Itinerario della mente a Dio

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Capitolo III

Conoscenza di Dio nell’immagine impressa nelle potenze naturali

1. L’anima umana immagine della Trinità.

I due gradi precedenti ci hanno condotto a Dio per mezzo delle sue vestigia per cui egli si riflette luminosamente in ogni creatura.

Essi ci hanno gradualmente condotto al punto in cui possiamo rientrare in noi, cioè nella nostra anima nella quale riluce l’immagine di Dio.

Ecco perché in questo terzo punto, quasi abbandonando l’atrio esteriore entriamo in noi stessi cioè all’interno del Santo che è la parte anteriore del Tabernacolo ( Es 27,9-18; Es 38,9-20 ) e ci sforziamo di vedervi Dio come in un suo specchio.

Ivi la luce della verità rifulge come un candelabro sul volto della nostra anima, perché in essa si riflette l’immagine della Santissima Trinità.

Entra dunque in te e osserva che la tua anima ama intensamente se stessa; e che non si potrebbe amare se non si conoscesse; né si conoscerebbe se non avesse memoria di sé, giacché noi non siamo in grado d’intendere se non ciò che la memoria trattiene: perciò con l’occhio della mente, e non con quello della carne, puoi capire che l’anima è dotata di tre potenze.

Guarda ora alle attività e funzioni di queste tre potenze e potrai vedere Dio attraverso di te come in una sua immagine: il che è appunto vedere attraverso uno specchio e in enigma ( 1 Cor 13,12 ).

2. La memoria immagine dell’eterno.

L’attività della memoria consiste nel ritenere e rappresentare non solo le cose presenti, corporali, temporali, ma anche le successive, le semplici e le sempiterne.

La memoria infatti ritiene le cose passate col ricordo, le presenti con la ricezione, le future con la previsione.

Ritiene ancora gli enti semplici quali sono i principi delle quantità continue e discrete, ad es. il punto, l’istante, l’uno, senza dei quali è impossibile ricordare o pensare gli enti che con essi cominciano.

Ritiene inoltre i principi delle scienze e gli assiomi, in quanto sono sempiterni e valgono per sempre, perché fin che si ha la ragione non ci si può dimenticare di essi, cioè udendoli non si può non prestare approvazione e consenso; non come se si trattasse di qualcosa di nuovo ma come qualcosa di innato e familiare.

La cosa è evidente quando si dice a qualcuno la proposizione: « Una cosa si può o affermare o negare »; o: « Il tutto è sempre maggiore della sua parte »; o qualunque altro principio primo al quale non si può contraddire per « ragione intrinseca ».

La prima capacità di ritenere attualmente i fatti temporali passati, presenti, futuri, somiglia all’eternità il cui indivisibile presente si estende a tutti i tempi.

La seconda, ch’è di ritenere gli enti semplici, non solo è in grado di venire formata dall’esterno con il fantasma della rappresentazione sensibile, ma anche dall’alto, in quanto riceve e possiede in sé le forme semplici che non possono entrare per la porta dei sensi e dei fantasmi sensibili.

La terza, che ricorda le verità che non mutano, ha in sé presente una luce incommutabile.

Perciò dalle operazioni della memoria appare che l’anima è immagine di Dio e sua similitudine così presente a sé con Lui così presente da poterlo possedere attualmente ed essere potenzialmente « capace e partecipe di lui ».

3. Termini, proposizioni, illazioni.

L’operazione della facoltà intellettiva consiste nella percezione intellettuale dei termini, delle proposizioni, delle illazioni.

L’intelletto coglie il significato dei termini quando comprende ciò che una cosa è col darne una definizione.

La definizione però è possibile solo per mezzo di ciò che sta sopra che a sua volta si definisce con qualcosa che è ancora più sopra, finché si giunge a quelle nozioni supreme e generalissime, senza delle quali le inferiori non possono comprendersi compiutamente.

Se non si conosce infatti che cosa è l’ente-per-sé, non si può sapere pienamente la definizione di alcuna sostanza particolare.

Neppure l’ente-per-sé si può conoscere se non si conoscono le sue modalità ( trascendentali ): uno, vero, buono.

Ora, poiché l’ente si può pensare incompleto e completo, imperfetto e perfetto, ente in potenza ed ente in atto, ente sotto un aspetto ed ente semplicemente, ente parziale ed ente totale, ente transeunte ed ente permanente, ente che esiste in virtù di altri ed ente per sé, ente misto al non-ente ed ente puro, ente dipendente ed ente assoluto, ente ultimo ed ente primo, ente mutevole ed ente immutabile, ente semplice ed ente composto, tenuto conto che privazioni e difetti in un ente non si comprendono che in rapporto all’affermazione positiva, il nostro intelletto non giunge a comprendere con completezza alcun ente creato senza ricorrere alla comprensione dell’ente purissimo, attualissimo, completissimo, assoluto, il quale semplicemente è ed è eterno, e contiene le ragioni di tutte le cose nella loro pura essenza.

Come potrebbe infatti il nostro intelletto conoscere l’ente manchevole e incompleto se non avesse qualche conoscenza dell’ente al quale non manca nulla?

Lo stesso si dica delle altre modalità accennate.

Quanto all’intelligenza delle proposizioni, si può dire che l’intelletto sa veramente quando sa con certezza che esse sono vere.

Sapere questo è sapere che in questa comprensione non s’inganna.

Esso sa che quella verità non può essere diversa; sa dunque che è verità immutabile.

Essendo però la nostra mente mutevole, non è in grado di cogliere tale verità immutabile se non per mezzo di una luce che immutabilmente diffonde i suoi raggi e che non può essere una mutevole creatura.

Esso conosce dunque in quella luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, che è la vera luce, e il Verbo presso Dio fin da principio ( Gv 1,1-9 ).

Quanto alla illazione il nostro intelletto la percepisce con verità quando vede che la conclusione deriva dalle premesse in modo necessario, il che avviene non solo nei termini necessari ma anche nei contingenti.

Ad es. se l’uomo corre, l’uomo si muove.

Tale relazione necessaria è percepita non solo nelle cose essenti ma anche nelle non-essenti.

Infatti come a « se l’uomo esiste » segue: « se corre, si muove », ma così è anche se l’uomo non esiste.

Pertanto il carattere di necessità dell’illazione non proviene dall’esistenza reale nella materia che è contingente, e neppure da una sua esistenza nell’anima, il che sarebbe finzione se non esistesse realmente.

Esso proviene dalla causa esemplare che è nell’arte eterna alla quale si deve far risalire la capacità e la relazione reciproca delle cose conformemente alla rappresentazione che è nell’arte eterna.

« Ogni lume di chi veramente ragiona - attesta Agostino ( nel De vera religione ) - viene acceso da quella verità e ad essa si sforza di pervenire ».

Da questo appare con evidenza che il nostro intelletto è congiunto con l’eterna verità, perché non può conoscere niente di vero con certezza se non perché essa ammaestra.

Perciò da te stesso puoi capire la verità che ti istruisce, a meno che non ne sia impedito da concupiscenze e immaginazioni sensibili che si frappongono come nubi fra te e il raggio della verità.

4. Deliberazione, giudizio, desiderio.

L’attività della volontà si esprime nella deliberazione, nel giudizio, nel desiderio.

La deliberazione consiste nel cercare se sia meglio questo o quello.

Ma non possiamo dire meglio se non avvicinandoci all’ottimo; e ci si avvicina all’ottimo a seconda della maggiore somiglianza.

Nessuno infatti può dire se una cosa è migliore di un’altra se non sa che essa è più simile all’ottimo.

Nessuno sa che una cosa somiglia di più a un’altra, se non conosce anche questa.

Non so infatti che costui somiglia a Pietro se non so o non conosco Pietro: perciò in colui che sta deliberando è necessariamente impressa la nozione del sommo bene.

Il giudizio certo sulle cose avviene in base a una qualche legge.

Nessuno giudica con certezza in base a una legge se non è certo che la legge è retta, e che egli non ha diritto di giudicarla.

La nostra mente giudica solo di se stessa.

Non potendo giudicare la legge che le permette di giudicare, questa legge è superiore alla nostra mente che giudica in quanto l’ha impressa.

Niente poi è al di sopra della mente umana se non Colui che l’ha creata.

Pertanto la nostra facoltà deliberante quando giudica, attinge alle leggi divine, se vuole deliberare con piena consapevolezza.

Il desiderio si ha soprattutto di ciò che massimamente attrae: e massimamente attrae ciò che più si ama; e si ama al massimo la beatitudine; ma non si consegue lo stato di beatitudine se non conseguendo l’ottimo ed ultimo fine.

Perciò il desiderio dell’uomo non si volge se non al sommo bene, o perché tende ad esso o perché ne porta qualche rassomiglianza.

È tale la forza del sommo bene che niente può venir amato dalla creatura senza il desiderio di esso.

Lo stesso inganno o errore avviene in quanto prende per vero ciò che è soltanto immagine o rassomiglianza.

Vedi dunque come l’anima è vicina a Dio e come la memoria ci porti all’eternità, l’intelligenza alla verità, e la volontà alla bontà somma, ciascuna secondo le rispettive operazioni.

5. Trinità delle facoltà.

Ma con l’ordine, l’origine, la relazione di queste facoltà l’anima ci porta addirittura alla Santissima Trinità.

Dalla memoria proviene l’intelligenza come sua prole, giacché si ha l’intelligenza quando la similitudine, che è nella memoria, si riproduce nell’operazione dell’intelletto, il che non è se non il verbo.

Dalla memoria e dall’intelligenza spira l’amore come vincolo di ambedue.

Questi tre, cioè la mente che genera, il verbo e l’amore, sono nell’anima in quanto memoria, intelletto, volontà: essi sono consostanziali, coeguali e coeterni e reciprocamente si compenetrano.

Se dunque Dio è perfetto spirito, ha memoria, intelligenza e volontà ma ha anche il Verbo come generato e l’Amore come spirato i quali, essendo l’uno prodotto dall’altro, necessariamente si distinguono non per essenza o accidente ma quanto a persona.

Se perciò riflette su di se stessa, la mente è sospinta a contemplare la Trinità beata, Padre, Verbo, Amore, tre persone coeterne, coeguali, consostanziali, dove però ciascuna è in tutto nelle altre, ma non è l’altra poiché tutte e tre sono un solo Dio.

6. Anche le scienze sono immagine della Trinità.

A tale speculazione che l’anima è in grado di fare sul suo Principio trino e uno per mezzo della trinità delle sue potenze che ne fanno un’immagine di Dio, sono di aiuto i lumi delle scienze che la perfezionano, la integrano, e rappresentano la beatissima Trinità in tre modi.

Infatti tutta la filosofia è naturale o razionale o morale.

La prima tratta della causa dell’essere, e perciò conduce alla potenza del Padre; la seconda della ragione dell’intendere, e perciò conduce alla sapienza del Verbo; la terza della norma di vita e quindi porta alla bontà dello Spirito Santo.

Ancora: la prima si divide in metafisica, matematica, fisica.

La prima tratta delle essenze delle cose; la seconda dei numeri e delle figure; la terza delle cose naturali, delle loro forze e influenze.

Perciò la prima rimanda al Primo Principio, il Padre; la seconda al Figlio che ne è l’Immagine; la terza al Dono dello Spirito Santo.

La seconda si divide in grammatica, che ci rende idonei ad esprimerci; logica che ci fa acuti nell’argomentare; retorica che abilita a convincere e commuovere.

Anche questo suggerisce il mistero della stessa beatissima Trinità.

La terza si divide in monastica, economica, politica.

Perciò la prima rappresenta l’innascibilità del primo Principio; la seconda la familiarità del Figlio; la terza la liberalità dello Spirito Santo.

7. Conclusione.

Tutte queste scienze hanno regole certe e infallibili che sono come lumi e raggi che dalla legge eterna scendono nella nostra mente.

Innondata e irradiata da tanti splendori, a meno che non sia cieca, essa può venir condotta attraverso se stessa fino a contemplare quella luce eterna.

Questa irradiazione di luce e questa riflessione eleva gli spiriti sapienti all’ammirazione; e al contrario induce al turbamento gli stolti che rifiutano di credere per intendere.

Così si avvera il detto profetico: Tu illumini mirabilmente dai tuoi monti eterni; ma sono turbati coloro che sono stolti nel loro cuore ( Sal 76,5-6 ).

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