Decima

La parte del raccolto che la legge di Mosè prescriveva di offrire al Signore ( Lv 27,30 ).

La consegna della decima parte del raccolto al sovrano o ai sacerdoti delle diverse divinità pagane era una pratica diffusa nel mondo antico e rifletteva, tra l'altro, la convinzione che la terra apparteneva agli dei o al re divinizzato.

In Israele la decima di frutti della terra, che appartiene all'unico Dio ( Lv 25,23 ), viene offerta per il sostentamento dei leviti ( v. ) ( Nm 18,21-28 ) e dei poveri ( Dt 14,28-29 ).

Gesù condanna l'autogiustificazione di chi paga la decima di ogni minimo frutto della terra e si sente esonerato dal praticare "la giustizia, la misericordia e la fedeltà" ( Mt 23,23; anche Lc 18,12 ).

La decima è un canone percepito dal padrone del suolo: essa è dovuta a Jahvè, che è padrone della terra di Israele.

Secondo il Dt, è prelevata dai prodotti dei campi e viene portata al tempio ( vv 22-27; Dt 12,6-7.17-19 ).

Ogni tre anni viene lasciata ai poveri ( vv 28-29 ).

Secondo Nm 18,21-32 essa appare come un'imposta dovuta ai leviti che, a loro volta, ne versano la decima ai sacerdoti, come un'offerta per Jahvè.

Lv 27,30-32 la estende al bestiame.

Dt 14,25 e Lv 27,31 prevedono la possibilità di assolvere questo obbligo mediante il denaro.

Dt 14,22

Il precetto mosaico della decima da prelevare sui prodotti della terra era applicato dai rabbini con esagerazione alle piante più insignificanti.

Mt 23,23

La decima del suo bottino: la decima pagata ai sacerdoti levitici ( Dt 14,22+ ) era il salario per il loro ufficio cultuale e costituiva anche l'omaggio reso all'eminente dignità del loro sacerdozio.

Se quindi lo stesso Levi, in Abramo, ha pagato la decima a Melchisedek, questi rappresenta un sacerdozio superiore.

Eb 7,4

Schedario biblico

Decima D 23

Summa Teologica

  II-II, q. 87