Ecclesiam suam

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Il dialogo

67 La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere.

La Chiesa si fa parola;

la Chiesa si fa messaggio;

la Chiesa si fa colloquio.

68 Questo capitale aspetto della vita odierna della Chiesa sarà oggetto di speciale ed ampio studio da parte del Concilio Ecumenico, come è noto; e Noi non vogliamo entrare nell'esame concreto dei temi che tale studio si propone per lasciare ai Padri del Concilio il compito di trattarli liberamente.

Noi vogliamo soltanto invitarvi, Venerabili Fratelli, a premettere a tale studio alcune considerazioni, affinché ci siano più chiari i motivi che spingono la Chiesa al dialogo, più chiari i metodi da seguire, più chiari i fini da conseguire.

Vogliamo disporre gli animi, non trattare le cose.

69 Né possiamo fare altrimenti, nella convinzione che il dialogo debba caratterizzare il Nostro ufficio Apostolico, credi come siamo d'un tale stile, d'un tale indirizzo pastorale che Ci è tramandato dai Nostri Predecessori dell'ultimo secolo, a partire dal grande e sapiente Leone XIII, il quale, quasi impersonando la figura evangelica dello scriba sapiente …che come un padre di famiglia cava dal suo tesoro cose antiche e cose nuove, ( Mt 13,52 ) riprendeva maestosamente l'esercizio del magistero cattolico facendo oggetto del suo ricchissimo insegnamento i problemi del nostro tempo considerati alla luce della parola di Cristo. Così i suoi successori, come sapete.

70 Non ci lasciarono i Nostri Predecessori, specialmente Pio XI e Pio XII, un patrimonio magnifico e amplissimo di dottrina, concepita nell'amoroso e sapiente tentativo di congiungere il pensiero divino al pensiero umano, non astrattamente considerato, ma concretamente espresso nel linguaggio dell'uomo moderno?

E che cos'è questo apostolico tentativo se non un dialogo?

E non diede Giovanni XXIII, Nostro immediato Predecessore di venerata memoria, un'accentuazione anche più marcata al suo insegnamento nel senso di accostarlo quanto più possibile all'esperienza e alla comprensione del mondo contemporaneo?

Al Concilio stesso non s'è voluto dare, e giustamente, uno scopo pastorale, tutto rivolto all'inserimento del messaggio cristiano nella circolazione di pensiero, di parole, di cultura, di costume, di tendenze dell'umanità, quale oggi vive e si agita sulla faccia della terra?

Ancor prima di convertirlo, anzi per convertirlo, il mondo bisogna accostarlo e parlargli.

71 Per quanto riguarda l'umile Nostra persona, sebbene alieni di parlarne e desiderosi di non attirare su di essa l'altrui attenzione, non possiamo, in questa Nostra intenzionale presentazione al collegio episcopale e al popolo cristiano, tacere il Nostro proposito di perseverare, per quanto le nostre deboli forze ce lo concederanno e, soprattutto, la divina grazia Ci darà modo di farlo, nella medesima linea, nel medesimo sforzo di avvicinare il mondo, nel quale la Provvidenza Ci ha destinati a vivere, con ogni riverenza, con ogni premura, con ogni amore, per comprenderlo, per offrirgli i doni di verità e di grazia di cui Cristo Ci ha resi depositari, per comunicargli la nostra meravigliosa sorte di Redenzione e di speranza.

Sono profondamente scolpite nel Nostro spirito le parole di Cristo, di cui umilmente, ma tenacemente, ci vorremmo appropriare: Dio non mandò il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché sia salvato per mezzo di lui. ( Gv 3,17 )

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