Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se la sostanza del pane dopo la consacrazione di questo sacramento venga annichilata, o si risolva nella materia preesistente

In 4 Sent., d. 11, q. 1, a. 2; C. G., IV, c. 63; Quodl., 5, q. 6, a. 1; In Matth., c. 26; In 1 Cor., c. 11, lect. 5

Pare che la sostanza del pane dopo la consacrazione di questo sacramento venga annichilata, o si risolva nella materia preesistente.

Infatti:

1. Ciò che è corporeo deve essere in un dato luogo.

Ora la sostanza del pane, che è qualcosa di corporeo, non rimane in questo sacramento, come si è spiegato [ a. prec. ]; ma non è neppure possibile stabilire un luogo dove si trovi.

Quindi essa non è più nulla dopo la consacrazione.

Perciò o è stata annichilata, oppure si è risolta nella materia preesistente.

2. In qualunque mutazione il termine di partenza non rimane, se non forse nella potenza della materia: quando p. es. l'aria si trasforma in fuoco, la forma dell'aria rimane solo nella potenza della materia; e lo stesso si dica quando una cosa da bianca diventa nera.

Ma in questo sacramento il termine di partenza è la sostanza del pane e del vino, mentre il corpo e il sangue di Cristo sono il termine di arrivo; dice infatti S. Ambrogio [ De myst. 54 ]: « Prima della consacrazione si designa un'altra sostanza, dopo la consacrazione si indica il corpo di Cristo ».

Quindi dopo la consacrazione la sostanza del pane e del vino non rimane, se non forse risolta nella materia preesistente.

3. Di due proposizioni contraddittorie una deve essere vera.

Ora, questa è falsa: « Fatta la consacrazione, la sostanza del pane e del vino è qualcosa ».

Quindi è vera quest'altra: « La sostanza del pane e del vino non è più nulla ».

In contrario:

S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 21 ] afferma: « Dio non è la causa della tendenza al non essere ».

Ma questo sacramento si compie per virtù divina.

Quindi in esso la sostanza del pane e del vino non viene annichilata.

Dimostrazione:

Poiché la sostanza del pane e del vino non rimane in questo sacramento, alcuni, ritenendo impossibile che essa si converta nel corpo e nel sangue di Cristo, pensarono che in forza della consacrazione la sostanza del pane e del vino si risolva nella materia preesistente, oppure venga annichilata.

Ora, la materia preesistente in cui si possono risolvere i corpi composti sono i quattro elementi, non potendosi essi risolvere nella materia prima priva di qualsiasi forma, dato che la materia senza forma non può esistere.

Dopo la consacrazione però, non rimanendo sotto le specie del sacramento nient'altro che il corpo e il sangue, gli elementi in cui si risolverebbe la sostanza del pane e del vino dovrebbero ritirarsi dal sacramento con moto locale.

Il che verrebbe percepito dai sensi.

- Inoltre la sostanza del pane e del vino rimane fino all'ultimo istante della consacrazione.

Ma nell'ultimo istante della consacrazione c'è già la sostanza del corpo e del sangue di Cristo, come nell'ultimo istante della generazione c'è già la nuova forma.

Quindi non è possibile trovare un istante in cui sia presente la materia preesistente.

Non si può infatti dire che la sostanza del pane e del vino si risolve nella materia preesistente in modo progressivo, o che abbandona il luogo delle specie gradualmente.

Perché se ciò iniziasse a verificarsi nell'ultimo istante della consacrazione, assieme al corpo di Cristo sotto una parte dell'ostia ci sarebbe contemporaneamente la sostanza del pane, contro ciò che si è dimostrato sopra [ a. 2 ].

Se invece iniziasse a verificarsi prima della consacrazione, allora ci sarebbe un periodo di tempo durante il quale sotto una parte dell'ostia non sarebbe contenuta né la sostanza del pane né il corpo di Cristo, il che è inaccettabile.

E pare che gli stessi autori suddetti si siano resi conto di ciò.

Per cui proposero anche l'altro termine dell'alternativa: cioè l'annichilazione.

- Ma neppure questa è possibile.

Poiché non c'è altro modo secondo il quale il vero corpo di Cristo possa iniziare la sua presenza in questo sacramento all'infuori della conversione in esso della sostanza del pane: e tale conversione viene negata ammettendo o l'annichilazione della sostanza del pane, o la sua risoluzione nella materia preesistente.

- Parimenti non c'è neppure modo di assegnare a tale risoluzione o annichilazione una causa che la produca: poiché l'effetto del sacramento viene indicato dalla forma, e d'altra parte nessuna di queste due cose viene indicata dalle parole della forma: « Questo è il mio corpo ».

È chiaro quindi che la suddetta opinione è falsa.

Analisi delle obiezioni:

1. Dopo la consacrazione la sostanza del pane e del vino non rimane, né sotto le specie sacramentali né altrove.

Non ne segue tuttavia che venga annichilata: si converte infatti nel corpo di Cristo.

Come non segue che se l'aria da cui è stato generato il fuoco non è né qui né altrove, essa sia stata annichilata.

2. La forma da cui si parte non si muta nella forma successiva, ma l'una succede all'altra in un dato soggetto: quindi la prima forma non rimane se non nella potenza della materia.

Qui invece la sostanza del pane si converte nel corpo di Cristo, come si è detto [ nel corpo e a. 2 ].

Perciò l'argomento non regge.

3. Dopo la consacrazione, sebbene sia falsa la proposizione: « La sostanza del pane è qualcosa », è però qualcosa ciò in cui la sostanza del pane si è convertita.

Quindi la sostanza del pane non è stata annichilata.

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