Il messaggio Mariano di Sant'Alfonso nelle glorie di Maria

Sant'Alfonso nei suoi scritti ha lasciato un altro messaggio di rilevante importanza alla Chiesa: il significato di Maria nella storia della salvezza.

Lasciò questo messaggio soprattutto nel libro Le glorie di Maria, che pubblicò nel 1750, dopo molti anni di studio e di riflessione.

Iniziò la ricerca nel 1734, e ci lavorò a lungo e con grande impegno perché voleva fare un'opera degna di Maria.

In realtà per sedici anni ascoltò e scrutò il ricco patrimonio della tradizione in tutte le sue componenti: padri e teologi, liturgia e preghiere, scrittori spirituali e popolo di Dio, antichità, medioevo e tempi moderni, con l'interesse di uno storico, con la serietà di un teologo, con la sapienza di un santo.

Le sue fonti immediate erano generalmente di seconda mano: Raccolte, Catene, Somme, Epitomi, Selve, degli ultimi duecento anni; ma sapeva maneggiarle con precisione quando si trattava di stabilire una dottrina, e con libertà intelligente di cuore quando si trattava invece di esprimere la pietà il libro non è soltanto l'esposizione di una ricerca erudita, una trattazione teologica a volte polemica; è anche espressione della grande devozione di Alfonso e un segno di riconoscenza a Maria per l'aiuto da lei ricevuto in tutto il corso della sua vita, come risulta dalla dichiarazione che si trova nella Supplica dell'autore, posta all'inizio del libro: " A te poi mi rivolgo, o mia dolcissima Signora e Madre Maria; tu ben sai che dopo Gesù in te ho posto tutta la speranza della mia eterna salvezza; poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo, e tutte le altre grazie che ho ricevute da Dio, tutte riconosco che mi sono state date per mezzo tuo".

Il contesto storico

La pubblicazione de Le glorie di Maria, secondo Giuseppe De Luca, grande studioso della storia della spiritualità, fu un evento, " una delle date più importanti nella storia del culto di Maria Santissima … [ Le glorie di Maria ] è l'ultimo grande libro europeo scritto in gloria di Maria".

E uno specialista della storia della Chiesa in Italia, Gregorio Penco, ne dà il seguente giudizio: " Pur raccogliendo a piene mani tra i detti e le opinioni degli scrittori ecclesiastici di tutti i tempi, sant'Alfonso ha saputo penetrare in profondità negli aspetti devozionali dei misteri da lui considerati; in modo particolare nel cuore di Maria Santissima, nelle sue gioie, nei suoi dolori, nelle sue glorie.

E come uno sguardo che l'autore riesce a gettare nell'anima della Vergine, leggendo i suoi sentimenti e indovinando i suoi pensieri".

Naturalmente il libro risente del tempo in cui fu scritto, perché, come ogni grande scrittore, Alfonso fu uomo della sua epoca, e venne condizionato dalla situazione culturale e religiosa del Settecento.

E nel Settecento il culto di Maria era in crisi, contestato da alcuni scrittori cattolici, come Ludovico Antonio Muratori con il libro Della regolata devozione, e rifiutato dai giansenisti, i quali ritenevano che esso potesse mettere in ombra la persona di Cristo, unico mediatore presso Dio.

Perciò la devozione verso Maria deve essere " regolata ", controllata dalla ragione, moderata nelle manifestazioni.

Il Liguori rifacendosi alla tradizione della Chiesa e all'insegnamento dei teologi, reagì con lucidità e con coraggio a tali correnti di pensiero, e si impegnò a presentare il mistero di Maria nella sua verità, sviluppando fino alle ultime conseguenze il privilegio della maternità divina.

C'era in lui lo spirito dei santi padri, i quali si avvicinavano alla rivelazione con rispetto e con riverenza, ma anche con confidenza e familiarità sorprendenti.

Questo atteggiamento è stato sottolineato da Giuseppe De Luca: " Protestanti e giansenisti ci avevano istillato mille scrupoli e mille esitazioni che, nostro malgrado, non riuscivamo a vincere.

Non si poteva più tornare al candore miracoloso con cui si era amata la Madonna nei secoli antecedenti.

Si aveva come un ritegno, una cautela, una paura.

Sant'Alfonso con la sua dottrina di teologo e di formidabile teologo; con la sua fiammante e ardente anima di devoto incomparabile; col suo genio di scrittore popolare, ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni, ha ricondotto l'anima cristiana dinanzi a Maria, a quella felice libertà d'amore, che ebbero i nostri fratelli di fede nel Medioevo".

Fu questo l'impegno costante del Liguori nello studio del mistero di Maria: non chiudersi nei limiti della ragione, ma aprirsi nella fede all'onnipotenza e all'amore di Dio.

Si può vedere un esempio di tale apertura in quello che egli chiama " il mio sentimento ", così formulato: " Quando un'opinione onora in qualche modo la santa Vergine, ha un certo fondamento e non ha nulla di contrario né alla fede né ai decreti della Chiesa, né alla verità, il non accettarla e il contraddirla perché anche l'opinione opposta potrebbe essere vera, denota poca devozione verso la Madre di Dio.

Io non vorrei essere annoverato tra questi spiriti poco devoti né vorrei che lo fosse il mio lettore".

Sant'Alfonso ebbe "molta devozione ", che espresse in una mariologia nuova e insieme fedele alla tradizione, pervasa dalla gioia della redenzione, in cui mise in giusto risalto " le cose grandi fatte dall'Onnipotente nella sua Madre " ( Lc 1,48 ).

Anche il titolo del libro, Le glorie di Maria, indica una presa di posizione contro i protestanti e i giansenisti che accentuavano la theologia crucis; nello stesso tempo manifesta una visione giusta e liberante della storia della salvezza, come affermazione della gloria di Dio che opera la redenzione nell'umanità per mezzo di Maria.

Il piano e lo scopo del libro

Il libro Le glorie di Maria è diviso in due parti: la prima parte è un commento in dieci capitoli alla Salve Regina, la seconda contiene: Discorsi sulle sette feste della Madonna; Riflessioni sui sette dolori; Delle virtù di Maria Santissima; Ossequi e Devozioni.

Ogni capitolo si chiude con una preghiera, la quale non è un semplice corollario, ma un fatto significativo, che rivela la mentalità di sant'Alfonso, il quale concepiva la meditazione come orazione mentale; con la preghiera si chiede a Maria la grazia di comprendere meglio e quindi di praticare la dottrina esposta.

La preghiera è preceduta dagli esempi, che riferiscono fatti straordinari, a volte miracoli poco verosimili, che difficilmente resisterebbero alla critica storica.

Egli ne era consapevole; ma con essi intendeva proporre più che una verità storica, un insegnamento dommatico, morale e spirituale.

Sarà bene leggere le parole stesse dell'autore sul piano e lo scopo dell'opera: " In questo mio libretto, lasciando agli altri autori la descrizione delle restanti qualità di Maria, ho parlato per lo più della sua grande pietà e della sua potente intercessione, avendo raccolto, per quanto ho potuto nel corso di parecchi anni, tutto quello che i santi padri e gli autori celebri hanno detto della misericordia e della potenza di Maria.

E poiché nella bella preghiera della Salve Regina, approvata dalla Chiesa stessa, che ha anche ordinato al clero regolare e secolare di recitarla per gran parte dell'anno, si trovano descritte a meraviglia la misericordia e la potenza della santissima Vergine, mi sono proposto in primo luogo di illustrare in capitoli distinti questa devotissima orazione.

Inoltre ho creduto di far cosa grata ai devoti di Maria aggiungervi … un capitolo sulle virtù di questa divina Madre".

Nel commento alla Salve Regina, che costituisce la parte più importante del libro, il Liguori descrive in maniera viva, a volte drammatica, i molteplici interventi della Madonna nei confronti degli uomini: Maria ottiene il perdono, riporta all'amicizia con Dio; se il peccato separa, allontana da Dio, Maria avvicina, riconcilia, unisce.

Quindi interviene per mantenere in grazia il peccatore convertito: lo invita alla preghiera, gli ottiene la luce, la forza, gli impedisce di cadere nuovamente; gli ottiene il sommo dono della perseveranza finale.

Maria è un'avvocata potente, una madre pietosa, che non ricusa le cause dei più miserabili; è tutt'occhi per vedere, compatire, soccorrere sempre, specialmente nei momenti di pericolo, e soprattutto nell'ora della morte: allora più che mai è presente per confortare i suoi devoti, difenderli dal maligno, salvarli dall'inferno, e per condurli con sé in paradiso all'incontro eterno con Dio.

Le due prerogative fondamentali: la Madre di Dio e la Mediatrice

Sant'Alfonso pose come base della sua mariologia due prerogative di Maria: la maternità divina e la partecipazione all'opera della redenzione.

Esse non sono collocate su linee parallele, ma sono viste strettamente congiunte, per cui si richiamano e si compenetrano a vicenda: la prima è ordinata alla seconda, e la seconda trova nella prima il suo fondamento ontologico.

La Madre di Dio

Maria fu eletta madre di Dio per essere corredentrice e mediatrice; uno stesso decreto divino la predestinò a questa duplice missione.

Alfonso considera la maternità divina nella luce della redenzione; nello studio del motivo dell'incarnazione egli segue la tesi tomista secondo la quale, "se l'uomo non avesse peccato, Dio non si sarebbe incarnato"; quindi il motivo ultimo dell'incarnazione fu la redenzione dell'umanità.

Maria divenne madre di un Dio che si fece uomo per essere il redentore e per espiare i peccati del mondo; senza i peccatori Dio non si sarebbe incarnato, e Maria non sarebbe divenuta sua madre.

La sua missione è congiunta a quella di Cristo; essi sono stati predestinati per assicurare la redenzione dell'umanità decaduta, per cui tutta l'economia della salvezza porta l'impronta della misericordia e della suprema indulgenza divina; e noi ora sappiamo che Maria è madre del Salvatore misericordioso per essere la madre della misericordia.

Riflettendo sulla maternità divina, realizzata nel tempo, il Liguori fa la seguente affermazione: " A Dio non conveniva altra madre che Maria, e a Maria non conveniva altro figlio che Dio".

Nella spiegazione di questa verità si devono evitare due eccessi, ugualmente riprovevoli: o di esagerarne la portata o di ridurla oltre i limiti giusti.

Precisa ed equilibrata la sua presentazione: Maria è madre di Dio "per avere generato un figlio che fin dal concepimento è stato Dio".

Questo dogma non è che il corollario della dottrina biblica sull'unicità della persona in Cristo: " Se Cristo uomo è vero Dio, e se Maria santissima è vera madre di Cristo uomo, è conseguenza necessaria che sia ancora vera madre di Dio".

L'autore deduce la verità dai dati del Vangelo in cui si afferma che Maria ha concepito e generato Dio; dunque in termini equivalenti vi si dice che è madre di Dio.

Egli presta un'attenzione speciale alla tradizione, per cui nella confutazione di Nestorio riunisce i migliori testi dei primi quattro secoli a favore della maternità divina di Maria.

Infine, per completare la serie delle testimonianze, si rifà alle manifestazioni della coscienza cristiana, nella quale questa verità è profondamente radicata; segno evidente che essa è la fede tenuta sempre dalla Chiesa.

Nel considerare la trascendenza della maternità divina: " La dignità della divina Madre è la massima dignità che si può conferire a una creatura "

Essa è la sorgente della grandezza e della potenza unica di Maria; parlando delle sue perfezioni egli pone sempre la maternità al centro, nel quale convergono tutti gli altri privilegi, sia come disposizioni necessarie, sia come doni concomitanti, sia come dipendenze naturali.

Se l'unione ipostatica fu la misura della grazia di Cristo, la maternità divina fu la norma della pienezza di grazia di Maria.

La Mediatrice

In virtù del suo privilegio di madre di Dio, Maria cooperò con Gesù alla salvezza dell'umanità, divenne corredentrice, ed ora in cielo svolge la missione di mediatrice.

E questo il secondo principio fondamentale della mariologia di sant'Alfonso, principio per il quale si batté a lungo, perché nel Settecento esso era posto in discussione e negato da parecchi teologi.

Egli lo basa sulla dottrina del Corpo mistico di Cristo, cioè il mistero della Chiesa, considerata come corpo vivente di cui Cristo è il capo e gli uomini sono le membra; un organismo nel quale i redenti, secondo la loro vocazione, occupano il posto assegnato loro dalla Provvidenza.

C'è tra le varie membra un rapporto di vita, di unità e di reciproco influsso, pur mantenendo ciascuno la sua attività specifica; in questo insieme misterioso Maria è un membro eminente.

Tale primato le deriva dal fatto che lei è madre di Cristo, dal quale proviene la vita, il movimento, l'attività di tutti; ora, se Maria è la madre del capo, è anche la madre del corpo, unito indissolubilmente al capo.

Sant'Alfonso scrive: " Maria dunque, come ci fanno sapere i santi padri, divenne nostra madre spirituale in due tempi.

In primo luogo, quando meritò di concepire nel suona sant'Alfonso, seguendo il pensiero di san Tommaso, la vede ai confini della diviseno verginale il Figlio di Dio … nel dare il suo consenso si consacrò all'opera della nostra redenzione, e così, sin d'allora, ci portò tutti nel suo seno come amorosissima madre …

Il secondo tempo in cui Maria ci generò alla grazia fu quando sul Calvario offrì all'eterno Padre, con tanto dolore del suo cuore, la vita del suo diletto Figlio per la nostra salvezza".

Quindi Maria insieme a Gesù e in dipendenza da lui cooperò realmente alla redenzione degli uomini, per cui il Liguori la chiama corredentrice.

Per dimostrare la sua tesi egli adduce diverse prove, attinte nella tradizione, e sviluppa soprattutto il confronto classico tra Eva e Maria Maria continua a compiere la sua missione di madre e di corredentrice ora che è assunta in cielo, dove è divenuta mediatrice universale di grazia; un tema che sant'Alfonso svolge con ricchezza di argomentazione e con vigore polemico.

Tutto il suo discorso è una risposta franca, ma vera, a quanto aveva detto Muratori nel libro Della regolata devozione ( 1747 ), e alle espressioni dei protestanti e dei giansenisti nei confronti della Salve Regina, chiamata " un tessuto di errori e di empietà ", e " un insulto all'unico Mediatore".

Appassionato ugualmente e intensamente di Gesù e di Maria, sant'Alfonso si preoccupa di non offuscare l'uno per innalzare l'altra; e rifacendosi a san Bernardo, afferma: " Non deve pensare di oscurare la gloria del figlio chi loda molto la madre, perché quanto più si loda la madre tanto più si loda il figlio …

Si sa che per i meriti di Gesù è stata concessa a Maria l'autorità di essere la mediatrice della nostra salvezza: mediatrice non di giustizia, ma di grazia e di intercessione".

Sant'Alfonso fa quindi una distinzione netta tra la mediazione di giustizia, propria di Gesù Cristo, che è meritoria e ci salva, e quella della Madonna, che è mediazione di grazia, un dono ricevuto da Dio per pura benevolenza.

Quindi la sua intercessione è necessaria solo moralmente; in altre parole, Dio può, ma non vuole concederci le grazie senza l'intervento di Maria.

La presente edizione

La presente edizione de Le glorie di Maria riproduce l'edizione critica dei Redentoristi, Roma 1935-1937, ritrascritta in italiano corrente: il testo di sant'Alfonso è quello integrale del commento alla Salve Regina ( dal I vol. dell'ed. critica citata ) e delle Virtù di Maria ( dal II vol. della stessa ed. ), esposto in modo semplice e sobrio ( si sono evitate le ripetizioni ), chiaro e preciso nel riferire le citazioni e i rispettivi autori.

Si sono deliberatamente tralasciati i Discorsi sulle sette feste principali di Maria, le Riflessioni sopra ciascuno dei setti dolori di Maria, gli Ossequi di devozione verso la Divina Madre, la Raccolta di esempi e Orazioni diverse, sia perché li abbiamo ritenuti più legati al tempo di sant'Alfonso ( la stessa liturgia delle feste mariane è ora notevolmente cambiata ), sia perché ci è parso opportuno offrire al lettore moderno una lettura più agile e quindi piu accessibile, senza nulla togliere agli insegnamenti intesi a promuovere la conoscenza, l'imitazione e la devozione a Maria che il Santo ha offerto al popolo cristiano.

Un notevole alleggerimento è rappresentato dall'omissione delle continue citazioni latine che il Liguori accompagnava generalmente con una sua traduzione o parafrasi: abbiamo preferito riportarne soltanto la traduzione italiana, evitando così ripetizioni e rendendo la lettura più spedita ( d'altronde, quanti oggi hanno ancora dimestichezza con la lingua dei nostri padri? ); nelle note viene comunque sempre indicata la fonte delle singole citazioni quale viene fornita dall'edizione critica.

Una particolare avvertenza occorre per quanto riguarda la Sacra Scrittura: sant'Alfonso usava la Bibbia della Volgata - il testo latino risalente a san Girolamo, usato dalla Chiesa cattolica fin dal IV secolo, e dichiarato " autentico " dal Concilio di Trento ( DS 1502 ), che talora si discosta dalle nostre traduzioni attuali ( Edizioni Cei ), fatte sui testi originali.

Pertanto, tutti i riferimenti biblici vanno intesi secondo la Volgata: quando la citazione non concorda esattamente, vuoi per la numerazione del versetto, vuoi per l'espressione letterale, con le nuove versioni dai testi originali, abbiamo aggiunto la dicitura " Volg. ".

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