Aetatis novae

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IV - Priorità pastorali e mezzi per rispondervi

A. Difesa delle culture umane

16. Data la situazione che esiste in numerosi luoghi, la sensibilità per i diritti e per gli interessi degli individui può spesso indurre la Chiesa a favorire altri mezzi di comunicazione.

Nel campo dell'evangelizzazione e della catechesi, la Chiesa dovrà spesso prendere delle misure miranti a preservare ed a favorire i "media popolari" ed altre forme tradizionali di espressione, riconoscendo che, in certe società, possono essere più efficaci per la diffusione del Vangelo che non i media più recenti, perché rendono possibile una maggiore partecipazione personale e possono toccare livelli più profondi di sensibilità umana e di motivazione.

L'onnipresenza dei massmedia nel mondo contemporaneo non diminuisce in nulla l'importanza di altri media che permettono alle persone di impegnarsi e di avere una parte attiva nella produzione ed anche nella concezione della comunicazione.

I media popolari e tradizionali, infatti, non rappresentano soltanto un importante crocevia d'espressione della cultura locale, ma permettono anche di sviluppare competenza nella creazione e nella utilizzazione attiva dei media.

Allo stesso modo consideriamo positivamente il desiderio di numerosi popoli e gruppi umani di disporre di sistemi di comunicazione e di informazione più giusti e più equi, per garantirsi dalla dominazione, o dalla manipolazione, sia da parte dello straniero che dai propri compatrioti.

I Paesi in via di sviluppo hanno questo timore di fronte ai Paesi sviluppati; così come vivono la stessa preoccupazione le minoranze di certe nazioni sviluppate o in via di sviluppo.

Qualunque sia la situazione, i cittadini debbono poter avere una parte attiva, autonoma e responsabile nei processi di comunicazione, poiché essi influenzano in molti modi le loro condizioni di vita.

B. Sviluppo e promozione dei mezzi di comunicazione della Chiesa

17. Pur continuando ad impegnarsi in diversi modi nel campo della comunicazione e dei media, malgrado le numerose difficoltà che incontra, la Chiesa deve continuare a sviluppare, conservare e favorire i propri strumenti e programmi cattolici di comunicazione.

Questi comprendono la stampa e le pubblicazioni cattoliche, la radio e la televisione cattoliche, gli uffici di informazione e di relazioni pubbliche, gli istituti ed i programmi di formazione alla pratica e alle problematiche dei media, la ricerca mediatica, gli organismi di professionisti della comunicazione legati alla Chiesa in particolare le organizzazioni cattoliche internazionali di comunicazioni , i cui membri sono collaboratori qualificati e competenti delle conferenze episcopali e anche dei singoli vescovi.

Il lavoro dei media cattolici non è soltanto un'attività supplementare che si aggiunge a tutte quelle della Chiesa: le comunicazioni sociali hanno infatti un ruolo da giocare in tutti gli aspetti della missione della Chiesa.

Così non ci si deve accontentare di avere un piano pastorale per la comunicazione, ma è necessario che la comunicazione sia parte integrante di ogni piano pastorale perché esse di fatto ha un contributo da dare ad ogni altro apostolato, ministero o programma.

C. Formazione dei cristiani incaricati delle comunicazioni sociali

18. L'educazione e la formazione alla comunicazione devono far parte integrante della formazione degli operatori pastorali e dei sacerdoti.30

Numerosi elementi ed aspetti specifici sono da tener presenti per questa educazione e per questa formazione.

Nel mondo di oggi, così fortemente influenzato dai media, è necessario, per esempio, che gli operatori pastorali abbiano almeno una buona visione di insieme dell'impatto che le nuove tecnologie dell'informazione e dei media esercitano sugli individui e sulle società.

Devono inoltre essere pronti a dispensare il loro ministero sia a coloro che sono "ricchi di informazione" sia a coloro che sono "poveri di informazione".

È necessario che sappiano come invitare al dialogo, evitando uno stile di comunicazione che faccia pensare al dominio, alla manipolazione o al profitto personale.

Coloro che saranno impegnati attivamente nel lavoro dei media per la Chiesa debbono acquisire sia competenza professionale in materia sia una formazione dottrinale e spirituale.

D. Pastorale degli operatori delle comunicazioni sociali

19. Il lavoro nei mezzi di comunicazione implica pressioni psicologiche e dilemmi etici particolari.

Se si considera l'importanza del ruolo giocato dai media nella formazione della cultura contemporanea e nell'organizzazione della vita di innumerevoli individui e società, appare essenziale che coloro che sono impegnati professionalmente nei media profani e nelle industrie della comunicazione considerino le loro responsabilità con una forte carica ideale e il proposito di servire l'umanità.

Ciò comporta per la Chiesa una responsabilità corrispondente che la impegna ad elaborare e a proporre programmi pastorali che rispondano con precisione alle condizioni particolari di lavoro e alle sfide etiche di fronte alle quali sono messi i professionisti della comunicazione; programmi pastorali in grado di garantire una formazione permanente capace di aiutare questi uomini e donne molti dei quali sono sinceramente desiderosi di sapere e di praticare ciò che è giusto in campo etico e morale ad essere sempre più compenetrati da criteri morali tanto nella loro vita professionale che in quella privata.

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30 Cf Congr. Educazione Cattolica, Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti delle comunicazioni sociali