Ecclesiam

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Enciclica "programmatica" del pontificato di Paolo VI ( 6.VIII.1964 ), nella quale sono indicate "le vie attraverso cui la Chiesa cattolica deve realizzare la sua missione nel presente".

Dopo un'ampia introduzione che indica lo spirito e lo stile dell'esposizione, il testo si articola in tre parti:

1. La coscienza.

Prima di affrontare ogni altra questione, è "doveroso oggi per la Chiesa approfondire la coscienza ch'ella deve avere di sé, del tesoro di verità di cui è erede e custode e della missione che deve esercitare nel mondo".

Si tratta di cogliere in profondità il mistero della Chiesa e di ravvivare la responsabilità originaria del proprio battesimo.

2. Il rinnovamento.

Per essere "quale Cristo la vuole", la Chiesa deve incessantemente rinnovare se stessa.

Ciò non tocca "ne la concezione essenziale, ne le strutture fondamentali", ne autorizza a seguire le strade di un pericoloso adattamento, ma quelle di un autentico aggiornamento, con spirito di povertà e ardore di carità.

3. Il dialogo.

E la parte più nota dell'enciclica.

Dialogo, parola quasi sconosciuta al magistero preconciliare, ed esplosa, come cifra emblematica, durante e dopo il concilio Vaticano II.

Il dialogo

Le caratteristiche del dialogo sono chiaramente indicate: "Questa forma di rapporto indica un proposito di correttezza, di stima, di simpatia, di bontà da parte di chi lo instaura; esclude la condanna aprioristica, la polemica offensiva ed abituale, la vanità d'inutile conversazione".

Il dialogo non contraddice il compito di proclamare con franchezza la verità del Vangelo, ma è contrassegnato da chiarezza, mitezza, fiducia e prudenza.

Si coinvolge ( "non si salva il mondo dal di fuori" ), ma non si lascia corrompere ( compromesso, irenismo, sincretismo ).

Il dialogo si articola in ambiti e situazioni diversificati: primo cerchio, tutto ciò che è umano; secondo cerchio: i credenti in Dio; terzo cerchio: i cristiani fratelli separati; infine, il dialogo nell'interno della stessa Chiesa cattolica.