiana: L'Osservatore romano, 6 luglio 1962.
Pressante invito al mondo cattolico con esortazione a più intensa preghiera e a penitenza propiziatrice di grazie sul concilio imminente.
Richiami alla penitenza nell'Antico Testamento e nell'insegnamento di Gesù e degli apostoli. Il pensiero e la prassi della chiesa come pure l'esempio dei precedenti concili.
Opportuni suggerimenti in preparazione prossima al concilio ecumenico Vaticano II: necessità della penitenza interna ed esterna; cooperare alla divina redenzione; inviti conclusivi
2 Lett. apost. Humanae salutis