Regola non bollata ( 1221 )

Capitolo XVII

Dei predicatori

[46] Nessun frate predichi contro la forma e le prescrizioni della santa Chiesa e senza il permesso del suo ministro.

E il ministro si guardi dal concederlo senza discernimento.

Tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere.

E nessun ministro o predicatore consideri sua proprietà il ministero dei frati o l'ufficio della predicazione, ma in qualunque ora gli fosse ordinato, lasci, senza alcuna contestazione, il suo incarico.

[47] Per cui scongiuro, nella carità che è Dio, ( Cfr. 1 Gv 4,8.16 ) tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell'orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: "Non rallegratevi però in questo, perché vi stanno soggetti gli spiriti" ( Lc 10,20 ).

[48] E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati.

E dobbiamo anzi godere quando siamo esposti a diverse prove ( Gc 1,2 ), e quando sosteniamo qualsiasi angustia o afflizione di anima o di corpo in questo mondo in vista della vita eterna.

Quindi tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria; e difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne ( Rm 8,6-7 ).

Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini.

È di questi che il Signore dice: "In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa" ( Mt 6,2 ).

Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta, e ricerca l'umiltà e la pazienza e la pura e semplice e vera pace dello spirito; e sempre desidera soprattutto il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

[49] E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da Lui.

E lo stesso altissimo e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi ed Egli stesso riceva tutti gli onori e la reverenza, tutte le lodi e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed Egli solo è buono ( Cfr. Lc 18,19 ).

E quando vediamo o sentiamo maledire o fare del male o bestemmiare Dio, noi benediciamo e facciamo del bene e lodiamo il Signore che è benedetto nei secoli.

Amen ( Rm 1,25; Rm 9,5 ).

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