Lunedì, 7 aprile 2014

Il perdono in una carezza

« Dio perdona non con un decreto ma con una carezza ».

E con la misericordia « Gesù va anche oltre la legge e perdona accarezzando le ferite dei nostri peccati ».

A questa grande tenerezza divina Papa Francesco ha dedicato l'omelia della messa celebrata lunedì 7 aprile nella cappella della Casa Santa Marta.

« Le letture di oggi - ha spiegato il Pontefice - ci parlano dell'adulterio », che insieme alla bestemmia e all'idolatria era considerato « un peccato gravissimo nella legge di Mosè », punito « con la pena di morte » per lapidazione.

L'adulterio, infatti, « va contro l'immagine di Dio, la fedeltà di Dio », perché « il matrimonio è il simbolo, e anche una realtà umana, del rapporto fedele di Dio col suo popolo ».

Così « quando si rovina il matrimonio con un adulterio, si sporca questo rapporto tra Dio e il popolo ».

All'epoca era considerato « un peccato grave » perché « si sporcava proprio il simbolo della relazione tra Dio e il popolo, della fedeltà di Dio ».

Nel passo evangelico proposto nella liturgia ( Gv 8,1-11 ), che racconta la storia della donna adultera, « incontriamo Gesù, era seduto lì, tra tanta gente, e faceva il catechista, insegnava ».

Poi « si avvicinarono gli scribi e i farisei con una donna che portavano avanti, forse con le mani legate, possiamo immaginare ».

E così « la posero in mezzo e l'accusarono: ecco un'adultera! ».

La loro è una « accusa pubblica ».

E, racconta il Vangelo, fecero a Gesù la domanda: « Cosa dobbiamo fare con questa donna?

Tu ci parli di bontà ma Mosè ci ha detto che dobbiamo ucciderla! ».

Essi «dicevano questo - ha notato il Pontefice - per metterlo alla prova, per avere il motivo di accusarlo ».

Infatti « se Gesù diceva: sì, avanti alla lapidazione », avevano l'opportunità di dire alla gente: « Ma questo è il vostro maestro tanto buono, guarda cosa ha fatto a questa povera donna! ».

Se invece « Gesù diceva: no, poveretta, perdonarla! », ecco che potevano accusarlo « di non compiere la legge ».

Il loro unico obiettivo era « mettere proprio alla prova e tendere una trappola » a Gesù.

« A loro non importava la donna; non importavano gli adulteri ».

Anzi, « forse alcuni di loro erano adulteri ».

Da parte sua, nonostante ci fosse tanta gente intorno, « Gesù voleva rimanere solo con la donna, voleva parlare al cuore della donna: è la cosa più importante per Gesù ».

E « il popolo se n'era andato lentamente » dopo aver sentito le sue parole: « Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei ».

« Il Vangelo con una certa ironia - ha commentato il vescovo di Roma - dice che tutti se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani: si vede che nella banca del cielo avevano un bel conto corrente contro di loro! ».

Ecco allora « il momento di Gesù confessore ».

Resta « solo con la donna », che rimane « là in mezzo ».

Intanto « Gesù era chinato e scriveva col dito sulla polvere della terra.

Alcuni esegeti dicono che Gesù scriveva i peccati di questi scribi e farisei.

Forse è una immaginazione ».

Poi « si alzò e guardò » la donna, che era « piena di vergogna, e le disse: Donna, dove sono?

Nessuno ti ha condannata?

Siamo soli, tu e io.

Tu davanti a Dio.

Senza accuse, senza chiacchiere: tu e Dio ».

La donna non si proclama vittima di « una falsa accusa », non si difende affermando: « Io non ho commesso adulterio ».

No, « lei riconosce il suo peccato » e a Gesù risponde: « Nessuno, Signore, mi ha condannata ».

A sua volta Gesù le dice: « Neanche io ti condanno, va e d'ora in poi non peccare più, per non passare un brutto momento, per non passare tanta vergogna, per non offendere Dio, per non sporcare il bel rapporto tra Dio e il suo popolo ».

Dunque « Gesù perdona.

Ma qui c'è qualcosa di più del perdono.

Perché come confessore Gesù va oltre la legge ».

Infatti « la legge diceva che lei doveva essere punita ».

Oltretutto Gesù « era puro e poteva gettare per primo la pietra ».

Ma egli « va oltre. Non le dice: non è peccato l'adulterio.

Ma non la condanna con la legge ».

Proprio « questo è il mistero della misericordia di Gesù ».

Così « Gesù per fare misericordia » va oltre « la legge che comandava la lapidazione ».

Tanto che dice alla donna di andare in pace.

« La misericordia - ha spiegato il Papa - è qualcosa di difficile da capire: non cancella i peccati », perché a cancellare i peccati « è il perdono di Dio ».

Ma « la misericordia è il modo come perdona Dio ».

Perché « Gesù poteva dire: ma io ti perdono, vai!

Come ha detto a quel paralitico: i tuoi peccati sono perdonati! ».

In questa situazione « Gesù va oltre » e consiglia alla donna « di non peccare più ».

E « qui si vede l'atteggiamento misericordioso di Gesù: difende il peccatore dai nemici, difende il peccatore da una condanna giusta ».

Questo, ha aggiunto il Pontefice, « vale anche per noi ».

E ha affermato: « Quanti di noi forse meriterebbero una condanna!

E sarebbe anche giusta. Ma lui perdona! ».

Come? « Con questa misericordia » che « non cancella il peccato: è il perdono di Dio che lo cancella », mentre « la misericordia va oltre ».

È « come il cielo: noi guardiamo il cielo, tante stelle, ma quando viene il sole al mattino, con tanta luce, le stelle non si vedono ».

E « così è la misericordia di Dio: una grande luce di amore, di tenerezza ».

Perché « Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza ».

Lo fa « carezzando le nostre ferite di peccato perché lui è coinvolto nel perdono, è coinvolto nella nostra salvezza ».

Con questo stile, ha concluso Papa Francesco, « Gesù fa il confessore ».

Non umilia la donna adultera, « non le dice: cosa hai fatto, quando l'hai fatto, come l'hai fatto e con chi l'hai fatto! ».

Le dice invece « di andare e di non peccare più: è grande la misericordia di Dio, è grande la misericordia di Gesù: perdonarci accarezzandoci ».