Giovedì, 4 aprile 2019

A braccio di ferro con Dio

Pregare sul serio significa fare persino a « braccio di ferro » con Dio o anche « balbettare »: l'importate è che non si faccia come i pappagalli cavandosela con due paroline « da niente ».

E « ce la metto tutta » è l'espressione scelta da Papa Francesco per indicare l'atteggiamento giusto nella preghiera, così come in ogni altro aspetto della vita, « perché per pregare ci vuole coraggio ».

È il suggerimento che il Pontefice ha proposto nella messa di giovedì mattina 4 aprile, a Santa Marta.

Alla celebrazione era presente, in forma privata, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.

« Durante la Quaresima, ci prepariamo alla Pasqua con tre opere: la preghiera, il digiuno e la carità » ha subito affermato il Pontefice.

« Oggi nella prima lettura - ha fatto presente riferendosi al passo del libro dell'Esodo ( Es 32,7-14 ) - la Chiesa ci parla della preghiera e specialmente della preghiera di intercessione: cioè l'intercessione di Mosè.

Il Signore, possiamo dire, si è arrabbiato: "Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori" così dice Dio a proposito del popolo che si era fatto un vitello d'oro ».

E « Mosè, che vuole salvare il popolo, perché si sente uno di loro, incomincia a pregare, cioè a convincere il Signore di non punirli ».

È « la preghiera di intercessione, ma con la persuasione e gli parla come un maestro al discepolo: "Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto?

Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra?

Desisti Signore dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo" ».

Dunque Mosè, ha spiegato il Papa, « incomincia a persuadere Dio, con una mitezza, ma anche fermezza: "Ricordati Signore di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato" ».

E « così ricorda a Dio le sue promesse, come se dicesse "ma, Signore, non fare brutta figura, tu hai fatto tutto questo".

È una preghiera di intercessione ».

« Il Signore, quando dice a Mosè della sua ira, gli fa una promessa: "Di te invece farò una grande nazione".

Ma Mosè: "No, o con il popolo o niente.

Se tu fai perire questo popolo, cancella anche me" ».

E questa è, ha detto Francesco, « l'intercessione con la persuasione.

È un modo di intercedere.

E nella Bibbia ci sono parecchi, parecchi, passi di intercessione: un altro, per esempio, è quello di Abramo, quando il Signore dice ad Abramo che distruggerà Sodoma.

E Abramo, un uomo che aveva lottato nella vita, che anche aveva un nipote che ci abitava, voleva salvarla.

E non lo fa con la persuasione, lo fa con il mercanteggiamento, come fa una donna sul prezzo, quando va a comprare al mercato: negozia.

Dice: "Ma Signore, aspetta un po' …

Ma, se fossero 40 giusti, se sono 40, io non distruggerò".

Poi, fa il conto e vede che non ci saranno.

"Ma scusami Signore, e se fossero 30?". "Non distruggerò".

"E se 20, se …"

Alla fine, si rende conto che solo la famiglia di suo nipote è giusta.

È un altro modo di intercedere: negoziare con il Signore.

Così fa Abramo, la sua preghiera ».

« Nella Bibbia ci sono tanti casi - ha proseguito Francesco - ma pensiamo ad un altro modo di intercedere: pensiamo ad Anna, la mamma di Samuele che, in silenzio, in silenzio, balbetta a bassa voce, muove le labbra, e sta lì, pregando, pregando, pregando, balbettando davanti al Signore, al punto che il sacerdote è lì che la guardava da vicino, e pensava fosse ubriaca.

Lei sta chiedendo al Signore un figlio: l'angoscia di una donna; ma lì, intercede, davanti a Dio.

Poi c'è un'altra signora, coraggiosa pure, nel Vangelo, la Cananea, che non usa la persuasione, non usa il mercanteggiamento, non usa l'insistenza silenziosa.

Quando Gesù le dice: "Non posso, perché io sono per coloro del popolo di Israele.

Io non posso dare il pane ai cagnolini".

Questa non si spaventa: "Ma anche i cagnolini mangiano le briciole del pane che cadono a terra".

E ottiene quello che vuole ».

Il Pontefice ha rilanciato ricordando, dunque, che « ci sono nella Bibbia tanti esempi di preghiera di intercessione, con altrettante modalità.

È vero, ci vuole coraggio per pregare così, perché nella preghiera si deve avere coraggio.

Quella parresia, quel coraggio di parlare a Dio faccia a faccia.

E delle volte, quando uno vede come questa gente lotta con il Signore per avere qualcosa, uno pensa che lo fanno come se facessero il braccio di ferro con Dio, e così per arrivare a quello che chiedono: perché sono convinti, hanno fede che il Signore può dare la grazia ».

« Ci vuole tanto coraggio per pregare così - ha insistito il Papa - e noi invece siamo tiepidi tante volte.

Qualcuno ci dice: "Ma prega perché ho questo problema, quell'altro …"

Sì, sì, dico due "Padre Nostro", due "Ave Maria", e mi dimentico …

No, la preghiera del pappagallo non va.

La vera preghiera è questa: con il Signore.

E quando io devo intercedere, devo farlo così, con coraggio ».

« La gente, nel parlato comune, usa un'espressione che a me dice tanto, quando vuole arrivare a qualcosa: "Ce la metto tutta" » ha affermato il Pontefice.

« Nella preghiera di intercessione questo vale pure: "Ce la metto tutta".

Il coraggio di andare avanti.

Ma forse può venire il dubbio: "Ma io faccio questo, ma come so che il Signore mi ascolta?"

Noi abbiamo una sicurezza: Gesù.

Lui è il grande intercessore.

Lui è asceso al Cielo, è davanti al Padre ad intercedere per noi.

Lui fa la preghiera di intercessione continuamente.

Prima della Passione, lo aveva detto a Pietro: "Pietro, Pietro, io pregherò per te, perché la tua fede non venga meno".

Quella intercessione di Gesù: Gesù prega per noi, in questo momento.

E quando io prego, sia con la persuasione, sia con la negoziazione, sia balbettando, sia discutendo con il Signore, ma è Lui che prende la mia preghiera e la presenta al Padre ».

« Gesù non ha bisogno di parlare davanti al Padre: gli fa vedere le sue piaghe » ha rilanciato il Pontefice.

« Il Padre vede le piaghe e concede la grazia.

Quando noi preghiamo, pensiamo che lo facciamo con Gesù.

Quando facciamo la preghiera di intercessione coraggiosa, lo facciamo con Gesù: Gesù è il nostro coraggio, Gesù è la nostra sicurezza, che in questo momento intercede per noi ».

« Che il Signore ci dia la grazia di intraprendere questo cammino, di imparare ad intercedere » ha auspicato il Papa.

E « quando qualcuno ci chiede di pregare, non farlo con due preghierine da niente, no: farlo sul serio, nella presenza di Gesù, con Gesù, che intercede per tutti noi davanti al Padre ».