Pilato

Ponzio Filato fu procuratore romano in Giudea all'incirca dal 26 al 36 d.C.

Il suo nome compare in un'iscrizione mutila nel teatro di Cesarea Marittima, sulla costa israeliana.

Di lui abbiamo notizie, oltre che dai Vangeli, dallo storico Giuseppe Flavio e dal filosofo Filone di Alessandria.

Quest'ultimo riporta una lettera di re Erode Agrippa I, in cui Pilato è descritto come un "uomo di carattere inflessibile, impietoso e protervo" e la sua azione come segnata da avidità, spirito vendicativo e crudeltà.

I fatti conosciuti confermano questo ritratto.

Sprezzante per la proibizione giudaica delle immagini, fece entrare di notte le legioni con le effigi imperiali a Gerusalemme e reagì violentemente alle proteste dei giudei.

Usò i tesori del Tempio per costruire un acquedotto e fece bastonare la folla che protestava.

Nel processo a Gesù ( Mt 27,11-26; Mc 15,2-20; Lc 23,1-25; Gv 18,28-19,16 ) appare ben disposto nei suoi confronti.

Questo atteggiamento è forse spiegabile con il fatto che era poco interessato alle questioni religiose dei giudei e più propenso a contrariarli che ad ascoltarli.

La condanna a morte fu emessa da lui, a cui solo spettava giuridicamente la sentenza di morte.

Probabilmente cedette alle pressioni dei capi e della folla e forse al ricatto di una possibile denuncia all'imperatore ( Gv 19,12 ) del quale non godeva più il favore.