Cammino di perfezione

Capitolo 29

Prosegue nel suggerire i mezzi adatti per arrivare a questa orazione di raccoglimento.

Dice quanto poco dobbiamo preoccuparci di essere nelle grazie dei superiori.

1. Per amor di Dio, figlie mie, rifuggite dal preoccuparvi di avere le grazie dei superiori; ognuna cerchi di fare il proprio dovere e, se il superiore non se ne mostrerà soddisfatto, può essere sicura che lo sarà il Signore, il quale saprà ricompensarla.

Non siamo certo venute qui a cercare un premio per questa vita; teniamo sempre fisso il pensiero su ciò che è eterno e non facciamo alcuna stima delle cose terrene, che non durano neanche quanto la vita.

Oggi il favore del superiore sarà rivolto a una consorella, domani, se scorge in voi una virtù in più, sarà rivolto a voi, e se anche non fosse così, ha ben poca importanza.

Non lasciate il passo a questi pensieri che a volte all’inizio sono cosa da poco, ma possono turbarvi molto; troncateli subito, considerando che il vostro regno non è quaggiù, ove tutto passa assai rapidamente.

2. Ma anche questo è un rimedio da poco, non molto perfetto.

È meglio per voi, invece, che la prova duri, che voi restiate in quello stato di contraddizione e di umiliazione e che vogliate starvi per amore del Signore che è in voi.

Volgete lo sguardo su voi stesse e guardatevi interiormente, come si è detto; vi troverete il vostro Maestro che non vi verrà mai meno, anzi, quanto minori saranno le consolazioni esterne, tanto più egli vi riempirà di gioia.

È pieno di compassione e non abbandona mai le anime afflitte e disprezzate, che hanno fiducia in lui solo.

Questo lo dice Davide, che il Signore è con gli afflitti; o ci credete o no; se ci credete, perché vi tormentate tanto?

3. Oh, Signore mio, se vi conoscessimo bene, non c’importerebbe nulla di nulla, perché voi siete molto generoso con chi veramente confida in voi!

Credetemi, amiche, è una gran cosa capire tale verità per rendersi conto che i favori di quaggiù son tutti una menzogna quando allontanano anche un po’ l’anima dal raccogliersi in sé.

Oh, mio Dio, chi potrebbe farvi capire questo?

Non io, di certo; so che, pur essendovi tenuta più d’ogni altra, non riesco a capirlo come si deve.

4. Tornando ora a quello che dicevo, io vorrei sapervi spiegare come può questa santa compagnia, che circonda il Santo dei Santi che abita in noi, non impedire all’anima di ritrovarsi sola con il suo Sposo, quando ella, raccolta nel suo intimo, vuole entrare in questo paradiso con il suo Dio e chiude la porta dietro di sé a tutte le cose del mondo.

Dico « vuole » perché sappiate che non si tratta qui di un fatto soprannaturale, ma dipendente dalla nostra volontà e che possiamo realizzare noi stesse con l’aiuto di Dio, senza il quale non si può far nulla; da soli non possiamo avere nemmeno un buon pensiero.

Non si tratta, infatti, di un silenzio delle potenze, ma di una loro concentrazione nell’anima.

5. Ciò si ottiene in vari modi.

Come è scritto in alcuni libri, dobbiamo distaccarci da tutto per avvicinarci interiormente a Dio e, pur svolgendo le nostre occupazioni, dobbiamo ritirarci in noi stesse; anche se duri un solo momento il ricordo di quella compagnia che abbiamo dentro di noi, è sempre di gran profitto.

Infine, dobbiamo acquistare l’abitudine di prendere gusto a non sentire la necessità di gridare per parlargli, perché Sua Maestà ci farà sentire ch’egli è là, dentro di noi.

6. In tal modo pregheremo con molta quiete vocalmente ed eviteremo di avere noia, perché poco dopo esserci sforzati di stare accanto a nostro Signore, egli ci capirà per mezzo di segni.

E se, precedentemente, per farci capire da lui, dovevamo recitare il Pater noster molte volte, ora egli ci capirà fin dalla prima.

Egli è vivamente desideroso di risparmiarci ogni fatica; anche se in un’ora non lo recitiamo più di una volta, basta, purché comprendiate di essere con lui, siamo consapevoli delle nostre richieste, del vivo desiderio che egli ha di esaudirle e del piacere che prova nello stare con noi; egli non ama che ci rompiamo la testa a fargli lunghi discorsi.

7. Il Signore voglia insegnare questo tipo di orazione a quelle tra voi che non lo conoscono.

Da parte mia, vi confesso che non ho mai saputo che cosa fosse pregare con soddisfazione, finché il Signore non me l’ha insegnato; ho sempre trovato tanti vantaggi in quest’abitudine di raccoglimento interiore, che per tal motivo mi sono così dilungata in proposito.

Concludo dicendo che chi vorrà pervenire a questo stato – poiché, ripeto, ciò dipende da noi – non si stanchi di cercare di abituarsi a quanto si è detto, vale a dire diventare a poco a poco padrone di sé; lungi dal perdersi senza alcun costrutto, l’anima si guadagna davvero per se stessa, con l’asservire i propri sensi al raccoglimento interiore.

Se deve parlare, cerchi di ricordarsi che c’è con chi parlare dentro di sé; se ascoltare, si ricordi di porger l’orecchio a chi le parla più da vicino.

Infine consideri che, se vuole, può non separarsi mai da una così buona compagnia e rimpianga il lungo tempo in cui ha lasciato solo suo Padre, pur avendo tanto bisogno di lui.

Se può, se ne ricordi molte volte al giorno, o almeno qualche volta.

Dal momento in cui ne abbia acquistato l’abitudine, presto o tardi ne trarrà profitto.

Dopo aver ottenuto questa grazia dal Signore, non vorrà cambiarla per nessun tesoro.

8. Poiché non s’impara nulla senza un po’ di fatica, per amor di Dio, sorelle, considerate per bene impiegati tutti gli sforzi che in ciò spenderete; io so che se voi ci mettete tutto l’impegno, in un anno, o forse in sei mesi, ne verrete a capo, con l’aiuto di Dio.

Considerate quanto sia breve questo lasso di tempo per trarne così gran guadagno, com’è quello di porre una ben salda base mediante la quale il Signore, volendolo, potrà innalzarvi a grandi cose, giacché scoprirà in voi la disposizione adatta, trovandovi vicine a sé.

Piaccia a Sua Maestà di non permettere che possiamo mai allontanarci dalla sua presenza! Amen.

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