Pittura

… Sacra

La pittura di soggetto religioso ha costituito uno dei grandi contributi alla cultura occidentale e per molti secoli uno dei principali strumenti di informazione religiosa e di catechesi.

Origini

L'evoluzione della pittura sacra, nell'ambito della storia dell'arte occidentale, trae origine dalle prime figurazioni cristiane espresse sotto forma di simboli a partire dal III sec.

Nell'impossibilità di rappresentare liberamente immagini e concetti propri di una religione osteggiata dallo Stato romano e nella difficoltà di dare forma a principi astratti, i primi cristiani tracciano sulle pareti dei loro luoghi di culto immagini - come la colomba, l'agnello, il pavone, il pesce, la palma o figure come il Buon Pastore, Orfeo ecc. - tratte da un repertorio preesistente e caricate di nuovo significato.

Dopo il riconoscimento del cristianesimo come religione dell'impero romano la pittura non perde la sua vocazione simbolica, anche quando la figurazione si arricchisce di rappresentazioni più complesse e articolate, ispirate a episodi biblici soprattutto di tradizione veterotestamentaria.

Così compare in un affresco nelle catacombe di Domitilla la figura di Noè eretto sopra una cassa che allude all'Arca e rappresentato come il giusto salvato da Dio; nella stessa accezione sono rappresentati altri personaggi quali Abramo, il profeta Daniele e più in generale l'orante, che tutti sottintende quale modello di umanità salvata dalla fede.

In queste arcaiche raffigurazioni, comunque, prevale la scena isolata, al di fuori di qualsiasi finalità narrativa.

Scene con una più evidente intonazione storica sono quelle che costituiscono il cielo di mosaici della navata centrale nella romana basilica di S. Maria Maggiore, risalente al V sec. II cielo, diviso nelle quattro storie di Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè, denota l'intenzione di attenersi fedelmente al racconto biblico ma anche di introdurre il concetto dei cristiani come popolo di Dio.

Periodo bizantino

In epoca bizantina la rappresentazione pittorica trova la sua più compiuta espressione nella tecnica del mosaico.

Nei mosaici di Costantinopoli e Ravenna la figurazione fa percepire accanto a valori propriamente formali ( persone, animali, piante, oggetti naturali ) una tendenza all'astrazione, evidente nella ricerca ornamentale e nella scelta di elementi preziosi in sé.

I fondi oro rivestono quasi senza soluzione di continuità gli interni degli edifici e contribuiscono in misura determinante agli effetti di preziosità e di luce.

Manca, invece, una costruzione logica dell'immagine, così che la prospettiva risulta ribaltata per una sorta di proiezione degli oggetti stessi verso lo spettatore.

Periodo medievale

Nel corso dell'VIII sec. nell'impero bizantino si manifesta con violenza la lotta iconoclasta ( v. iconoclastia ), che avvia un progressivo distacco fra Oriente e Occidente, dove la pittura sacra conosce un maggiore sviluppo e diversificazione.

Si rafforzò l'iconografia del Cristo Pantocratore e della Madonna tipizzata in alcuni modelli, fra i quali il più diffuso, quello dell'Odigitria ( vergine frontale in piedi o seduta, col bambino in braccio e la mano destra in atto benedicente ), ebbe particolare importanza in età gotica.

Nel corso dei secoli il mosaico venne sostituito dalla più rapida e meno costosa tecnica dell'affresco, che conferì alla rappresentazione via via un carattere narrativo e didascalico, prioritario per tutto il Medioevo.

Anche la miniatura acquista prestigio con la raffigurazione in evangeli, salteri, vite di santi ecc.

Contemporaneamente prende avvio la grande stagione della pittura su tavola e in questo ambito assunse grande importanza il Crocifisso.

A una prima tipologia del "Cristo Trionfante", che vuole evidenziare la natura assolutamente divina del Cristo, segue quella largamente più diffusa del Cristo sofferente, che esprime il senso della sua Passione in termini tutti umani.

È comunque dal XIII sec. che la pittura acquista un grande sviluppo narrativo, sempre più connesso col poderoso sistema costruttivo delle cattedrali gotiche.

L'alleggerirsi delle pareti murarie nelle ampie vetrate favorisce la diffusione della pittura su vetro, fondata sull'esaltazione dei valori cromatici e della luce.

I temi della configurazione gotica risentono della mutata situazione sociale ed economica del tempo, in una visione del mondo più concreta e terrena.

La materia, lungi dall'essere considerata come contrapposizione allo spirito, acquista piena dignità dall'essere anch'essa creata da Dio.

La figura umana in particolare perde il carattere astratto dei secoli precedenti e manifesta una più vivace fisicità.

Il mondo della natura trova nell'arte nuove possibilità di raffigurazione: diventano patrimonio della pittura immagini di paesaggi, animali, oggetti che accentuano le ragioni narrative dell'arte sacra, attualizzandola e calandola nella realtà geografica di città e campagne, spesso perfettamente identificabili.

Così Giotto racconta le storie di s. Francesco o di Gesù e della Vergine, inaugurando la tradizione dei grandi cicli di affreschi percorsa da tanti artisti dopo di lui e declinata nei secoli successivi: da Beato Angelico a Piero della Francesca, da Mantegna a Botticelli, al Signorelli, a Michelangelo, a Raffaello ecc.

L'interesse descrittivo diviene minuto e acquista valore, per così dire, autonomo nel periodo tardogotico.

Dove sopravvive, il fondo oro ha solo funzione di schermo luminoso e conferisce carattere di preziosità all'immagine destinata all'aristocrazia laica ed ecclesiastica.

Il Rinascimento e il manierismo

La rivoluzionaria invenzione della prospettiva comporta per la storia della pittura un radicale mutamento, all'interno del quale va ricercato il nuovo significato dell'immagine sacra, consistente nella ricerca di una verità conquistata dalla logica umana e non più interpretabile attraverso i simboli.

Le forme terrene non considerate come il pallido riflesso dell'immagine divina costituiscono il tessuto della rappresentazione artistica, volta non tanto alla narrazione della storia sacra, quanto alla sua interpretazione.

Il centro propulsore di tale "umanesimo cristiano" è la Firenze del primo '400 con la coraggiosa sperimentazione di artisti come Brunelleschi, Masaccio, Donatello.

Portando a compimento le ricerche medievali più avanzate, essi stabiliscono un nuovo e più diretto rapporto col mondo antico, dal quale traggono quel senso di equilibrio formale e spirituale in cui si esprimono sia i valori cristiani, sia l'esigenza di autorappresentazione dell'uomo.

L'ingresso della natura nella rappresentazione artistica aveva, sin dall'epoca tardogotica, posto la questione del rapporto fra l'uomo e lo spazio, fra il tema sacro e il suo contesto artistico.

Nel '400 tutto ciò acquista carattere problematico e, sfuggendo ai semplici parametri narrativi, pone la storia come ambito fondamentale di un'indagine conoscitiva.

L'affinarsi delle tecniche pittoriche unitamente all'interesse naturalistico pongono con decisione il tema della verisimiglianza, già in qualche modo adombrato dal "Cristo sofferente".

Lo spirito conoscitivo del nuovo secolo pone la questione della credibilità della scena sacra e la risolve scoprendone da un lato la derivazione dall'antico, dall'altro la necessità di ricondurne la rappresentazione alla sfera dell'umano.

La prospettiva regola e definisce tali rapporti, rinviando il tema del mistero o del divino alla perfezione e all'equilibrio formali e a quel senso di rarefatta astrazione in cui ogni cosa o vicenda è sospesa, creando quell'effetto di utopia nel reale che contraddistingue gran parte dell'arte del tempo.

La centralità dell'uomo non può non caricare di ambiguità le rappresentazioni artistiche più direttamente coinvolte, nella narrazione e nei significati, dall'evento sacro.

Mai l'arte sacra appare più concettuosa e intellettuale, lontana dal mondo di compatte certezze e di proiezione oltremondana del Medioevo.

L'uomo al centro del mondo si scopre al fondo inconoscibile e dubbioso.

Questa sua incertezza, fortemente contrastante con l'asserito antropocentrismo, diviene il tema fondamentale dell'arte di Botticelli, di Leonardo stesso e, per molti versi, di Michelangelo.

Gli ideali formali del Rinascimento non bastano a una comprensione attenta del '500.

Crisi profonde, rivolgimenti politici, religiosi e sociali fanno di questo secolo un periodo travagliato che l'arte non manca di riflettere.

La visione tragica della vita porta Michelangelo a forzare continuamente i limiti dell'equilibrio formale, mentre in Raffaello l'incessante filtro stilizzatore delle conquiste naturalistiche del tardo '400 e del primo '500 contiene in sé i germi dell'intellettualistico manierismo e dei forti contrasti impliciti in esso.

La Riforma protestante prima e quella cattolica poi danno la misura di un travaglio spirituale cui l'uomo non sfugge, nell'ansiosa ricerca interiore di Dio.

Anche l'artista si ripiega su se stesso e l'arte si rende sempre più indipendente dalla realtà oggettiva, volgendosi a esprimere un'idea propria dell'artista.

Proprio per questo suo volgersi al processo mentale piuttosto che a quello fisico, il manierismo si avvicina all'estetica moderna.

Barocco

In modo diverso Caravaggio e i Carracci contribuiscono a uscire dall'estenuante ricerca manierista, operando un decisivo ritorno al naturalismo, cogliendo in esso la radice della classicità.

Caravaggio percepisce del sacro nel mondo quotidiano, aiutato in ciò dall'uso assolutamente innovativo della luce, che rende visibile ciò che l'artista intuisce come vero.

Nei Carracci il classicismo cinquecentesco è ricondotto ai valori del mondo naturale, rappresentato con decoro e finalizzato agli intenti catechistici e spirituali dettati dal concilio di Trento.

Ma accanto a questi poli del naturalismo, la tendenza artistica che ha maggiormente connotato il '600, fino a identificarsi con esso nel giudizio comune, è il barocco in cui prevale la propensione a rappresentare l'energia vitale dell'uomo, del mondo, della Chiesa.

L'arte barocca ( come nella Gloria Barberini di Pietro da Cortona o nelle esuberanti figure di Rubens ) può liberamente accedere a un mondo fantastico, dove elementi terreni e celesti si fondono in macchine portentose e assurde, totalmente svincolate dai lacci della ragione.

Del resto tutto ciò è coerente con tempi caratterizzati da una spiritualità accesa, sfiorante talora il fanatismo e da una Chiesa trionfante sull'eresia.

Il dinamismo spirituale dell'età barocca si manifesta nella tendenza dell'uomo a superare i limiti del reale, fino a entrare in un vortice di forme, colori e luce che vale a rappresentare la cultura cortese di un secolo interessato dalla metamorfosi della natura, che consente di distaccarsi da terra sollevando il pensiero all'idea del bello.

L'età moderna

Lo spirito laico del '700, gli ideali della rivoluzione francese, l'abolizione degli ordini religiosi e la confisca dei beni della Chiesa, i valori fondamentali della borghesia, sono alcuni dei presupposti necessari a comprendere il declino dell'arte sacra nel periodo compreso fra il sec. XVIII e il seguente.

La pittura di parata prima, quella storica successivamente e infine la pittura di genere finiscono con il relegare l'arte sacra a un repertorio convenzionale e di spiritualità, vicino a una devozione popolare, ma lontano dalle problematiche culturali del tempo.

L'affinarsi di una sensibilità artistica di tipo simbolista reintroduce, verso la fine dell'800, soggetti spiritualmente intensi e non privi di religiosità ( per esempio, nell'esperienza di Previati ) che solo nel 1900 possono reinserirsi nella tradizione figurativa cristiana con piena consapevolezza artistica.

Non sempre si tratta di una produzione realizzata, come per il passato, su specifica commissione.

Anzi nel corso del XX sec. l'artista è sempre più autonomo e sganciato dalla committenza che, peraltro, si va facendo sempre più rara in ogni campo dell'arte.

Così l'arte sacra moderna esprime molto spesso il senso religioso dell'artista, al di fuori di precise indicazioni della Chiesa.

In questo senso va collocata l'opera di Matisse nella Cappella domenicana di Saint Paul de Vence o l'intensa raffigurazione biblica di Chagall nel Museo del Messaggio Biblico a Nizza.

La stessa arte astratta o concettuale ha spesso una valenza religiosa che e dato percepire dal titolo, essendo priva di una iconografia riconoscibile.

v. Arte religiosa; Icona