Giovedì, 13 febbraio 2014

Il re e la donna

« Due icone » per una verità: peccatori sì ma corrotti no.

È da questo rischio che Papa Francesco ha messo in guardia nella messa celebrata giovedì mattina, 13 febbraio, nella cappella della Casa Santa Marta.

Indicando due figure emblematiche delle Scritture - il re Salomone e la donna che invoca l'intervento di Gesù per guarire la figlia indemoniata - il Pontefice ha voluto incoraggiare il cammino di quanti, silenziosamente, ogni giorno si mettono alla ricerca del Signore, passando dall'idolatria alla vera fede.

Le « due icone » scelte dal Papa per l'omelia sono state tratte dalla liturgia del giorno.

Nel primo libro dei Re ( 1 Re 11,4-13 ) si narra di Salomone, mentre il Vangelo di Marco ( Mc 7,24-30 ) presenta la figura della donna « di lingua greca e di origine sirofenicia » che supplica Gesù « di scacciare il demonio da sua figlia ».

Salomone e la donna, ha spiegato il Pontefice, percorrono due strade opposte e, proprio attraverso di loro, « oggi la Chiesa ci fa riflettere sul cammino dal paganesimo e dall'idolatria al Dio vivente, e sul cammino dal Dio vivente verso l'idolatria ».

Rivolgendosi a Gesù la donna, si legge nel passo evangelico, è « coraggiosa », come lo è ogni « madre disperata » che « davanti alla salute di un figlio » è pronta a fare di tutto.

« Le avevano detto che c'era un uomo buono, un profeta » - ha spiegato il Papa - e così è andata a cercare Gesù, anche se lei « non credeva nel Dio di Israele ».

Per il bene di sua figlia « non ha avuto vergogna dello sguardo degli apostoli », che « forse tra loro dicevano: ma questa pagana cosa fa qui? ».

E si è avvicinata a Gesù per supplicarlo di aiutare sua figlia posseduta da uno spirito impuro.

Ma alla sua richiesta Gesù risponde di essere « venuto prima per le pecore della casa di Israele ».

E glielo « spiega con un linguaggio duro » dicendole: « Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini ».

La donna - che « certamente non è andata all'università » ha fatto notare il Santo Padre - non ha risposto a Gesù « con la sua intelligenza ma con le sue viscere di madre, col suo amore ».

E così gli ha detto: « Anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli ».

Come per dire: « Dai queste briciole a me! ».

Colpito allora dalla sua fede « il Signore ha fatto un miracolo ».

E così lei, « tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato ».

È in sostanza la storia di una madre che « si era esposta al rischio di fare una brutta figura ma ha insistito » per amore di sua figlia.

E venendo « dal paganesimo e dall'idolatria, ha trovato la salute per sua figlia »; e per se stessa « ha trovato il Dio vivente ».

Il suo, ha spiegato il Papa, « è il cammino di una persona di buona volontà che cerca Dio e lo trova ».

Per la sua fede « il Signore la benedice ».

Ma è anche la storia di tanta gente che ancora oggi « fa questo cammino ».

E « il Signore aspetta » queste persone, mosse dallo Spirito Santo.

« Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore », proprio « perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo ».

C'è però, ha avvertito il Pontefice, « il cammino contrario », rappresentato dall'icona di Salomone, « l'uomo più saggio della terra, con un sacco di benedizioni, enormi, grandi; con l'eredità della sua patria unita, questa unione che aveva fatto suo padre Davide ».

Il re Salomone aveva « una fama universale », aveva « tutto il potere ».

Ed era anche « un credente in Dio ».

Ma perché allora ha perso la fede?

La risposta si trova nel passo biblico: « Le sue donne gli fecero deviare il cuore per seguire altri dei e il suo cuore non restò integro con il Signore, suo Dio, come il cuore di Davide, suo padre ».

A Salomone, ha detto il Papa, « piacevano le donne.

Aveva tante concubine e le prendeva di qua e di là: ognuna con il suo dio, con il suo idolo ».

Proprio « queste donne hanno indebolito il cuore di Salomone, lentamente ».

Salomone, dunque, « ha perso l'integrità » della fede.

Così quando « una donna gli chiedeva un tempio piccolo » per « il suo dio », lui lo costruiva « sul monte ».

E quando un'altra donna gli domandava l'incenso per un idolo, lui glielo comprava.

Ma così facendo « il suo cuore si è indebolito e ha perso la fede ».

A perdere la fede in questo modo, ha rimarcato il Pontefice, è « l'uomo più saggio del mondo », che si è lasciato corrompere « per un amore indiscreto, senza discrezione, per le sue passioni ».

Eppure, ha detto il Papa, si potrebbe replicare: « Ma, padre, Salomone non ha perso la fede, lui credeva in Dio, era capace di recitare la Bibbia » a memoria.

A questa obiezione però il Papa ha risposto che « avere fede non significa essere capaci di recitare il Credo: tu puoi recitare il Credo e aver perso la fede! ».

Salomone, ha proseguito il Papa, « all'inizio era peccatore come suo padre Davide.

Ma poi è andato avanti e da peccatore » è diventato « corrotto: il suo cuore era corrotto per questa idolatria ».

nche suo padre Davide « era peccatore, ma il Signore gli aveva perdonato tutti i peccati perché era umile e chiedeva perdono ».

Invece « la vanità e le sue passioni portarono » Salomone « alla corruzione ».

È infatti « proprio nel cuore dove si perde la fede ».

Il re percorre dunque « il cammino contrario a quella donna siro-fenicia: lei dall'idolatria del paganesimo è arrivata al Dio vivente », lui invece « dal Dio vivente è arrivato all'idolatria: povero uomo!

Lei era una peccatrice, sicuro, perché tutti lo siamo.

Ma lui era corrotto ».

Citando quindi un passo della Lettera agli Ebrei, il Papa ha auspicato che « nessun seme maligno cresca » nel cuore dell'uomo.

È « il seme maligno delle passioni, cresciuto nel cuore di Salomone », ad averlo « portato all'idolatria ».

Per non far sviluppare questo seme il vescovo di Roma ha indicato « il bel consiglio » suggerito dalla liturgia nell'acclamazione al Vangelo: « Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza ».

Con questa consapevolezza, ha concluso, « facciamo la strada di quella donna cananea, di quella donna pagana, accogliendo la parola di Dio che è stata piantata in noi e che ci porterà alla salvezza ».

Proprio la parola di Dio, che è « potente, ci custodisca in questa strada e non permetta che noi finiamo nella corruzione e questa ci porti all'idolatria ».