L'interpretazione dei dogmi

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Presentazione

1. Come si pone il problema

Se per l'uomo l'interpretazione del proprio essere, della storia e del mondo ha sempre costituito un problema importante, nella nostra epoca ci troviamo di fronte a una nuova dimensione dell'interpretazione, vale a dire quella del circolo ermeneutico: l'uomo concreto che siamo non ha mai a che fare con una oggettività pura; il reale esiste sempre in un certo contesto storico e culturale.

Ora, il problema dei rapporti tra il soggetto e l'oggetto è studiato dall'ermeneutica, la quale, sia quella positivista sia quella antropocentrica, rischia di passare da un misconoscimento della soggettività umana a un soggettivismo spinto.

Alcune correnti della teologia contemporanea che s'inseriscono all'interno del movimento ermeneutico concentrano la loro attenzione sul problema del senso dei dogmi, trascurando però la questione della loro verità immutabile.

Così la teologia della liberazione e la teologia femminista radicale pongono l'interpretazione della fede sul piano dei fattori socioeconomici e culturali; di conseguenza, il progresso sociale e l'emancipazione della donna diventano i criteri che decidono il senso dei dogmi.

L'importanza e l'attualità del problema dell'ermeneutica ha indotto la Commissione Teologica Internazionale a studiarla per porre in evidenza i dati centrali dell'interpretazione dei dogmi, come la teologia cattolica la concepisce.

2. Il lavoro della Commissione Teologica Internazionale

Come era avvenuto per certe tematiche esaminate dalla Commissione Teologica Internazionale nei quinquenni precedenti, il problema dell'interpretazione dei dogmi è stato posto alla Commissione da varie istanze all'inizio del quarto quinquennio.

Il prof. Walter Kasper, allora docente presso l'Università di Tubingen, venne designato quale presidente della sottocommissione incaricata di studiare il problema e di preparare i dibattiti di una futura sessione plenaria.

D'intesa con il Card. Ratzinger, presidente della Commissione Teologica Internazionale, il prof. Kasper ha dunque formato tale sottocommissione, ogni membro della quale doveva elaborare una comunicazione su un determinato punto del problema.

Egli stesso ha steso lo studio dal titolo: « Che cosa è un dogma? Riflessioni storiche e sistematiche », e poi le redazioni successive dello schema diventato il documento che pubblichiamo oggi.

Le altre relazioni preparatorie della sottocommissione trattano i seguenti argomenti:

« L'interpretazione dei dogmi secondo il Magistero della Chiesa, da Trento al Vaticano II » ( prof. Jan Ambaum );

« Lo stato della questione dell'interpretazione dei dogmi » ( prof. Giuseppe Colombo );

« Il dogma nella Tradizione e la comunione della Chiesa » ( prof. Jean Corbon );

« Tesi di un esegeta del Nuovo Testamento sulla corretta interpretazione dei dogmi » ( prof. Joachim Gnilka );

« L'ermeneutica moderna, la sua portata filosofica e le sue ripercussioni teologiche » ( prof. André-Jean Léonard );

« Problematica attuale dell'interpretazione legittima del dogma » ( prof. Stanislaw Nagy );

« Ermeneutica della fede nella teologia della liberazione » ( prof. Henrique de Noronha Galvâo );

« L'unità e la pluralità della fede » ( prof. Cari Peter );

« Dogma e vita spirituale » ( prof. Christoph von Schönborn );

« Dogma e inculturazione » ( prof. Felix Wilfred ).

Durante la sessione plenaria del 1988, ogni membro della sottocommissione ha presentato la propria comunicazione e le discussioni hanno avuto luogo per un'intera settimana.

Partendo dai dibattiti e dalle proposte consegnate per iscritto, il prof. Kasper, assistito dalla sottocommissione, ha elaborato un progetto di testo, che fu riveduto in varie riprese, e infine ampiamente approvato dalla Commissione in forma specifica nella sessione plenaria dell'ottobre 1989.

3. Le linee fondamentali del documento

Nella prima parte il testo sottolinea l'importanza della storia, cioè della Tradizione, per la comprensione del dogma.

Nel mondo occidentale di oggi, siamo giunti a una rivalutazione del presente al punto da considerare il passato come un'alienazione.

Una certa ermeneutica cerca di superare la distanza che ci separa dal passato, e si presenta sotto varie forme, spesso riduttive.

Occorre superarle per giungere a un'ermeneutica metafisica, che si fonda sul fatto che la verità si manifesta in e attraverso l'intelligenza umana.

Qual è allora il rapporto tra verità e storia?

Nonostante tutte le determinazioni della nostra intelligenza, noi pensiamo che esista una verità assoluta.

Esistono verità universali che conservano sempre il loro valore.

Nei confronti del problema teologico dell'interpretazione, la Chiesa parte dal presupposto che la verità rivelata da lei insegnata è universalmente valida e immutabile nella sua sostanza.

Tuttavia, sorgono difficoltà quando si tratta di trasmettere i dogmi agli uomini che vivono nell'ambito di altre culture, ad esempio la cultura africana o asiatica.

Come « interpretare » allora la fede?

Alcuni danno risposte radicali: occorre interpretare la fede nella cornice del marxismo; o ancora una certa idea dell'emancipazione diventa la chiave di lettura della Bibbia.

La seconda parte del documento mostra come la Chiesa, ricolma di Spirito Santo, testimonia la Rivelazione.

La storia dei dogmi pone in luce il processo ininterrotto della Tradizione.

Il testo richiama quindi le dichiarazioni del Magistero relative all'interpretazione dei dogmi ( Trento, Vaticano I, Pio X, Pio XII, Paolo VI ), per soffermarsi più a lungo sulla dottrina del Vaticano II.

Viene sottolineata l'importanza delle note teologiche.

Vi è pure la pratica del Magistero il quale, di fronte a nuovi sviluppi, interpreta certe posizioni precedenti ( ad esempio, quella relativa alla libertà religiosa ).

Nel presentare una riflessione sistematica sul dogma all'interno della Paradosis, il documento spiega come la Tradizione dia un più profondo significato alle parole e alle immagini del linguaggio umano, quando se ne serve per esprimere la fede.

Nel corso della storia, la Chiesa non aggiunge nulla di nuovo al Vangelo, ma annuncia Cristo in una maniera nuova.

In tale evangelizzazione il posto dei dogmi, come pure il loro significato teologico, vanno intesi in tale senso.

L'uso e l'interpretazione della Sacra Scrittura vengono esaminati nella terza sezione del testo intitolato: « Criteri d'interpretazione ».

Il documento sottolinea l'unità della Sacra Scrittura, della Tradizione e della comunione della Chiesa per mantenere un'interpretazione dei dogmi all'interno della Chiesa.

La necessità di un'interpretazione attuale oggi è fuori dubbio.

Si tratta di porne in rilievo i principi direttivi.

Il documento sottolinea il valore permanente delle formule dogmatiche, ma offrendo suggerimenti per il rinnovamento della loro interpretazione.

I criteri per giudicare lo sviluppo dei dogmi, proposti da J.H. Newman, possono essere di aiuto.

A questo punto, il documento richiama opportunamente la funzione del Magistero della Chiesa, al quale l'interpretazione autentica della Parola di Dio è stata affidata.

Infatti, la posta in gioco di ogni interpretazione valida è che tutti gli uomini abbiano la vita eterna.

Mons. Philippe Delhaye
Segretario generale emerito
Commissione Teologica Internazionale

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