Vita consecrata

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« Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo! »

16 Ai tre discepoli estasiati giunge l'appello del Padre a mettersi in ascolto di Cristo, a porre in Lui ogni fiducia, a farne il centro della vita.

Nella parola che viene dall'alto acquista nuova profondità l'invito col quale Gesù stesso, all'inizio della vita pubblica, li aveva chiamati alla sua sequela, strappandoli alla loro vita ordinaria e accogliendoli nella sua intimità.

È proprio da questa speciale grazia di intimità che scaturisce, nella vita consacrata, la possibilità e l'esigenza del dono totale di sé nella professione dei consigli evangelici.

Questi, prima e più che una rinuncia, sono una specifica accoglienza del mistero di Cristo, vissuta all'interno della Chiesa.

Nell'unità della vita cristiana, infatti, le varie vocazioni sono come raggi dell'unica luce di Cristo « riflessa sul volto della Chiesa ».26

I laici, in forza dell'indole secolare della loro vocazione, rispecchiano il mistero del Verbo Incarnato soprattutto in quanto esso è l'Alfa e l'Omega del mondo, fondamento e misura del valore di tutte le cose create.

I ministri sacri, da parte loro, sono immagini vive di Cristo capo e pastore, che guida il suo popolo nel tempo del « già e non ancora », in attesa della sua venuta nella gloria.

Alla vita consacrata è affidato il compito di additare il Figlio di Dio fatto uomo come il traguardo escatologico a cui tutto tende, lo splendore di fronte al quale ogni altra luce impallidisce, l'infinita bellezza che, sola, può appagare totalmente il cuore dell'uomo.

Nella vita consacrata, dunque, non si tratta solo di seguire Cristo con tutto il cuore, amandolo « più del padre e della madre, più del figlio o della figlia » ( Mt 10,37 ), come è chiesto ad ogni discepolo, ma di vivere ed esprimere ciò con l'adesione « conformativa » a Cristo dell'intera esistenza , in una tensione totalizzante che anticipa, nella misura possibile nel tempo e secondo i vari carismi, la perfezione escatologica.

Attraverso la professione dei consigli, infatti, il consacrato non solo fa di Cristo il senso della propria vita, ma si preoccupa di riprodurre in sé, per quanto possibile, « la forma di vita, che il Figlio di Dio prese quando venne nel mondo ».27

Abbracciando la verginità , egli fa suo l'amore verginale di Cristo e lo confessa al mondo quale Figlio unigenito, uno con il Padre ( Gv 10,30; Gv 14,11 ); imitando la sua povertà, lo confessa Figlio che tutto riceve dal Padre e nell'amore tutto gli restituisce ( Gv 17,7.10 ); aderendo, col sacrificio della propria libertà, al mistero della sua obbedienza filiale, lo confessa infinitamente amato ed amante, come Colui che si compiace solo della volontà del Padre ( Gv 4,34 ), al quale è perfettamente unito e dal quale in tutto dipende.

Con tale immedesimazione « conformativa » al mistero di Cristo, la vita consacrata realizza a titolo speciale quella confessio Trinitatis che caratterizza l'intera vita cristiana, riconoscendo con ammirazione la sublime bellezza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e testimoniandone con gioia l'amorevole condiscendenza verso ogni essere umano.

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26 Lumen gentium 1
27 Lumen gentium 44