Studio dei Padri della Chiesa

III - Come studiare i Padri

48. Dalle precedenti riflessioni sulla situazione attuale e sulle ragioni più profonde degli studi patristici sorge spontaneamente la domanda circa la loro natura, i loro obiettivi ed il metodo da seguire per promuoverne la qualità.

Sia per i docenti che per gli studenti si pongono a tale riguardo numerosi compiti, che hanno bisogno di essere maggiormente chiariti ed esplicitati, perché possa essere compiuta un'opera formativa solida e rispondente alle istanze dell'auspicato rinnovamento promosso in base alle direttive del Concilio Vaticano II.

1. La natura degli studi patristici ed i loro obiettivi

49. a) È molto importante che questo settore di studi ecclesiastici venga chiaramente delimitato in conformità con la sua natura e le sue finalità ed inserito organicamente nel contesto delle discipline teologiche.

Esso si articola in due sfere intercomunicanti, che si interessano del medesimo oggetto sotto aspetti diversi: da una parte la Patristica, che si occupa del pensiero teologico dei Padri, e dall'altra la Patrologia, che ha per oggetto la vita e gli scritti dei medesimi.

Mentre la prima è di carattere propriamente dottrinale ed ha molti rapporti con la dogmatica ( ma anche con la teologia morale, e la teologia spirituale, la Sacra Scrittura e la Liturgia ), la seconda si muove piuttosto al livello dell'indagine storica e dell'informazione biografica e letteraria, ed ha una naturale connessione con la Storia della Chiesa antica.

Per il loro carattere teologico, la Patristica e la Patrologia si distinguono dalla Letteratura cristiana antica, disciplina non teologica e si può dire, letteraria, che studia gli aspetti stilistici e filologici degli scrittori cristiani antichi.

50. b) Nell'affrontare gli studi patristici bisogna rendersi conto prima di tutto dell'autonomia della Patristica-Patrologia, come disciplina a sé, con il suo metodo, nell'ambito del corpus di discipline, che è oggetto dell'insegnamento teologico.

La sua autonomia, come settore della teologia, nel quale si applicano rigorosamente i principi del metodo storico-critico, è un elemento acquisito e, come tale, deve essere percepito dallo studente.

51. c) In particolare, dalla Patrologia si attende che presenti una buona panoramica dei Padri e delle loro opere, con le loro caratteristiche individuali, situando nel contesto storico la loro attività letteraria e pastorale.

Dato il suo carattere informativo storico, nulla impedisce che essa possa avvalersi della collaborazione del professore di Storia ecclesiastica, quando ciò viene richiesto dalle esigenze di una migliore economia del tempo disponibile o dalla scarsità di personale docente.

All'occorrenza, si può anche riservare un maggiore spazio allo studio privato degli alunni, rimandandoli alla consultazione di buoni manuali, di dizionari e di altri sussidi bibliografici.

52. d) La Patristica dal canto suo, per assolvere in modo soddisfacente i suoi compiti, deve figurare come disciplina a sé, coltivando una stretta collaborazione con la dogmatica.

Infatti, entrambe le discipline sono chiamate dal Decreto « Optatam totius » ( n. 16 ) ad aiutarsi e ad arricchirsi vicendevolmente, a condizione però che rimangano autonome e fedeli ai loro specifici metodi.

Il dogma svolge soprattutto un servizio di unità.

Come a tutte le discipline teologiche anche alla patristica esso offre la prospettiva unificante della fede, aiutandola a sistematizzare i risultati parziali ed indicando la strada alle ricerche e all'attività didattica dell'insegnante.

Il servizio della patristica alla dogmatica consiste nel delineare e precisare l'opera di mediazione della rivelazione di Dio svolta dai Padri nella Chiesa e nel mondo del loro tempo.

Si tratta di descrivere, con pieno rispetto della specificità del metodo storicocritico, il quadro della teologia e della vita cristiana dell'epoca patristica nella sua realtà storica.

Per questa ragione l'insegnamento della Patristica, come si esprime il documento su « La formazione teologica dei futuri sacerdoti », deve tendere, tra l'altro, « a dare il senso sia della continuità del discorso teologico, che risponde ai dati fondamentali, sia della sua relatività, che corrisponde agli aspetti e alle applicazioni particolari » ( n. 87 ).

2. Il metodo

53. a) Lo studio della Patrologia e della Patristica, nella sua prima fase informativa, suppone il ricorso ai manuali e ad altri sussidi bibliografici, ma quando passa a trattare i delicati e complessi problemi della teologia patristica, nessuno di tali sussidi può sostituire il ricorso diretto ai testi dei Padri.

È infatti attraverso il contatto diretto del docente e dello studente con le fonti che la Patristica deve essere insegnata ed appresa soprattutto a livello accademico e nei corsi speciali.

Tuttavia, date le difficoltà in cui spesso s'imbattono gli studenti, sarà bene mettere a loro disposizione testi bilingui delle edizioni note per la loro serietà scientifica.

54. b) Lo studio scientifico dei testi va affrontato con il metodo storico-critico, in modo analogo come lo si applica nelle scienze bibliche.

È però necessario che nell'uso di tale metodo siano indicati anche i suoi limiti e che esso sia integrato, con prudenza, dai metodi della moderna analisi letteraria e dell'ermeneutica, con un'adeguata «manuductio» dello studente a capirli, a valutarli e a servirsene. Trattandosi di una disciplina teologica, che in tutte le sue fasi procede « ad lumen fidei », la libertà di ricerca non deve ridurre il suo oggetto di indagine entro la sfera della pura filologia o della critica storica.

Infatti, la teologia positiva deve riconoscere, come primo presupposto, il carattere soprannaturale del suo oggetto e la necessità di fare riferimento al Magistero.

Gli studenti devono pertanto diventare consapevoli che il rigore del metodo, indispensabile per la validità oggettiva di ogni ricerca patristica, non esclude una preventivata direzione di marcia né impedisce una partecipazione attiva del ricercatore credente che, conformemente al suo « sensus fidei », si colloca e procede in un clima di fede.

55. c) La purezza del metodo suddetto richiede inoltre che sia il ricercatore sia lo studente siano liberi da pregiudizi e preconcetti, che nel campo della patristica si manifestano di solito in due tendenze: quella di legarsi materialmente agli scritti dei Padri, disprezzando la tradizione viva della Chiesa e considerando la Chiesa postpatristica fino ad oggi in progressiva decadenza; e quella di strumentalizzare il dato storico in una attualizzazione arbitraria, che non tiene conto del legittimo progresso e dell'oggettività della situazione.

56. d) Motivi scientifici ed anche pratici, come per es. un impiego più razionale di tempo, suggeriscono la convenienza della collaborazione tra le discipline interessate più direttamente ai Padri.

Il contatto interdisciplinare ha il suo locus primario nella dogmatica, dove si opera la sintesi, ma possono beneficiarne anche altre numerose discipline ( teologia morale, teologia spirituale, liturgia e, in modo particolare, Sacra Scrittura ) che hanno bisogno di arricchirsi e di rinnovarsi mediante il ricorso alle fonti patristiche.

I modi concreti di tale collaborazione varieranno secondo le circostanze; altre possibilità ed esigenze si hanno a tale riguardo a livello dei corsi istituzionali ed altre nei corsi accademici di specializzazione.

3. Esposizione della materia

57. a) La materia, oggetto del corso di Patristica-Patrologia, è quella codificata dalla prassi scolastica e trattata dai classici libri di testo: la vita, gli scritti e la dottrina dei Padri e degli scrittori ecclesiastici dell'antichità cristiana; o, in altre parole, il profilo biografico dei Padri e l'esposizione letteraria, storica e dottrinale dei loro scritti.

La vastità della materia impone però a tale riguardo la necessità di limitarne l'ampiezza, ricorrendo a certe scelte.

58. b) Il docente dovrà innanzitutto trasmettere agli alunni l'amore dei Padri e non solo la conoscenza.

Per fare questo non sarà tanto necessario insistere nelle notizie bio-bibliografiche, quanto nel contatto con le fonti.

A questo scopo si dovrà operare una scelta tra i diversi modi di presentare la materia, che sostanzialmente sono i quattro seguenti:

1. Quello analitico che comporta lo studio dei singoli Padri: modo, questo, pressoché impossibile, dato il numero di essi e il tempo necessariamente ristretto riservato a questo insegnamento;

2. quello panoramico, che si propone di dare uno sguardo generale sull'epoca patristica ed i suoi rappresentanti: molto utile per una introduzione iniziale, ma non per un contatto con le fonti ed un approfondimento di esse;

3. quello monografico che insiste su qualcuno dei Padri tra i più rappresentativi, particolarmente adatto per insegnare in concreto il metodo di avvicinarli e di approfondirne il pensiero;

4. finalmente quello tematico che prende in esame qualche argomento fondamentale e ne segue lo sviluppo attraverso le opere patristiche.

59. c) Fatta questa prima scelta occorrerà farne un'altra, quella dei testi da leggere, esaminare, spiegare.

È preferibile che la scelta cada in un primo tempo su testi che trattano prevalentemente questioni teologiche, spirituali o pastorali o catechetiche o sociali, che sono, in genere, i più attraenti e i più facili, lasciando quelli dottrinali che sono più difficili, per un secondo momento.

Essi saranno studiati accuratamente nell'incontro continuo tra docente e studente, nelle lezioni, nei colloqui, nei seminari, nelle informazioni.

Nascerà cosi quella familiarità con i Padri che è il frutto migliore dell'insegnamento.

Il vero coronamento dell'opera formativa si raggiunge però soltanto se lo studente arriva a farsi qualche amico tra i Padri e ad assimilarne lo spirito.

60. d) Gli studi patristici non possono fare a meno di una solida conoscenza della storia della Chiesa che rende possibile una visione unitaria dei problemi, degli avvenimenti, delle esperienze, delle acquisizioni dottrinali, spirituali, pastorali e sociali nelle varie epoche.

In tal modo ci si rende conto del fatto che il pensiero cristiano, se comincia con i Padri, non finisce con loro.

Ne segue che lo studio della patristica e della patrologia non può prescindere dalla tradizione posteriore, compresa quella scolastica, in particolare per ciò che riguarda la presenza dei Padri in questa tradizione.

Solo in questo modo si può vedere l'unità e lo sviluppo che vi è in essa ed anche comprendere il senso del ricorso al passato.

Esso infatti apparirà non come un inutile archeologismo, ma come uno studio creativo che ci aiuta a conoscere meglio i nostri tempi ed a preparare il futuro.

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