Pacifismo

Movimento che si oppone alla guerra, fondato sulla teoria che la pace consensuale e condivisa sia obiettivo necessario della convivenza umana.

Gli sviluppi del pacifismo

Preparato dalle riflessioni del mondo umanistico ( Brasino da Rotterdam ), un esplicito pacifismo nacque nei secc. XVII-XVIII, nel clima cosmopolita del razionalismo e dell'illuminismo, e si concentrò attorno alla ricerca di regole giuridiche per la convivenza internazionale ( C. de Saint-Pierre, Progetto per rendere la pace perpetua in Europa, 171.3; I. Kant, Per la pace perpetua, 1795 ), ipotizzando una serie crescente di accordi per limitare le sovranità assolute dei singoli Stati, ipotizzando un modello federale.

Nel sec. XIX si diffusero in tutta Europa "associazioni per la pace", ispirate al pensiero liberale e democratico, che organizzarono congressi ( Londra, 1843; Bruxelles, 1848; Parigi, 1849 ).

In questi ambienti maturò alla fine dell'800 l'idea di sostenere il pacifismo nell'opinione pubblica con l'istituzione dei premi Nobel per la pace.

Nell'800 si sviluppò anche un pacifismo di matrice socialista, che si opponeva al militarismo e alla guerra, in quanto manifestazioni delle degenerazioni del capitalismo.

Una corrente pacifista di ispirazione religiosa si espresse sia in ambito cattolico ( A. Vanderpol, M.I. Metzger ), sia in un orizzonte ortodosso ( in modo eminente con le posizioni radicali espresse da L. Tolstoj ).

Le due guerre mondiali e la successiva fase della guerra fredda e dell'"equilibrio del terrore" hanno condotto molti ambienti a sviluppare posizioni pacifiste.

Il pacifismo cattolico ( a partire dalla ripulsa della prima guerra mondiale definita "inutile strage" da papa Benedetto XV ) si è sviluppato in varie testimonianze ( G, La Pira, P. Mazzolari, L. Milani ).

Quello di ispirazione marxista si è centrato soprattutto su una forte opposizione alle politiche e alle strategie dei governi occidentali nella guerra fredda.

Altre correnti pacifiste si sono imperniate sulla non violenza ( v. ) di ispirazione gandhiana o sulla ricerca di tecniche per la limitazione degli armamenti, o sulla critica ai rischi connessi alla proliferazione degli arsenali atomici in collegamento con le istanze dei movimenti ecologisti.

Le possibili ambiguità del pacifismo

A livello personale, l'atteggiamento pacifista può rivelarsi ambiguo.

Il pacifismo può indicare tanto la tensione positiva, che si esprime nella ricerca di strade non violente per la composizione dei conflitti, quanto nascondere un atteggiamento negativo di passività e di inerzia di fronte alle ingiustizie e alle forme di violenza presenti sullo scenario della storia.

Il passaggio dal primo al secondo atteggiamento costituisce un rischio in cui possono incorrere gli stessi movimenti pacifisti, quando si abbandonano a una sorta di utopismo astratto, più preoccupato di salvaguardare i principi che di misurarsi con la concretezza e la tragicità delle situazioni reali.

Per questo Paolo VI giustamente affermava: "La pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti e universali valori della vita: la verità, la giustizia, la libertà, l'amore" ( 8.XII.1967 ).

Dietro a certe forme di pacifismo ideologico vi è infatti il mancato riconoscimento della condizione di peccato in cui l'uomo versa e la mitizzazione di un ideale irraggiungibile, che finisce per fare da copertura a pesanti conflitti, la cui soluzione può talora comportare anche l'uso della forza.

v. Guerra; Non-violenza; Pace