Accolito

Dizionario

1) eccl. Prima del Concilio Vaticano II, chi era insignito del quarto ordine minore e serviva il sacerdote all'altare

2) estens. Chi accompagna e segue fedelmente una persona importante


È un ministero antico, oggi a poco a poco riscoperto, collegato al servizio liturgico all'altare durante le celebrazioni, con un compito sia organizzativo che di guida alla loro comprensione e traduzione nella vita ( v. Lettore ).

È formato dal greco ἁκόλουθος, a copulativo ( non negativo ) e kéleuthos, "strada", "cammino" ed indica quindi "colui che accompagna", nella sfumatura di "che serve", "che aiuta": nella gerarchia ecclesiastica è il quarto degli ordini minori ( v. ) e fu introdotto da Papa Vittore ( 186-197 ) con il compito di portare i ceri ed i vasi sacri all'altare per le celebrazioni liturgiche e di recapitare lettere o doni di comunione a nome dei vescovi.

Nell'uso corrente oggi designa il chierico che serve il sacerdote nelle funzioni liturgiche e, nel linguaggio profano, chi segue assiduamente un personaggio autorevole, un suo fautore, con il sottofondo di un'obbedienza arrendevole ed anche ottusa o faziosa.

Storia

Primo millennio

Probabilmente, nella storia della Chiesa, la figura dell'accolito apparve per la prima volta nell'oscuro brano riguardante la vita di papa Vittore I ( 189-199 ), erroneamente attribuito da Lucio Ferraris ( I, 101 ) a papa Pio I ( 140-155 ), che menzionava dei sequentes, forse con i compiti degli accoliti.

In ogni caso, il primo documento autentico ed esistente in cui si fa menzione degli accoliti è una lettera, scritta nel 251, da papa Cornelio a Fabio, vescovo di Antiochia, in cui il papa elencava precisamente i gradi del clero romano.

A Roma, in quel momento, c'erano 46 sacerdoti, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42 accoliti e 52 tra esorcisti, lettori e ostiari.

È degno di nota che 250 anni più tardi il Constitutum Silvestri, un documento databile intorno al 501, informa che a Roma durante il pontificato di Silvestro I ( 314-335 ) vi erano 45 accoliti.

Papa Fabiano ( 236-250 ), il predecessore di Cornelio, aveva diviso Roma in sette distretti o regioni ecclesiastiche, mettendo un diacono a capo di ognuna.

A questa divisione amministrativa, presto seguì una redistribuzione del clero cittadino.

Gli accoliti romani erano soggetti al diacono della regione o, in caso di sua assenza o morte, all'arcidiacono.

In ogni regione erano presenti un diacono, un suddiacono e, in base al documento di cui sopra, probabilmente, 6 accoliti.

Gli antichi documenti ecclesiastici portano a ritenere che il suddiacono era una sorta di capo accolito o "arciaccolito".

In seguito, verso la prima metà del X secolo si incontra il termine di arciaccolito in Liutprando di Cremona con il significato di una "dignità" nella chiesa metropolitana di Capua.

Possiamo quindi vedere i ministeri del suddiacono e dell'accolito come uno sviluppo di quello del diacono.

Inoltre, queste tre categorie di chierici differiscono dagli altri ordini minori per il fatto che sono tutte legate al servizio presso l'altare, mentre le altre ( ostiari, lettori, esorcisti ) non lo sono.

Le epistole di san Cipriano dimostrano ampiamente che oltre che a Roma, anche a Cartagine, alla metà del III secolo, erano presenti degli accoliti.

Da questi dati non si può concludere che in quell'epoca tutte le Chiese occidentali, particolarmente quelle più piccole, abbiano avuto accoliti.

Eusebio citava gli accoliti presenti al Primo concilio di Nicea ( 325 ) non come preposti al servizio presso gli altari, ma come persone facenti parte del seguito dei vescovi.

Gli Statuta Ecclesiae Antiqua, spesso considerati decreti del cosiddetto Quarto Sinodo di Cartagine ( 398 ), ma in realtà risalenti alla fine del V o alla prima parte del VI secolo, dimostrano che questo ordine era conosciuto anche nella provincia ecclesiastica di Arles in Gallia, dove furono emanati questi decreti.

Dando credito ai desideri del vescovo Bennadio, predecessore di Remigio di Reims, si potrebbe concludere che a Reims, nel V secolo, non esistevano accoliti: infatti, egli enumerava tutte le categorie di chierici ad eccezione di questa.

Nell'epigrafia cristiana delle Gallie si fa menzione, per quanto è noto, di un solo accolito presente a Lione nel 517 e, in generale, nei primi cinque secoli, si trovano poche epigrafi che fanno riferimento ad accoliti.

Nella Collectio Canonum Hibernensis l'accolito non veniva riportato tra i sette gradi ecclesiastici, ma posto, con il salmista ed il cantore, al di fuori della gerarchia ordinaria.

Nel sesto canone dei summenzionati Statuta, i doveri degli accoliti vengono specificati conformemente a quanto scritto da Giovanni il Diacono nella sua lettera a Senarius.

Informazioni specifiche relative al ruolo ed ai doveri degli accoliti nella Chiesa di Roma tra il V e il IX secolo possono essere tratte da una serie di antiche disposizioni note come Ordines Romani.

Secondo l'Ordo Romanus Primus, a Roma ( forse anche a Cartagine, e in altre grandi città occidentali ) esistevano tre classi di accoliti che svolgevano le loro funzioni in base al luogo dove si trovavano:

gli accoliti Palatini, che costituivano un collegio a servizio del papa ( o del vescovo ) nel suo palazzo e nella Basilica Lateranense;

gli accoliti regionarii, che assistevano i diaconi nelle loro funzioni nelle diverse parti della città;

gli accoliti stationarii, che servivano in chiesa; questi ultimi non erano un ordine distinto, ma facevano parte degli accoliti regionarii.

Gli accoliti regionali venivano anche definiti titulares della chiesa alla quale erano collegati.

Gli accoliti del palazzo erano particolarmente destinati al servizio del papa, che assistevano non solo nelle funzioni ecclesiastiche, ma anche come legati, messaggeri della corte papale, nella distribuzione di elemosine, trasportando documenti pontifici e comunicazioni e in altri compiti di questo genere.

Tuttavia, gli accoliti condividevano questi uffici anche con i lettori, i suddiaconi e gli arciaccoliti.

A Roma non trasportavano solo il pane benedetto nelle occasioni prescritte, ma anche l'Eucaristia dalla Messa del papa a quella dei sacerdoti che celebravano nelle varie chiese ( tituli ).

Tale pratica è evidenziata nella lettera di papa Innocenzo I ( 401-417 ) a Decenzio, vescovo di Gubbio.

Essi, inoltre, portavano le sacre specie agli assenti, soprattutto ai confessori della fede detenuti in carcere ( san Tarcisio ).

San Giustino, martirizzato intorno al 165 o 166, riportava che questo ufficio veniva assegnato ai diaconi, significando che ai suoi tempi non esistevano accoliti.

Dagli Ordines Romani si apprende anche che, quando il papa doveva pontificare in un certo quartiere, tutti gli accoliti di quella regione si recavano al Palazzo del Laterano per riceverlo ed accompagnarlo.

Nel VI o VII secolo, forse un poco prima, il capo accolito della chiesa stazionale precedeva a piedi il cavallo su cui montava il papa portando il sacro crisma coperto con un velo e guidando la processione.

Gli altri accoliti lo seguivano, portando il libro dei Vangeli, la borsa del corporale, e gli altri oggetti utilizzati per la messa.

Essi accompagnavano il papa fino al secretarium o sagrestia.

Uno di loro solennemente poneva il libro dei Vangeli sull'altare, poi precedevano il pontefice al suo ingresso nel santuario portando 7 candele accese.

Con le candele accese, due accoliti accompagnavano il diacono all'ambone per il canto del Vangelo.

Dopo il Vangelo, un altro accolito riceveva il libro che, posto in un contenitore e sigillato, veniva poi riportato in Laterano dal capo accolito.

Un accolito portava al diacono, all'altare, il calice; gli accoliti ricevevano e curavano le offerte raccolte dal papa; un accolito teneva la patena coperta con un velo dall'inizio a metà del canone.

Al momento giusto, gli accoliti portavano, in sacchetti di lino, il pane consacrato dall'altare ai vescovi ed ai sacerdoti presenti nel santuario affinché potessero spezzare le sacre specie.

Da questo e da altri incarichi, si può dedurre che gli accoliti erano in larga misura responsabili del buono svolgimento delle cerimonie pontificie e stazionali.

Questo era particolarmente vero dopo la fondazione della schola cantorum di Roma, della quale esistono prove evidenti dal VII secolo in poi.

Essendo quindi l'unico tra gli ordini minori impegnato in attività di ministero, l'accolitato acquisì un'importanza molto maggiore di quella che aveva finora goduto.

I cardinali presbiteri, nelle loro chiese titolari, non avevano altri assistenti.

Durante la Quaresima e i battesimi, gli accoliti svolgevano tutte le funzioni che finora avevano svolto gli esorcisti, così come il suddiacono aveva assorbito le funzioni del lettore.

Papa Alessandro VII ( 1655-1667 ) abolì il collegio degli accoliti sopra descritto e mise al loro posto ( 26 ottobre 1655 ) i dodici prelati votanti della Segnatura di Giustizia.

Come prova della loro origine questi prelati ancora conservavano, durante le funzioni pontificie, molti degli uffici e delle funzioni sopra descritte.

Secondo l'antica disciplina della Chiesa romana l'ordine dell'accolitato veniva conferito non appena il candidato usciva dall'adolescenza, a circa 20 anni di età, secondo l'interpretazione del decreto indirizzato da papa Siricio ( 385 ) ad Imerio di Tarragona.

Prima che un accolito potesse diventare suddiacono dovevano passare 5 anni, papa Zosimo ( 418 ) ridusse questo periodo a 4 anni.

Il Concilio di Trento lasciava al giudizio dei vescovi il periodo che doveva trascorrere tra il conferimento dei due ordini.

Nella Roma ecclesiastica antica non esisteva alcuna solenne ordinazione degli accoliti.

Al momento della comunione di qualsiasi messa ordinaria, anche quando non era stazionale, il candidato si avvicinava al papa o, in sua assenza, ad uno dei vescovi della corte pontificia e veniva rivestito della stola e della casula.

Portando sulle sue braccia un sacchetto di lino ( porrigitur in ulnas ejus sacculus super planetam ), simbolo della più alta funzione di questi chierici, cioè trasportare l'ostia consacrata, il candidato si prostrava, mentre il pontefice pronunciava su di lui una semplice benedizione.

Medioevo ed epoca moderna

Il summenzionato Statuta Ecclesiae Antiqua, descrive il rituale utilizzo delle più importanti chiese di Gallia verso l'anno 500: il candidato veniva prima istruito dal vescovo sui doveri del suo ufficio, poi l'arcidiacono gli metteva in mano un candeliere con una candela spenta a simboleggiare che le luci della chiesa gli sarebbero state affidate; inoltre, gli veniva consegnata un'ampolla vuota, simbolo del suo ufficio di presentare il vino e acqua all'altare.

Seguiva una breve benedizione.

Gli uffici principali dell'accolito dal Medioevo fino alla riforma del 1972 hanno continuato ad essere l'accensione delle candele dell'altare, portarle in processione e durante il canto solenne del Vangelo, e preparare il vino e l'acqua per il sacrificio della Messa; inoltre, doveva assistere i sacri ministri durante la Messa e le altre celebrazioni liturgiche.

Durante la sua ordinazione il vescovo gli consegnava una candela spenta ed un'ampollina vuota, recitando la formula appropriata.

I compiti dell'accolito nella liturgia cattolica erano minuziosamente descritti nei manuali di liturgia.

Dopo il Concilio Vaticano II

Oggi l'accolito è un laico a tutti gli effetti ( non un chierico ) di sesso maschile o femminile che nella Messa aiuta il vescovo, il presbitero o il diacono nella preparazione dell'altare e dei vasi sacri.

È anche ministro straordinario della Comunione: ciò significa che colui che presiede la celebrazione può chiamarlo a distribuirla o a portarla agli ammalati.

Il ministero dell'accolito continua ad essere anche una tappa nel percorso istituzionale verso il diaconato e il presbiterato, ma può essere conferito anche agli uomini che non intendono ricevere il sacramento dell'Ordine e alle donne cui non è consentito accedervi. L'attuale rito dell'istituzione è pubblicato nel Pontificale Romano.


Magistero

Motu Proprio Ministeria quaedam Paolo VI

15-8-1972

Motu Proprio Spiritus Domini Francesco

10-1-2021

Codice Diritto Canonico

Richiede che sia stato esercitato prima di venire ammessi al diaconato. 1035