Annichilazione

Dizionario

1) ridurre a nulla, annientare, annullare, azzerare

fig. Umiliazione, avvilimento

2) Fisica: Trasformazione completa della massa di una coppia particella-antiparticella in radiazione elettromagnetica


Annichilirsi ha di solito un impatto uditivo sgradevole anche negli ambienti religiosi.

Pur essendo uno stato di vita spirituale indispensabile per la perfezione, se ne percepiscono tutte le difficoltà intrinseche a motivo degli stimoli provenienti dalla società ed anche dalla problematica cristiana della promozione umana legata all'evangelizzazione.

I. Il termine nella Scrittura.

L'annichilimento è un'espressione iperbolica per designare atti o stati di vita spirituale ed è soprattutto un tema cristologico.

Il credente si conforma a Cristo nella misura in cui sperimenta nella sua interiorità l'annichilimento ( kénosis ) che fu di Cristo, la cui realizzazione storica è l'evento della croce.

Il significato di kenós e di kenóo si riscontra tanto fuori, quanto all'interno del NT.

1 Kenós e kenóo sono usati solo da s. Paolo.

Il valore letterario del primo si trova nella parabola dei vignaioli ( cf Mc 12,3 e par.), e un senso più profondo, anche se ancora veterotestamentario, lo si ritrova nel Magnificat ( cf Lc 1,53 ).

In senso cristiano, lo si trova in Gc 2,20 ( cf Mt 5,3ss; Lc 6,20ss; 1 Cor 1,26; 2 Cor 6,10; Gc 2,5 ).

Non è l'uso linguistico, comunque, ad essere cristiano, ma il contenuto concettuale del termine.

Esso viene usato da s. Paolo al negativo, nel senso di inutilità, per affermare che il suo apostolato non è inutile, né vuoto, come non lo sono la grazia divina e il kérigma.

Il verbo kenóo pone l'accento sull'essere privato di un contenuto o di un possesso.

Al passivo ha il significato di essere ridotto a nulla.

In questo senso ricorre solo in Fil 2,6-11.

Cristo si è volontariamente privato del suo modo di essere divino e preesistente ( v. 6 ) per assumere quello umano e terreno ( v. 7 ), per realizzare l'abbassamento e l'obbedienza fino alla morte di croce ( v. 8 ).

E ciò è possibile non solo per l'onnipotenza divina, ma per una libera « rinuncia » da parte del Verbo di Dio, il cui annichilimento ( kénosis ) conduce alla morte di croce.

Il Dio d'Israele non teme di provocare, dal punto di vista storico salvifico, il grande scandalo della « consegna » a morte del proprio Figlio, in un infinito atto di amore.

S. Paolo descrive un tale evento usando due catene di tre concetti che si corrispondono in modo parallelo: Dio uomo morte e Signore schiavo croce, perché l'uomo reca con sé la morte e lo schiavo la croce.

2 In Cristo l'annichilimento conduce alla croce; nel credente in lui non si dà un itinerario diverso.

Non una croce cruenta; ciò che gli viene chiesto è l'eliminazione dell'io umano in quanto si oppone a Dio, in tutti gli elementi irriducibili alla perfezione interiore.

Si tratta di uno sforzo, ossia di un annichilimento attivo, costituito soprattutto da un'autentica umiltà di se stesso, dall'abnegazione di sé che è rinuncia perfetta alla propria volontà sia come creatura, sia come peccatore.

Così, il cristiano si rende partecipe dell'annichilimento di Cristo in tutto: a livello dei beni materiali, della propria sensibilità, dei doni spirituali.

Solo un tale annichilimento permette di avanzare sulla via angusta, nella quale c'è posto solo per la rinuncia e per la croce.

II. Nell'esperienza mistica.

L'annichilimento detto mistico si compone di due fasi: la via della purificazione attiva e quella della purificazione passiva.

La prima fa parte dell'abnegazione, che s. Giovanni della Croce chiama « la notte attiva dei sensi » e consiste nell'annichilimento delle potenze o facoltà dell'anima nelle loro operazioni o attività.

Esso è più o meno considerato dagli autori spirituali come preparatorio all'unione mistica.

La purificazione passiva è la fase in cui l'annichilimento di se stesso ha il suo senso più forte: è la « notte passiva dei sensi », il cui grado più elementare è il « raccoglimento infuso », cioè dono di Dio, marcato da un progressivo « legame », vale a dire « legare », « frenare », delle potenze operative dell'anima.

Cristo nella sua morte in croce ottenne il vero annichilimento anche della sua anima; egli è stato lasciato dal Padre in un'« intima aridità »: « Dio mio, Dio perché mi hai abbandonato? » ( Mt 27,44 ).

Solo raggiungendo il massimo del suo annichilimento in ogni aspetto e gettato quasi nel nulla, Cristo ha portato a compimento l'opera della redenzione.

Solo la « notte oscura », o oscurità nella fede, annichilisce le apprensioni e gli affetti particolari dell'anima:

quelli dell'intelletto, ossia la sua luce,

quelli della volontà, vale a dire i suoi affetti, e

quelli della memoria legata come a notizie naturali e alle esperienze sensitive e sensibili.

Il suo annichilirsi o spogliarsi di sé è necessario se vuole diventare « memoria di Dio ».

L'anima nel suo annichilimento o spogliazione di sé acquista l'indispensabile libertà non solo da tutte le cose, ma anche da se stessa per un totale abbandono in Dio.

E questa la strada che l'anima deve percorrere se vuole giungere alla contemplazione amorosa: annichilire le sue operazioni naturali in uno stato di passività e di tranquillità, senza compiere alcun atto naturale per non frapporre ostacoli ai beni che il Signore vuole comunicarle in modo soprannaturale.

Questo annichilimento esteriore ed interiore, attivo e passivo, pone l'anima in un profondo senso di umiltà.

È nella fede oscura che Dio opera liberamente e conduce l'anima all'unione con lui, l'unione trasformante.

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Annichilamento

Termine usato in psicoanalisi per indicare il quadro massimo della disistima di sé, il sentimento profondo di essere sull'orlo dell'annientamento della propria consistenza positiva in quanto essere psichico.

Questo turbamento così radicale è legato, dal punto di vista psicodinamico, alla presenza del Super-io ( coscienza morale ) e dei sensi di colpa che ne dipendono.

Il Super-Io, la porzione differenziata e particolare dell'apparato psichico che giudica e punisce oppure protegge e rassicura, il rappresentante all'interno delle voci di rimprovero o di approvazione che provengono dai genitori e dall'ambiente, è ovviamente il responsabile in prima persona dei sensi di colpa dell'individuo o, per fare uso di una terminologia senz'altro da preferirsi, delle sue angosce di colpa.

Le manifestazioni cliniche legate a tale stato di totale prostrazione interiore sono principalmente quelle della malinconia o psicosi depressiva.

Il crollo di ogni spinta interiore che motivi alla fiducia, l'abbandonarsi in direzione del senso di distruzione, il lasciarsi captare dall'atmosfera di disperazione fino all'immobilismo psichico, così tipico delle depressioni gravi, sono tra gli esempi più significativi di quelle configurazioni di tratti inconsci che individuano l'annichilimento psichico.


Summa Teologica

Se Dio possa annichilare qualcosa I, q 104, a 3s
Se la sostanza del pane dopo la consacrazione [ Eucaristia ] venga annichilata III, q 75, a 3