Cibi consumati

Consumato: l'espressione designa non soltanto, come qui, l'olocausto, ma la parte di ogni sacrificio che si bruciava per Jahvè.

L'offerta non è considerata come un cibo materiale che l'uomo potrebbe offrire a Dio e dividere con lui ( Dt 18,1+ ), ma è equiparata al fumo dell'olocausto e dell'incenso, che sale in «soave odore » ( Es 29,18+ ).

Lv 1,9

Sacrifici consumati dal fuoco: il termine ebraico ishshè qui e in 1 Sam 2,28, designa semplicemente i cibi offerti alla divinità ( di cui i sacerdoti ricevono una parte ).

Nel Lv e nella tradizione sacerdotale si dà al termine un senso meno materiale collegandolo alla parola esh, « fuoco », e quindi « sacrificio consumato al fuoco », cioè olocausto ( Lv 1,9+ ).

Dt 18,1