Giovedì, 18 ottobre 2018

È con una preghiera per il cardinale Ernest Simoni, nel giorno del suo novantesimo compleanno, che Papa Francesco ha iniziato la celebrazione della messa a Santa Marta, giovedì mattina 18 ottobre.

Il cardinale albanese - arrestato la notte di Natale del 1963 e liberato soltanto nel 1990, dopo una vita ai lavori forzati - era accompagnato dal cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori.

E proprio al cardinale Simoni il Pontefice si è rivolto durante l'omelia ricordando la persecuzione di cui è stato vittima proprio perché cristiano.

Ma le persecuzioni, ha affermato con forza il Papa, avvengono ancora oggi e anche al sinodo dei vescovi sono state presentate testimonianze eroiche di giovani fedeli al Vangelo fino al martirio.

Francesco, all'inizio dell'omelia, ha fatto subito notare come « nell'orazione colletta abbiamo visto che il Signore per mezzo di san Luca » di cui oggi si celebra la festa « ha voluto rivelare la sua predilezione per i poveri ».

E questo « lo sappiamo grazie agli scritti di san Luca: il suo Vangelo e gli Atti degli apostoli ».

Proprio il passo del Vangelo di Luca ( Lc 10,1-9 ), proposto oggi dalla liturgia, fa presente che « quando il Signore invia i suoi settantadue discepoli, li invia "in povertà", dà loro consigli di povertà ».

È « la povertà del discepolo: la strada del discepolo, il Signore vuole che sia povera ».

Se il discepolo è attaccato ai soldi, alle ricchezze, « non è un vero discepolo » ha rilanciato il Pontefice.

Suggerendo che « ci sono tre maniere, tre modi di vivere la povertà nella vita dei discepoli, diverse povertà, tre tappe - possiamo dire - di diverse povertà ».

« La prima povertà è: distaccato dai soldi, dalle ricchezze ».

Inviando i discepoli, Gesù raccomanda loro di non portare « borsa né sacca né sandali » e dice: « Andate con il minimo a predicare ».

E, ha aggiunto il Papa, « se nel lavoro apostolico ci vogliono strutture o organizzazioni che sembrano essere un segno di ricchezza, usatele bene ».

Ma sempre « distaccati ».

Ci vuole, insomma, « il cuore povero ».

Infatti « la condizione per incominciare la strada del discepolato è la povertà ».

A questo proposito Francesco ha invitato a pensare « a quel giovane, tanto bravo, al punto di commuovere il cuore di Gesù ».

Quel giovane « non è stato capace di seguirlo perché aveva tante ricchezze e il cuore attaccato alle ricchezze ».

Invece, ha affermato il Pontefice, « se tu vuoi seguire il Signore, scegli la strada della povertà » e se si hanno ricchezze, è perché « il Signore te le ha date per servire gli altri ».

Ma « il tuo cuore » deve esserne « distaccato ».

Oltretutto, ha insistito il Papa, « il discepolo non deve avere paura della povertà, anzi dev'essere povero: questa è una delle diverse forme di povertà che il Signore chiede ai suoi discepoli ».

Poi, ha detto Francesco proseguendo nella sua meditazione, « c'è un'altra forma di povertà » che possiamo riconoscere nelle parole stesse di Gesù: « Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi ».

È « la povertà delle persecuzioni, i discepoli del Signore perseguitati per il Vangelo: anche oggi ce ne sono tanti, calunniati ».

A questo proposito, ha confidato il Papa, « ieri, nell'aula del Sinodo, un vescovo di uno di questi Paesi dove c'è persecuzione ha raccontato di un ragazzo cattolico preso da un gruppo di ragazzi che odiavano la Chiesa, fondamentalisti; è stato picchiato e poi buttato in una cisterna e buttavano il fango e alla fine, quando il fango era arrivato al collo » gli intimavano « di' per l'ultima volta: tu rinunci a Gesù Cristo? ».

E lui: « No! ».

Così « hanno buttato una pietra e l'hanno ammazzato ».

E « l'abbiamo sentito tutti, questo non è accaduto dei primi secoli: questo è accaduto due mesi addietro! ».

Ed « è un esempio » ha affermato Francesco: « Ma quanti cristiani oggi soffrono le persecuzioni fisiche: "Questo ha bestemmiato! Alla forca!".

È così.

Le persecuzioni che durano tanto tempo e il nostro novantenne fratello potrà raccontarci tante cose », ha aggiunto il Papa riferendosi proprio al cardinale Simoni.

« Ma ci sono altre persecuzioni », ha proseguito il Pontefice.

A cominciare dalla « persecuzione della calunnia, delle dicerie e il cristiano sta zitto, tollera questa "povertà" ».

Sì, ha aggiunto, « alle volte è necessario difendersi per non dare scandalo ».

Ci sono « le piccole persecuzioni nel quartiere, nella parrocchia: piccole, ma sono la prova di una povertà ».

Ed « è il secondo modo di povertà che ci chiede il Signore: il primo è lasciare le ricchezze, non essere con il cuore attaccato alle ricchezze; il secondo, ricevere umilmente le persecuzioni, tollerare le persecuzioni.

Questa è una povertà ».

Francesco ha quindi spiegato che c'è anche « un terzo modo » e a suggerirlo è la prima lettura della liturgia di oggi, tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo ( 2 Tm 4,10-17 ).

Si tratta, ha spiegato, della « povertà della solitudine, dell'abbandono: quando il discepolo, che è uscito con tanta forza a predicare il Signore, anche ha tollerato le persecuzioni, alla fine della vita si sente abbandonato: abbandonato da tutti ».

E « questo brano di Paolo, del grande Paolo che non aveva paura di nulla, è un esempio di questa povertà ».

Tanto che, ha affermato il Pontefice, Paolo « scrive a suo figlio - figlio dell'anima - Timoteo, vescovo: "Figlio mio, Dema mi ha abbandonato; Crescente è andato in Galazia.

Tito in Dalmazia.

Solo Luca è con me.

Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: si è accanito contro la nostra predicazione.

Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito - il grande Paolo solo, davanti ai giudici pagani - tutti mi hanno abbandonato.

Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza ».

« L'abbandono del discepolo: quel ragazzo di diciassette, diciotto, venti anni - ha affermato Francesco - che con tanto entusiasmo lascia le ricchezze per seguire Gesù; quella ragazza che fa lo stesso e poi con fortezza e fedeltà tollera calunnie, persecuzioni quotidiane, gelosie, anche, le piccole o le grandi persecuzioni, alla fine il Signore può chiederle questo: quella solitudine della fine ».

« Io penso all'uomo più grande dell'umanità, e questa qualifica viene dalla bocca di Gesù: Giovanni Battista: l'uomo più grande nato da donna » ha detto il Papa.

Giovanni era un « grande predicatore: la gente andava da lui a farsi battezzare.

Come è finito?

Solo, nel carcere.

Pensate, voi, cosa è una cella e cosa erano le celle di quel tempo, perché se queste di adesso sono così, pensate a quelle di allora ».

E Giovanni è finito « solo, dimenticato, sgozzato per la debolezza di un re, l'odio di un'adultera e il capriccio di una ragazza: così finì l'uomo più grande della storia ».

Ma « senza andare così lontano - ha proseguito - tante volte nelle case di riposo, dove ci sono i sacerdoti o le suore che hanno speso la loro vita nella predicazione, si sentono soli o sole, solo con il Signore: nessuno li ricorda ».

E « questa terza maniera di povertà l'ha promessa Gesù allo stesso Pietro: quando eri ragazzo, tu andavi dove volevi; quando sarai vecchio, ti porteranno dove tu non vuoi ».

« La povertà come strada del discepolo » ha riaffermato il Pontefice.

Sì, « il discepolo povero, perché la sua ricchezza è Gesù.

Povero, perché non è attaccato alle ricchezze: primo passo.

Povero, perché è paziente davanti alle persecuzioni piccole o grandi: secondo passo.

Povero, perché entra in questo stato d'animo alla fine della vita che ci ricorda quello di san Paolo: abbandonato ».

E « lo stesso cammino di Gesù che finisce con quella preghiera al Padre: "Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?" ».

« Che questa rivelazione sulla predilezione del Signore per la povertà - ha concluso Francesco - ci aiuti ad andare avanti e a pregare per i discepoli, per tutti i discepoli, siano preti, suore, vescovi, papi, laici: tutti.

Perché sappiano percorrere la strada della povertà come il Signore vuole ».