Tessalinicesi

Lettere ai ...

Le due lettere inviate da s. Paolo ai cristiani di Tessalonica, che fanno parte degli scritti apostolici del Nuovo Testamento.

L'annuncio del Vangelo a Tessalonica ( tra i più grandi porti del Mediterraneo antico; corrispondente all'attuale Salonicco ) da parte di Paolo è narrato negli Atti degli apostoli At 17,1-10.

L'opposizione della forte comunità giudaica costringe Paolo alla fuga ( 1 Ts 2,17-3,5; At 17,5-10).

Probabilmente perché preoccupato delle continue persecuzioni contro i cristiani di Tessalonica ( 1 Ts 2,14; 1 Ts 3,3-4 ), Paolo invia Timoteo a raccogliere notizie e a incoraggiare la comunità nella fede ( 1 Ts 3,1-3,5 ).

Timoteo, al suo rientro, reca buone notizie ( 1 Ts 3,6-8 ) che superano di gran lunga le zone d'ombra pure presenti nella comunità ( 1 Ts 3,10 ).

Tra la fine dell'anno 50 e l'inizio del 51 Paolo invia una lettera ( la prima da lui scritta, è il primo testo del Nuovo Testamento con data certa ), che si configura come un "rendimento di grazie" ( 1 Ts 1,2; 1 Ts 2,13; 1 Ts 3,9; 1 Ts 5,18 ) perla gioia provocata dalle buone notizie sulla giovane comunità cristiana.

I capitoli 1-3 evidenziano come il Vangelo annunciato è stato accolto dai tessalonicesi nonostante la sofferenza, la lotta e la fatica da essi sperimentate; i capitoli 4-5 contengono diverse puntualizzazioni ed esortazioni su alcuni punti specifici e decisivi per la crescita della comunità: la santificazione come esclusione di ogni impudicizia e, peggio, dell'adulterio ( 1 Ts 4,3-8 ); l'amore fraterno, che deve preservare dalla sregolatezza e dal parassitismo ( 1 Ts 4,9-12 ); la sorte di coloro che sono morti ( 1 Ts 4,13-18 ); i tempi e i momenti della parusia ( 1 Ts 5,1-11 ).

La Seconda lettera ai Tessalonicesi solleva molti interrogativi per quello che riguarda sia l'autore, sia i destinatari.

Sempre aperta è la questione della sua datazione, e quindi del suo rapporto con la Prima lettera.

Dallo scritto emerge la situazione di crisi in cui si trova la comunità destinataria.

Si tratta da un lato di "persecuzioni e tribolazioni" ( 2 Ts 1,4 ) provocate da coloro che "non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù" ( 2 Ts 1,8 ), dall'altro di "contusione e turbamento" ( 2 Ts 2,2 ), di "inganno" ( 2 Ts 2,3 ), causati dalla convinzione artificiosamente indotta circa l'imminenza del giorno del giudizio, il "giorno del Signore" ( 2 Ts 2,2 ).

Da qui una vita indisciplinata e disordinata, "senza far nulla e in continua agitazione" ( 2 Ts 3,11 ), e la convinzione di poter mangiare a spese degli altri senza lavorare ( 2 Ts 3,12 ).

La lettera è scritta per correggere le false interpretazioni sul ritorno di Cristo e convincere i credenti a vivere questa attesa radicati nell'impegno quotidiano.

L'autore è convinto che il discepolo di Cristo deve sentirsi impegnato in una perseveranza robusta e realistica ( 2 Ts 2,15 ), non evadendo nell'ozio e nella continua agitazione, ma accettando la legge dell'impegno nel lavoro ( 2 Ts 3,10-12 ).

Questo insegnamento deve essere preso con molta serietà: se qualcuno non vi ottempera si separa di fatto dalla comunità.

Quest'ultima ne prenderà atto, sempre però in una prospettiva che mira al recupero dell'altro che non va mai ritenuto come un nemico, ma ammonito come un fratello ( 2 Ts 3,14-15 ).